Mangiare non è automatico

Convinzioni sottostanti un’alimentazione equilibrata

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Mangiare non è automatico

Le credenze indirizzano il comportamento. Essere consapevoli di ciò che attiva la propria condotta è il primo passo per poterla modificare. Le convinzioni alla base di un'alimentazione squilibrata si possono modificare: prendiamone coscienza!

Continua la mia proposta per stimolare una riflessione sui costrutti alla base di un’alimentazione non corretta. In quest’articolo vi invito a soffermarvi riguardo alla convinzione: mangiare è automatico.

Anche se mangiare può sembrare automatico, decisamente non è un atto incontrollato. E’ un costrutto piuttosto diffuso e radicato credere che mangiare, a volte, sia un atto involontario, che quando si mette del cibo in bocca non si pensi a niente. Ad esempio, quando si è sotto stress, capita a molte persone di mangiare un’intera confezione di gelato senza nemmeno farci caso.

Questo tipo di alimentazione può sembrare automatico e involontario, ma di fatto non lo è. Le funzioni biologiche (il battito cardiaco e la digestione del cibo) sono automatiche. Ma assumere cibo non lo è, perché l’atto del mangiare è sempre un atto volontario: si prende sempre la decisione di mangiare o di non mangiare, di continuare a farlo o di smettere.

La ragione per cui a volte mangiare sembra automatico è che si sta prestando più attenzione ad altre cose. A volte, questa mancanza di concentrazione non è intenzionale, ma si tratta di distrazione. Ma non si può essere completamente distratti! Ad un certo livello della consapevolezza, si sa che si sta continuando a mettere del cibo in bocca.

I pensieri che conducono al cibo hanno sempre uno stimolo scatenante. Però, si deve essere consapevoli che gli eventi scatenanti non conducono automaticamente a mangiare. Il pensiero cosciente, quindi la propria scelta determina se effettivamente mangiare o no.

Gli eventi stimolanti sono distinguibili in 5 categorie:

biologici: morsi della fame, smania di cibo influenzata dagli ormoni o altri processi biologici;

ambientali: profumo di cibo, pubblicità di cibo;

mentali: pensare al cibo;

emotivi: tensione, ansia, tristezza, solitudine, noia e altre emozioni negative, ma anche positive come la felicità o l’eccitazione;

sociali: un’offerta di cibo o persone che stanno mangiando.

Alcuni eventi scatenanti sono ovvi: passare davanti a una pizzeria e sentire il profumo che ne esce. Altri non lo sono: avere una voglia intensa di cioccolato e non rendersi conto che si è stati stimolati dagli ormoni. E’ importante identificare i propri pensieri. Si potrebbe non essere consapevoli dei propri pensieri appena prima di mangiare, infatti spesso essi durano appena un millisecondo. Spesso si riesce semplicemente pensare a qualcosa del tipo: ”voglio mangiarlo”. Imparare ad identificare i propri pensieri è un’abilità che si può allenare. Ogni volta che avete il desiderio di mangiare, bisognerebbe imparare a chiedersi: “cosa mi sta passando per la mente in questo momento? A cosa sto pensando?”. Non bisogna preoccuparsi se all’inizio si incontrano delle difficoltà. Col tempo identificare i propri reali pensieri diventa senza dubbio sempre più facile.

Fonte:

  • Judith S. Beck, Dimagrire con il metodo Beck. Impara a pensare da magro, 2008