Alcune strategie per cercare di fronteggiare la fame nervosa

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fame emotiva

La fame nervosa - detta più propriamente fame emotiva - può essere descritta come un comportamento pervasivo nel quale si perde il controllo e nel quale si mangiano cibi prevalentemente molto appetibili, poco salutari e molto calorici, i così detti comfort foods (come potrebbe essere banalmente una torta) e deriva da meccanismi psicologici sottostanti: la caratteristica sostanziale di questo tipo di fame è di non avere veramente appetito (fame fisica) e di non gustare veramente i cibi che si consumano.

La fame nervosa emerge improvvisamente: si avverte immediatamente un urgente, ed irrefrenabile impulso a mangiare, mentre la fame fisica emerge gradatamente, dopo un certo lasso di tempo a digiuno e viene soddisfatta da un una maggiore varietà di alimenti.

Durante l’attacco di fame emotiva può accadere che ci si “risvegli” e si prenda atto del fatto di aver esagerato, con conseguenti sentimenti di colpa al riguardo. Oppure ancora che il senso di pienezza è così elevato che lo stomaco che tira ci riporti a contatto con la realtà e quindi a riprendere la consapevolezza di ciò che è stato fatto con tutti i relativi sensi di colpa, a volte vero e proprio disgusto verso sé stessi e le proprie azioni.

Diventa quindi anzitutto essenziale lavorare sul proprio modo di approcciarsi al cibo, su sé stessi, di trovare dentro ognuno di noi i meccanismi, le emozioni, le sensazioni che possono spingere a mettere in atto certi comportamenti alimentari soprattutto quelli disfunzionali.

Doverosa una premessa per me imprescindibile nel mio modo di lavorare, ossia che ogni situazione, ogni storia che una persona porta, va esaminata e considerata nella sua totale singolarità perché ogni individuo, in quanto tale, è unico e irripetibile, così come unici sono il suo vissuto, le sue emozioni, le modalità mediante le quali cerca di gestire le circostanze e le problematiche nonché le potenziali strategie messe in atto giuste o sbagliate che siano.

Risulta importante cercare di comprendere cosa stia dietro a questi episodi, perché cercare soluzioni senza approfondire quali siano le cause non può portare a soluzioni efficaci e durature.

Capita spesso che molte persone che presentano questo problematica chiedano consiglio ad altre (come ad esempio nei diversi gruppi presenti sui social network come Facebook) che affrontano medesimi episodi di abbuffata ma, come appena detto, se la problematica di una persona ha radici diverse rispetto a quelle di un'altra spesso si rischia di trovare soluzioni inefficaci circa la propria condizione con conseguente senso di frustrazione.

E’ importante chiedersi dove e quando succedono questi episodi. Quando si è soli a casa? Senza famiglia? La sera? Durante la giornata perché sperimenti momenti di noia? Mentre si studia? Dopo una lite con qualcuno? E’inoltre utile domandarsi anche “Come vedo il cibo?” “Cosa rappresenta per me?” Spesso infatti il cibo viene utilizzato per gestire emozioni o stati d’animo negativi, diventa un mezzo per placare certi stati interni, un vuoto interiore.

Spesso la fame emotiva (o comunque un rapporto distorto col cibo) sono meccanismi utilizzati come anestetico o come palliativo per evitare di affrontare situazioni difficili da cambiare; il cui mantenimento porta però solo altra sofferenza.

Quelli sopracitati sono solo alcuni dei consigli strategici da mettere in atto per affrontare la problematica; se questa situazione è complessa e perdura è sempre bene chiedere aiuto ad un professionista qualificato.

La richiesta di un supporto psicologico nel voler affrontare qualcosa che mantiene un disagio, come la fame nervosa, significa solo volersi bene, prendersi cura di sé stessi, cercare un modo per migliorarsi e di acquisire la giusta consapevolezza circa certi meccanismi che si possono mettere in atto per superare un momento critico, di disagio emotivo e di impasse personale, che a tutti nella vita può capitare.