Curare la dipendenza da cocaina

Come funziona il percorso psicologoco di disintossicazione dalla cocaina

Pubblicato il   / Psicologia e dintorni
Curare la dipendenza da cocaina

Dal report 2017 dell’EMCDDA (European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction) risulta che tra la popolazione italiana ci sono oltre 700.000 persone che hanno fatto uso di cocaina durante l’ultimo anno nella fascia di età tra 15 e 64 anni, con il picco massimo nella fascia 25-34 anni. Per quanto riguarda le persone che hanno dichiarato di avere provato ad usare cocaina almeno una volta nella vita siamo al 7%, una delle percentuali più altre tra gli stati europei.

Le persone che si sono rivolte ai servizi specializzati per il trattamento della dipendenza da cocaina nell’ultimo anno sono state quasi 12.000, con un’età media di 32 anni.

L’utilizzo di cocaina nel nostro paese è quindi un fenomeno molto diffuso e, a differenza di quanto succede con gli oppiacei come l’eroina, non è ancora stato messo a punto un trattamento farmacologico efficace per contrastare la dipendenza, ci si limita infatti a contenere farmacologicamente i sintomi dell’astinenza come depressione/ansia e disturbi del sonno.

I trattamenti di tipo psicologico acquistano quindi una particolare importanza in quanto permettono al cocainomane di affrontare la propria dipendenza anche in assenza di un supporto farmacologico e in una buona parte dei casi senza la necessità di troncare bruscamente il proprio rapporto con amici, parenti, luoghi di lavoro e attività di piacere.

Il superamento della dipendenza avviene affrontando un percorso di cambiamento personale, di lunghezza e complessità variabile, che si può innescare per diversi motivi legati alla crescita interiore (maturazione o elaborazione di motivazioni positive, investimento delle proprie energie in nuove attività, ecc.) o a eventi critici (rischio di morte, perdita di un amico o di un famigliare, esperienza di “toccare il fondo”, ecc.).

In una minoranza di casi si possono innescare processi di cambiamento talmente forti da permettere alla persona di ottenere una remissione spontanea, senza cioè cercare l’aiuto di strutture specializzate o professionisti del settore. Negli altri casi il cammino verso il superamento della dipendenza è solitamente supportato da uno o più specialisti che accompagnano la persona attraverso un percorso di cambiamento, che secondo Prochaska e Di Clemente (1986) si articola in 5 fasi:

  • Fase precontemplativa: la persona dipendente non si dimostra consapevole della propria condizione di dipendenza oppure non è interessata al cambiamento. Le persone che si trovano in questa fase in genere chiedono aiuto per avviare un percorso di disintossicazione solo sotto spinte esercitate da altre persone importanti, ad esempio una moglie che spinge il marito cocainomane a rivolgersi a uno psicologo o a un centro specializzato per la cura delle dipendenze. In questa fase la motivazione al cambiamento in genere è debole o del tutto assente e se non avviene il passaggio alla fase successiva spesso il processo viene interrotto dopo un breve periodo.
     
  • Fase contemplativa: la persona che ha un problema di dipendenza matura una reale motivazione al cambiamento. Il passaggio a questa seconda fase è dato dalla lucida consapevolezza della presenza di un problema e della necessità di intraprendere delle azioni per risolverlo. In genere questa consapevolezza matura a seguito di processi evolutivi o variazioni nell’ambiente di vita della persona, fattori che creano una rottura con il passato e la voglia di accedere ad una condizione nuova di vita, senza le sofferenze della dipendenza. In questa fase quindi si raggiunge la consapevolezza rispetto al proprio stato di dipendenza e alla necessitò di dovere in qualche modo agire per uscirne, anche se non è ancora chiaro quali azioni bisogna intraprendere per risolvere il problema.
     
  • Fase di preparazione: la persona che ha deciso di uscire dalla dipendenza inizia a predisporre il suo ambiente al cambiamento modificando alcuni aspetti del suo stile di vita.
     
  • Fase dell’azione: il soggetto modifica concretamente il proprio comportamento aprendosi a uno stile di vita nuovo, senza l’utilizzo della cocaina. Vengono messe in atto nuove strategie per evitare situazioni a rischio e questi processi richiedono inizialmente un notevole dispendio di energie, finché non si raggiungerà un nuovo equilibrio. In questa fase la ristrutturazione cognitiva si consolida permettendo alla persona di mantenere i propri obiettivi valorizzando gli aspetti positivi della propria scelta e minimizzando idealmente quelli negativi. Questa è una fase molto dedicata del processo e il rischio di ricadute è alto.
     
  • Fase di mantenimento: il nuovo status è ormai acquisito e la persona è impegnata nella gestione della sua nuova identità di non consumatore e nell’adesione a uno stile di vita congruo, valorizzando i feedback positivi che derivano dal nuovo status sociale. L’impegno è inoltre rivolto a evitare o gestire tutte quelle situazioni di stress che potrebbero comportare una ricaduta, con un rischio maggiore per chi arriva da una storia di dipendenza più lunga.

 

In questo percorso la successione delle fasi difficilmente avviene a senso unico dalla prima all’ultima; più spesso il percorso si compone di passi avanti e passi indietro da una fase all’altra, dove il periodo di permanenza in ogni fase può essere più o meno lungo.

Il momento più delicato del processo è quello in cui si sospende l’assunzione della sostanza. La sospensione,  dopo una storia di abuso sufficientemente protratta, causa astinenza che può essere accompagnata da ansia, depressione, disturbi del sonno, iperfagia, anedonia, affaticamento generale. I sintomi in genere persistono per pochi giorni, anche se in alcuni casi disforia e anedonia possono perdurare a lungo.

Il craving, ossia il desiderio impulsivo della sostanza, si ripresenta in genere per un periodo di durata variabile ed è spesso associato agli stimoli esterni che possono fare tornare alla mente l’uso della cocaina (banconote, determinati luoghi o persone, ecc.)

Secondo Carboni e Pani (2013) l’evoluzione dei sintomi dell’astinenza si divide generalmente in 3 stadi:

  • Crash: è lo stadio dell’esaurimento caratterizzato da ansia, agitazione, depressione, iperfagia e intenso craving, sintomi che spesso spingono la persona a fare uso di sostanze come alcol, ansiolitici o oppiacei per contrastarne gli effetti. Questa fase dura da qualche ora a qualche giorno, a seconda della frequenza di uso di cocaina precedente l’interruzione e delle quantità assunte.
     
  • Withdrawal: è la fase di risveglio, il tono dell’umore migliora mentre persiste un moderato stato ansioso e di craving. La durata di questa fase è di qualche settimana.
     
  • Extinction: rimane solo una particolare sensibilità verso situazioni, eventi o stati d’animo correlati all’uso di cocaina. Questa fase può durare mesi o anni.

 

In alcuni soggetti che hanno fatto un uso limitato di cocaina è possibile che l’interruzione improvvisa dell’assunzione non crei sintomi di astinenza, in altri che hanno avuto una storia più lunga di dipendenza o che hanno assunto quantità più rilevanti e con una maggiore frequenza è possibile che i sintomi siano più gravi e con episodi depressivi importanti e prolungati.

Il percorso di cura della dipendenza da cocaina resta comunque impegnativo e difficile nella maggior parte dei consumatori abituali che maturano la decisione di interrompere l’assunzione della sostanza. Spesso l’illusione che accompagna questi percorsi è quella di togliere dalla propria vita solo la sostanza di cui si abusa e lasciare tutto il resto così com’è, ma è proprio questa una delle principali cause di fallimento dei percorsi di disintossicazione.

Per superare con successo una dipendenza è invece necessario fare un salto di qualità e proiettarsi in una nuova dimensione di vita, il percorso deve fare emergere una persona nuova che ha fatto dei passi in avanti ed ha metabolizzato gli elementi disfunzionali del passato legati alla storia di dipendenza.