Come imparare a guardare la solitudine da un altro punto di vista

Vivere la solitudine

Pubblicato il   / Psicologia e dintorni
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Solitudine: tristezza e abbandono

SOLITUDINE. Ogni volta che ci passa per la mente, anche per un solo istante, qualcosa che anche solo vagamente ricorda o si avvicina a questa parola...immediatamente scacciamo via questo pensiero, facciamo qualcosa per distrarci o per tirarci su, cerchiamo di pensare a qualcosa di bello o ai modi per evitare in modo categorico questa parola. Perché non è solo una parola. La SOLITUDINE racchiude abbandono, rifiuto, tristezza, infelicità, dolore, perdita e tutto ciò che di negativo ci può essere nella vita. Ogni volta che pensiamo alla solitudine proviamo paura, tristezza, angoscia, disperazione, ansia. Abbiamo imparato che è meglio starne lontani.

 

Una scelta subita

Spesso ci ritroviamo a fare i conti con la solitudine, non per nostra scelta, ma perché è finita una relazione, perché abbiamo perso una persona cara o perché i figli, ormai grandi, sono usciti di casa.

Siamo stati abituati a occuparci sempre dell'altro, a prenderci cura di tutti tranne che di noi stessi. Questo riguarda soprattutto le donne (ma non solo), prese dalla casa, dal marito, dai figli, dal lavoro. La vita scorre frenetica, la mente è occupata a fare e improvvisamente...tutto cambia. Ci troviamo soli e guardandoci indietro vediamo solo rinunce e delusioni. Non siamo preparati ad affrontare tutto questo. Qualcuno si isola, si chiude in sé stesso, mentre altri cercano comprensione e conferme, aprendosi a qualsiasi opportunità o a chiunque ci mostri un minimo di attenzione (amici, parenti, sconosciuti). Cerchiamo qualcuno che ci dica che siamo importanti, che non abbiamo sbagliato tutto e che valiamo qualcosa. Siamo convinti che da soli non siamo capaci.

 

Perché la solitudine ci spaventa?

Non è facile accogliere la solitudine, in quanto significa:

  • ascoltare le nostre emozioni, i nostri pensieri e i nostri vissuti più profondi, non sempre positivi

  • essere nudi di fronte a noi stessi, accorgersi della nostra presenza

  • apprezzare la nostra compagnia.

Non siamo abituati, ci fa paura perché non conosciamo questa nuova condizione. Cosa succederà dopo? Ce la farò da solo?

 

E se cambiassimo prospettiva? Se guardassimo la SOLITUDINE con occhi diversi?

Proviamo a cambiare il nostro punto di vista. Lasciamo da parte per un attimo i nostri vecchi occhiali con le lenti scure e prendiamone un altro paio nuovi e con le lenti colorate.

Sediamoci e osserviamo.

Per prima cosa però dobbiamo fermarci ed essere disposti ad abbandonare il vecchio mondo per aprirci al nuovo. Provare non costa niente, possiamo tornare al vecchio mondo quando vogliamo! E' normale, un cambiamento anche se positivo spaventa sempre.

Partendo da noi, cambieremo il rapporto che abbiamo con noi stessi e con gli altri. La spinta è dentro di noi, noi siamo il motore e solo noi possiamo accenderci e partire. Non troveremo la carica negli altri e solo noi possiamo cambiare noi stessi.

E ora osserviamo...

  • Sperimentiamo: impariamo a conoscere le nostre risorse. Spesso ci sottovalutiamo, crediamo di non essere abbastanza capaci. Liberiamo la nostra creatività, sviluppiamo idee, attività che ci piacciono, dedichiamo più tempo ai nostri bisogni. In questo modo in nuovi occhiali ci permettono di vedere la solitudine come opportunità per avere più spazio per noi e non solo come dolore e vuoto.

  • Accogliamo le nostre emozioni in questo momento e viviamole senza freni, anche se non sono emozioni piacevoli. La solitudine ora appare come sinonimo di libertà, ascolto e modalità per entrare in contatto con noi stessi, con i nostri bisogni.

  • Seguiamo il nostro istinto e prendiamo quella decisione che avevamo in mente e che magari tenevamo lì in attesa che qualcuno ci desse il consiglio giusto. Non sempre ciò che ci consigliano gli altri è la nostra strada. Ora possiamo vedere la solitudine come capacità di prendere le redini della nostra vita. Non siamo in balia degli altri, abbiamo il controllo delle nostre scelte.

  • Ascoltiamo e accogliamo il dolore: non si può superare un momento difficile senza affrontarlo. Questo significa accettare i brutti pensieri e le emozioni che sentiamo, senza evitare. La solitudine ora è un'ulteriore opportunità per scoprire la nostra capacità di resistenza, la forza e il coraggio che non sapevamo di avere.

  • Seguiamo quello che il corpo ci chiede: prendiamoci cura del nostro corpo, che in genere è il primo a dare segnali di cedimento. La solitudine sarà un modo per curare il sonno, l'alimentazione, la salute fisica.

  • Parliamo di ciò che stiamo vivendo con qualcuno di cui ci fidiamo, condividiamo le nostre esperienze. La solitudine non significa stare soli, isolati, ma stare bene con noi stessi per stare meglio con gli altri.

  • Proviamo a mettere in discussione le nostre vecchie convinzioni, i nostri pensieri negativi sulla solitudine e proviamo a trovare idee alternative. La solitudine ci dà la possibilità di metterci in discussione.

  • Scegliamo con chi stare e allontaniamo le persone che non ci fanno stare bene. L'altro sarà qualcuno che camminerà al nostro fianco e non ci dovrà sorreggere, noi staremo in piedi da soli. Solitudine anche qui è sinonimo di autonomia e capacità di stare con l'altro.

Imparare a non criticarci per quello che stiamo vivendo è un passo molto importante verso lo stare bene. La sofferenza fa parte della vita, non significa che non andiamo bene. Il nostro benessere deve venire prima di tutto.

Con questi nuovi occhiali quello che temevamo e cercavamo di evitare con tutta la nostra forza, appare ai nostri occhi diverso, meno minaccioso, meno terribile. Possiamo guardare la solitudine con meno angoscia. Sempre liberi comunque di rimetterci i vecchi occhiali scuri.

 

Fonti:

  • Castoldi I. (2001). Meglio sole. Perché è importante bastare a sé stesse. Feltrinelli

  • Ellis A. (2015). L'autobiografia razionale emotiva. Come pensare in modo psicologicamente efficace. Erickson