Fare i conti con le differenze

La vicinanza emotiva fra due persone consiste nella fusione di due modi di essere/pensare in un’unica visione del mondo?

Pubblicato il   / Sesso e Amore
differenze

"Le idee di mio fratello sul divorzio mi mandano in bestia"

"Non riesco ad accettare che mia sorella non vada a trovare papà in ospedale"

"Mi arrabbio perché il mio migliore amico si rifiuta di rivolgersi agli anonimi alcolisti anche se ne ha un disperato bisogno"

Se il nostro mondo fosse circoscritto agli individui che ci somigliano, la nostra crescita personale subirebbe una brusca battuta d’arresto.

In realtà tutte le persone sono diverse.  Ognuno di noi osserva il mondo attraverso un filtro particolare, dando vita a tante visioni della realtà quante sono le persone che la compongono. La visione è regolata dall’età, dalla razza, dal sesso, dalla religione, dall’ordine di nascita, dalla classe sociale, dalle nostre credenze, convinzioni, priorità, abitudini, dalla storia della nostra famiglia... E’ un concetto facile da afferrare razionalmente, ma non da un punto di vista emotivo. 

Ambienti e tradizioni diverse comportano una mentalità e un concetto di responsabilità verso gli anziani differente, per esempio. Famiglie italiane privilegiano la coesione. Non considerano l’individuo realmente separato dalla famiglia nucleare, che a sua volta non viene considerata separata da quella estesa. Il matrimonio di un figlio non comporta l’uscita dalla famiglia ma l’accoglimento di un nuovo membro al suo interno. Alla solidarietà e all’appartenenza è dato un grande valore. I problemi si risolvono e l’aiuto si cerca all’interno dell’ambito familiare.

Gli anglosassoni protestanti, ad esempio, hanno un concetto opposto. La famiglia è un insieme di individui comprendente qualche antenato illustre. Quando i figli compiono l’età giusta vengono incoraggiati a uscire di casa e ad avviarsi al mondo come individui autonomi e competenti.

I concetti di lealtà, vicinanza nei confronti della famiglia, assistenza ai genitori anziani sono differenti. 

E' bene sottolineare in ogni modo che le generalizzazioni non vanno applicate alla leggera: esagerano le somiglianze all’interno dei gruppi e minimizzano le affinità con altri gruppi. L’obiettivo non è ridurre le persone a stereotipi. Non ci illuminano su ciò che è giusto sbagliato ma sono utili quando favoriscono rispetto della comprensione per le diverse interpretazioni della realtà sviluppate in contesti diversi.

Le differenze che c’attraggono come una calamita verso una persona possono in seguito respingerci. Ciò che inizialmente ci attira e che più tardi si trasforma nel problema è di solito la stessa identica cosa.

Le differenze etniche e nell’ordine di nascita sono solo alcune delle innumerevoli componenti che influiscono sulla definizione di noi stessi, sulla nostra vita e sul nostro modo di gestire i rapporti. 

Tutti proveniamo da una cultura diversa con ruoli e norme familiari che si sono sviluppate nell’arco di generazioni: come si amministrano i soldi, come si educano i figli... tutti risentiamo di schemi comportamentali e tradizioni familiari che possono apparire come la verità assoluta.

In ogni modo quando si confligge in un rapporto è raro che le differenze costituiscano di per sé il problema, che risiede invece nella reattività alle differenze. La reattività esaspera e irrigidisce le differenze, vanificando un possibile incontro su valori convinzioni e desideri condivisi.

Ridurre la reattività è forse il passo cruciale e più difficile per eliminare le barriere alla complicità e risolvere qualunque problema. Il cambiamento avviene solo se cominciamo a riflettere e a lavorare su noi stessi, anziché continuare a concentrarci e a reagire all’altro.

Ridurre la reattività e attenuare la concentrazione sull’altro non significa allontanarsi, rompere i rapporti, tacere, adeguarsi, ignorare quanto ci infastidisce, ma impiegare maggiore energia per riallacciare i contatti e definire la propria posizione su importanti questioni del rapporto o esistenziali, in maniera nuova, concentrandosi su di sé anziché sull’altro. Nella realtà riscontrerete anche voi che i problemi significativi e influenti sono riconducibili a questioni emotive importanti, di cui si fa fatica a parlare.
IrvinYalom, uno dei massimi esponenti della psicoterapia esistenziale, li riconduce all'interno di quattro categorie: Morte, LibertàSolitudine, Mancanza di senso.
Io sono d'accordo. Voi che ne pensate?