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Qual è l'età dell'adolescenza?
Ultimamente noto come ragazzine di soli 11/12 anni si comportino già da donne vissute, utilizzino un linguaggio abbastanza inappropriato per la loro età e cerchino di adescare ragazzini. Molti pensano che vada dai 13 ai 18 anni e che possa essere divisa in preadolescenza 13-15 e adolescenza propriamente 15-18, ma dato che anche prima di questo range si comportano da adolescenti, come dobbiamo considerarli?
1 risposte - LeggiSoffrire d'ansia
Salve a tutti. Scrivo in questo sito perchè in questo periodo non mi sento molto bene e sento il bisogno di ricevere un consulto.
Inizio dicendo che sono un ragazzo di 23 anni, nel corso della mia adolescenza sono sempre stato un ragazzo molto timido, insicuro, con poche amicizie e crescendo questo mio lato introverso è emerso sempre di piú. Anche adesso, nonostante sia ormai cresciuto e maturato, mi piace camminare da solo, andare in luoghi isolati, mi piace leggere in tranquillitá, mi sento veramente a mio agio solo da solo, e faccio davvero molta fatica a sentirmi a mio agio quando esco con qualche amico o quando sono in gruppo, cercando di limitare il piú possibile queste occasioni. Ho avuto solo una relazione, durata qualche anno, ma purtroppo ero ancora molto immaturo e infatti è finita a causa delle mie continue insicurezze e paranoie che hanno portato a continue litigate e sofferenze.
Adesso sono da solo da due anni, e ho preso la decisione di voler cambiare completamente vita. Ho avuto tempo per riflettere, per lavorare su me stesso, mi sento molto maturato e sento la necessitá di andare a vivere da solo. Mi sono laureato da poco, e vorrei prendere anche la seconda laurea magistrale, e sia come qualitá di universitá e sia come prospettive di lavoro futuro la soluzione migliore per me sarebbe in una cittá a circa 4 ore di macchina da dove vivo con i miei. Sento che è quello di cui ho bisogno, sia per realizzare i miei sogni e sia per trovare una mia indipendenza. Da tanto tempo mi sento molto chiuso e mi sento molto soffocare nella convivenza con i miei, ho bisogno dei miei spazi e soprattutto ho bisogno di costruirmi una mia vita in una nuova cittá.
I miei mi hanno appoggiato e sono molto felice che non mi ostacoleranno, purtroppo però io sto iniziando a provare parecchia ansia. Io sono figlio unico, e i miei si sono sempre appoggiati a me per qualsiasi aiuto, e poi mio padre è spesso via per lavoro e quindi io sono l'unico a tenere compagnia a mia madre. I miei, nonostante siano felici della mia scelta, fanno spesso trasparire molta tristezza all'idea che io vada a vivere fuori casa. E spesso mi vengono anche dei piccoli attacchi d'ansia pensando troppo al futuro, infatti non solo vorrei passarmi i due anni di universitá fuori sede, ma mi piacerebbe anche costruirmi una vita nella nuova cittá e restarci anche in futuro. E questo mi crea ansia pensando a quando i miei invecchiando avranno bisogno di me, e io saró lontano. Sicuramente dovrei pensare al presente e non proiettarmi troppo al futuro, però sono tormentato al conflitto tra il voler realizzare i miei sogni e costruirmi una mia vita, e il dover stare vicino alla famiglia.
Spero di non essermi troppo dilungato, e spero che possiate in qualche modo aiutarmi.
Alienazione dalla società che mi circonda: cosa dovrei fare?
Buonasera
Sono un ragazzo di 27 anni e sono un dipendente statale da circa 6 anni. Dal 2016 ho affrontato un percorso psicoterapeuta terminato alla fine del 2019, lavorando su numerose tematiche legate alla sfera lavorativa-personale. A causa di un trasferimento lavorativo, ho pensato di intraprendere un'ulteriore terapia ad inizio anno scorso con una nuova dottoressa, operando sempre sulle stesse tematiche. Da entrambi i dottori, sono riuscito a conseguire degli ottimi risultati in questi anni. Ho concluso l'ultimo rapporto terapeutico perché ho percepito una mancanza di supporto psicologico ed aiuto, da parte del mio medico, negli ultimi mesi. Tuttavia, da circa un anno (forse anche più), ho come la sensazione di essermi estraniato dalla società rispetto alla realtà in cui vivo: non riesco più a trovare interesse nelle vecchie attività di un tempo( cambiate perché sono cresciuto?), non trovo più interesse nell'avere una relazione con un'altra donna, come se avessi creato un sorta di mondo del tutto personale che va in contrasto con la realtà contemporanea in cui tutti viviamo. Date le mie limitate disponibilità economiche, vivo in una stanza all'interno di un appartamento da oltre due anni e questo, a mio parere, ha notevolmente influenzato questa mia sensazione di estraniazione dal mondo. Ho anche affrontato questa situazione con la mia dottoressa, senza però ottenere miglioramenti o delucidazioni al riguardo. Come dovrei affrontare questa situazione? Dovrei affrontare nuovamente un percorso psicologico-psicoterapeutico oppure di tipo sessuologico? Dopo oltre 4 anni di terapia vorrei trovare anche una mia autonomia personale, anche se sono disposto ad affrontare un altro (spero ultimo) percorso in modo da poter risolvere queste problematiche. Spero di essere stato più chiaro possibile e mi auguro di ricevere numerose risposte. Grazie mille e buona serata
Ossessionato dalla sua ex
Buongiorno, mi trovo in una situazione troppo ingestibile da cercare di capirla da sola, per questo mi rivolgo a voi, se secondo voi si tratti appunto di un disturbo psicologico o semplicemente di mancanza di interesse da parte del mio ex nei miei confronti..
Sei anni fa ho conosciuto un ragazzo del quale mi sono subito innamorata, lui ne è sempre stato consapevole, aveva piacere nel parlare con me ogni giorno, nel vederci ma ammetteva di non provare quel qualcosa in più.. dopo qualche anno ha detto di aver capito di essere innamorato di me, e ci siamo fidanzati. Abbiamo passato dei momenti stupendi, non litigavamo mai, eravamo giunti a prenderci in giro a vicenda per questa cosa: andavamo troppo d’accordo ! Oggi, dopo quattro anni di relazione, ho scoperto che quando io e lui non eravamo insieme, periodicamente scriveva alla sua ex fidanzata, una ragazza che ha lasciato lui stesso 6 anni fa. Le scriveva in maniera ossessiva e periodicamente chiedendole foto, facendo allusioni molto spinte, chiedendo mille volte di vedersi, anche se a sua detta non lo avrebbe mai fatto. Settimana scorsa ha deciso di vederla per capire ciò che provava per lei, e un’ora dopo é venuto da me come se non fosse mai successo nulla.. mi dovete credere, con me era perfetto, con la mia famiglia era perfetto, era davvero un ragazzo impeccabile che non mi ha mai fatto mancare nulla, ma ora mi chiedo.. posso collegare questo suo gesto ad un disturbo psicologico o è stato semplicemente un grande attore e mi ha sempre presa in giro? Come può una persona avere degli atteggiamenti e dei sentimenti così contrastanti? Perché avere questa ossessione fisica e sessuale nei confronti di una ragazza che non vede da sei anni?
Sono istrionica e i genitori del mio ragazzo mi odiano
Ciao a tutti, vi spiego in breve la mia delicata situazione personale. Delicata perché ha a che fare col mio disturbo di personalità e con la recente cattiva accoglienza da parte dei genitori del mio ragazzo nei miei confronti. Premetto che ultimamente i litigi con il mio ragazzo sono aumentati parecchio. Abbiamo appena raggiunto i 5 mesi di relazione: siamo freschi ma abbiamo bruciato molte tappe anche a causa della situazione covid. Ad esempio, abbiamo convissuto per un po' di tempo a casa sua in periodi settimanali. Ammetto, sono stata spesso io a iniziare i litigi, perché provavo un forte disagio competitivo e gelosia nei suoi confronti. Ad esempio, siamo entrambi molto competitivi sulle questioni intellettive e sui feedback della nostra arte (entrambi scriviamo racconti). Spesso sono io a manifestare il disagio perché sono quella che si espone di meno e ha meno feedback, ma sono anche - oggettivamente - quella con più capacità analitiche e artistiche (qua non voglio dimostrare arroganza, è una cosa che ammette pure lui. Siamo d'accordo su questo). A me fa rosicare, purtroppo, che spesso lui riceve più apprezzamenti di me, pur sapendo di valere molto anch'io a livello artistico. Lo so, sono pessima come ragazza, ma tenete anche conto che sono vittima di un disagio psicologico non indifferente. Per anni ho vissuto combattendo contro il mondo e cercando di dimostrare qualcosa in cambio di indifferenza sociale (non tanto perchè non mi riconoscevano, ma perché non ero compresa) e questo mi ha causato un disturbo istrionico di personalità. È davvero dura stare con me immagino. Ma al contempo penso di saper arricchire la nostra relazione di momenti davvero intensi e amorevoli (quando non litighiamo, ovvio). L'altro punto su cui litighiamo è la mia gelosia nei confronti del suo passato, nei confronti delle modelle che seguiva, commentava, ragazze che gli piacevano... Questo è irrazionale, lo so, ma prendete tutto questo come un atto di coscienza: sono disposta ad andare contro le mie stesse sensazioni di disagio e insicurezza.
Ecco, ora il punto: ieri è capitata l'ennesima lite, l'ho offeso (mea culpa), e i genitori di lui sono subentrati in camera a offendermi (sua madre soprattutto). Non voglio fare la cattiva, ma lei è - litigio a parte - la tipica persona che proprio non mi va giù: un'ingnorantotta che urla e vuole comandare tutti. Non mi piace proprio. Da lì, i suoi genitori hanno preso il cellulare al mio ragazzo, proibendogli di venire a casa mia l'indomani. Lui ha preso posizione semineutra, più protesa verso di loro che verso di me. Inizialmente non voleva nemmeno venire a casa mia per causa loro ma, per fortuna, oggi si è deciso di venire e "svezzarsi". La cosa che mi dà più fastidio, tuttavia, è che sono emerse altre antipatie passate nei miei confronti. Come il fatto che non aiuto mai a mettere a posto a casa quando sono da loro. E lui vuole che chieda scusa per questo. Allora, posto che io non sono mai stata abituata a sistemare le cose per una ragione o l'altra, io mi sento forzata a chiedere scusa per una mia distrazione. Non sono una tipa molto pratica, non l'ho fatto per cattiveria in realtà. È che proprio vivo con la testa fra le nuvole, nel mio mondo di teorie e immaginazione. Ma lei no, sì è presa proprio male per questo.
Ecco, io ho intenzione di migliorare questi lati del mio carattere (competizione, gelosia, poca praticità), ma d'altro canto non mi piace stare con un ragazzo che fa sempre la vittima, mi attacca di riflesso ed è succube dei suoi genitori. Credo sia molto debole come ragazzo, non ha quella forza in grado di appianarmi e generare dolcezza. Io necessito di amore e sicurezza, e di qualcuno che accolga le mie valvole di sfogo, che voglio ridurre nel corso del tempo. Però non lo condanno e, infatti, seppur a modo mio, lo amo e voglio continuare in un modo più sano per entrambi. Ma ci sono questi aspetti che non sopporto, specialmente la famiglia che non mi sa proprio "prendere".
Questa è la questione che mi preme al momento... Come devo comportarmi con loro? Grazie in anticipo. E solo una cosa: vi chiedo di non offendermi, perché sono molto sensibile e ho ammesso le mie colpe. Buona giornata a tutti.
Come comportarsi con nostro figlio?
Salve mio figlio 26 è laureato vive e lavora all estero. Da qualche anno è fidanzato con una ragazza anche lei laureata. Ho sempre pensato che avrei accolto la ragazza di mio figlio sapendo che sarebbe dovuta piacere a lui finché un giorno dopo un anno di scomparsa di soldi a casa abbiamo capito che l unica colpevole poteva essere solo lei . Lui la difende e crede solo a lei. È passato un anno da quando abbiamo discusso non sappiamo più cosa fare. Grazie mille se ci risponderete
2 risposte - Leggifreno inibitorio: cosa significa?
Salve buonasera volevo sapere cosa significa non avere freni inibitori
3 risposte - LeggiCosa mi succede? Non provo affetto per nessuno
Buonasera, mi trovo a scrivere qui e nn so perché, non per sminuire nessuno ma mi fa sentire una senza speranze ma poi in fondo mi sembra l ultima risorsa.
sono consapevole di nn avere mai avuto una vita "normale" , genitori separati mamma giovane padre quasi del tutto assente e tutte le cazzate che potrei dire, ho paura d farlo solo x giustificarmi,solo x autocompatirmi.
ho sempre creduto d avere il controllo su tutto ma nn e mai stato cosi, ora mi ritrovo quasi sola, ho lasciato da un mese un uomo che mi amava incostantemente da 5 anni perche nn provo piu nulla, ma ne verso lui ne verso nessun altro.
nn ho affetto x nessuno, nn me ne frega d nessuno ne se stanno bene ne se stanno male.
mi sento un mostro, una piccola inutile donna.
Perchè vivere?
La domanda di questi giorni è : Perché Vivere?
Non riesco a trovare qualcosa per la quale valga la pena vivere, l’unica cosa che mi tiene qui sono i miei genitori e mia sorella, loro non meritano un dolore così grande, non meritano di perdere una persona alla quale vogliono tanto bene. Tutti gli altri se ne farebbero una ragione, starebbero male un pochino, ma poi passerebbe tutto. Io perché devo continuare a “vivere” una vita che non mi porta da nessuna parte ? Perché devo vivere? Non vedo un futuro, non mi piace studiare, non mi fiderò mai di nessun ragazzo. So per cosa devo vivere ma non so per cosa VOGLIO vivere.
Tutto ciò che faccio lo faccio per impiegare il tempo, è solo un palliativo, nell’attesa che il giorno finisca. Il problema è che quando un giorno finisce, ne inizia un altro e tutto si ripete come il giorno prima.
Non ho la forza di andare avanti, non ho la forza per fare niente, non ho la forza di studiare, di leggere, di amare la vita. Amare la vita…ma poi perché? È qualcosa che ho voluto io?
No, io non volevo nascere.
Se non fossi nata adesso non avrei nessun problema, se non fossi nata, nessuno piangerebbe per la mia morte.
E invece devo stare qua, costretta, per far giocare qualcuno che si annoiava e ha deciso di creare il mondo. Sempre se questo qualcuno esiste. Se non esistesse sarebbe ancora peggio. Sarei qui per pura casualità.
Il mondo è cattivo, le persone sono cattive, è tutto pieno di sofferenza, soffriamo tutti e non abbiamo il coraggio di porre fine a tutto ciò. Vorrei che il mondo finisse e si portasse via tutti i dolori e la cattiveria dell’umanità. Sarebbe meglio per me, per tutte le persone che vivono adesso e che vivranno in futuro. Smettiamola di fare figli, smettiamola di mettere al mondo persone che soffriranno, spezziamo questo cerchio, finiamola di essere stupidi ed egoisti. Noi soffriamo e cerchiamo di stare meglio giocando con la vita degli altri. Dovrebbe essere illegale favoreggiare il proseguimento della vita sulla terra.
Qual è il senso di tutto ciò?
Tutto ciò che facciamo è un modo per impiegare del tempo dato che abbiamo avuto la sfortuna di nascere.
Mi sento vuota, mi sento senza uno scopo, mi sento triste, depressa. Prima non ero così, prima apprezzavo qualsiasi cosa…che stupida! Adesso ho aperto gli occhi, ho capito che razza di fregatura è la vita.
Che cattiveria immensa.
Faccio bene a lasciare l'università?
Salve,
Sono le 5:00 di notte ed io non riesco a dormire ! Il pensiero che mi affligge è: devo lasciare o no l'università ?
Ho 23 anni e brevemente cerco di raccontarti la mia storia ! Ho frequentato il liceo classico senza troppi problemi,studiare mi piaceva , andavo bene , i prof mi adoravano,non era pesante passare ore ed ore sui libri e riuscivo anche fare altre attività come ad esempio frequentare una scuola di danza classica ( per ben 13 anni,ho iniziato all'età di 6 anni). Poi,verso il quarto anno di liceo ho iniziato a pensare a cosa poter fare all'università e mi sono convinta giorno dopo giorno di voler diventare un medico così dopo il liceo ho provato il test d'ingresso a medicina con esito negativo. Ho provato altri test lo stesso anno con esito positivo ed ho così deciso di iscrivermi a farmacia perché a livello di esami era la facoltà più affine alle materie del test d'ingresso e quindi dando gli esami di farmacia avrei potuto prepararmi meglio per il test visto che uscendo da un liceo classico la mia preparazione nelle materie scientifiche era molto scarsa. Però forte della convinzione di voler fare il medico,mentre frequentavo il primo anni di università alla Sapienza di Roma,mi sono iscritta anche ad un corso privato di preparazione al test di medicina della durata di un anno intero che ho frequentato con piacere e successo ( in chimica ero la prima della classe). Il primo anno a farmacia é andato bene,ho dato 7 esami e mi piaceva quello che studiavo però ero sempre più convinta di voler fare medicina così l'anno dopo ho riprovato il test con esito ancora negativo ed ho continuato a fare farmacia dando altri 5 esami. Al terzo tentativo finalmente sono riuscita a superare il test di medicina e così ho lasciato farmacia ma non ne ero del tutto convinta perché in quei due anni mi ero appassionata molto ad una nuova materia cioè la chimica che fino ad allora non avevo mai avuto modo di studiare bene,però pensando al futuro e al lavoro che sarei andata a fare mi sono trasferita a medicina ( cambiando anche città ,perché il test è Nazionale e sono finita in Molise,quindi ho dovuto lasciare Roma che adoravo. ) Il primo anno a medicina è stato traumatico,non sono riuscita a fare nemmeno un esame. Ero molto scoraggiata,depressa,triste e demotivata ma grazie ai miei genitori ho deciso di darmi un altra possibilità iniziando il secondo anno a medicina ma come ripetente perché non avendo dato neanche un esame ho dovuto rifare il primo anno. Prima di iniziare di nuovo il primo anno avevo la possibilità di fare esami sia a settembre che a dicembre ma ho saltato entrambee le sessioni così ora sono arrivata alla sessione di febbraio ma non è cambiato nulla. Emotivamente mi sento uno schifo,mi sento una fallita perché ho ripetuto il primo anno,una perdente inconcludente,inoltre non mi piace la città in cui mi sono dovuta trasferire per studiate medicina,qui non ho amici mentre a Roma avevo delle amiche fantastiche e anche una vite sociale al di fuori dell'università,andare a lezione mi pesa sempre di più , i professori non mi piacciono ( mentre alla Sapienza li adoravo e li ascoltavo estasiata) mettermi sui libri è diventato un trauma, passo le giornate con il libro davanti ma senza studiare nemmeno una pagina , mi sento molto male se penso a tutti i sacrifici che i miei genitori hanno fatto per farmi studiare,a tutti i soldi investiti e a tutta la fiducia che mi hanno dato quindi sono molto depressa anche fisicamente non mi riconosco più ( ho messo su qualche chilo perché per l università sono sempre nervosa e a volte mi sfogo sul il cibo ). Ogni giorno mi alzo con il terrore di affrontare un altro giorno deludente e vado a dormire sempre insoddisfatta perchè non studio niente e dispiaciuta e con un enorme senso di colpa perché sto ingannando i miei. Mi sento tremendamente stupida e incapace perché tra 3 giorno ho l'esame e non ho studiato niente ancora una volta dopo aver fatto così per un intero anno. Così penso che lasciare tutto questo sia la cosa migliore così potrei anche aiutare i miei nell'azienda di famiglia e fare o la commessa nel negozio di mio padre o la cameriera all'agriturismo dei miei. Però ho paura che lasciando l università commetterò l'errore più grande di tutta la mia vita e che un giorno me ne pentiró. Le ragioni che mi hanno spinto a fare medicina sono : aiutare il prossimo a guarire dalla sofferenza o a sentire meno dolore , lavorare in ospedale( che é un ambiente che adoro ) , capire come funziona il corpo umano nei minimi dettagli,prendermi cura degli altri. Ho sempre avuto questo sogno bellissimo da realizzare ,su questo non ho mai avuto dubbi e sono stata sempre convinta e determinata ma ora non è più così e sono sempre più disperata. E non so cosa fare....i miei sarebbero contenti di qualsiasi decisione io prenderó ma la paura di deluderli e deludermi ancora una volta è tanta...
Tu cosa ne pensi ?
Grazie infinite se mi risponderai
Felicemente fidanzata ma penso al mio ex
Sono una ragazza di 22 anni e da quasi 7 mesi sono fidanzata con un ragazzo stupendo. Con lui c'è molta complicità mentale, è bello intelligente e non litighiamo praticamente mai. Tuttavia sempre più frequentemente mi ritrovo a pensare al mio ex, a sognarlo e a addirittura sperare di incrociarlo. Con il mio ex siamo stati insieme 2 anni, una relazione super intensa ma piena di alti e bassi ed è finita perchè in un periodo litigavamo troppo (non perchè non c'erano i sentimenti). Ci siamo lasciati un anno fa, ho passato i primi mesi con la rabbia dentro ma ora che mi è passata sono curiosa a voler capire come è diventato ora e come staremmo insieme, anche se ho paura di rovinare tutto.Le poche volte che l'ho sentito (perchè anche a lui manco e a volte mi cercava) avrei voluto raccontargli un sacco di cose, ma so che ora sono fidanzata e non è il caso.
Fino a che punto è normale pensare ad un ex? è normale essere felicemente fidanzata e a modo mio amare la persona con cui sto ora ma pensare all'ex che si aveva amato con tutta se stessa? Cosa faccio?
5 anni di relazione felice, poi ho baciato un altro.
Buongiorno, sono una ragazza di 23 anni e sono fidanzata da 5. Io ed il mio ragazzo non abbiamo mai avuto problemi in questi anni, pochi litigi e tanti bei momenti trascorsi insieme. Questa estate però, con gli esami universitari finiti e la prospettiva di un imminente cambio di vita con la laurea e l'inizio di un lavoro, mi sono sentita più libera da una serie di paletti imposti nella mia vita scolastica. Sono uscita di più con le mie amiche e mi sono rifugiata nell'alcol che mi ha regalato quella spensieratezza mai provata prima. In una di queste sere però ho conosciuto un altro ragazzo del mio paese, che ho continuato ad incontrare in diversi locali. Mi sono resa conto che provavo attrazione per questo ragazzo e non più per il mio fidanzato. Ne ho subito parlato con lui perchè riflettendo ho capito che forse ciò che ci teneva uniti era un profondo affetto e l'abitudine. Lui ci è rimasto male e non si sentiva come me. Ho continuato ad incontrare l’altro ragazzo per i locali e una sera mentre parlavamo mi ha dato un bacio a stampo. Ovviamente non ho detto nulla al mio ragazzo e siamo partiti una settimana per le vacanze, piena di litigi sempre per i miei dubbi e dove ho fatto molta fatica a trovare quell'intimità che un tempo era normale. Ho riflettuto tanto sul nostro rapporto e sono arrivata a pensare che forse mi sono accontentata, che tanti lati del suo carattere mi innervosiscono e lui pur di stare con me spesso si trattiene e si adegua alle mie volontà. Tornati dalla vacanza avevo deciso di prendere un periodo di pausa, ma sono arrivati i risultati della TC di suo padre con diagnosi di etp pancreatico al quarto stadio. Lo sconforto della prima settimana è stato enorme, poi dopo aver trascorso due giorni a casa del mio ragazzo, il sabato sera sono uscita con le mie amiche. Distrutta dalla notizia e rendendomi conto di essere bloccata in una situazione più grande di me mi sono lasciata andare un pò con i drink. Alla festa c'era anche l'altro ragazzo al quale avevo detto che ci saremo rivisti a settembre perchè sapevo che mi sarei lasciata. Ci siamo appartati per parlare, ma invece ci siamo baciati. Sul momento mi sembrava una cosa giusta per me, non mi sono sentita in colpa, io che ho sempre sostenuto che il tradimento non è una cosa ammissibile perchè significa non portare rispetto alla persona con cui si sta. Da quella sera questo ragazzo l'ho rivisto una sola volta, sempre in un locale, ed abbiamo parlato. Ho rifiutato un suo invito ad uscire perchè sarebbe troppo. La notte stessa mi ha mandato un messaggio, al quale ho risposto dicendo di lasciarmi in pace e da lì non ci siamo più sentiti. E' un mese ormai che non ho contatti con questo ragazzo ma io non smetto di pensare a quello che è successo. Mi dico che se l'ho fatto un motivo ci sarà, forse al mio ragazzo voglio solo un gran bene. Io l'ho sempre visto come mio futuro marito e padre dei miei figli. Non so come possa essere cambiato tutto in tre mesi. Mi chiedo se lo stress della laurea, il pensiero che tra qualche mese inizierò a lavorare e che la mia vita prenderà un'altra piega possa influire anche sul rapporto di coppia. Avrei bisogno di allontanarmi dal mio ragazzo per capire, ma con suo padre in queste condizioni non mi sento così libera di farlo. Vorrei aspettare un periodo più tranquillo ma so che non ci sarà perchè la situazione sarà sempre peggio. Egoisticamente parlando, vorrei far passare la mia laurea, che è a fine Novembre, per stare io più tranquilla ed affrontare un problema alla volta. Così però mi rendo conto di far star male il mio ragazzo perchè mi vede più distaccata e fa di tutto per farmi sentire più amata, pensando che il problema sia la noia dell'abitudine e non un tradimento. Io mi rendo conto che non gli sto dando le stesse cose che lui dà a me. Mi ritrovo spesso a pensare a quest'altro ragazzo, quando esco lo cerco nei locali dove vado. Lui è un tipo completamente diverso dal mio fidanzato, esce con molte ragazze ed io sono solo una delle tante con cui ha trovato una certa attrazione. La mia paura è che lasciare il mio ragazzo per un tipo come lui, che molto probabilmente a me non pensa nemmeno più, sarebbe l'errore più grande della mia vita. Voglio lasciare il mio ragazzo solo se mi rendo conto di non amarlo più e non per un’altra persona. So anche che questo tradimento pesa tantissimo sulla mia coscienza, vorrei dirglielo perchè fondare un futuro su una bugia non è pensabile per me. Allo stesso tempo ho paura perchè mi ha sempre detto che un tradimento non lo perdonerebbe mai e principalmente gli darei un altro dolore oltre a quello che già sta attraversando. Sono davvero in difficoltà; se non ci fosse stata la notizia di suo padre mi sarei comportata diversamente. Avrei preso una pausa e magari ora starei meglio, ma da quella notizia non mi sono sentita di lasciarlo solo e dargli un altro pensiero. In più so che avrei tutta la mia famiglia contro perché è un ragazzo adorabile e adorato dai miei genitori. Non so come posso fare a capire se gli voglio solo bene o se è solo un periodo di grande confusione che prima o poi passerà. Io sono molto afflitta perchè mi chiedo come mai questi dubbi siano nati proprio ora che la situazione è così complicata; lasciarlo ora significherebbe lasciarlo nel momento del bisogno e non lo augurerei nemmeno al mio peggior nemico. Grazie in anticipo. Cordiali Saluti.
1 risposte - LeggiNon mi sento considerata abbastanza dal mio compagno
Buonasera, premetto che non mi sono mai sentita abbastanza nel corso della mia vita in vari ambiti e situazioni. Ho 33 anni, ma non sono contenta della mia situazione lavorativa, e questo mi pesa molto. Finalmente da circa 3 anni ho la relazione che avrei sempre voluto, un compagno che mi ascolta, mi sta vicino e mi ama. Ci siamo trovati talmente Bene Sión dall'inizio che abbiamo deciso di andare a convivere dopo qualche mese. Però alcune volte mi sento poco considerata, è come se non mi mettesse al primo posto, come se non fossi la prima a sapere quello che gli accadde.( Faccio un esempio: ha avuto una promozione sul lavoro e l'ha detto prima si suoi colleghi e poi l'ha comunicato a me). Lui mi sembra abbastanza indipendente nella storia io invece come al solito temo di fare lo stesso errore e di avere una dipendenza affettiva nei suoi confronti. Sto cercando di trovare un equilibrio in questo, e ritagliarmi i miei spazi. La nostra storia all'inizio ha avuto qualche problemino per la mia ossessione nei confronti della sua ex con cui ci è stato circa 4 anni. Non sopportavo il fatto che lavorassero insieme, che avessero ancora dei rapporti, che lui tenesse ancora le sue foto su social. Questo ci ha portato a ltigare parecchio, poi in parte l'ho accettato. Mi sono sentita un pò infantile a sollevare problematiche del genere. Non ho dubbi su quello che prova per me, ma alcune volte mi sento messa in secondo piano e questo mi fa soffrire. È come se per me la priorità fosse il Noi ma per lui no. Forse come la solito sono io a farmi troppe domande e paranoie. Il problema è che queste paronoie mi portano a stare male ed a risultare pesante nei confronti del mio compagno. Come posso comportarmi per evitare ciò ed avere un rapporto più equilibrato? Grazie
1 risposte - LeggiProblemi con mia figlia 13enne!
Il problema è mia figlia, tredicenne, che si sta comportando come se avesse diciotto anni, ma è una ragazzina, quindi è normale che faccia così, mica mi stupisco. L'anno scorso era molto più innocente e tranquilla, invece quest'anno (ha 13 e a giugno ne compie 14) è radicalmente cambiata e quasi non la riconosco più. Frequenta la terza media e ha già "scelto" il liceo classico come indirizzo, ma solo perché l'ho praticamente esortata, altrimenti avrebbe seguito le sue amiche... che hanno scelto un professionale. L'anno scorso era la studentessa migliore della sua classe e la sua media era 9.8, quindi, insomma, andava molto bene. Quest'anno proprio non ne vuole sapere di studiare. I suoi voti sono scesi moltissimo negli ultimi mesi e ha addirittura una media di 7.7, che per lei è molto bassa, considerando quella dello scorso anno. Sta peggiorando sempre di più. Esce continuamente, non ascolta me e il padre e addirittura sono venuta a sapere che a volte non entra a scuola. Assurdo.
Vorrei dei consigli su come agire.
Sta uscendo con un ragazzo di SEDICI ANNI, e già qui la vedevo negativa la cosa, dato che i ragazzini a quell'età hanno gli ormoni a mille...
Tutto sommato, non sembrava tanto male, inizialmente, ma ora sono venuta a sapere che FUMA. Questa cosa mi ha fatto andare su tutte le furie. E se costringesse la mia ragazza a fare queste cose?! Ad ogni modo, ritornando a mia figlia, queste sono le sue parole : << Te mi tratti sempre come se avessi cinque anni. Devi capire che sto crescendo. Voglio fare le mie esperienze, quindi togliti di mezzo e non privarmi di essere felice con qualcuno >>.
Ma che cavolo c'hanno in testa queste ragazzine?! Si credono tanto grandi e si atteggiano già da ventenni?! Ma io alla loro età non ero affatto così. Non dico che giocavo con le bambole a tredici anni, però non mi comportarvo come lei : risponde sempre sgarbatamente, esce senza permesso, ritorna a casa tardi, si veste in modo inadeguato per la sua età prendendo i vestiti della sorella più grande ( diciottenne), per non parlare del fatto che passi ore a truccarsi e sistemarsi i capelli allo specchio. È normale che indossi vestiti corti e decisamente inappropriati per la sua età?! Non può fare la 18enne quando ha solo 13 anni! Deve capire che è piccola e mi deve ascoltare. Per non parlare dell'ultima! Mi ha chiesto di fare un piercing alla lingua! Ma che stiamo scherzando?! A 13 anni?! Ma se lo può scordare proprio. Mi fa che tutte le sue amiche (ha amiche anche 15enni/16enni ce l'hanno e i genitori erano d'accordo). Dice che secondo lei le starebbe bene e che risalterebbe la sua personalità. Io le ho detto ripetutamente di no. Ha provato a convincere il padre che sembra abbastanza riluttante, fortunatamente. La cosa che mi preoccupa di più è quest'ultima. Ieri sera è tornata a casa che sembrava brilla. Le ho chiesto se avesse bevuto e lei faceva la creatina ignorandomi e scherzando con il fratello di 15 anni. Ho tre figli e con gli altri due non era mai successo. Solo lei mi sta dando problemi. Forse va bevendo con questo ragazzo con cui esce. Secondo me ha un influenza negativa su di lei. Quando il padre le ha chiesto se avesse bevuto lei sogghignava e a fine serata gli ha detto che è una rottura di... e poi se ne andata sbattendo la porta.
Come posso fare?
Cosa devo fare? Non voglio privarla di queste esperienze, però deve capire che c'è un'età per tutto e ho paura che si spinga troppo in là con questo sedicenne, che tra l'altro fuma.
Ansia da lavoro e voler stare a casa tutto il giorno.
Buongiorno a tutti,
Grazie innanzitutto per la possibilità che mi state dando di potermi fare ascoltare.
Ho cambiato lavoro da circa 2 mesi, ero molto entusiasta ma purtroppo ho beccato una responsabile che tratta tutti con i piedi, che non spiega le cose e che pretende che vengano fatte comunque bene e subito. So che questa persona parla male di me alle mie spalle. Tutte queste situazioni mi hanno portato a non vivere più serenamente. Mi sveglio con l'ansia e degli attacchi di panico tutte le mattine, non riesco più a riposare bene e non riesco a smettere di pensare a questi comportamenti anche fuori l'orario lavorativo, quindi ansia e malessere 24 ore al giorno, sensazioni che ovviamente di rimando rifletto alle persone a me vicine. Poiché rimurgino sempre non ci sto con la testa, sono sempre su un altro pianeta e non riesco a godermi le cose che più amavo. Del tempo con i miei genitori, con il mio ragazzo ecc ecc. Al mattino ed alla sera piango... A questo stato d'animo si è anche unito il voler stare tutto il giorno a casa, con mia madre, cosa che ovviamente non è possibile ma che è l'unica cosa che vorrei fare davvero. Ho dimenticato di dire che ho 23 anni e che forse questo voler stare con mia mamma non è normale. Cosa dovrei fare? Lasciare il lavoro? Ho paura di entrare in un circolo senza via d'uscita e di perdere salute e serenità definitivamente... Aspetto vostre risposte. Grazie, Simona.
Non riesco a capire se voglio avere un figlio
Buongiorno,
vi faccio questa domand dopo aver ricevuto la bella notizia da una carissima amica che mi ha detto di aspettare il suo secondo figlio. Nel momento in cui ho letto il messaggio e visto la foto del suo pancione in me si sono scatenate un sacco di emozioni positive e negative. La prima è stata felicità per lei, poi è nata la tristezza e ho chiesto a mio marito perchè secondo lui tutti fanno figli tranne noi?!... e mi è scesa una lacrima, poi mi sono chiesta se la reazione non fosse solo invidia, e mi sono sentita una pessima amica e adesso mi domando se questo figlio che stiamo cercando lo voglio veramente o no e allo stesso tempo mi chiedo se sto cercando di convincermi che non lo volgio per giustificare una eventuale fallimetno.
Insomma tanta confusione e ansia per una domanda a cui non so rispondere, come si capisce se si vuole avere un figlio o no?
Ho 33 anni e sono sposata con un uomo che amo e stimo, sono sicura che farebbe del suo meglio e sarebbe un buon padre così com'è un buon marito.
Forse non ho la stessa sicurezza per quello che riguarda me? E nel frattempo sento ticchettare l'orologio biologico.
Grazie per i vostri consigli
L'angoscia può scomparire improvvisamente?
Buongiorno,
mi chiamo Salvatore ed ho 32 anni, e voglio sottoporvi quanto mi è accaduto, cosa di cui francamente non riesco a spiegarmi.
Negli ultimi mesi ho sofferto di una forma molto grave di angoscia esistenziale che mi ha portato progressivamente ad acquisire una sempre maggiore insicurezza in me stesso e nelle mie capacità. A lungo andare questo stato di tensione emotiva mi ha provocato conati di vomito, rifiuto di interazioni umane, incapacità di uscire di casa se non per motivi essenziali, disattenzione, perdita di concentrazione, insonnia con attacchi di sonno diurno, alimentazione disordinata.
In un'occasione ho anche pensato di farla finita, però poi fortunatamente non ho messo in pratica questo progetto.
Da qualche giorno però, improvvisamente, questo stato angoscioso è scomparso: non ho più sintomi negativi, mi sento ottimista, non ho più il timore delle interazioni umane, e vedo le cose con una inaspettata sicurezza di me.
Concludo che in generale sono una persona introversa e molto sensibile soprattutto ai giudizi negativi.
Come si può spiegare quanto mi è accaduto? E devo preoccuparmi?
Ringrazio anticipatamente per la risposta, e porgo i miei più distinti saluti.
Alienazione dalla società che mi circonda: cosa dovrei fare?
Buonasera
Sono un ragazzo di 27 anni e sono un dipendente statale da circa 6 anni. Dal 2016 ho affrontato un percorso psicoterapeuta terminato alla fine del 2019, lavorando su numerose tematiche legate alla sfera lavorativa-personale. A causa di un trasferimento lavorativo, ho pensato di intraprendere un'ulteriore terapia ad inizio anno scorso con una nuova dottoressa, operando sempre sulle stesse tematiche. Da entrambi i dottori, sono riuscito a conseguire degli ottimi risultati in questi anni. Ho concluso l'ultimo rapporto terapeutico perché ho percepito una mancanza di supporto psicologico ed aiuto, da parte del mio medico, negli ultimi mesi. Tuttavia, da circa un anno (forse anche più), ho come la sensazione di essermi estraniato dalla società rispetto alla realtà in cui vivo: non riesco più a trovare interesse nelle vecchie attività di un tempo( cambiate perché sono cresciuto?), non trovo più interesse nell'avere una relazione con un'altra donna, come se avessi creato un sorta di mondo del tutto personale che va in contrasto con la realtà contemporanea in cui tutti viviamo. Date le mie limitate disponibilità economiche, vivo in una stanza all'interno di un appartamento da oltre due anni e questo, a mio parere, ha notevolmente influenzato questa mia sensazione di estraniazione dal mondo. Ho anche affrontato questa situazione con la mia dottoressa, senza però ottenere miglioramenti o delucidazioni al riguardo. Come dovrei affrontare questa situazione? Dovrei affrontare nuovamente un percorso psicologico-psicoterapeutico oppure di tipo sessuologico? Dopo oltre 4 anni di terapia vorrei trovare anche una mia autonomia personale, anche se sono disposto ad affrontare un altro (spero ultimo) percorso in modo da poter risolvere queste problematiche. Spero di essere stato più chiaro possibile e mi auguro di ricevere numerose risposte. Grazie mille e buona serata