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Sono incinta ma la nostra relazione non va
Ciao sono Alessandra ho 21 e vivo da un anno con il mio compagno . Vengo da un'altra provincia del sud, qui non mi sono ancora ambientata moltissimo e non ho fatto molte amicizie.Ho lavorato con Lui per 9 mesi poi causa covid non mi hanno rinnovato più il contratto dopo un sono rimasta incinta cosa che lui diceva di volere già da mesi . Io ci tengo tanto a lui, ma lui e freddo e distaccato non si avvicina mai a me per una coccola o un po' di affetto. Va a lavoro torna a casa e inizia a giocare con il telefono e da lì fino a che dorme.
La situazione sessuale ormai e andata anche per colpa mia.Ma perché lui e un tipo che va diretto sulla cosa e non coinvolge mai preliminari o cose del genere quindi io dopo averci parlato tante volte.Perche io gli parli sempre,dei miei problemi o di quello che penso lui dice che sono pesante e che non è vero lo dice sempre.Ma alla fine io non mi sento amata e colpa mia?Forse sono io a volere troppe attenzioni? Comunque non so come comportarmi mi sento molto sola soprattutto ora che sono in gravidanza.Tutto il giorno a casa da sola qui non conosco nessuno non ho parenti lui e tutto ciò che ho.E non so che fare.
Inquietudine
Buongiorno,
sono una donna di 52 anni, sposata da molti anni e con due figli adolescenti. Il problema sono io: sono sempre stata "fissata" con l'aspetto fisico, palestra da sempre ottenendo ottimi risultati, anche oggi che ho 52 anni e mi alleno a casa dopo il lavoro. Il problema è il viso che è cambiato, le rughe mi mettono a disagio, mi sento brutta e penso di essere già vecchia ed inutile. sono una persona socievole e dinamica, a detta di tutti intelligente. Io non mi sento così, oltretutto il mio matrimonio è spento in tutti i sensi da anni ciò che unisce la nostra coppia sono i figli ma io mi sento affondare da un profondo senso di ansia. Grazie
Il mio compagno non protegge me e suo figlio
Mi spiego meglio.Io e il mio compagno ci siamo messi insieme quando eravamo piccoli,era una relazione a distanza,alla fine mi sono trasferita io da lui,da suo padre per motivi lavorativi suoi non se l'è mai sentita di andare in affitto. Siamo ancora insieme dopo 10 anni e abbiamo un bambino di due.I rapporti con la sua famiglia (anche sua madre che non vive con noi)non sono mai stati semplici e lui non sempre si è mostrato protettivo nei miei confronti di fronte alle loro mancanze di rispetto.Da quando è nato nostro figlio la situazione è peggiorata,io con loro non ci posso parlare perché si innervosiscono quindi di comune accordo abbiamo deciso che quando avessero assunto degli atteggiamenti nocivi nei confronti del bambino sarebbe intervenuto lui e di conseguenza io con la mia famiglia.Ora per atteggiamento nocivo non intendo la caramella o il vizio in più,ma delle vere e proprie follie,mia cognata lo ha lanciato in aria mentre dormiva a 2 mesi per svegliarlo,mia suocera lo strilla senza motivo,mio suocero gli frega sempre il cibo dal piatto tantoe è vero che se mio figlio sta mangiando e si avvicina lui mio figlio stringe il piatto a sé.Io non vedo da parte sua la protezione nei confronti della nuova famiglia che si è creato,quando vedo atteggiamenti sbagliati lui o fa finta di non vedere con la scusante che è stanco per il lavoro oppure dice che ho visto male io,nega l'evidenza oppure io devo stare tranquilla perché tanto poi ci parla,dice che mi devo mettere l'anima in pace che loro sono così come lo è anche la mia famiglia,cosa non vera perché queste cose non succedono e se fanno delle cose che a me non vanno giù intervengo subito si risolvono con una risata a differenza della sua famiglia che spesso e volentieri sfocia in una discussione anche abbastanza violenta nonostante io sia perfettamente in grado di comunicare i miei bisogni e pensieri con calma.Non c'è mai iniziativa da parte sua di riservare del tempo esclusivo per noi tre(una passeggiata,un giro in macchina,portare il bimbo alle giostre) sono sempre io a prendere l'iniziativa.Sono molto preoccupata per mio figlio che ancora non parla e vorrei indagare maggiormente ma lui non mi appoggia perché il pediatra ha detto che va bene così,ma dopotutto sono una madre penso non ci sia nulla di male nel voler indagare.Mi sento come se lui non avesse protezione nei confronti della famiglia che ha creato lui,lui dice che lavora e si massacra di lavoro per noi,io comprendo la stanchezza e ci sta,ma la protezione non è solo quella per me,a livello emotivo non lo vedo nel concetto di famiglia, per lui io devo semplicemente stare più tranquilla e comprenderlo,invece io mi sento come se non accettasse il fatto che alcune cose della sua famiglia a me non vanno bene e trova sempre una giustificazione a tutto quello che fanno,io se sbrocco invece per questa situazione non ho giustifiche.Gli ho proposto una terapia di coppia tempo fa perché sicuramente qualcosa la sbaglio anche io ma non vuole,dice che non c'è bisogno e che, tanto per cambiare, devo solo stare più tranquilla. Vivo malissimo questa situazione, come posso comportarmi?
1 risposte - LeggiProblema con il cibo?
Buongiorno, sono una ragazza di 21 anni e da 5 anni ho un rapporto particolare con il cibo. Seguo diete drastiche per perdere peso in quanto nonostante ora sia sottopeso mi vedo lo stesso grassa (ora sono circa 48kg per 1.73m). Seguo una dieta rigida a base di verdura, carne e pesce il resto l'ho tutto eliminato soprattutto i grassi e gli zuccheri. Vorrei perdere ancora peso perchè sono grassa, inoltre il fatto di seguire una dieta, impormi un numero di calorie da rispettare e da bruciare mi fa sentire bene, sotto controllo. Spesso i miei pensieri riguardo al cibo sono così forti e ossessionanti che non riesco a studiare e passo le giornate a contare le calorie, fissarmi allo specchio, vomitare o pesarmi. Ho iniziato a pensare che fosse un problema quando i miei genitori hanno iniziato a criticare la mia "eccessiva magrezza" e al momento sono seguita da uno psicologo e psichiatra, a cui ho rivolto i miei dubbi sul fatto che magari avrei potuto avere un disturbo alimentare, tuttavia lo psicologo dice che non sono eccessivamente magra e sembra non preoccuparsi molto, cosa che invece i miei genitori fanno.
Vorrei avere un parere, in particolare vorrei sapere se effettivamente secondo voi un problema c'è e se è il caso di rivolgersi ad un altro specialista o se il problema non esiste e i miei genitori si preoccupano troppo.
Grazie
Amore senza innamoramento iniziale
Premetto che soffro di doc.
Vivo una relazione da ben 15 anni, ma della mia attuale compagna non ho provato una vera e propria fase di innamoramento, ma piuttosto ho cominciato a provare amore col tempo.
Ho letto su internet, che per stabilire le basi dell'amore c'e bisogno di aver attraversato l'innamoramento. Io amo la mia compagna, ma mi sto creando una vera e propria ossessione su questo. Vorrei gentilmente un parere dello psicologo.
Grazie
Fantasie sessuali e confusione
Buongiorno, mi rivolgo a voi in cerca di un primo consulto e di un indirizzamento presso lo specialista più adeguato al mio caso.
Da diversi anni soffro di ansia e di fantasie intrusive relative alla mia sessualità.
In questi ultimi mesi la cosa si è fatta sempre più pesante e debilitante e non riesco più a fare nulla... in più con la mia ragazza stiamo per comprare casa e iniziare una vita insieme.
Tutto è iniziato anni quando per un periodo ho visionato materiale pornografico di fumetti di donne con peni.
Inizialmente ci trovavo solo una perversione, ma da li ho cominciato a chiedermi se ciò non potesse nascondere una qualche omosessualità, magari repressa inconsciamente (in quel periodo fantasticai anche di avere una ragazza ermafrodite...).
Da quel momento è stato un continuo calvario di rimuginazioni e pensieri che mi hanno condotto ad avere anche l'impulso a praticare fellatio o a baciare uomini.
Non ho mai avuto interesse negli uomini e sono sempre stato innamorato delle donne, ma questa situazione mi sta massacrando (a tal punto da credere che il suicidio possa essere una via di fuga...).
Le domande che mi pongo soprattutto è: mi piacciono ancora quelle immagini?
Andrei a letto con uomo o con un trans?
Pero non riesco a trovare una risposta a tutto ciò e mi sento umiliato...
Chiedo quindi a voi specialisti cosa possa avermi spinto a visionare quelle immagini e cosa possa suscitare in me tanta confusione e a quale specialista dovermi rivolgere.
freno inibitorio: cosa significa?
Salve buonasera volevo sapere cosa significa non avere freni inibitori
3 risposte - LeggiCosa mi succede? Non provo affetto per nessuno
Buonasera, mi trovo a scrivere qui e nn so perché, non per sminuire nessuno ma mi fa sentire una senza speranze ma poi in fondo mi sembra l ultima risorsa.
sono consapevole di nn avere mai avuto una vita "normale" , genitori separati mamma giovane padre quasi del tutto assente e tutte le cazzate che potrei dire, ho paura d farlo solo x giustificarmi,solo x autocompatirmi.
ho sempre creduto d avere il controllo su tutto ma nn e mai stato cosi, ora mi ritrovo quasi sola, ho lasciato da un mese un uomo che mi amava incostantemente da 5 anni perche nn provo piu nulla, ma ne verso lui ne verso nessun altro.
nn ho affetto x nessuno, nn me ne frega d nessuno ne se stanno bene ne se stanno male.
mi sento un mostro, una piccola inutile donna.
Perchè vivere?
La domanda di questi giorni è : Perché Vivere?
Non riesco a trovare qualcosa per la quale valga la pena vivere, l’unica cosa che mi tiene qui sono i miei genitori e mia sorella, loro non meritano un dolore così grande, non meritano di perdere una persona alla quale vogliono tanto bene. Tutti gli altri se ne farebbero una ragione, starebbero male un pochino, ma poi passerebbe tutto. Io perché devo continuare a “vivere” una vita che non mi porta da nessuna parte ? Perché devo vivere? Non vedo un futuro, non mi piace studiare, non mi fiderò mai di nessun ragazzo. So per cosa devo vivere ma non so per cosa VOGLIO vivere.
Tutto ciò che faccio lo faccio per impiegare il tempo, è solo un palliativo, nell’attesa che il giorno finisca. Il problema è che quando un giorno finisce, ne inizia un altro e tutto si ripete come il giorno prima.
Non ho la forza di andare avanti, non ho la forza per fare niente, non ho la forza di studiare, di leggere, di amare la vita. Amare la vita…ma poi perché? È qualcosa che ho voluto io?
No, io non volevo nascere.
Se non fossi nata adesso non avrei nessun problema, se non fossi nata, nessuno piangerebbe per la mia morte.
E invece devo stare qua, costretta, per far giocare qualcuno che si annoiava e ha deciso di creare il mondo. Sempre se questo qualcuno esiste. Se non esistesse sarebbe ancora peggio. Sarei qui per pura casualità.
Il mondo è cattivo, le persone sono cattive, è tutto pieno di sofferenza, soffriamo tutti e non abbiamo il coraggio di porre fine a tutto ciò. Vorrei che il mondo finisse e si portasse via tutti i dolori e la cattiveria dell’umanità. Sarebbe meglio per me, per tutte le persone che vivono adesso e che vivranno in futuro. Smettiamola di fare figli, smettiamola di mettere al mondo persone che soffriranno, spezziamo questo cerchio, finiamola di essere stupidi ed egoisti. Noi soffriamo e cerchiamo di stare meglio giocando con la vita degli altri. Dovrebbe essere illegale favoreggiare il proseguimento della vita sulla terra.
Qual è il senso di tutto ciò?
Tutto ciò che facciamo è un modo per impiegare del tempo dato che abbiamo avuto la sfortuna di nascere.
Mi sento vuota, mi sento senza uno scopo, mi sento triste, depressa. Prima non ero così, prima apprezzavo qualsiasi cosa…che stupida! Adesso ho aperto gli occhi, ho capito che razza di fregatura è la vita.
Che cattiveria immensa.
Faccio bene a lasciare l'università?
Salve,
Sono le 5:00 di notte ed io non riesco a dormire ! Il pensiero che mi affligge è: devo lasciare o no l'università ?
Ho 23 anni e brevemente cerco di raccontarti la mia storia ! Ho frequentato il liceo classico senza troppi problemi,studiare mi piaceva , andavo bene , i prof mi adoravano,non era pesante passare ore ed ore sui libri e riuscivo anche fare altre attività come ad esempio frequentare una scuola di danza classica ( per ben 13 anni,ho iniziato all'età di 6 anni). Poi,verso il quarto anno di liceo ho iniziato a pensare a cosa poter fare all'università e mi sono convinta giorno dopo giorno di voler diventare un medico così dopo il liceo ho provato il test d'ingresso a medicina con esito negativo. Ho provato altri test lo stesso anno con esito positivo ed ho così deciso di iscrivermi a farmacia perché a livello di esami era la facoltà più affine alle materie del test d'ingresso e quindi dando gli esami di farmacia avrei potuto prepararmi meglio per il test visto che uscendo da un liceo classico la mia preparazione nelle materie scientifiche era molto scarsa. Però forte della convinzione di voler fare il medico,mentre frequentavo il primo anni di università alla Sapienza di Roma,mi sono iscritta anche ad un corso privato di preparazione al test di medicina della durata di un anno intero che ho frequentato con piacere e successo ( in chimica ero la prima della classe). Il primo anno a farmacia é andato bene,ho dato 7 esami e mi piaceva quello che studiavo però ero sempre più convinta di voler fare medicina così l'anno dopo ho riprovato il test con esito ancora negativo ed ho continuato a fare farmacia dando altri 5 esami. Al terzo tentativo finalmente sono riuscita a superare il test di medicina e così ho lasciato farmacia ma non ne ero del tutto convinta perché in quei due anni mi ero appassionata molto ad una nuova materia cioè la chimica che fino ad allora non avevo mai avuto modo di studiare bene,però pensando al futuro e al lavoro che sarei andata a fare mi sono trasferita a medicina ( cambiando anche città ,perché il test è Nazionale e sono finita in Molise,quindi ho dovuto lasciare Roma che adoravo. ) Il primo anno a medicina è stato traumatico,non sono riuscita a fare nemmeno un esame. Ero molto scoraggiata,depressa,triste e demotivata ma grazie ai miei genitori ho deciso di darmi un altra possibilità iniziando il secondo anno a medicina ma come ripetente perché non avendo dato neanche un esame ho dovuto rifare il primo anno. Prima di iniziare di nuovo il primo anno avevo la possibilità di fare esami sia a settembre che a dicembre ma ho saltato entrambee le sessioni così ora sono arrivata alla sessione di febbraio ma non è cambiato nulla. Emotivamente mi sento uno schifo,mi sento una fallita perché ho ripetuto il primo anno,una perdente inconcludente,inoltre non mi piace la città in cui mi sono dovuta trasferire per studiate medicina,qui non ho amici mentre a Roma avevo delle amiche fantastiche e anche una vite sociale al di fuori dell'università,andare a lezione mi pesa sempre di più , i professori non mi piacciono ( mentre alla Sapienza li adoravo e li ascoltavo estasiata) mettermi sui libri è diventato un trauma, passo le giornate con il libro davanti ma senza studiare nemmeno una pagina , mi sento molto male se penso a tutti i sacrifici che i miei genitori hanno fatto per farmi studiare,a tutti i soldi investiti e a tutta la fiducia che mi hanno dato quindi sono molto depressa anche fisicamente non mi riconosco più ( ho messo su qualche chilo perché per l università sono sempre nervosa e a volte mi sfogo sul il cibo ). Ogni giorno mi alzo con il terrore di affrontare un altro giorno deludente e vado a dormire sempre insoddisfatta perchè non studio niente e dispiaciuta e con un enorme senso di colpa perché sto ingannando i miei. Mi sento tremendamente stupida e incapace perché tra 3 giorno ho l'esame e non ho studiato niente ancora una volta dopo aver fatto così per un intero anno. Così penso che lasciare tutto questo sia la cosa migliore così potrei anche aiutare i miei nell'azienda di famiglia e fare o la commessa nel negozio di mio padre o la cameriera all'agriturismo dei miei. Però ho paura che lasciando l università commetterò l'errore più grande di tutta la mia vita e che un giorno me ne pentiró. Le ragioni che mi hanno spinto a fare medicina sono : aiutare il prossimo a guarire dalla sofferenza o a sentire meno dolore , lavorare in ospedale( che é un ambiente che adoro ) , capire come funziona il corpo umano nei minimi dettagli,prendermi cura degli altri. Ho sempre avuto questo sogno bellissimo da realizzare ,su questo non ho mai avuto dubbi e sono stata sempre convinta e determinata ma ora non è più così e sono sempre più disperata. E non so cosa fare....i miei sarebbero contenti di qualsiasi decisione io prenderó ma la paura di deluderli e deludermi ancora una volta è tanta...
Tu cosa ne pensi ?
Grazie infinite se mi risponderai
Felicemente fidanzata ma penso al mio ex
Sono una ragazza di 22 anni e da quasi 7 mesi sono fidanzata con un ragazzo stupendo. Con lui c'è molta complicità mentale, è bello intelligente e non litighiamo praticamente mai. Tuttavia sempre più frequentemente mi ritrovo a pensare al mio ex, a sognarlo e a addirittura sperare di incrociarlo. Con il mio ex siamo stati insieme 2 anni, una relazione super intensa ma piena di alti e bassi ed è finita perchè in un periodo litigavamo troppo (non perchè non c'erano i sentimenti). Ci siamo lasciati un anno fa, ho passato i primi mesi con la rabbia dentro ma ora che mi è passata sono curiosa a voler capire come è diventato ora e come staremmo insieme, anche se ho paura di rovinare tutto.Le poche volte che l'ho sentito (perchè anche a lui manco e a volte mi cercava) avrei voluto raccontargli un sacco di cose, ma so che ora sono fidanzata e non è il caso.
Fino a che punto è normale pensare ad un ex? è normale essere felicemente fidanzata e a modo mio amare la persona con cui sto ora ma pensare all'ex che si aveva amato con tutta se stessa? Cosa faccio?
5 anni di relazione felice, poi ho baciato un altro.
Buongiorno, sono una ragazza di 23 anni e sono fidanzata da 5. Io ed il mio ragazzo non abbiamo mai avuto problemi in questi anni, pochi litigi e tanti bei momenti trascorsi insieme. Questa estate però, con gli esami universitari finiti e la prospettiva di un imminente cambio di vita con la laurea e l'inizio di un lavoro, mi sono sentita più libera da una serie di paletti imposti nella mia vita scolastica. Sono uscita di più con le mie amiche e mi sono rifugiata nell'alcol che mi ha regalato quella spensieratezza mai provata prima. In una di queste sere però ho conosciuto un altro ragazzo del mio paese, che ho continuato ad incontrare in diversi locali. Mi sono resa conto che provavo attrazione per questo ragazzo e non più per il mio fidanzato. Ne ho subito parlato con lui perchè riflettendo ho capito che forse ciò che ci teneva uniti era un profondo affetto e l'abitudine. Lui ci è rimasto male e non si sentiva come me. Ho continuato ad incontrare l’altro ragazzo per i locali e una sera mentre parlavamo mi ha dato un bacio a stampo. Ovviamente non ho detto nulla al mio ragazzo e siamo partiti una settimana per le vacanze, piena di litigi sempre per i miei dubbi e dove ho fatto molta fatica a trovare quell'intimità che un tempo era normale. Ho riflettuto tanto sul nostro rapporto e sono arrivata a pensare che forse mi sono accontentata, che tanti lati del suo carattere mi innervosiscono e lui pur di stare con me spesso si trattiene e si adegua alle mie volontà. Tornati dalla vacanza avevo deciso di prendere un periodo di pausa, ma sono arrivati i risultati della TC di suo padre con diagnosi di etp pancreatico al quarto stadio. Lo sconforto della prima settimana è stato enorme, poi dopo aver trascorso due giorni a casa del mio ragazzo, il sabato sera sono uscita con le mie amiche. Distrutta dalla notizia e rendendomi conto di essere bloccata in una situazione più grande di me mi sono lasciata andare un pò con i drink. Alla festa c'era anche l'altro ragazzo al quale avevo detto che ci saremo rivisti a settembre perchè sapevo che mi sarei lasciata. Ci siamo appartati per parlare, ma invece ci siamo baciati. Sul momento mi sembrava una cosa giusta per me, non mi sono sentita in colpa, io che ho sempre sostenuto che il tradimento non è una cosa ammissibile perchè significa non portare rispetto alla persona con cui si sta. Da quella sera questo ragazzo l'ho rivisto una sola volta, sempre in un locale, ed abbiamo parlato. Ho rifiutato un suo invito ad uscire perchè sarebbe troppo. La notte stessa mi ha mandato un messaggio, al quale ho risposto dicendo di lasciarmi in pace e da lì non ci siamo più sentiti. E' un mese ormai che non ho contatti con questo ragazzo ma io non smetto di pensare a quello che è successo. Mi dico che se l'ho fatto un motivo ci sarà, forse al mio ragazzo voglio solo un gran bene. Io l'ho sempre visto come mio futuro marito e padre dei miei figli. Non so come possa essere cambiato tutto in tre mesi. Mi chiedo se lo stress della laurea, il pensiero che tra qualche mese inizierò a lavorare e che la mia vita prenderà un'altra piega possa influire anche sul rapporto di coppia. Avrei bisogno di allontanarmi dal mio ragazzo per capire, ma con suo padre in queste condizioni non mi sento così libera di farlo. Vorrei aspettare un periodo più tranquillo ma so che non ci sarà perchè la situazione sarà sempre peggio. Egoisticamente parlando, vorrei far passare la mia laurea, che è a fine Novembre, per stare io più tranquilla ed affrontare un problema alla volta. Così però mi rendo conto di far star male il mio ragazzo perchè mi vede più distaccata e fa di tutto per farmi sentire più amata, pensando che il problema sia la noia dell'abitudine e non un tradimento. Io mi rendo conto che non gli sto dando le stesse cose che lui dà a me. Mi ritrovo spesso a pensare a quest'altro ragazzo, quando esco lo cerco nei locali dove vado. Lui è un tipo completamente diverso dal mio fidanzato, esce con molte ragazze ed io sono solo una delle tante con cui ha trovato una certa attrazione. La mia paura è che lasciare il mio ragazzo per un tipo come lui, che molto probabilmente a me non pensa nemmeno più, sarebbe l'errore più grande della mia vita. Voglio lasciare il mio ragazzo solo se mi rendo conto di non amarlo più e non per un’altra persona. So anche che questo tradimento pesa tantissimo sulla mia coscienza, vorrei dirglielo perchè fondare un futuro su una bugia non è pensabile per me. Allo stesso tempo ho paura perchè mi ha sempre detto che un tradimento non lo perdonerebbe mai e principalmente gli darei un altro dolore oltre a quello che già sta attraversando. Sono davvero in difficoltà; se non ci fosse stata la notizia di suo padre mi sarei comportata diversamente. Avrei preso una pausa e magari ora starei meglio, ma da quella notizia non mi sono sentita di lasciarlo solo e dargli un altro pensiero. In più so che avrei tutta la mia famiglia contro perché è un ragazzo adorabile e adorato dai miei genitori. Non so come posso fare a capire se gli voglio solo bene o se è solo un periodo di grande confusione che prima o poi passerà. Io sono molto afflitta perchè mi chiedo come mai questi dubbi siano nati proprio ora che la situazione è così complicata; lasciarlo ora significherebbe lasciarlo nel momento del bisogno e non lo augurerei nemmeno al mio peggior nemico. Grazie in anticipo. Cordiali Saluti.
1 risposte - LeggiNon mi sento considerata abbastanza dal mio compagno
Buonasera, premetto che non mi sono mai sentita abbastanza nel corso della mia vita in vari ambiti e situazioni. Ho 33 anni, ma non sono contenta della mia situazione lavorativa, e questo mi pesa molto. Finalmente da circa 3 anni ho la relazione che avrei sempre voluto, un compagno che mi ascolta, mi sta vicino e mi ama. Ci siamo trovati talmente Bene Sión dall'inizio che abbiamo deciso di andare a convivere dopo qualche mese. Però alcune volte mi sento poco considerata, è come se non mi mettesse al primo posto, come se non fossi la prima a sapere quello che gli accadde.( Faccio un esempio: ha avuto una promozione sul lavoro e l'ha detto prima si suoi colleghi e poi l'ha comunicato a me). Lui mi sembra abbastanza indipendente nella storia io invece come al solito temo di fare lo stesso errore e di avere una dipendenza affettiva nei suoi confronti. Sto cercando di trovare un equilibrio in questo, e ritagliarmi i miei spazi. La nostra storia all'inizio ha avuto qualche problemino per la mia ossessione nei confronti della sua ex con cui ci è stato circa 4 anni. Non sopportavo il fatto che lavorassero insieme, che avessero ancora dei rapporti, che lui tenesse ancora le sue foto su social. Questo ci ha portato a ltigare parecchio, poi in parte l'ho accettato. Mi sono sentita un pò infantile a sollevare problematiche del genere. Non ho dubbi su quello che prova per me, ma alcune volte mi sento messa in secondo piano e questo mi fa soffrire. È come se per me la priorità fosse il Noi ma per lui no. Forse come la solito sono io a farmi troppe domande e paranoie. Il problema è che queste paronoie mi portano a stare male ed a risultare pesante nei confronti del mio compagno. Come posso comportarmi per evitare ciò ed avere un rapporto più equilibrato? Grazie
1 risposte - LeggiProblemi con mia figlia 13enne!
Il problema è mia figlia, tredicenne, che si sta comportando come se avesse diciotto anni, ma è una ragazzina, quindi è normale che faccia così, mica mi stupisco. L'anno scorso era molto più innocente e tranquilla, invece quest'anno (ha 13 e a giugno ne compie 14) è radicalmente cambiata e quasi non la riconosco più. Frequenta la terza media e ha già "scelto" il liceo classico come indirizzo, ma solo perché l'ho praticamente esortata, altrimenti avrebbe seguito le sue amiche... che hanno scelto un professionale. L'anno scorso era la studentessa migliore della sua classe e la sua media era 9.8, quindi, insomma, andava molto bene. Quest'anno proprio non ne vuole sapere di studiare. I suoi voti sono scesi moltissimo negli ultimi mesi e ha addirittura una media di 7.7, che per lei è molto bassa, considerando quella dello scorso anno. Sta peggiorando sempre di più. Esce continuamente, non ascolta me e il padre e addirittura sono venuta a sapere che a volte non entra a scuola. Assurdo.
Vorrei dei consigli su come agire.
Sta uscendo con un ragazzo di SEDICI ANNI, e già qui la vedevo negativa la cosa, dato che i ragazzini a quell'età hanno gli ormoni a mille...
Tutto sommato, non sembrava tanto male, inizialmente, ma ora sono venuta a sapere che FUMA. Questa cosa mi ha fatto andare su tutte le furie. E se costringesse la mia ragazza a fare queste cose?! Ad ogni modo, ritornando a mia figlia, queste sono le sue parole : << Te mi tratti sempre come se avessi cinque anni. Devi capire che sto crescendo. Voglio fare le mie esperienze, quindi togliti di mezzo e non privarmi di essere felice con qualcuno >>.
Ma che cavolo c'hanno in testa queste ragazzine?! Si credono tanto grandi e si atteggiano già da ventenni?! Ma io alla loro età non ero affatto così. Non dico che giocavo con le bambole a tredici anni, però non mi comportarvo come lei : risponde sempre sgarbatamente, esce senza permesso, ritorna a casa tardi, si veste in modo inadeguato per la sua età prendendo i vestiti della sorella più grande ( diciottenne), per non parlare del fatto che passi ore a truccarsi e sistemarsi i capelli allo specchio. È normale che indossi vestiti corti e decisamente inappropriati per la sua età?! Non può fare la 18enne quando ha solo 13 anni! Deve capire che è piccola e mi deve ascoltare. Per non parlare dell'ultima! Mi ha chiesto di fare un piercing alla lingua! Ma che stiamo scherzando?! A 13 anni?! Ma se lo può scordare proprio. Mi fa che tutte le sue amiche (ha amiche anche 15enni/16enni ce l'hanno e i genitori erano d'accordo). Dice che secondo lei le starebbe bene e che risalterebbe la sua personalità. Io le ho detto ripetutamente di no. Ha provato a convincere il padre che sembra abbastanza riluttante, fortunatamente. La cosa che mi preoccupa di più è quest'ultima. Ieri sera è tornata a casa che sembrava brilla. Le ho chiesto se avesse bevuto e lei faceva la creatina ignorandomi e scherzando con il fratello di 15 anni. Ho tre figli e con gli altri due non era mai successo. Solo lei mi sta dando problemi. Forse va bevendo con questo ragazzo con cui esce. Secondo me ha un influenza negativa su di lei. Quando il padre le ha chiesto se avesse bevuto lei sogghignava e a fine serata gli ha detto che è una rottura di... e poi se ne andata sbattendo la porta.
Come posso fare?
Cosa devo fare? Non voglio privarla di queste esperienze, però deve capire che c'è un'età per tutto e ho paura che si spinga troppo in là con questo sedicenne, che tra l'altro fuma.
Ansia da lavoro e voler stare a casa tutto il giorno.
Buongiorno a tutti,
Grazie innanzitutto per la possibilità che mi state dando di potermi fare ascoltare.
Ho cambiato lavoro da circa 2 mesi, ero molto entusiasta ma purtroppo ho beccato una responsabile che tratta tutti con i piedi, che non spiega le cose e che pretende che vengano fatte comunque bene e subito. So che questa persona parla male di me alle mie spalle. Tutte queste situazioni mi hanno portato a non vivere più serenamente. Mi sveglio con l'ansia e degli attacchi di panico tutte le mattine, non riesco più a riposare bene e non riesco a smettere di pensare a questi comportamenti anche fuori l'orario lavorativo, quindi ansia e malessere 24 ore al giorno, sensazioni che ovviamente di rimando rifletto alle persone a me vicine. Poiché rimurgino sempre non ci sto con la testa, sono sempre su un altro pianeta e non riesco a godermi le cose che più amavo. Del tempo con i miei genitori, con il mio ragazzo ecc ecc. Al mattino ed alla sera piango... A questo stato d'animo si è anche unito il voler stare tutto il giorno a casa, con mia madre, cosa che ovviamente non è possibile ma che è l'unica cosa che vorrei fare davvero. Ho dimenticato di dire che ho 23 anni e che forse questo voler stare con mia mamma non è normale. Cosa dovrei fare? Lasciare il lavoro? Ho paura di entrare in un circolo senza via d'uscita e di perdere salute e serenità definitivamente... Aspetto vostre risposte. Grazie, Simona.
Non riesco a capire se voglio avere un figlio
Buongiorno,
vi faccio questa domand dopo aver ricevuto la bella notizia da una carissima amica che mi ha detto di aspettare il suo secondo figlio. Nel momento in cui ho letto il messaggio e visto la foto del suo pancione in me si sono scatenate un sacco di emozioni positive e negative. La prima è stata felicità per lei, poi è nata la tristezza e ho chiesto a mio marito perchè secondo lui tutti fanno figli tranne noi?!... e mi è scesa una lacrima, poi mi sono chiesta se la reazione non fosse solo invidia, e mi sono sentita una pessima amica e adesso mi domando se questo figlio che stiamo cercando lo voglio veramente o no e allo stesso tempo mi chiedo se sto cercando di convincermi che non lo volgio per giustificare una eventuale fallimetno.
Insomma tanta confusione e ansia per una domanda a cui non so rispondere, come si capisce se si vuole avere un figlio o no?
Ho 33 anni e sono sposata con un uomo che amo e stimo, sono sicura che farebbe del suo meglio e sarebbe un buon padre così com'è un buon marito.
Forse non ho la stessa sicurezza per quello che riguarda me? E nel frattempo sento ticchettare l'orologio biologico.
Grazie per i vostri consigli
L'angoscia può scomparire improvvisamente?
Buongiorno,
mi chiamo Salvatore ed ho 32 anni, e voglio sottoporvi quanto mi è accaduto, cosa di cui francamente non riesco a spiegarmi.
Negli ultimi mesi ho sofferto di una forma molto grave di angoscia esistenziale che mi ha portato progressivamente ad acquisire una sempre maggiore insicurezza in me stesso e nelle mie capacità. A lungo andare questo stato di tensione emotiva mi ha provocato conati di vomito, rifiuto di interazioni umane, incapacità di uscire di casa se non per motivi essenziali, disattenzione, perdita di concentrazione, insonnia con attacchi di sonno diurno, alimentazione disordinata.
In un'occasione ho anche pensato di farla finita, però poi fortunatamente non ho messo in pratica questo progetto.
Da qualche giorno però, improvvisamente, questo stato angoscioso è scomparso: non ho più sintomi negativi, mi sento ottimista, non ho più il timore delle interazioni umane, e vedo le cose con una inaspettata sicurezza di me.
Concludo che in generale sono una persona introversa e molto sensibile soprattutto ai giudizi negativi.
Come si può spiegare quanto mi è accaduto? E devo preoccuparmi?
Ringrazio anticipatamente per la risposta, e porgo i miei più distinti saluti.
Alienazione dalla società che mi circonda: cosa dovrei fare?
Buonasera
Sono un ragazzo di 27 anni e sono un dipendente statale da circa 6 anni. Dal 2016 ho affrontato un percorso psicoterapeuta terminato alla fine del 2019, lavorando su numerose tematiche legate alla sfera lavorativa-personale. A causa di un trasferimento lavorativo, ho pensato di intraprendere un'ulteriore terapia ad inizio anno scorso con una nuova dottoressa, operando sempre sulle stesse tematiche. Da entrambi i dottori, sono riuscito a conseguire degli ottimi risultati in questi anni. Ho concluso l'ultimo rapporto terapeutico perché ho percepito una mancanza di supporto psicologico ed aiuto, da parte del mio medico, negli ultimi mesi. Tuttavia, da circa un anno (forse anche più), ho come la sensazione di essermi estraniato dalla società rispetto alla realtà in cui vivo: non riesco più a trovare interesse nelle vecchie attività di un tempo( cambiate perché sono cresciuto?), non trovo più interesse nell'avere una relazione con un'altra donna, come se avessi creato un sorta di mondo del tutto personale che va in contrasto con la realtà contemporanea in cui tutti viviamo. Date le mie limitate disponibilità economiche, vivo in una stanza all'interno di un appartamento da oltre due anni e questo, a mio parere, ha notevolmente influenzato questa mia sensazione di estraniazione dal mondo. Ho anche affrontato questa situazione con la mia dottoressa, senza però ottenere miglioramenti o delucidazioni al riguardo. Come dovrei affrontare questa situazione? Dovrei affrontare nuovamente un percorso psicologico-psicoterapeutico oppure di tipo sessuologico? Dopo oltre 4 anni di terapia vorrei trovare anche una mia autonomia personale, anche se sono disposto ad affrontare un altro (spero ultimo) percorso in modo da poter risolvere queste problematiche. Spero di essere stato più chiaro possibile e mi auguro di ricevere numerose risposte. Grazie mille e buona serata