Ansia: Influenze di genere e culturali

Speciale Ansia e Stress
Ansia: Influenze di genere e culturali

 

 

Uno studio condotto in Germania dal German health Interview and Examination Survey (de Graaf et al., 2002) ha indicato che nelle donne esiste una probabilità perlomeno doppia, rispetto agli uomini, di incorrere in un disturbo d’ansia.
Il disturbo ossessivo-compulsivo sembra l’unico disturbo ad avere la stessa frequenza nei due sessi, mentre grandi differenze si rilevano nelle fobie.
 

Perché le donne hanno maggiori probabilità degli uomini di sviluppare disturbi d’ansia?

 

Ci sono alcune teorie in proposito:

  • Sembra che le donne siano meno reticenti a riferire i propri sintomi. Secondo questa ipotesi la differenza presente nelle statistiche deriverebbe semplicemente dal fatto che gli uomini sarebbero più restii ad ammettere il loro problema legato all’ansia.
  • Differenze psicologiche tra i due sessi. Secondo questa ipotesi gli uomini potrebbero essere educati in modo da avere maggiore fiducia nelle proprie capacità di controllo sulle situazioni, una variabile che ha un effetto protettivo contro l’ansia.
  • Fattori socioculturali come ad esempio la differenze di ruolo tra i due sessi. Secondo questa ipotesi gli uomini potrebbero risentire di una pressione sociale maggiore, rispetto alle donne, sul dover affrontare le paure (ricordiamo che affrontare le proprie paure è uno dei trattamenti più efficaci per superare un disturbo d’ansia).

PAESE CHE VAI... ANSIA CHE PROVI?

 

In qualunque parte del mondo le persone soffrono di disturbi d’ansia, indipendentemente dalla cultura a cui appartengono. A cambiare, in base alla cultura, è invece il tipo di problema su cui la loro ansia si concentra.

 

Prendiamo per esempio il Giappone. Qui è molto comune un disagio chiamato taijin kyofusho, ovvero il timore di arrecare dispiacere o imbarazzo nelle altre persone (le persone con questo problema credono che arrossire, guardare negli occhi, odorare o avere qualche difetto fisico possa creare spiacevolezza per gli altri).


Le consueguenze di questo disagio in fin dei conti sono simili a quelle della fobia sociale, ma la differenze sostanziale è il focus centrato sui sentimenti delle altre persone e non sui propri.
Non è un caso che il Giappone, a differenze delle nazioni occidentali più individualistiche, è incentrato sul valore della collettività. Inoltre la cultura tradizionale giapponese incoraggia molto l’attenzione verso i sentimenti degli altri scoraggiando la comunicazioe diretta dei propri (McNally, 1997).

 

Ansia: differenze culturaliTra gli inuit in Groenlandia è invece molto diffuso il kayak-angst, un disturbo simile all’attacco di panico che si caratterizza per la paura intensa, provata dai cacciatori che si ritrovano in mare, di annegare e di perdersi.

 

L’influenza della cultura si riscontra anche in Asia con il koro (improvvisa paura che i genitali sprofondino all’interno del corpo), in Cina, India e Sri Lanka con lo shenkui (ansia provocata dalla perdita del seme durante la masturbazione) e nell’America Latina con il susto (credenza che un forte spavento possa far fuggire l’anima dal corpo).

 

In ogni caso, analizzando queste informazioni, ci si accorge di quanto sia universale il ruolo delle proprie convinzioni e atteggiamenti nel disturbo d’ansia.

 

La variabilità interculturale risulta influenzata:

  • Dall’atteggiamento verso il disturbo: ad esempio in Giappone e Taiwan il disagio psichico è stigmatizzato e questo porta ad una sottostima del disagio (Kawakami et al.,2004; Wiessman et al. 1997)
  • Dai livelli di stress presenti nella propria cultura: ad esempio In Cambogia, a seguito degli eventi estremamente traumatici degli ultimi decenni, risulta frequente l’attacco di panico (Hinton e hinton, Um e Ba, 2001)
  • Dalle relazioni famigliari e dal livello di povertà

 

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