Significato e funzione delle lacrime
A tutti gli esseri umani, piccoli e grandi, capita di piangere. Il pianto è un meccanismo spontaneo di comunicazione non verbale che ci consente di esprimere moltissime emozioni diverse.
Piangendo, possiamo manifestare sia emozioni negative, come la sofferenza, il dolore fisico o emotivo, la rabbia, la tristezza, la frustrazione e l’angoscia, sia emozioni positive, come la gioia, la felicita, la sorpresa, la commozione e molte altre emozioni complesse.
Le lacrime sono un segno dell’intensità delle nostre emozioni. Grazie a esse, possiamo sfogare una carica emotiva molto alta e allo stesso tempo esprimerla agli altri, aiutandoli a comprendere il nostro stato emotivo.
Il pianto si incarica dell’elaborazione, espressione e autoregolazione emotiva. Funge da meccanismo di catarsi emozionale e ci aiuta a connettere la mente con il corpo, sviluppare consapevolezza e auto-compassione. Inoltre, è un segno di empatia e connessione sociale.
È stato osservato che sia durante il pianto legato ad emozioni negative sia durante il pianto di gioia, il nostro cervello rilascia endorfine, delle sostanze che hanno la funzione di ridurre il dolore e favorire una piacevole sensazione di benessere.
Infatti, il meccanismo del pianto del nostro corpo non riconosce la differenza tra tristezza e felicità. Piuttosto, identifica delle emozioni di alta intensità e, per farci “rilassare”, mette in moto una serie di reazioni fisiologiche, tra cui la produzione delle lacrime.
In situazioni emotive positive, come la gioia o l'empatia, le lacrime sono segnali pacifici di bisogno di connessione e possono migliorare la coesione sociale, l'empatia e la compassione.
In situazioni negative, rappresentano un importante elemento di autoconsapevolezza dei propri limiti, purificazione e riduzione della sofferenza.
Funzioni evolutive delle lacrime
Secondo il neurologo Trimble, le lacrime svolgono un ruolo fondamentale nell'evoluzione umana, in quanto attivano il cervello sociale ancor prima del linguaggio.
Sono segnali emotivi che sperimentiamo sin dal primo giorno di vita con il pianto neonatale, che ha la funzione di stimolare l'attaccamento emotivo.
Si ritiene che le lacrime abbiano svolto 3 principali funzioni nel corso dell'evoluzione umana: ridurre l'aggressività, scoraggiare l'aggressore e garantire il soccorso.
Lacrime legate alle emozioni
Secondo uno studio condotto dalla dottoressa Aragón presso l’Università di Yale, il pianto indica una forte emozione, negativa o positiva, e ha lo scopo di generare una catarsi. Infatti, quando piangiamo, possiamo sentire un’intensificazione delle nostre emozioni e poi un gran sollievo, come se le lacrime avessero purificato i nostri sentimenti.
Nello studio viene spiegato che, quando piangiamo di gioia, il nostro organismo cerca di bilanciare i sentimenti di gioia eccessivi, che potrebbero sopraffarci e divenire ingestibili, per riportarci a una situazione di normalità.
Per farlo, usa il meccanismo del pianto, che è qualcosa di apparentemente contraddittorio. In altre parole, per regolare una forte emozione e non “perdere la testa” per la felicità, tendiamo a rispondere con l’espressione di un’emozione che ha valenza opposta a quella vissuta.
Questo meccanismo è noto come espressione emotiva dimorfa, (cioè, che si presenta in doppia forma). Nel caso delle lacrime di gioia, la gioia si manifesta attraverso una modalità espressiva che rimanda a uno stato emotivo diverso o opposto, il pianto.
Lo stesso fenomeno avviene quando siamo stressati o arrabbiati e sperimentiamo la cosiddetta “risata nervosa” o quando proviamo tenerezza di fronte a un bambino e ci viene voglia di pizzicargli le guance.
Inoltre, è stata avanzata l’ipotesi che le lacrime di gioia funzionino anche come modello di regolazione emotiva interpersonale: di fronte al pianto di gioia degli altri, tendiamo a rispondere in modo da abbassare l’intensità dell’emozione, come per aiutare l’altro a portarla ad un livello più gestibile.
Lacrime legate al senso della vita
Un recente studio del dottor Paoli spiega che il pianto di gioia è un’espressione emotiva dimorfa molto particolare. Non si tratta semplicemente di una gioia estrema, ma può essere considerato come un’emozione a sé stante, connessa a un obiettivo specifico.
La funzione adattiva specifica delle lacrime di gioia sarebbe di segnalarci qual è il senso della nostra vita, indicarci quali sono le esperienze che conferiscono un significato profondo alla nostra esistenza e così orientarci verso un maggiore benessere.
La ricerca è stata condotta intervistando dei partecipanti indiani e giapponesi. I due principali motivi per cui gli intervistati piangevano di gioia sono risultati essere:
Il raggiungimento di un traguardo personale importante, come un obiettivo lavorativo, sportivo, personale, che i partecipanti non erano sicuri di raggiungere
Un senso di connessione profonda con gli altri, come quando nasce un bambino in famiglia.
Questa esperienza emotiva si innesca sempre in maniera inaspettata. La maggior parte delle persone la sperimenta circa 3-4 volte nella vita.
È emerso anche che il pianto di gioia varia significativamente in base ai tratti di personalità. È stato stabilito un collegamento stretto tra il non piangere di gioia e la rigidità rispetto al proprio vissuto emotivo. Infatti, coloro che hanno descritto sé stessi come “duri” e “sicuri di sé” tendevano a piangere meno di gioia.
Il pianto di gioia varia anche in base alla cultura: i giapponesi, che percepiscono l’esternazione delle emozioni come una minaccia alla coesione del gruppo, tendono a piangere meno. Nelle culture occidentali, invece, che sono più individualiste e dove la manifestazione emotiva è incoraggiata, è più “facile” piangere di gioia.
Tipi di lacrime di gioia
Secondo uno studio condotto presso la Cornell University, esistono 4 tipi di lacrime di gioia:
Lacrime d’affetto: Le esperienze emotive della dimensione affettiva, connesse all’amore e alla tenerezza, sono quelle che più ci fanno emozionare al punto di piangere. Esempi sono la nascita di un bambino, il ritrovarsi con qualcuno dopo tanti anni o la felicità derivante dal matrimonio.
Lacrime del miglioramento: Quando otteniamo dei risultati che speravamo ma di cui non eravamo certi, in seguito a degli sforzi e dei sacrifici, possiamo provare una forte eccitazione legata al fatto di avere trionfato, e così sperimentare un pianto di gioia. Degli esempi sono essere guariti da una malattia, avere passato un esame o avere vinto una gara sportiva.
Lacrime di bellezza: Di fronte a delle bellezze naturali, come un’alba sul mare, o artistiche, come un quadro che ci ispira e ci incanta, possiamo rispondere con delle lacrime di gioia.
Lacrime dalle risate: Ridere fino ad avere mal di pancia o fino piangere dalle risate è una sensazione molto piacevole, che combina senso dell’umorismo ed emozioni positive, soprattutto quando condividiamo il momento con le persone che amiamo.
Biologia delle lacrime di gioia
Quando proviamo una forte emozione, il sistema limbico del cervello innesca diverse reazioni del sistema nervoso parasimpatico tramite il neurotrasmettitore acetilcolina. Così, sperimentiamo un aumento del battito cardiaco, l’alterazione del ritmo respiratorio e anche la produzione delle lacrime nelle ghiandole lacrimali.
Secondo la dacriologia, la scienza che studia i diversi tipi di lacrime, si possono distinguere tre tipologie di lacrime in base allo stimolo per cui vengono secrete:
Lacrime basali: Prodotte per idratare, lubrificare e proteggere gli occhi. Le lacrime, infatti, contengono acqua, sali minerali, elettroliti, glucosio, proteine e anche lisozima, un enzima battericida dal potere disinfettante
Lacrime riflesse: Secrete come risposta a stimoli irritanti esterni, come ad esempio i solfuri organici che si liberano dalla cipolla quando viene tagliata
Lacrime psichiche o emozionali: Prodotte in risposta a vissuti emotivi negativi o positivi, come dolore o gioia.
È interessante che nelle lacrime psichiche o emozionali, ma non in quelle basali o riflesse, sono presenti anche ormoni e complessi proteici. Queste sostanze sembrano essere diverse a seconda dell’emozione che ha determinato il pianto. Per esempio, è stato osservato che negli eventi traumatici, le lacrime che si producono contengono quantità elevate di sostanze correlate allo stress, come l’ormone adenocorticopo, il manganese e il potassio, mentre le lacrime di dolore contengono la leu-encefalina, un’endorfina che aiuta a scaricare la tensione e ridurre il dolore.
Il fatto che le lacrime abbiano diverse composizioni biochimiche è stato osservato anche dal punto di vista della topografia delle lacrime. Rose-Lynn Fisher, chiedendosi se le lacrime di dolore avessero un aspetto diverso rispetto a quelle di gioia, studiò 100 diverse lacrime, fotografandole al microscopio. Così si è visto che sono davvero morfologicamente distinte per via di molteplici fattori, tra cui quelli chimici, di viscosità e relativi alla velocità di evaporazione, che fanno sì che le cristallizzazioni dei sali assumano svariate forme nelle lacrime scatenate dai vari tipi di emozioni.
Secondo una ricerca recente, le lacrime emozionali della donna, avrebbero anche la funzione di veicolare dei biomarker, dei segnalatori chimici che modulano la risposta negli uomini che hanno di fronte, nei quali si riscontrano livelli ridotti testosterone, minore eccitazione sessuale e attività cerebrale in generale.
Sembra inoltre che le donne, che hanno livelli più alti di prolattina, ormone in grado di ‘’promuovere’’ il pianto, piangano di più rispetto agli uomini. Invece, i maschi sono influenzati di più dal testosterone, ormone che inibisce il pianto, anche se, nella seconda età, quando i livelli di testosterone si riducono, tendono a piangere di più.
Il pianto ci fa bene e non va trattenuto
Piangere ci fa bene, fisicamente ed emotivamente. Con le lacrime possiamo scaricare l’accumulo di emozioni che stiamo sperimentando, e così restaurare il nostro equilibrio interno, riacquisire una visione chiara e tornare a uno stato emotivo gestibile.
Essere in grado di esprimere le emozioni è un segno di equilibrio, in quanto indica sia una buona consapevolezza del proprio io interiore sia la capacità di comunicare in modo efficace con gli altri. Reprimere il pianto significa ignorare le proprie emozioni, chiudersi ai propri bisogni emotivi, interrompendo una connessione mente-corpo importante.
Per questo, bisogna lasciarsi andare ed evitare di trattenerlo, senza imbarazzo né senso di colpa.
Sebbene la società ci possa portare a credere che il pianto è un gesto di debolezza, instabilità, fragilità o mancata virilità, in realtà si tratta solo di stereotipi e generalizzazioni che non hanno alcun senso. Piangere è qualcosa di naturale e ci rende semplicemente umani.
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Oggi ad esempio abbiamo parlato delle lacrime di gioia.
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Bibliografia
Aragón, O.R. “Tears of joy” and “tears and joy?” personal accounts of dimorphous and mixed expressions of emotion. Motiv Emot 41, 370–392 (2017). https://doi.org/10.1007/s11031-017-9606-x
Paoli, B., Giubilei, R., & De Gregorio, E. (2022). Tears of Joy as an Emotional Expression of the Meaning of Life. Frontiers in Psychology, 13.
Shani Gelstein et al., Human Tears Contain a Chemosignal.Science 331,226-230(2011).DOI:10.1126/science.1198331
Janis H. Zickfeld, A Model of Positive Tears, Department of Psychology, University of Oslo, Oslo, Norway, Doi: 10.31234/osf.io/sf7pe