Come affrontare i primi mesi di scuola senza ansie e paure

Ritorno a scuola

Pubblicato il   / Genitori e figli
Come affrontare i primi mesi di scuola senza ansie e paure

Trauma da rientro: esiste davvero?

Il ritorno a scuola può comportare uno stato di malessere diffuso che coinvolge diverse fasce di età, dai bambini più piccoli agli adolescenti. Per tutte le fasce di età è previsto un periodo di adattamento naturale alle nuove fatiche dell’anno scolastico più o meno variabile.

Scuola dell’ infanzia e scuola primaria: per il bambino è la prima occasione in cui vi è una lontananza da casa propria con una certa continuità. Dopo i primi giorni di scuola ansie e capricci dovrebbero scomparire, per fare posto a sentimenti più positivi di curiosità, scoperta e buon adattamento.

In questo caso il ruolo di supporto da parte del genitore è fondamentale, poiché spesso la vera apprensione è più del genitore che non del figlio e quando è la figura di riferimento stessa che si trova in una condizione di preoccupazione più o meno conscia ( che possono far capo anche a proprie angosce primarie irrisolte), questo stato mentale potrebbe essere trasmesso più o meno indirettamente al proprio figlio suscitando uno stato emotivo importante e di difficile gestione.

Se nel bambino tale condizione di disagio emotivo dovesse permanere non si parlerà più di ansia da rientro, bensì di ansia da separazione. L’ansia da separazione, come affermato dalla psicanalista Margater Mahler è uno stadio normale di vita che si sviluppa intorno agli otto mesi, una volta che il bambino comprende che i genitori non scompaiono quando sono fuori dalla portata della suo campo visivo.

L'ansia da separazione raggiunge il suo apice intorno ai 10-18 mesi di età per poi abbassarsi gradualmente. Esistono casi in cui ciò non accade e in cui il bambino manifesta una forma inappropriata ed eccessiva di paura e malessere al momento di separarsi da casa o da una specifica figura di riferimento in momenti e fasi di sviluppo successive, tra cui gli esordi scolastici.

L'ansia espressa, in questo caso, è classificata come atipica rispetto al livello di sviluppo atteso e all'età del soggetto. La gravità dei sintomi varia dal disagio preventivo a veri e propri attacchi di ansia al momento (o anche solo al pensiero) della separazione, causando al bambino un disagio significativo o una compromissione del funzionamento sociale, scolastico o di altre aree importanti (DSM V). Per dare qualche spunto utile di osservazione a genitori e insegnanti si legga l’elenco dei sintomi dell’ansia da separazione al punto successivo.

Scuola secondaria di primo grado: è la fase della preadolescenza. Se prima potevano capitare momenti di condivisione con il bambino dei vissuti e degli stati emotivi, ora vi è una ricerca, da parte dello stesso, della prima autonomia e indipendenza e ciò può portare ad una chiusura in se stessi. In questa fase, nel bambino che manifesta una difficoltà di ripresa scolastica si può riscontare una sorta di atteggiamento oppositivo: il bambino esprime un’ aggressività passiva che si può esplicitare nel rifiuto a preparare la cartella o nella preparazione errata della stessa o nel rifiuto dei compiti scolastici.

Scuola secondaria di secondo grado: il passaggio alle scuole superiori è l’inizio di un nuovo percorso, in cui il ragazzo dovrà affrontare diverse sfide. Tutto ciò coincide proprio con il passaggio alla fase adolescenziale, momento fondamentale nella costruzione della propria identità, perché il bambino lascia lo spazio al futuro adulto. Nell’adolescenza si notano quattro tipi di cambiamenti:

  • La completa maturazione fisica.
  • Il raggiungimento della maturità sessuale.
  • L’acquisizione dello stato di adulto.
  • Il conseguimento del pieno sviluppo cognitivo

Tutti questi aspetti possono comportare una grande pressione e senso di responsabilità per il ragazzo e ciò può creare un possibile stato di ansia.


Ho mal di pancia: come riconoscere segni e sintomi di disagio

I disagi che possono derivare da una condizione di ansia da ripresa sono diversificati. Possono manifestarsi cambiamenti nel ritmo sonno veglia, con difficoltà di addormentamento, incubi notturni, capricci dopo il risveglio mattutino o il tentativo di allungare il tempo di permanenza in casa.

Un’ ulteriore conseguenza dell’ansia da ripresa possono essere i classi sintomi “psicosomatici” in cui il disagio, non correttamente mentalizzato e razionalizzato dal minore prende una via di espressione che si traduce in una forma di disagio/malessere corporeo , ad esempio i frequenti mal di pancia, mal di testa e simili che spesso non ha origine medica, ma è una forma di somatizzazione.

E’ frequente che segni e sintomi si manifestino per un nutrito gruppo di ragazzi di diverse età al momento della riresa scolastica a settembre ma dovrebbero avere un decorso limitato nel tempo, con una spontanea e graduale risoluzione successiva. Se invece questi problemi dovessero perdurare sarebbe bene parlarne con gli insegnanti e consultare un esperto dell’eà evolutiva.

Nel caso specifico invece dell’ansia da separazione di cui sopra i sintomi a cui prestare maggiore attenzione da parte delle figure educative si riassumono facilmente in poche batture ( Manuale Statistico Diagnostico dei disturbi Mentali DSM V):

  • Ricorrente ed eccessivo disagio quando si prevede o si sperimenta la separazione da casa o dalle principali figure di attaccamento;
  • Persistente ed eccessiva preoccupazione riguardo alla perdita delle figure di attaccamento, o alla possibilità che accada loro qualcosa di dannoso, come malattie, ferite, catastrofi o morte;
  • Persistente ed eccessiva preoccupazione riguardo al fatto che un evento imprevisto comporti separazione dalla principale figura di attaccamento (perdersi, essere rapito, avere un incidente, ammalarsi);
  • Persistente riluttanza o rifiuto di uscire di casa per andare a scuola per paura della separazione.
  • Persistente ed eccessiva paura di, o riluttanza a, stare da soli o senza le principali figure di attaccamento a casa o in altri ambienti;
  • Persistente riluttanza o rifiuto di dormire fuori casa o di andare a dormire senza avere vicino una delle principali figure di attaccamento;
  • Ripetuti incubi che implicano il tema della separazione;
  • Ripetute lamentele di sintomi fisici (mal di testa, dolori di stomaco, nausea, vomito) quando si verifica o si prevede la separazione dalle principali figure di attaccamento;

Inoltre Il rifiuto scolastico potrebbe originare da problemi specifici non confidati che, con il ritorno a scuola, potrebbero riaffiorare. Il bullismo, ad esempio è una forma di violenza psicologica e talvolta fisica che può comportare importanti conseguenze sul piano emotivo, mentale e comportamentale.

Le vittime possono manifestare problematiche alimentari e fisiche, aspetti che rappresentano il forte stress cui sono soggette, sintomi spesso confondibili con segnali analoghi allo “stress da rientro” o “ansia da separazione” Inoltre, il loro interesse per la scuola può diminuire e, nel lungo termine, può portare ad abbandono prematuro del percorso formativo.

L’universo scuola: disturbi specifici, disattenzione, demotivazione o altro?

Se i segnali citati nel paragrafo precedente dovessero presentarsi, i genitori non devono allarmarsi, ma cercare di interpretarli e comprenderli. Le problematiche potrebbero riguardare diversi ambiti, dalla sfera emotiva alle funzioni cognitive al rendimento scolastico.

A questo proposito diventa fondamentale consultare un’equipe accreditata di esperti ( In Lombardia esistono, oltre alle strutture pubbliche, elenchi di equipe autorizzate dalle ASST di zona a prima diagnosi e valutazione ) che sappia far chiarezza sull’origine del disagio: il disagio/rifiuto ella scuola o l’abbassarsi del rendimento è da ricondursi a una difficoltà dei processi di apprendimento, a un deficit/blocco delle funzioni cognitive ( attenzione, concentrazione) o a scarsa motivazione o ai fattori psicologici emotivo-relazionali , o all’intersecarsi di alcuni di questi elencati?

Il Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA) comporta, ad esempio, una difficoltà nelle abilità scolastiche, le quali risultano al di sotto di quelle attese per l’età cronologica dell’individuo, causando una significativa interferenza con il rendimento scolastico o con le attività della vita quotidiana.

Il disturbo dell’attenzione e di iperattività (ADHD), invece, si caratterizza per inattenzione ed iperattività impulsiva, aspetti che si manifestano in diversi contesti di vita e che possono compromettere il funzionamento sociale ed accademico.

In altri casi sono i disturbi o le difficoltà emotivo relazionali a essere preponderanti: la socializzazione non è un loro punto di forza, tendono a preferire la presenza della figura adulta a quella dei compagni di classe, possono sviluppare ansia scolastica ed ansia da prestazione.

Isolamento, chiusura, mancanza di interesse sono solo alcuni degli aspetti che caratterizzano i bambini con problematiche emotivo- relazionali. Spesso hanno scarsa autostima e ciò può demotivarli di fronte ad un ostacolo o una sfida (la scuola ne è ricca), perché non sono consapevoli delle proprie qualità e tendono a manifestare atteggiamenti di rifiuto ed opposizione.

In questi casi un consiglio è quello di rivolgersi a degli esperti, specializzati nell’età evolutiva che possano comprendere le cause sottese ed indirizzare il proprio figlio verso un percorso per lui più adatto. I molti casi possono essere d’aiuto percorsi di rinforzo individuale o riabilitativi di funzioni specifiche, in altri sono maggiormente adatti lavori di piccolo gruppo , oltre al generico sostegno dell’aiuto compiti.

Conclusione

Per concludere è fondamentale saper cogliere preventivamente i segnali di disagio, non amplificarli, ma accoglierli e inquadrali corettamente. Se dovessero presentarsi evidenti difficoltà legate alla scuola, come bruschi cali di rendimento blocco o rifiuto o forte demotivazione, è necessario intervenire. Esistono diversi strumenti utili e diversificati, da un semplice attività di aiuto compiti con personale qualificato a percorsi riabilitativi e di potenziamento individuale o di gruppi di piccole dimensioni. Analizzare bene la situazione e i diversi fattori alla base di problematiche complesse, è fondamentale per una maggiore comprensione della situazione.

Per stimolare le risorse dello studente è necessario il contributo degli insegnanti, dei genitori e di specialisti del settore psicologico (equipe autorizzata operante in centro di psicologia specializzato per attività di prima diagnosi e certificazione DSA in cui operano psicologi specializzati in psicologia scolastica e dell’apprendimento in collaborazione con altri specialisti dell’età evolutiva). Lavorando sui punti di forza e debolezza dello studente, sarà altamente probabile una ricaduta positiva sul suo atteggiamento nei confronti della scuola.

Bibliografia

  • Pellai, A. (2012). Si va a scuola. Prepararsi ai primi giorni in classe. Edizioni Centro Studi Erickson
  • Carugati, F., Selleri, P. (2005). Psicologia dell’ educazione. Il Mulino
  • Pellai A., Tamborini, B. (2017). L’età dello tsunami. Come sopravvivere a un figlio pre- adolescente. Editore De Agostini
  • Fassio, O., Martinengo, L. (2013). L’ansia tra i banchi di scuola. Università popolare di Torino Editore
  • Di Pietro, M., Kendall, P. (2003). Terapia scolastica dell’ansia. . Edizioni Centro Studi Erickson