Cos’è lo stalking? Quando si parla di stalking?
Quando si parla di stalking, che in inglese significa “pedinare” o “camminare furtivamente”, ci si riferisce a una forma di aggressione messa in atto da un persecutore che irrompe in maniera ripetitiva, indesiderata e distruttiva nella vita privata di un altro individuo, con gravi conseguenze fisiche e psicologiche (Gargiullo e Damiani, 2008).
Per definire il fenomeno dello stalking, devono esserci tre componenti:
un molestatore o stalker,
una vittima o stalking victim,
dei comportamenti intrusivi che abbiano carattere di controllo o di comunicazione.
Caratteristiche della vittima e dello stalker
Le condotte vessatorie che lo stalker mette in atto sono assillanti e reiterate nel tempo. Possono essere telefonate, sms, invio di regali, lettere di minaccia, appostamenti, pedinamenti, danneggiamenti, aggressioni, atti lesivi, comportamenti ossessivi e altre attenzioni di natura persecutoria o gratificante.
Il molestatore vede la vittima come un oggetto su cui sfogare la propria necessità di attenzioni. Dall’altro lato, la vittima si sente infastidita, invasa, ansiosa e impaurita.
La vita della persona che subisce questi comportamenti può cambiare radicalmente. La vittima di stalking può arrivare a sviluppare un disagio psichico e fisico importante. Possono insorgere insonnia, incubi, disturbi d’ansia, depressione e, nei casi più gravi, anche i sintomi tipici del disturbo post-traumatico da stress.
Spesso la vittima prova un costante timore, tanto intenso che addirittura le impedisce di uscire da casa, di visitare gli amici e la famiglia e di andare a lavorare. Si sente costretta a cambiare numero di telefono e persino a cambiare casa. Lo stalking inficia notevolmente sulla qualità della vita e sul benessere psicologico della vittima.
Lo stalking non è affatto un fenomeno omogeneo. Un 10% degli stalker ha un disturbo psichiatrico (Galeazzi e Curci, 2001), molti sono affetti da narcisismo patologico, alcuni sono dipendenti da sostanze e altri non possono essere inquadrati in una condizione psicopatologica specifica.
Una delle classificazioni più interessanti sulla tipologia di stalker è quella di Mullen, Pathé e Purcell (2000), basata uno studio di 145 stalker condotto in Australia.
Una prima categoria di stalker è “cercatore di intimità”, per cui tutti gli sforzi sono finalizzati a costruire una relazione che possa risolvere un profondo senso di solitudine.
Lo stalker “respinto”, quando la partner pone fine alla relazione, cerca di recuperarla o di vendicarsi. È il tipo più pericoloso e violento.
Lo stalker “risentito”, che ha un forte desiderio di rivalsa, vuole punire e intimidire la vittima.
Lo stalker “predatore” persegue i propri desideri di gratificazione sessuale e controllo tramite i suoi comportamenti finalizzati ad avere rapporti sessuali con la vittima, e può arrivare a compiere molestie sessuali.
Lo stalker “corteggiatore incompetente” non è capace di creare una relazione armonica e sintonica con la partner e spesso mette in atto condotte persecutorie nei confronti di più vittime.
Secondo la classificazione di Ege sono molte le forme di stalking, vediamo le più frequenti:
il più comune è lo stalking emotivo, dove il molestatore, tipicamente ex-partner o ex-collega o ex-vicino, non accetta la fine di una relazione e inizia dei comportamenti finalizzati a recuperare la relazione o a vendicarsi di essere stato lasciato;
lo stalking delle celebrità riguarda un molestatore che è ossessionato da una persona famosa e che è alla ricerca di una relazione idealizzata e irrealizzabile con la vittima;
lo stalking occupazionale deriva da una situazione conflittuale sul posto di lavoro che può accompagnarsi o meno a una strategia di mobbing (insieme di comportamenti aggressivi di natura fisica o verbale).
Come si riconosce e come comportarsi in caso di stalking?
In Italia lo stalking è riconosciuto come reato, nell’articolo 612 bis del Codice Penale.
Devono essere presenti due elementi: condotte persecutorie verso la vittima e, da parte della vittima, percezione di tali comportamenti come fastidiosi e pericolosi. Chi crede di essere vittima di stalking può procedere denunciando il molestatore entro sei mesi dall’ultimo atto persecutorio subito.
È importante che le vittime di stalking si sentano sicure e che recuperino la propria libertà. È consigliabile iniziare un trattamento di pari passo al sostegno legale e sociale e alle strategie che tengono lontano lo stalker, in modo da potere ristabilire e mantenere delle condizioni esterne e interne favorevoli.
Con la psicoterapia, efficace nei casi di stalking, si inizia con un percorso di psico-educazione sullo stalking, accompagnato da misure preventive di protezione e strategie mirate a interrompere qualsiasi contatto con lo stalker.
Inoltre, si lavora sull’elaborazione emotiva degli eventi attraversati per ricostruire delle nuove convinzioni riguardo alla percezione della sicurezza. Può essere utile anche integrare degli interventi comportamentali come l’esposizione graduale e la desensibilizzazione e, nei casi in cui si sviluppino disturbi psichiatrici o intenzioni suicidarie, una farmacoterapia specifica.
Le vittime di stalking possono trarre un grande beneficio anche dai gruppi di auto aiuto e nell’inclusione dei familiari all’interno del percorso terapeutico.
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Oggi ad esempio abbiamo parlato di stalking.
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