Atelofobia: quando il perfezionismo è un limite

Pubblicato il   / Psicologia e dintorni
atelofobia e perfezionismo


Cos’è l’atelofobia?

La parola atelofobia deriva dal greco atelès “imperfetto” e phobos “paura”. Si riferisce a un disturbo psicologico che si caratterizza per la paura di essere imperfetti e delle imperfezioni in generale, in moltissimi ambiti della vita quotidiana. Questa condizione è nota anche come perfezionismo.

Fin dagli albori della civiltà, le persone cercano incessantemente di migliorare sé stessi e il modo in cui gli altri li percepiscono. Mentre cercare di migliorarsi e di ottenere buoni risultati è una condizione normale dell’essere umano, l’atelofobico soffre di una costante inadeguatezza ed è sempre in uno stato di estenuante ricerca della perfezione.
 

Quando il perfezionismo diventa patologico

Chi soffre di atelofobia sperimenta una paura estrema di non essere all’altezza delle aspettative degli altri, di non fare la cosa giusta, di compiere azioni disastrose e irrimediabili e di non essere bravo o efficace abbastanza. Di conseguenza, si sente sempre insoddisfatto e insicuro dato che non riesce mai a raggiungere la perfezione che desidera per via delle sue aspettative irrealistiche.

Così, l’atelofobico si pone obiettivi sempre più alti, o addirittura impossibili da realizzare, e non riesce mai a raggiungere la gratificazione o a sentirsi accettato.

Chi soffre di questa patologia si ritrova incastrato in un circolo vizioso sostenuto dall'idea di dover raggiungere la perfezione: si crea delle aspettative esagerate, viene deluso da sé stesso per non esserne all’altezza e così cerca nuovamente di perfezionarsi.

Il perfezionismo, nella sua forma tradizionale, è stato riconosciuto come un disturbo mentale e rappresenta un’entità diagnostica indipendente nel DSM-III (American Psychiatric Association 2013).

Pertanto, va distinta l’idea del perfezionismo nell’accezione comune da quello patologico, che sarebbe l’atelofobia. Nell’atelofobia è presente un timore sproporzionato ed irrazionale di fronte all’oggetto fobico che in questo caso è l’imperfezione, i comportamenti e le idee imperfette proprie o degli altri. È un vero e proprio disturbo ansioso che porta ad una paura persistente ed eccessiva dell’imperfezione.

Le sensazioni sperimentate da chi ne soffre, come quella di non essere abbastanza o di fare qualcosa di sbagliato, diventano ossessive, complicano le attività quotidiane e portano a un degrado delle relazioni private e professionali.

L’atelofobico, schiacciato dal peso del pensiero della propria imperfezione, ripete le stesse azioni e gli stessi compiti alla ricerca della perfezione e a scapito della propria produttività e creatività.

L’atelofobia si manifesta in tutti gli ambiti della vita della persona: l’aspetto fisico, le relazioni interpersonali, le attività professionali o scolastiche, le proprie ideologie e così via. Tra i temi che più affliggono gli atelofobici, vi sono i familiari: la paura di non essere buoni genitori, la preoccupazione che il proprio figlio non cresca bene, l’ansia nel conciliare lavoro e famiglia.
 

I sintomi dell’atelofobia

Come tutte le fobie, l’atelofobia produce ansia e reazioni somatiche.

Tra i principali sintomi collegati all’ansia vi sono:

  • crisi di ansia

  • evitamento, nonché tutti quei comportamenti volti ad evitare situazioni potenzialmente stressanti o angosciose

  • impotenza appresa, che è la sensazione dell’atelofobico di non potere più agire all’interno della sua sfera di possibile azione e non poter modificare la realtà che lo circonda in alcun modo, in quanto inadeguato e fallito

  • preoccupazione costante

  • vergogna

  • rabbia, irritabilità e perdita del controllo

  • paura del rifiuto

  • tendenza alla delusione

  • visione pessimistica

  • angoscia e inquietudine

  • insonnia, pianto, incapacità di rilassarsi.

 

I sintomi fisici sono risposte psicosomatiche, tra i più frequenti vi sono:

  • tremori

  • sudorazione eccessiva

  • brividi

  • tachicardia e palpitazioni

  • difficoltà di respirazione

  • iperventilazione

  • affanno e sensazione di soffocamento

  • tensione muscolare

  • secchezza della bocca

  • nausea

  • svenimento o vertigine

  • urgenza di urinare e defecare

  • mal di testa

  • confusione mentale

  • mancanza di concentrazione.

 

Le conseguenze nella vita di tutti i giorni

L’atelofobia può limitare significativamente la vita di chi ne soffre e portare a difficoltà serie nei rapporti sociali, familiari, e professionali. A volte si verifica isolamento sociale ed abbandono delle attività lavorative e ricreative, per evitare di esporsi al rischio di fare qualcosa di sbagliato.

  • Nel mondo del lavoro, anche i compiti più semplici possono diventare una sfida insormontabile per chi soffre di atelofobia, ed è comune il rifiuto di incarichi o promozioni proprio per il timore di non essere all’altezza.

  • Nei rapporti interpersonali, si diventa ipersensibili alle critiche e ci sente sempre giudicati, rendendo particolarmente difficili relazioni d’amore o di amicizia stabili.

Nei casi più gravi di atelofobia possono insorgere attacchi di panico, degrado severo dell’autostima, e possono svilupparsi manie del controllo e depressione, con aumento del rischio suicidario. Queste estreme conseguenze sono dovute al divario tra le proprie aspettative e la realtà sperimentata.

È stato ipotizzato che l’atelofobia svolga un ruolo importante in un'ampia varietà di psicopatologie. In particolare, si è osservato un legame con alcune patologie, con cui l’atelofobia si presenta in associazione:

  • il disturbo ossessivo-compulsivo o DOC, con cui condivide la preoccupazione per le proprie azioni e l’alto livello di auto-richiesta

  • il disturbo ossessivo compulsivo di personalità, contesto in cui l’atelofobia può insorgere facilmente, quando il perfezionismo è presente come caratteristica della personalità, e può generare un alto livello di disadattamento e sofferenza

  • i disordini alimentari, che insorgono spesso quando una persona che soffre di atelofobia collegata all’aspetto fisico comincia a praticare esercizio e diete in maniera non sana.
     

Perché si soffre di atelofobia?

Le cause dell’atelofobia non sono completamente chiare. Si dice che l’origine sia multifattoriale, cioè viene attribuita a diversi fattori che insieme contribuiscono all’insorgenza dell’atelofobia. Tra questi vi sono:

  • fattori genetici: predisposizione biologica, come una soglia di attivazione fisiologica bassa o l’eredità di tratti di personalità perfezionistica

  • fattori ambientali: educazione eccessivamente rigida e autoritaria, con critiche frequenti da parte dei genitori

  • fattori caratteriali: tendenza caratteriale a psicopatologie o personalità perfezionista

  • fattori traumatici: eventi dell’infanzia, dell’adolescenza o anche della vita adulta, che sono stati vissuti come traumi, per esempio lutti o storie amorose finite male che hanno portato a paure profonde, come quella di non essere amati

  • esperienze di vita: episodi drammatici che hanno fatto sentire la persona inadeguata, con conseguente generalizzazione a tutti gli ambiti vita della convinzione di essere imperfetti.

 

Nell’analisi delle radici profonde dell’atelofobia, vanno tenuti in conto anche i fattori culturali e sociali. Oggigiorno viviamo in una realtà caratterizzata da un alto livello di competizione ed aspettative sociali. L’ideale diffuso di efficienza e perfezione assoluta porta tutti noi ad essere produttivi e proattivi e ad avere ritmi frenetici. Così, l’essere umano moderno subisce un certo condizionamento culturale nella costruzione della propria identità.

Per sentirsi efficienti, molte persone tendono ad agire e riempire al massimo tempo e spazio, trascurando le emozioni ed allontanandosi dalla propria interiorità. In questo contesto, stati di ansia ed agitazione si aggravano, facendo accrescere la sensazione di fragilità e insicurezza che porta a non valorizzare le proprie risorse e alla convinzione di non essere perfetti.

È interessante che l’atelofobia colpisca soprattutto le donne, perché hanno una maggiore tendenza a sentirsi giudicate per l’aspetto esteriore e per i risultati raggiunti nella vita. Il sesso femminile, rispetto agli uomini, è maggiormente vulnerabile ai confronti e al senso di competitività.

Anche qui, possiamo identificare dei fattori sociali influenti: oggi l’estetica ha una grande importanza e vengono proposti modelli stereotipati di bellezza. Ciò, unito a possibili distorsioni dell’immagine di sé, crea delle condizioni ideali in una donna per lo sviluppo l’atelofobia. Molte sono le donne che si sentono insicure del proprio aspetto fisico e che cercano di “correggere difetti” che ritengono imperfezioni.

Un disturbo emergente è quello del perfezionismo digitale, che affligge soprattutto gli adolescenti e gli utenti dei social network. È sorta negli ultimi anni la necessità di ricercare i disturbi psicologici derivanti dalla digitalizzazione, specialmente tra i giovani adulti, dove le pressioni sociali sono ulteriormente esercitate dall'uso delle tecnologie.

È stato dimostrato che le tecnologie hanno un impatto sui comportamenti individuali: incoraggiano comportamenti "correttivi" o "consigliati" per migliorare o rettificare lo stato "originale" dei comportamenti o i risultati individuali. Esempi di quanto detto sono la correzione automatica delle fotografie, il suggerimento di esercizi e i modelli di lavoro elettronici che migliorano la qualità delle presentazioni. Un sondaggio tra i consumatori ha rilevato che un individuo in media scatta addirittura undici foto prima di caricare il "selfie perfetto" sul proprio profilo social.

Sebbene possa essere positivo cercare la perfezione in una certa misura, l’eccesso di questi comportamenti correttivi attraverso costanti interventi digitali creano una pretesa di perfezionismo.

Uno studio recente, condotto dall’Università di Melbourne, ha analizzato proprio questo fenomeno su un campione di 336 individui, monitorando i livelli di ansia, di tolleranza all’errore, insieme ad altri parametri, per spiegare che cosa comportano le tecnologie e le nostre interazioni con esse. È emerso che il coinvolgimento con i social media e le tecnologie digitali crea un falso senso di perfezionismo sugli eventi della vita e rende difficile affrontare la realtà del fallimento.
 

Come combattare e curare l’atelofobia?

Come esseri umani siamo capaci di affrontare i momenti di stress e di adattarci. A volte, è normale sentirsi inadeguati e commettere errori. Ciò che non va fatto è sprecare tutte le proprie energie nel tentativo di eguagliare modelli illusori di perfezione.

In realtà è solo grazie alla piena accettazione di noi stessi, dei nostri limiti e delle nostre imperfezioni che possiamo approcciarci alla vita in modo efficiente e con felicità. L’errore è parte integrante del nostro percorso evolutivo: sbagliare è indispensabile per imparare dalle esperienze e sfruttare la crisi per rialzarsi con slancio.

I consigli chiave per chi si sente imperfetto sono:

  • familiarizzare con l’imperfezione per poterla ridimensionare

  • esplorare il significato profondo che la perfezione riveste e a cosa è collegata

  • analizzare da cosa è innescata la reazione atelofobica.

Tuttavia, se queste sensazioni creano delle barriere nella vita personale e i sintomi ansiosi sono spesso presenti limitando le attività quotidiane, è bene rivolgersi a uno psicologo.

L'atelofobia è un disturbo difficile da diagnosticare, in quanto può facilmente essere confuso con una personalità perfezionista o con altri disturbi, soprattutto quelli dello spettro dell’ansia. Per formulare una diagnosi, è fondamentale che il terapeuta osservi le reazioni del paziente ai propri fallimenti, insieme ai sintomi riscontrati e alla loro gravità.

Il trattamento psicologico dell'atelofobia è mirato a ridurre i sintomi e a lavorare sulla propria paura e sulle proprie convinzioni negative in modo che il soggetto possa ristabilire un nuovo equilibrio e vivere una vita serena.

La terapia si basa sull'esposizione agli stimoli fobici. In questo modo, con l’esposizione sistematica e la desensibilizzazione, si educa il soggetto a non manifestare una risposta ansiosa all'imperfezione e a generare nuove associazioni. Si opera attraverso una ristrutturazione cognitiva, per modificare le convinzioni sulla propria efficacia personale e sulla necessità di fare tutto alla perfezione.

Con il professionista, si andrà fino in fondo, analizzando le aspettative, le paure profonde e le eventuali distorsioni cognitive.

Nei casi di ansia molto severa, uno psichiatra può prescrivere una terapia farmacologica in combinazione al trattamento psicologico, per placare i sintomi.


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Fonti

  • Perfectionism as a New Technology Driven Mental Disorder Completed Research Paper Darshana Sedera Southern Cross University Gold Coast, Australia [email protected] Sachithra Lokuge RMIT University Melbourne, Australia Forty-First International Conference on Information Systems, India 2020 Flaws in Flawlessness https://doi.org/10.48550/arXiv.2010.12032

  • DSM III-R. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, American Psychiatric Association.(APA) (1987), tr. it. Masson, Milano, 1988

  • Francesco Fabiano, Manuale di Imperfezione: Imparare a sbagliare per vivere felici, Om edizioni, Novembre 2020

 

 

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