Chat di incontri: vantaggi psicologici degli amori via chat

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La gestione di una relazione romantica e/o sessuale virtuale sviluppata entro la cornice di una chat determina innegabilmente il conseguimento di comprovati vantaggi psicologici.

L’accezione di “relazione affettiva e/o sessuale virtuale” in questo mio scritto è da intendersi in senso ampio quale: ricerca di un potenziale partner (per taluni da vedere alla stregua di una cernita entro la chat del compagno desiderato, nella prospettiva intenzionale di praticare futuri incontri reali), per altri, chat finalizzata allo scambio mirato di verbalizzazioni sessuali o, ancora, quale circostanza di natura eccitatoria, per costoro, la chat, costituisce una fonte focalizzata opportuna a consentire l’affiorare di fantasie sessuali altrimenti censurate e oppresse.

Le tipologie or ora accennate delineano, dunque, 3 classi di individui utilizzatori dei siti di incontri (per la seconda e la terzultima più verosimilmente assimilabile al concetto della chat erotica).

Nella seconda delle categorie sopramenzionate l’individuo nutre delle fantasie sessuali che vengono “riversate” sul “bersaglio” sessuale che si renda “più idoneo” sulla base di prerogative e caratteristiche (Egli/Ella nutre già fantasie sessuali, necessita dunque di reperire un canale in cui emetterle, dirigerle); nella terza categoria invece, il canale virtuale costituisce la circostanza generativa di fantasie, in questa terza classe, il soggetto reperisce entro suddetta cornice virtuale il nutrimento, la sollecitazione utile a produrla.

In tutte e tre le categorie menzionate, l’analisi del ventaglio dei variegati vantaggi psicologici derivanti dall’utilizzo di un canale virtuale risulta sovrapponibile.

Alcuni individui hanno bisogno di una esperienza di ricerca e di incontro con l’altro protetta dall’anonimato, staccata dal piano della realtà concreta e, purtuttavia, al contempo “abbastanza reale”, cioè essi hanno bisogno che la persona sia reale, ovvero, avere dall'altra parte della chat una persona viva in carne ed ossa, con la quale intraprendere una conversazione erotica: precisamente, il canale virtuale consente di corrispondere a questo “grado di bisogno reale”/carnale-concreto; per questi individui, genericamente un partner esterno, ma in ugual misura anche una prostituta (o un prostituto), rappresenta talvolta qualcosa di “troppo reale”, un’entità con cui confrontarci, un soggetto portatore a sua volta di istanze, preferenze, gusti, fragilità psicologiche, prerogative sue proprie.

L'individuo che sta dall'altra parte di una linea erotica costituisce quel compromesso perfetto che veicoli una sensazione di sicurezza psicologica e al tempo stesso di realtà.

Altre riflessioni significative andrebbero operate con riguardo al livello comunicativo, ovvero con attinenza alle abilità comunicative ed alle competenze relazionali:

una situazione esterna con la quale intraprendere una relazione sessuale reale richiede una serie di abilità comunicative e competenze relazionali, queste ultime si mettono in gioco nell'incontro con l'altro realizzato attraverso il contatto e la comunicazioneverbale (intesa quale scambio orale); per certi versi la chat, a suo modo, richiede una disinvoltura linguistica differente, non inferiore, una abilità sua propria, di natura diversa, da spendersi nella parola scritta, ossia in un atto comunicativo che aderisce ad altri parametri temporali (messaggi spesso rapidissimi, fulminei, poco ponderati, poco “pensati”, stringhe lapidarie; purtuttavia ciò non rappresenta la totalità degli utilizzatori delle chat, sussistono eccezionalmente anche gli scrittori più contemplativi, che si dilatano in brani poetici), un atto comunicativo, dunque, che segue criteri differenti, connotato dall’assenza di informazioni gestuali, mimiche, posturali, di timbro vocale e di elementi sensoriali che si intreccino, che si affianchino, impolpando l’atto comunicativo verbale netto e definito.

Nell’appuntamento reale i segnali attivi della seduzione e dell’incontro si veicolano attraverso una moltitudine di attivazioni sensoriali: si pensi alle componenti sensoriali olfattive (innescate dall’odore della cute e del sudore), tattili, del calore sprigionato dal corpo altrui, visive e di movimento (in una dimensione visuo-tridimensionale).

Essenziale il contatto visivo (inteso quale incontro di sguardi, tenuta, compenetrazione e qualità dello sguardo), la mimica del volto, l’espressività facciale (il sorriso, il corrugamento della fronte, la tensione muscolare facciale), entro lo sviluppo dell’eloquio verbale: le pause, ossia i silenzi che cadenzano la conversazione, l’inflessione dialettale, l’accento regionale, il tono vocale secco, rassicurante, scandito, meccanico, gioviale (e molte altre varianti).

I movimenti corporali compiuti dall’uno e dall’altro, talvolta micro-movimenti appena percettibili, che determinano nell’interlocutore/interlocutrice (anche inconsciamente) una reazione di apertura o di difesa, dando luogo ad una danza elettrizzante, un meraviglioso alternarsi indefinito ed incerto di avvicinamenti e distanziamenti, fattori tutti portatori di impatto inesplicabile, che non trovano sostituto entro la sfera della chat virtuale.

Nel virtuale le dimensioni della seduzione, dell’erotismo e dell’eccitamento sessuale indotto mediante sollecitazioni lessicali e/o visive, terminologiche, fraseologiche o descrittive risultano completamente diverse.

Infatti, attraverso i canali di internet e delle chat telematiche il soggetto deve avere una certa capacità di veicolare mediante messaggi scritti i propri desideri e la sfera delle proprie fantasie in modo da “colpire” l'altro con efficacia, rapidità; entro suddetta cornice Egli/Ella deve rendersi carismatico/a, in qualche modo deve proporre un’immagine attraente di sé al fine di suscitare l'interesse dell'altro con le abilità e la maestria circoscrivibili e recintate da una messaggistica smart, eludendo i molti fraintendimenti interpretativi ed i rischi di incomprensione connessi alla mancata gestualità, mimica ed intonazione della voce.

In definitiva, quindi, non necessariamente soggetti che appaiono disinvolti nella vita reale disporranno delle medesime abilità linguisitico-comunicative attraverso il canale virtuale e, analogamente, chi meglio sa impiegare la messaggistica e raggiungere l’interlocutrice/interlocutore con un approccio affascinante potrebbe non disporre di capacità di contatto e di parola fluente parimenti attraente nella realtà esterna e concreta.

Talvolta, chi avverte il bisogno di prolungare mediante il canale virtuale in tempi esageratamente estesi la conoscenza di un potenziale partner (sinora dallo stesso utente giudicato gradevole ed apprezzabile “per iscritto”), teme l'introduzione di un nuovo livello sensoriale, quale ad esempio quello della voce, dunque emerge il timore di passare dallo scambio comunicativo scritto ad una comunicazione orale (ovverosia una conversazione telefonica):

questa introduzione aggiungerebbe un piano di realtà ulteriore e a fronte di questo nuovo livello di realtà, molti soggetti percepiscono ansia, come se la richiesta di performance divenisse accresciuta o come se loro stessi percepiscano che il livello di realtà sarà reso più complesso: questo nuovo canale sensoriale, infatti, renderà l'altro ancora più vero, ancora più concreto, quel timbro di voce e non un altro, quell’inflessione dialettale e non un'altra, quelle pause nella scansione delle parole, renderanno quel nostro partner potenziale, sinora percepito solo al di là dello schermo di un computer, ancora più specifico, unico, realistico e meno costruibile sulla base delle nostre sole fantasie.

I fattori che determinano il successo di queste chat sono molteplici;

si tratta di una serie di vantaggi psicologici, molti dei quali perlopiù percepiti come rassicuranti.

Intraprendere, conservare e mantenere lo scambio comunicativo mediante chat, significa interfacciarsi con un partner potenziale, ancora non abbastanza reale, di cui possiamo capire-conoscere solo parzialmente, proprio perché i messaggi e le comunicazioni scritte risultano ristrette, limitatamente a quel lembo di sé autodescritto, autoriportato, autoriferito.

La conoscenza dell'altro risulta circoscritta a quanto riportato per messaggio, la parola scritta di una chat necessariamente, imprescindibilmente, innegabilmente, porta in se stessa delle limitazioni; le medesime limitazioni del messaggio scritto consentono tuttavia il vantaggio psicologico della sospensione di sentimenti di scetticismo, incredulità, pessimismo sull'altro, perché ancora la partita in gioco è tutta da vivere, l'altro è tutto (o in grande parte) da definire e da delineare.

Dunque ciò consente di lasciare spazio alle fantasie: l'altro può essere ancora magicamente corrispondente a quanto noi desideriamo e l'eccitazione mentale derivata da questo fluire della nostra fantasia, nutrita da aspettative ancora passibili di soddisfacimento, è fortissima.

Un altro vantaggio rappresentato dalle chat virtuali è che soggetti che si sentano isolati sul piano della realtà sociale esterna, possano riaffacciarsi a contatti o conversazioni stimolanti.

Secondariamente, alcuni individui possono sentirsi colpevoli inconsciamente (o solo parzialmente consciamente) di nutrire desideri erotici tanto forti, la situazione del canale virtuale li protegge, ovvero ne ridimensiona questo senso di colpevolezza, inoltre, altri soggetti potrebbero nutrire inconsciamente la preoccupazione di ferire gli altri, oppure ancora, in molti di noi potrebbe sussistere l'ansia (talvolta l'angoscia) di sentirci rifiutati: anche in questa eventualità, entro la chat, l'angoscia dell'abbandono trasmette loro (in modo veritiero oppure no) la percezione di un ridimensionamento di quel rifiuto, come se, pur percependo l'angoscia di sentirsi rifiutati, quest'ultima sia leggermente ovattata, appiattita, ridimensionata dal canale: ossia un rifiuto virtuale e non un rifiuto pragmatico derivante dal mondo reale, avrebbe un impatto psichico leggermente ridimensionato e, dunque, maggiormente sostenibile.

Vi sono poi soggetti che raccolgono attraverso il canale virtuale, qualora trovino potenziali partner erotici, la sensazione che questi interlocutori traggano grande appagamento dallo scambio intrapreso con loro entro il canale virtuale, ossia “non desiderino altro che questo scambio”. Ciò rappresenta una fonte di soddisfacimento e di appagamento elevatissimo, secondo cui avrebbero finalmente trovato una persona che esprime la gioia, l'eccitazione di averli trovati e, in tal senso, sentono il riempimento e la risposta a quel bisogno di rendere felice l'altro “facilmente, vedere nella gioia, nell'appagamento dell'altro la propria stessa soddisfazione.

Molti altri soggetti traggono un senso di sicurezza anche dal potersi proporre all'altro, vale a dire agli occhi dell'altro, in una veste migliorata, più positiva, più affascinante, più carismatica:  il proprio impiego diviene arricchito e reso più accattivante, la descrizione di sé, del proprio ambiente domestico, dei propri hobbies e della gestione del proprio tempo libero, possono essere abbelliti in qualche modo laddove ne operiamo la descrizione incompleta e circostanziata.

Suddetta cornice apporterebbe il vantaggio psicologico di incrementare la propria autostima (il fattore qui accennato si evidenzia, dunque, nel funzionamento psichico di individui aventi questa peculiare delicatezza).

In tale circostanza le fantasie erotiche vengono inserite entro una descrizione ed un'immagine di sé che viene proposta all'altro come imbellita.  Non si pensi che tutto ciò rappresenti una manipolazione volontaria (o sistematicamente consapevole) del soggetto utilizzatore della chat, talvolta noi stessi nutriamo il bisogno inconscio di abbellire quella cornice esistenziale grigia in cui ci percepiamo collocati; noi stessi, dunque, aneliamo a migliorare un'immagine di noi stessi per contrastare quella disistima insidiosa, che ci fa percepire l'immagine della nostra corporeità come indesiderabile, avvizzita, poco attraente… ordunque, l'impiego della chat virtuale consente la messa in campo di meccanismi di difesa talora indispensabili a contrastare quell’autocritica, quel disprezzo di sé, quel non piacersi genuinamente, autenticamente, profondamente.

Attraverso il canale virtuale creiamo l'opportunità di dilatare il momento in cui avverrà realmente l'incontro con il potenziale partner; determiniamo, pertanto, quello spazio-tempo in cui poter vivere il sollievo di un'immagine di noi stessi più attraente e dunque più rassicurante: in tal senso, parallelamente le fantasie sessuali si permeano, si imbevono e si nutrono congiuntamente ad un'immagine di sé e dell'altro imbellite.

Nel virtuale si ha la possibilità di mostrarsi con abiti diversi, di accentuare la parte migliore (o le parti migliori) di sé, amplificare i presunti talenti; solo raramente, per taluni casi, l’estremizzazione di questo meccanismo di “miglioramento” potrebbe determinare il mettere in campo parti e aspetti che non appartengo a sé, ma che si vorrebbe notevolmente fossero propri.  In questa circostanza, si antepone l’ideale dell’Io, un’immagine di sé, percepita come irrinunciabile che si vorrebbe fortemente incarnare: qui il canale comunicativo virtuale consente di mascherarsi, di creare una realtà del sé (virtuale) in cui potersi “calare”.

Per molti soggetti quest'ultimo meccanismo psicologico qui descritto risulta invece secondario rispetto alla necessità di immaginare l'altro come eroticamente attraente, desiderabile, corporalmente disegnato su canoni estetici perfetti, talvolta rigidi: si tratta di individui perentoriamente esigenti, propensi ad un'analisi estetica categorica del/della candidato/a partner, essi entro il canale della chat virtuale possono intrattenersi all'idea di una bellezza assoluta finalmente trovata, reperita, eccitante nella misura da costoro agognata (difficilmente reperibile nel contesto della realtà che li circonda).  Talvolta, suddetto anelito alla perfezione di una bellezza virtuale estetica assoluta, costituisce per questi individui un autoinganno psicologico, il canale della chat, di nuovo, concede il vantaggio psicologico di viverci quel sogno, la sospensione dell’incredulità che ciò possa non essere.

Alcuni individui, superato l’approccio iniziale, avvertono il conflitto tra il desiderio di conoscere l’altro nella sua realtà esterna (nella sua cornice esistenziale pragmatica) e il voler mantenere l’immagine che ci si è fatti dell’altro (congiuntamente all’anelito di conservare l’immagine di sé che si è fornita all’altro); talora in questo conflitto vince, prevale la paura di perdere ciò che si è creato in fantasia, a fronte di una realtà esterna antecedentemente esperita, deludente, mortificatoria, frustrante, sfoderiamo l’attaccamento per un’idea salvifica, tale fantasia dell’altro rappresenta un aggancio psicologico salvifico a cui ci appendiamo.

Questa percezione idealizzata parziale ed incompleta dell’altro avviene normalmente e fisiologicamente anche nella fase dell’innamoramento, tuttavia nella vita reale successivamente all’innamoramento si arriva ineluttabilmente ad integrare l’immagine dell’altro con fattori (limiti caratterologici, difetti, disfunzionamenti) che derivano dalla frequentazione reciproca; qui, diversamente, si può prolungare arbitrariamente tale inebriante e rassicurante immagine favorevole del partner potenziale.

La distanza geografica dei due utenti della chat, unitamente alle eventuali proibizioni iniziali correlate all'incontro (sulla base di “regole” che si siano dettati gli scriventi medesimi, optando per una scelta di posporre o vagliare successivamente l’eventualità di un incontro fisico), estremizzano ogni forma di desiderio: la sensazione dell’assenza apporta l’amplificazione e l’esacerbazione del desiderio, caricando inevitabilmente l’aspettativa e la pienezza di quel perdersi e ritrovarsi in stringhe lapidarie, di quell’avvicinamento e distanziamento circoscritti allo schermo di un apparecchio.

 

 

(n.b: l’articolo propone una disamina dei fattori implicati nell’utilizzo delle chat di incontri, non configurando di per se stesso un disagio psicologico né una patologia; lo scritto non sviluppa la tematica della dipendenza da cybersex. Per effettuare diagnosi di una patologia da dipendenza debbono sussistere criteri diagnostici precisi (per natura e per quantità), quali: la compulsione (sensazione soggettiva costrittiva, intesa come perdita della capacità di libera scelta nel continuare o no un determinato comportamento), l’impossibilità di interruzione (a discapito di comprovate conseguenze sfavorevoli entro le sfere della propria salute, relazione matrimoniale o lavorativa) e l’ossessività per tali attività.