La manipolazione affettiva

Riconoscere e comprendere i meccanismi della manipolazione psicologica

Pubblicato il   / Sesso e Amore
La manipolazione affettiva

Comprendere il concetto ed i meccanismi della “manipolazione psicologica” è un lavoro molto utile, poiché è una delle principali caratteristiche che le relazioni disfunzionali presentano.

Colui che manipola, vede l’altro come un oggetto che occupa una posizione intermedia: non - Sé e tuttavia soggettivo; registrato e accettato come separato e tuttavia trattato come creazione soggettiva; sospeso tra realtà esterna e realtà psichica profonda.

Mediante la tecnica dell’intimità il manipolatore cerca di rendere noto a sé e spingere dentro un’altra persona qualcosa che si riferisce alla sua natura profonda cercando, intanto, di scaricare la sua tensione istintuale in modo urgente.

Egli però, a differenza della vittima, non riesce ad arrendersi all’esperienza, il suo Io mantiene un controllo scisso, dissociato e manipolativo della situazione. Ciò costituisce il fallimento della situazione intima che porta a ripetere senza fine il processo.

La caratteristica principale della tecnica dell’intimità è il tentativo di stabilire una situazione fittizia implicante la seduzione e la cooperazione volontaria dell’oggetto esterno. Le vittime stesse negano e misconoscono in maniera ingenua e delirante tutto ciò che si va macchinando ai loro danni. La capacità di creare l’atmosfera emotiva che sollecita la volontaria partecipazione di un’altra persona è uno dei pochi talenti reali dei manipolatori.

Il manipolatore avverte con specifica empatia le fantasie e i desideri latenti del suo partner rendendolo complice e costringendolo nel ruolo di oggetto soggettivo.

Il talento con cui pone la realtà e l’oggetto esterno al servizio dei bisogni del suo Io gli da un senso falso ed esagerato della propria sensibilità e delle proprie potenzialità; creando una situazione in cui due individui rinunciano alla propria identità.

L’invito ad arrendersi alla logica perversa dell’intimità corporea richiede all’oggetto una sospensione del giudizio e della resistenza ai diversi livelli della colpa, della vergogna e della separazione.

Per creare un complice deve svalutare e disgregare tutte le funzioni che davano all’altro un’identità e un’esistenza separate, diventando nient’altro che una marionetta che, attraverso la volontà e l’autorità del manipolatore, ne realizza le intenzioni e fantasie sperimentando un’intensa eccitazione nell’abbandono passivo alla volontà di lui.

In questa relazione il complice può solo aiutare a porre in scena il tema e dare ad esso una realtà nel comportamento concreto e nell’acquiescenza del corpo senza riuscire ad incontrare o a far emergere i veri bisogni dell’Io e il nascosto tormento del manipolatore.

Anche nella "vittima" si verifica un meccanismo di scissione che svolge una parte decisiva nel mantenere quell’impressione di innocenza. Questo meccanismo la rende indifferente alla sua sorte e la porta a idoleggiare la volontà attiva dell’altro ed il suo potere.

Il manipolatore vive attraverso le proprie azioni, la sua necessità di agire rende irrinunciabile l’uso del volere e del potere, ma in realtà conosce sé stesso solo attraverso ciò che la sua vittima realizza delle sue intenzioni, rendendo estremamente povera la sua esperienza "relazionale". Ciò che per lui è indispensabile accade ed è sperimentato solo dall’altro, rimanendo solo uno spettatore delle azioni che compie attraverso l’altro.

Entrare in relazione con un manipolatore affettivo significa incontrare un vampiro affettivo capace di distruggere la relazione amorosa, di schiacciare la personalità dell’altro e la sua stessa identità.

Il manipolatore evita, nella maggior parte dei casi, di fare ricorso alla violenza fisica, "limitandosi" alla violenza psicologica, molto più subdola e del tutto invisibile agli estranei ed anche molto più distruttiva.

Essere manipolatore non è una tattica, ma un modo di essere, è una personalità narcisistica patologica capace di far sentire il partner colpevole di fatti immaginari attraverso ragionamenti pseudo – logici e regole morali che manipola per raggiungere i suoi scopi.

Una tecnica molto usata è quella della doppia stretta (double bind) o doppio messaggio, una comunicazione paradossale in cui vengono emessi due messaggi opposti in modo che chi ascolta si trovi di fronte ad una scelta impossibile: se obbedisce ad un messaggio contravviene all’altro.

Un manipolatore parla, ma non comunica in maniera autentica, al massimo si esprime con fare ironico e senza permettere replica, deforma ed interpreta quello che il partner afferma senza preoccuparsi del vero significato delle sue parole. Non formula richieste in modo chiaro, ma preferisce porre una domanda indiretta per poi, partendo dalle risposte dell’altro, trarre le proprie conclusioni, da solo.

L’unico scopo è quello di portare l’"Avversario" allo sfinimento ed avere, così, l’ultima parola.

Evita di rispondere e rilancia con un’altra domanda sviando di continuo l’argomento e attaccando il partner sul suo punto debole.

Capace di raccontare una cosa un giorno e poi, in modo del tutto convincente, dire l’esatto opposto il giorno dopo, se gli si fanno notare le contraddizioni negherà categoricamente la sua incoerenza ed accuserà l’altro di aver capito male la prima volta. Risulta un vero e proprio mago della menzogna, neppure lui sembra accorgersi della frequenza con cui mente.

Il manipolatore è una persona lunatica, capace di mutare i propri comportamenti, discorsi ed opinioni a seconda della persona con cui ha a che fare; la mimica, il sorriso e perfino l’intonazione della voce posso cambiare bruscamente.

Quando la soluzione di un problema sfugge al suo controllo si ritrae dalle sue responsabilità facendole ricadere sugli altri, ma se le cose vanno bene ripeterà senza fine che il merito è suo.

La sopravvivenza psicologia del manipolatore dipende dal costante disprezzo degli altri, come se in questo modo si rigenerasse, ecco perché definito vampiro affettivo.

Sono individui deleteri per la salute mentale e fisica, annientano il loro compagno e fanno test continui per individuare il punto debole dell’altro. La loro ragion d’essere è assumere il potere e dominare l’altro, molto golosi ed invidiosi dell’anima dell’altro.

Spesso farà ricorso al ricatto e alle minacce di suicidio, ma solo per obbligare l’altro a dimostrargli il suo amore.

Sono consapevoli di ciò che fanno e dicono?

I loro discorsi sono talmente incoerenti con il loro modo di fare che sembrano comunque convinti di ciò che dicono. Il loro egocentrismo è un potente handicap che li rende incapaci di mettersi nei panni degli altri e comprenderli profondamente e provare compassione di fronte allo sgomento dell’altro impedendo di scusarsi.

La necessità di assicurarsi un’immagine positiva di sé domina la loro esistenza, mostrare un aspetto diverso di sé per sedurre e poi cambiare radicalmente atteggiamento una volta che il successo è assicurato è una forma di manipolazione.