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Perché non mi sono innamorata di lui?
Buongiorno a tutti, sono una ragazza di 24 anni e avrei bisogno del vostro aiuto per fare più chiarezza nei miei pensieri..
L’anno scorso ho approfondito la conoscenza di un amico di mio fratello, abbiamo iniziato ad uscire e a passare molto tempo assieme ma senza impegno, non era una relazione ne tanto meno una frequentazione stavamo assieme perché stavamo talmente bene in compagnia l’uno dell’altra che non potevamo quasi passare nemmeno un giorno senza vederci…
Le cose si sono complicate quando abbiamo iniziato ad andare oltre e siamo finiti a letto assieme, più di una volta e lui mi ha espressamente detto che si era innamorato. Io purtroppo non riuscivo a ricambiare, nel frattempo ho frequentato anche altre persone perché non ho mai dato la stessa importanza che ha dato lui al nostro rapporto. Cioè per me era importante ma non ne ero innamorata e infatti mi capitava di trattarlo male semplicemente perché d’istinto lo respingevo, spesso quando provava di nuovo a portarmi a letto io non riuscivo. Dopo mesi di agonia dove io non sapevo cosa fare, non capivo i miei sentimenti perché non sapevo stare senza di lui ma nemmeno volevo fosse il mio ragazzo, ho dovuto prendere la decisione di liberarlo da me. Volevo che lui fosse felice, non volevo che rimanesse attaccato alla speranza che io un giorno mi sarei innamorata e quindi abbiamo preso strade diverse. Il punto è che a distanza di quasi un anno io ancora non sono riuscita a dimenticarlo, a dimenticare i momenti belli passati assieme, non riesco a togliermi dalla testa tutto quello che lui faceva per me, ogni ragazzo con cui esco lo paragono a lui, non c’è mai stato nessuno che mi abbia elevata e fatta sentire come una principessa come ha fatto lui, ho pensato veramente che poteva essere la mia anima gemella perché quando stavamo assieme era tutto perfetto, non c’era mai un minuto di silenzio tra di noi, parlavamo di tutto sempre, ci scambiavamo idee/opinioni, non mi sono mai annoiata e soprattutto mi faceva ridere! E allora perché? Perché non me ne sono innamorata? Perché non riuscivo più ad andarci a letto? Se lo vedessi solo come un amico non dovrei essere gelosa, non dovrei starci così male, non dovrei paragonarlo ai ragazzi che frequento giusto?
Non voglio tornare da lui senza prima aver analizzato al meglio i miei pensieri, non voglio più farlo soffrire, vorrei tornare ad essere felice e serena
Problemi di pensieri sessuali
Buonasera a tutti, ho un problema da un mese.
Inizialmente, forse per noia o curiosità, mi sono imbattuto in un forum che parlava in modo esplicito, volgare e sessuale di alcune ragazze ed anche se son sempre stato contrario a quel genere di cose, ho iniziato a leggere tutto senza più riuscire a smettere, arrivando persino a masturbarmi con qualcuno di loro mentre ci scambiavamo foto di una ragazza che conosco da 4 anni.
Alla fine mi ritrovavo a darmi dello stupido e dell'idiota perché se tale ragazza venisse a saperlo, perderei la sua fiducia, il suo volermi bene ed il considerarmi speciale.
Ultimamente mi sto impegnando a non leggere più nulla però in me c'è sempre e costantemente il desiderio di tornarci e mi ritrovo, comunque, a leggere cose, valutando l'idea di scambiare altre foto.
Forse è un momento di ansia e insicurezza mia, di sfogo personale e forse non c'è niente di male a masturbarsi per una ragazza, che in fondo, mi è sempre piaciuta o anche l'aver trovato qualcuno che mi presta attenzione quando amici e parenti non lo fanno.
C'è un modo per mettere fine a questo desiderio?
Ghosting amicale
Buongiorno a tutti, vi scrivo per ricevere un conforto e un consiglio; o almeno per condividere.
Una mia amica, dopo anni di legame fraterno, mi ha 'ghostata', come si dice. Premetto che sono certa di non averle fatto nulla di male: mai ho parlato male di lei né ho voluto mai il suo male. Anzi, l'ho aiutata tantissimo sia sul piano personale che su quello lavorativo. Gli altri miei amici dicono che sono stata fin troppo servizievole, quasi uno zerbino; io so che lo facevo con piacere, perché aiutavo una persona che consideravo amica.
Lei fino al giorno prima mi definiva con gli altri 'la sorella' che non aveva mai avuto.
Una sera, circa un mese e mezzo fa, mi ha scritto come al solito per vederci il giorno dopo per un caffè pomeridiano. I toni erano i soliti, dolci e gentili; addirittura mi aveva scritto che aveva trovato una cosa che voleva regalare a me. Il giorno dopo mi ha scritto in maniera secca, che non è da lei, che non poteva. Io ho risposto che non era un problema e che ci saremmo sentite il giorno dopo. Poi però non ha mai più risposto. Le ho scritto altre sei volte in totale nelle settimane subito successive: prima mi sono preoccupata che stesse bene e non avesse problemi gravi; poi la sua assistente ha risposto a un mio messaggio, forse mossa da pietà leggendo che stavo tanto male per il silenzio, e mi ha scritto che la mia amica era tranquilla e stava bene. Allora, appurato che ce l'avesse proprio con me, le ho scritto per capire come mai, con toni sempre dolci e dispiaciuti. Niente. In meno di 24 ore è sparita.
Lei mi aveva accennato di essere borderline ed è seguita da uno specialista. Non conosco però i dettagli, perché non me ne ha mai parlato. So che prendeva degli antidepressivi ma non so quali né per quanto. Non credo però che possa essere l'unica 'causa' di questo comportamento tanto sadico: lo definisco così perché, quando un'amica ti scrive più volte che è lì per te e che sta malissimo per il silenzio al quale l'hai costretta, continuare a visualizzare senza rispondere e cancellarti ogni giorno da un solo gruppo whatsapp per volta - quasi per centellinare il dolore inflittomi, della serie: 'ogni giorno devi ricordare che ti sto escludendo dalla mia vita' - è quasi una perversione secondo me.
Ho provato a telefonarle solo una volta, ma lei di solito non risponde e perciò non ho nemmeno riprovato. Molti miei amici hanno consigliato di andare a trovarla, perché ha un appartamento davanti a casa mia dove va a lavorare - e per il resto vive dal ragazzo fuori città. Molte volte mi sono messa il cappotto, pronta per uscire e andare da lei; poi però mi sono detta 'e se questa mia irruzione diventasse un pretesto per avercela ancora di più con me, giustificando retroattivamente il suo allontanamento? Alla fine, è come entrare in una sorta di suo ufficio'. Così non ci sono mai andata.
Io ci sono stata malissimo; sono stata due settimane a letto a piangere senza nemmeno studiare o lavorare a qualcosa. Un dolore indescrivibile; una paura di essere completamente sopraffatta da tutto e tutti. Il danno alla mia autostima è enorme: temo che tutti i miei amici adesso vogliano escludermi o che le persone che stimo spariscano dalla mia vita da un momento all'altro.
Ed effettivamente i contatti in comune si sono divisi tra quelli che hanno cominciato a evitarmi - anche screditandomi in maniera personale e, cosa assurda, professionale; ma alcuni per invidia non vedevano l'ora, c'è da ammettere - e quelli che vengono a dirmi che lei sparla e che loro non credono alle sue parole perché sanno che lei è particolare...
Io, di contro, non cedo alle provocazioni: ho detto a tutti coloro che si sono interessati che non voglio alimentare le malelingue, e che avendo rispetto per l'amicizia che c'è stata e per il tempo trascorso insieme io mantengo la mia dignità e non mi abbasso né a sentire cosa dice di me né a rispondere con cattiverie e gossip da quattro soldi. Pare, comunque, che le cose che dice se le inventi di sana pianta; credo lo faccia per giustificare un allontanamento che altrimenti sarebbe imperdonabile agli occhi di tante persone che ci conoscono e che sanno che mi sono sempre comportata bene.
Si consideri anche che lo aveva già fatto, lo scorso autunno, con un suo assistente che era anche suo amico e che considerava un braccio destro indispensabile. Ho parlato con questo ex assistente; anche di lui sparlava sempre e lo fa tuttora, infamandolo senza motivo. Ai tempi ero io a placare gli animi consigliando alla mia amica di riflettere e di chiarire direttamente con questo ragazzo; ma non è mai successo. Le ho sempre consigliato di separare amicizia e lavoro, perché tendeva ad avere rapporti opportunistici illudendo le persone di essere sue amiche quando in realtà le servivano per lavoro; e ora, facendomi due conti, anche io sono servita per la sua attività.
Io sento di stare subendo un comportamento infamante e mortificante sotto ogni aspetto, amicale e professionale. Sono certa, dopo un mese e mezzo di auto-processo, di non averle fatto niente di male; e se anche qualcosa non fosse andato bene - cosa che vi assicuro non essere, ma ragioniamo per assurdo - mi chiedo: era così grave da farmi stare così, senza nemmeno una chiusura netta? Dopo anni di amicizia non meritavo nemmeno una parola, nel bene o nel male, per chiuderla con decenza? Questo comportamento è immaturo, narcisista o che cosa?
Ho letto di tanti casi che sono dovuti a una personalità narcisista; ma non saprei. Sono qui per chiedere consiglio. Avevo smesso di andare dalla psicologa dopo essermi ripresa dalla morte di mia nonna, ma adesso voglio tornarci perché sto troppo male. Credo mi siano venuti anche delle specie di attacchi di panico; è uno stato costante di allerta che si intensifica con tachicardia e respiro affannoso quando sono in contesti pubblici con un po' di persone. Io sono sempre stata una persona con pochissimi amici ma molto socievole e adesso vivo immersa in mille paure 'sociali', spesso intimidita e ammutolita. Il mio compagno e gli amici stretti cercano di aiutarmi e rassicurarmi ma non voglio pesare troppo e cerco di tenere dentro per non rompere; alla fine ognuno ha i suoi guai e questa situazione mi sembra stupida, anche se ci sono cascata e mi sento in trappola, nella rete di questa persona che credevo mi volesse bene...
So che può sembrare esagerato, ma appunto io non mi apro facilmente - essere socievoli e conoscere tante persone non significa avere amici - e quando lo faccio per me diventano rapporti di lealtà assoluta. L'amicizia è un valore molto importante nella mia vita e quando considero una persona un'amica vuol dire che ho coltivato il rapporto negli anni, con correttezza, supporto e affetto. Ora è tutto vanificato e mi sento svuotata, come se stessi attraversando un lutto.
Scusate la prolissità, ma al momento non so come altro scriverlo.
Grazie a chi leggerà e proverà a dare una sua interpretazione.
Come gestire un'amicizia morbosa?
Buonasera, vorrei chiedervi un consiglio su quale strategia io possa applicare per cercare di allentare un pò un rapporto di amicizia diventato morboso.
Provo a descrivervi le dinamiche che si sono venute a creare negli anni.
La relazione nasce quando eravamo ragazzi (avevamo 23 anni circa, ora siamo ambedue alla soglia della quarantina) e frequentavamo la stessa comitiva. Per lui era l'unica alternativa sociale in ambito amicale.
Lui non ha mai fatto segreto di essere in cura psichiatrica e di assumere farmaci per un non meglio precisato disturbo di pensieri ossessivi e difficoltà nello gestire le reazioni di rabbia.
Poi la cmitiva si scioglie, ci si trasferisce in altre città per lavoro. In una prima fase lui rimane nel suo paese di origine, e spesso viene a trovarmi, nonostante la distanza, pur di non rimanere solo (ha conflittualità anche in famiglia) e non riesce a socializzare in altri ambiti.
Da parte mia c'è sempre stata disponibilità e inclusività, apertura, ma alle volte il suo comportamento stravagante e indisponente ha provocato la disapprovazione nei gruppi che mi ero nel frattempo costruito e nei quali avevo provato a presentarlo.
In una seconda fase ha trovato lavoro anche lui e, come prevedibile, ha fatto molta fatica ad ambientarsi e ha stretto pochissime relazioni: lavortivamente parlando non ci è voluto molto prima che si inimicasse i colleghi, e la sua insofferenza, secondo un copione che si è ripetuto sempre identico in tutti i lavori che ha cambiato, è andata crescendo fino a fargli lasciare il lavoro nell'arco di pochi mesi.
Basta il minimo problema relazionale con colleghi o superiori a fargli montare dentro l'insoddisfazione, la frustrazione e lo stress (e spesso la paura del confronto, perchè dopo eventuali esplosioni di rabbia non lascia modo all'altra parte di replicare, cercando una via di fuga).
Nei miei confronti, i contatti telefonici si fanno sempre più frequenti, arrivando a chiamarmi giornalmente o anche più volte al giorno: spesso le sue lamentele riguardano il sentirsi solo o la rabbia per le dinamiche lavorative.
Sperando di aver fornito un quadro sufficiente della situazione, vengo al dunque.
Le telefonate in sè non costituirebbero un problema, in quanto solitamente molto brevi: il problema principale sta che continua a vedermi come unico punto di riferimento, al punto tale da aver tentato, in passato, di trovare lavoro nella mia stessa zona (l'ha frenato la paura di cambiare contesto).
Il mio timore riguarda sostanzialmente il rischio di vedere condizionata la mia indipendenza e libertà di movimento da una sua possibile vicinanza, dati i trascorsi.
Ho provato, nell'ultimo periodo, a provare a non rispondere sempre alle sue chiamate, o ad essere meno accomodante di fronte alle sue lamentele per la situazione lavorativa, esprimendo la mia contrarietà per alcune sue scelte lavorative.
Tuttavia, queste strategie sembrano non avere successo, almeno nel breve termine, in quanto va facilmente nel panico se non rispondo, continuando a insistere; inoltre, a livello discorsivo sembra anche dare ragione e assecondare, salvo poi continuare nella sua linea di comportamento.
Vi scrivo dunque per chiedervi consigli su una possibile strategia da mettere in campo per far sì che questo suo attaccamento morboso possa in qualche modo allentarsi, perchè non vorrei troncare la relazione.
Grazie a chi mi consiglierà.
Sminuirmi durante un litigio
Buongiorno,
Quando capita di litigare, perché magari io faccio notare a lui una mancanza in qualcosa, anziché uscirne con una discussione risolutiva e pacifica si mette subito sulla difensiva e spara a mille dicendomi un sacco di cose brutte come “ sei senza spina dorsale” ma peggio ancora “ la mia ex era piu’ intelligente” davanti a quest ultima frase non riesco a trattenermi piu’. Come dovrei rispondere? Perché lo fa se poi quando va tutto bene e’ l uomo piu’ premuroso del mondo.
Trauma dopo rapina in casa per mamma e figlia
E' passato circa un mese dopo la rapina subita in casa da me e mia figlia e ancora non mi riprendo.
Sono vedova, benestante, vivo con mia figlia 28 enne in un villino unifamiliare in un piccolo centro della provincia di Avellino.
Di notte rapinatori armati hanno forzato una porta finestra, disattivato l'antifurto e ci hanno sorprese nel sonno.
Mia figlia è stata subito sopraffatta, legata e imbavagliata.
Io, sotto minaccia delle armi, non ho potuto reagire e ho dovuto rivelare combinazioni e quant'altro e lasciare che mi rapinassero.
Poi hanno legato e imbavagliato anche me.
Mia figlia ed io siamo state portate in stanze diverse affinché non potessimo liberarci a vicenda.
Per fortuna non abbiamo subito altre violenze.
Solo al mattino presto siamo state trovate ancora immobilizzate dalla donna delle pulizie che è entrata con la sua chiave.
Poi è seguita la trafila degli interrogatori.
E, peggio ancora, quella dei pettegolezzi di paese e delle curiosità (sono una persona piuttosto nota nel mio paese).
Ora vivo una triplice ferita: rabbia e umiliazione per la rapina subita, angoscia e paura notturna, mentre mia figlia sta ancora peggio di me e quasi mi rimprovera di non averla difesa.
So che il suo è un atteggiamento irrazionale, ma per lei sono stata sempre la sua guida forte e autorevole.
Mio marito è morto quando la ragazza era ancora una bambina e io l'ho viziata in ogni modo e sollevandola da ogni pensiero.
Ora la realtà ha fatto brutalmente il suo ingresso nel vissuto della mia bambina.
E io chiedo: che fare?
Grazie per l'ascolto.
Perché mia moglie ha bisogno di questa fantasia?
Buongiorno
Mia moglie ed io siamo sposati da 21 anni.
Io no ho 47 e lei 42, abbiamo due figli.
La nostra vita matrimoniale è tutt'ora serena, solo qualche litigio qua e là, i figli crescono e noi stiamo bene insieme.
Sul fronte del sesso ho un dubbio.
Qualche mese fa ho scoperto sul suo cellulare un'applicazione, un po' nascosta, che so essere usata per chattare, la cui presenza mi è parsa strana.
Voglio chiarire che non si è trattato di un controllo motivato da dubbi, mi ha chiesto di tentare di sistemare il suo cellulare in quanto crashava in continuazione.
Senza voler approfondire la questione informatica vi dirò che ho aperto questa app.
Ebbene ho contato una decina di contatti, tutti uomini intorno i 45 anni circa, con i quali scambia frasi molto spinte, erotiche ma anche estremamente "porno".
Dopo la prima gelata di sangue ho cercato di ragionare e pormi domande.
1) Se nascondesse una tresca non sarebbe così ingenua da darmi il suo cellulare rischiando di essere scoperta.
2) Se invece lo avesse fatto apposta per mettermi sotto il naso le mie corna non sapendo in quale altro modo fare?
3) Perché a questi uomini non menziona nessun problema di coppia col quale giustificare il suo comportamento? Perché nelle sue frasi parla solo di sesso spinto fine a sé stesso?
..... è così via.
Non riuscendo a trovare un senso logico apparente in nessuna ipotesi, in quanto non stiamo attraversando nessuna crisi matrimoniale, ho deciso di guardarla negli occhi e chiederle spiegazioni..... tra un misto di sgomento, rabbia e terrore di averla persa senza essermene neppure accorto.
Attimo di sguardi.... poi la spiegazione mi ha lasciato di stucco.
"Non ti sto tradendo... è una mia fantasia, solo una fantasia.... che non avevo il coraggio di dirti".
Una fantasia inconfessabile.
Ovvero si eccita a chattare con perfetti sconosciuti recitando la parte della moglie fedifraga.
Devo dire che, tornando indietro con la memoria, non ha mai cambiato abitudini, non si cura più di prima, non si chiude in bagno per chattare.... non fa tutte quelle cose tipiche dei traditori, tranne usare parecchio il cell.
Ha voluto dimostrarmi che non mi tradisce davvero.
Ha voluto che leggessi integralmente tutte le chat,
ho letto cose molto spinte, cose che facciamo io e lei, non sono un puritano bacchettone.
Ma leggere certe cose rivolte ad altri uomini mi ha turbato molto.
Però devo ammettere che in mezzo a tutte quelle frasi non ho letto nulla che indicasse un suo scontento nei miei confronti, anzi, mi ha più volte descritto come passionale, ma che nonostante questo lei aveva bisogno di tradirmi comunque per dare sfogo alla “moglie troia” che è in lei ( parole scritte da lei).
Ma alle insistenze di questi uomini per incontrarla, lei rispondeva sempre con frasi indefinite che lasciavano in sospeso il discorso, senza dire di no e senza dire di si.
Ad un paio di questi, i più insistenti, mesi fa ha scritto che io l'avevo sorpresa e quindi doveva troncare.
È così è stato, vedendo la cronologia ho potuto constatare che con questi due non ha più scritto in effetti.
Insomma, tutto lascia intendere che non mi stia mentendo quando mi dice che è solo un gioco virtuale.
Ovvero che trovi eccitante recitare la parte della fedifraga ma senza esserlo davvero.
Ma adesso mi ritrovo in una condizione stranissima:
Mia moglie vorrebbe il mio benestare per continuare a chattare recitando un ruolo che la eccita e alimenta le sue fantasie virtuali, sostiene inoltre che tale pratica la “accende” e proprio per questo a letto è molto calda con me.
Io mi ritrovo a 47 anni a dover fare i conti con dubbi sulla sua onestà, anche se sembrerebbe tutto vero, ma la gelosia è irrazionale.
Insomma... ho diversi elementi per crederle ma mi sento agitato, come posso non temere che prima o poi tutte queste chat le facciano fare la sciocchezza?
Temo che impedirglielo faccia solo danno.
Grazie mille
Felicemente fidanzata ma pensare all'ex
Sono una ragazza di 22 anni e da quasi 7 mesi sono fidanzata con un ragazzo stupendo. Con lui c'è molta complicità mentale, è bello intelligente e non litighiamo praticamente mai. Tuttavia sempre più frequentemente mi ritrovo a pensare al mio ex, a sognarlo e a addirittura sperare di incrociarlo. Con il mio ex siamo stati insieme 2 anni, una relazione super intensa ma piena di alti e bassi ed è finita perchè in un periodo litigavamo troppo (non perchè non c'erano i sentimenti). Ci siamo lasciati un anno fa, ho passato i primi mesi con la rabbia dentro ma ora che mi è passata sono curiosa a voler capire come è diventato ora e come staremmo insieme, anche se ho paura di rovinare tutto.Le poche volte che l'ho sentito (perchè anche a lui manco e a volte mi cercava) avrei voluto raccontargli un sacco di cose, ma so che ora sono fidanzata e non è il caso.
Fino a che punto è normale pensare ad un ex? è normale essere felicemente fidanzata e a modo mio amare la persona con cui sto ora ma pensare all'ex che si aveva amato con tutta se stessa? Cosa faccio?
freno inibitorio: cosa significa?
Salve buonasera volevo sapere cosa significa non avere freni inibitori
3 risposte - LeggiMangiarsi continuamente le pellicine dalle labbra
Salve! Ho un problema con le labbra: mi tolgo continuamente le pellicine dalle labbra fino a sanguinare. Passo buona parte della giornata con le mani sulla bocca, spesso neanche me ne accorgo, è diventato automatico. Quando tolgo le pellicine lo faccio quasi con "cattiveria" non sono delicata a farlo, arrivo fino a sanguinare e a provare dolore tant'è che a volte non riesco a muovere le labbra per sorridere o per parlare che mi si spaccano e sanguinano ancora. Quando arrivo a sanguinare, non mi fermo se c'è a cora la pellicina la devo strappare sangue o non sangue. Quando però arrivo al dolore, si mi fa male, ma un è male direi quasi piacevole ormai. Se provo a non farlo o mi mangio le unghie o dirigono i denti.
Ho questo problema da un po' di anni ormai; per un certo periodo se c'era un capello in mezzo al viso o in giro da solo lo strappavo quasi sempre, ora mi capita meno spesso. Fino ad un paio di anni fa se avevo crosticine o brufoletti in viso li grattavo via mente ora lo faccio con quelli sulla schiena.
Per un periodo di quasi tre mesi, circa cinque anni fa sono caduta nell'autolesionismo fino ad arrivare a preparare un suicidio che però, fortunatamente non sono mai riuscita a fare, anche se allora volevo.
Adesso ne sono uscita da sola, nessuno sa nulla.
Ad oggi mi capita di avere alcuni momenti in cui sono stesa sul divano a fare nulla o a scuola o comunque in situazioni "normali" e avere attacchi d'ansia suppongo siano, mi batte forte il cuore e respiro un po' corto
Spesso mi capita di pensare ancora al suicidio, a come sarebbe se fossi morta o come starebbero meglio gli altri; in stazione a volte quando sta per arrivare il treno lo fisso e mi avvicino alla linea gialla anche superandola senza però mai buttarmi.
Ho scoperto di avere una amica che è caduta in una lieve depressione e questo mi blocca ancora di più nel parlarne con qualcuno.
Essendo sia alle elementari che alle medie e a volte anche alle superiori, stata presa in giro per diversi motivi, sono molto chiusa ci vuole molto tempo prima che qualcuno riesca ad avere la mia fiducia, e per questo in tutta la vita non ho mai avuto una migliore amica, o un fidanzato o comunque qualcuno che restasse nella mia vita. Tutto ciò mi porta a sentirmi molto spesso sola e non cercata, come non amata e praticamente inutile.
Tra l'altro ho anche un rapporto molto difficile con i miei genitori, diciamo che se dovessi dire che gli voglio bene, non sarebbe un bene da figlio, ma un bene da conoscenti diciamo; non li sento molto genitori, non sono mai stato molto presenti nella mia vita e nonostante mi abbiano dato tutto non mi hanno mai dato l'amore di cui necessitavo.
Con loro non voglio tassativamente parlargiene.
La mia domanda è: la cosa a cui sto pensando è fare diverse vistie quando mi trasferisco tra un po' di mesi, ma fino ad allora come dovrei comportarmi? Cosa devo fare? Cosa mi consiglia? Grazie mille per la vostra risposta
Perchè vivere?
La domanda di questi giorni è : Perché Vivere?
Non riesco a trovare qualcosa per la quale valga la pena vivere, l’unica cosa che mi tiene qui sono i miei genitori e mia sorella, loro non meritano un dolore così grande, non meritano di perdere una persona alla quale vogliono tanto bene. Tutti gli altri se ne farebbero una ragione, starebbero male un pochino, ma poi passerebbe tutto. Io perché devo continuare a “vivere” una vita che non mi porta da nessuna parte ? Perché devo vivere? Non vedo un futuro, non mi piace studiare, non mi fiderò mai di nessun ragazzo. So per cosa devo vivere ma non so per cosa VOGLIO vivere.
Tutto ciò che faccio lo faccio per impiegare il tempo, è solo un palliativo, nell’attesa che il giorno finisca. Il problema è che quando un giorno finisce, ne inizia un altro e tutto si ripete come il giorno prima.
Non ho la forza di andare avanti, non ho la forza per fare niente, non ho la forza di studiare, di leggere, di amare la vita. Amare la vita…ma poi perché? È qualcosa che ho voluto io?
No, io non volevo nascere.
Se non fossi nata adesso non avrei nessun problema, se non fossi nata, nessuno piangerebbe per la mia morte.
E invece devo stare qua, costretta, per far giocare qualcuno che si annoiava e ha deciso di creare il mondo. Sempre se questo qualcuno esiste. Se non esistesse sarebbe ancora peggio. Sarei qui per pura casualità.
Il mondo è cattivo, le persone sono cattive, è tutto pieno di sofferenza, soffriamo tutti e non abbiamo il coraggio di porre fine a tutto ciò. Vorrei che il mondo finisse e si portasse via tutti i dolori e la cattiveria dell’umanità. Sarebbe meglio per me, per tutte le persone che vivono adesso e che vivranno in futuro. Smettiamola di fare figli, smettiamola di mettere al mondo persone che soffriranno, spezziamo questo cerchio, finiamola di essere stupidi ed egoisti. Noi soffriamo e cerchiamo di stare meglio giocando con la vita degli altri. Dovrebbe essere illegale favoreggiare il proseguimento della vita sulla terra.
Qual è il senso di tutto ciò?
Tutto ciò che facciamo è un modo per impiegare del tempo dato che abbiamo avuto la sfortuna di nascere.
Mi sento vuota, mi sento senza uno scopo, mi sento triste, depressa. Prima non ero così, prima apprezzavo qualsiasi cosa…che stupida! Adesso ho aperto gli occhi, ho capito che razza di fregatura è la vita.
Che cattiveria immensa.
Cosa mi succede? Non provo affetto per nessuno
Buonasera, mi trovo a scrivere qui e nn so perché, non per sminuire nessuno ma mi fa sentire una senza speranze ma poi in fondo mi sembra l ultima risorsa.
sono consapevole di nn avere mai avuto una vita "normale" , genitori separati mamma giovane padre quasi del tutto assente e tutte le cazzate che potrei dire, ho paura d farlo solo x giustificarmi,solo x autocompatirmi.
ho sempre creduto d avere il controllo su tutto ma nn e mai stato cosi, ora mi ritrovo quasi sola, ho lasciato da un mese un uomo che mi amava incostantemente da 5 anni perche nn provo piu nulla, ma ne verso lui ne verso nessun altro.
nn ho affetto x nessuno, nn me ne frega d nessuno ne se stanno bene ne se stanno male.
mi sento un mostro, una piccola inutile donna.
Sminuirmi durante un litigio
Buongiorno,
Quando capita di litigare, perché magari io faccio notare a lui una mancanza in qualcosa, anziché uscirne con una discussione risolutiva e pacifica si mette subito sulla difensiva e spara a mille dicendomi un sacco di cose brutte come “ sei senza spina dorsale” ma peggio ancora “ la mia ex era piu’ intelligente” davanti a quest ultima frase non riesco a trattenermi piu’. Come dovrei rispondere? Perché lo fa se poi quando va tutto bene e’ l uomo piu’ premuroso del mondo.
Come gestire un'amicizia morbosa?
Buonasera, vorrei chiedervi un consiglio su quale strategia io possa applicare per cercare di allentare un pò un rapporto di amicizia diventato morboso.
Provo a descrivervi le dinamiche che si sono venute a creare negli anni.
La relazione nasce quando eravamo ragazzi (avevamo 23 anni circa, ora siamo ambedue alla soglia della quarantina) e frequentavamo la stessa comitiva. Per lui era l'unica alternativa sociale in ambito amicale.
Lui non ha mai fatto segreto di essere in cura psichiatrica e di assumere farmaci per un non meglio precisato disturbo di pensieri ossessivi e difficoltà nello gestire le reazioni di rabbia.
Poi la cmitiva si scioglie, ci si trasferisce in altre città per lavoro. In una prima fase lui rimane nel suo paese di origine, e spesso viene a trovarmi, nonostante la distanza, pur di non rimanere solo (ha conflittualità anche in famiglia) e non riesce a socializzare in altri ambiti.
Da parte mia c'è sempre stata disponibilità e inclusività, apertura, ma alle volte il suo comportamento stravagante e indisponente ha provocato la disapprovazione nei gruppi che mi ero nel frattempo costruito e nei quali avevo provato a presentarlo.
In una seconda fase ha trovato lavoro anche lui e, come prevedibile, ha fatto molta fatica ad ambientarsi e ha stretto pochissime relazioni: lavortivamente parlando non ci è voluto molto prima che si inimicasse i colleghi, e la sua insofferenza, secondo un copione che si è ripetuto sempre identico in tutti i lavori che ha cambiato, è andata crescendo fino a fargli lasciare il lavoro nell'arco di pochi mesi.
Basta il minimo problema relazionale con colleghi o superiori a fargli montare dentro l'insoddisfazione, la frustrazione e lo stress (e spesso la paura del confronto, perchè dopo eventuali esplosioni di rabbia non lascia modo all'altra parte di replicare, cercando una via di fuga).
Nei miei confronti, i contatti telefonici si fanno sempre più frequenti, arrivando a chiamarmi giornalmente o anche più volte al giorno: spesso le sue lamentele riguardano il sentirsi solo o la rabbia per le dinamiche lavorative.
Sperando di aver fornito un quadro sufficiente della situazione, vengo al dunque.
Le telefonate in sè non costituirebbero un problema, in quanto solitamente molto brevi: il problema principale sta che continua a vedermi come unico punto di riferimento, al punto tale da aver tentato, in passato, di trovare lavoro nella mia stessa zona (l'ha frenato la paura di cambiare contesto).
Il mio timore riguarda sostanzialmente il rischio di vedere condizionata la mia indipendenza e libertà di movimento da una sua possibile vicinanza, dati i trascorsi.
Ho provato, nell'ultimo periodo, a provare a non rispondere sempre alle sue chiamate, o ad essere meno accomodante di fronte alle sue lamentele per la situazione lavorativa, esprimendo la mia contrarietà per alcune sue scelte lavorative.
Tuttavia, queste strategie sembrano non avere successo, almeno nel breve termine, in quanto va facilmente nel panico se non rispondo, continuando a insistere; inoltre, a livello discorsivo sembra anche dare ragione e assecondare, salvo poi continuare nella sua linea di comportamento.
Vi scrivo dunque per chiedervi consigli su una possibile strategia da mettere in campo per far sì che questo suo attaccamento morboso possa in qualche modo allentarsi, perchè non vorrei troncare la relazione.
Grazie a chi mi consiglierà.
Ghosting amicale
Buongiorno a tutti, vi scrivo per ricevere un conforto e un consiglio; o almeno per condividere.
Una mia amica, dopo anni di legame fraterno, mi ha 'ghostata', come si dice. Premetto che sono certa di non averle fatto nulla di male: mai ho parlato male di lei né ho voluto mai il suo male. Anzi, l'ho aiutata tantissimo sia sul piano personale che su quello lavorativo. Gli altri miei amici dicono che sono stata fin troppo servizievole, quasi uno zerbino; io so che lo facevo con piacere, perché aiutavo una persona che consideravo amica.
Lei fino al giorno prima mi definiva con gli altri 'la sorella' che non aveva mai avuto.
Una sera, circa un mese e mezzo fa, mi ha scritto come al solito per vederci il giorno dopo per un caffè pomeridiano. I toni erano i soliti, dolci e gentili; addirittura mi aveva scritto che aveva trovato una cosa che voleva regalare a me. Il giorno dopo mi ha scritto in maniera secca, che non è da lei, che non poteva. Io ho risposto che non era un problema e che ci saremmo sentite il giorno dopo. Poi però non ha mai più risposto. Le ho scritto altre sei volte in totale nelle settimane subito successive: prima mi sono preoccupata che stesse bene e non avesse problemi gravi; poi la sua assistente ha risposto a un mio messaggio, forse mossa da pietà leggendo che stavo tanto male per il silenzio, e mi ha scritto che la mia amica era tranquilla e stava bene. Allora, appurato che ce l'avesse proprio con me, le ho scritto per capire come mai, con toni sempre dolci e dispiaciuti. Niente. In meno di 24 ore è sparita.
Lei mi aveva accennato di essere borderline ed è seguita da uno specialista. Non conosco però i dettagli, perché non me ne ha mai parlato. So che prendeva degli antidepressivi ma non so quali né per quanto. Non credo però che possa essere l'unica 'causa' di questo comportamento tanto sadico: lo definisco così perché, quando un'amica ti scrive più volte che è lì per te e che sta malissimo per il silenzio al quale l'hai costretta, continuare a visualizzare senza rispondere e cancellarti ogni giorno da un solo gruppo whatsapp per volta - quasi per centellinare il dolore inflittomi, della serie: 'ogni giorno devi ricordare che ti sto escludendo dalla mia vita' - è quasi una perversione secondo me.
Ho provato a telefonarle solo una volta, ma lei di solito non risponde e perciò non ho nemmeno riprovato. Molti miei amici hanno consigliato di andare a trovarla, perché ha un appartamento davanti a casa mia dove va a lavorare - e per il resto vive dal ragazzo fuori città. Molte volte mi sono messa il cappotto, pronta per uscire e andare da lei; poi però mi sono detta 'e se questa mia irruzione diventasse un pretesto per avercela ancora di più con me, giustificando retroattivamente il suo allontanamento? Alla fine, è come entrare in una sorta di suo ufficio'. Così non ci sono mai andata.
Io ci sono stata malissimo; sono stata due settimane a letto a piangere senza nemmeno studiare o lavorare a qualcosa. Un dolore indescrivibile; una paura di essere completamente sopraffatta da tutto e tutti. Il danno alla mia autostima è enorme: temo che tutti i miei amici adesso vogliano escludermi o che le persone che stimo spariscano dalla mia vita da un momento all'altro.
Ed effettivamente i contatti in comune si sono divisi tra quelli che hanno cominciato a evitarmi - anche screditandomi in maniera personale e, cosa assurda, professionale; ma alcuni per invidia non vedevano l'ora, c'è da ammettere - e quelli che vengono a dirmi che lei sparla e che loro non credono alle sue parole perché sanno che lei è particolare...
Io, di contro, non cedo alle provocazioni: ho detto a tutti coloro che si sono interessati che non voglio alimentare le malelingue, e che avendo rispetto per l'amicizia che c'è stata e per il tempo trascorso insieme io mantengo la mia dignità e non mi abbasso né a sentire cosa dice di me né a rispondere con cattiverie e gossip da quattro soldi. Pare, comunque, che le cose che dice se le inventi di sana pianta; credo lo faccia per giustificare un allontanamento che altrimenti sarebbe imperdonabile agli occhi di tante persone che ci conoscono e che sanno che mi sono sempre comportata bene.
Si consideri anche che lo aveva già fatto, lo scorso autunno, con un suo assistente che era anche suo amico e che considerava un braccio destro indispensabile. Ho parlato con questo ex assistente; anche di lui sparlava sempre e lo fa tuttora, infamandolo senza motivo. Ai tempi ero io a placare gli animi consigliando alla mia amica di riflettere e di chiarire direttamente con questo ragazzo; ma non è mai successo. Le ho sempre consigliato di separare amicizia e lavoro, perché tendeva ad avere rapporti opportunistici illudendo le persone di essere sue amiche quando in realtà le servivano per lavoro; e ora, facendomi due conti, anche io sono servita per la sua attività.
Io sento di stare subendo un comportamento infamante e mortificante sotto ogni aspetto, amicale e professionale. Sono certa, dopo un mese e mezzo di auto-processo, di non averle fatto niente di male; e se anche qualcosa non fosse andato bene - cosa che vi assicuro non essere, ma ragioniamo per assurdo - mi chiedo: era così grave da farmi stare così, senza nemmeno una chiusura netta? Dopo anni di amicizia non meritavo nemmeno una parola, nel bene o nel male, per chiuderla con decenza? Questo comportamento è immaturo, narcisista o che cosa?
Ho letto di tanti casi che sono dovuti a una personalità narcisista; ma non saprei. Sono qui per chiedere consiglio. Avevo smesso di andare dalla psicologa dopo essermi ripresa dalla morte di mia nonna, ma adesso voglio tornarci perché sto troppo male. Credo mi siano venuti anche delle specie di attacchi di panico; è uno stato costante di allerta che si intensifica con tachicardia e respiro affannoso quando sono in contesti pubblici con un po' di persone. Io sono sempre stata una persona con pochissimi amici ma molto socievole e adesso vivo immersa in mille paure 'sociali', spesso intimidita e ammutolita. Il mio compagno e gli amici stretti cercano di aiutarmi e rassicurarmi ma non voglio pesare troppo e cerco di tenere dentro per non rompere; alla fine ognuno ha i suoi guai e questa situazione mi sembra stupida, anche se ci sono cascata e mi sento in trappola, nella rete di questa persona che credevo mi volesse bene...
So che può sembrare esagerato, ma appunto io non mi apro facilmente - essere socievoli e conoscere tante persone non significa avere amici - e quando lo faccio per me diventano rapporti di lealtà assoluta. L'amicizia è un valore molto importante nella mia vita e quando considero una persona un'amica vuol dire che ho coltivato il rapporto negli anni, con correttezza, supporto e affetto. Ora è tutto vanificato e mi sento svuotata, come se stessi attraversando un lutto.
Scusate la prolissità, ma al momento non so come altro scriverlo.
Grazie a chi leggerà e proverà a dare una sua interpretazione.
Trauma dopo rapina in casa per mamma e figlia
E' passato circa un mese dopo la rapina subita in casa da me e mia figlia e ancora non mi riprendo.
Sono vedova, benestante, vivo con mia figlia 28 enne in un villino unifamiliare in un piccolo centro della provincia di Avellino.
Di notte rapinatori armati hanno forzato una porta finestra, disattivato l'antifurto e ci hanno sorprese nel sonno.
Mia figlia è stata subito sopraffatta, legata e imbavagliata.
Io, sotto minaccia delle armi, non ho potuto reagire e ho dovuto rivelare combinazioni e quant'altro e lasciare che mi rapinassero.
Poi hanno legato e imbavagliato anche me.
Mia figlia ed io siamo state portate in stanze diverse affinché non potessimo liberarci a vicenda.
Per fortuna non abbiamo subito altre violenze.
Solo al mattino presto siamo state trovate ancora immobilizzate dalla donna delle pulizie che è entrata con la sua chiave.
Poi è seguita la trafila degli interrogatori.
E, peggio ancora, quella dei pettegolezzi di paese e delle curiosità (sono una persona piuttosto nota nel mio paese).
Ora vivo una triplice ferita: rabbia e umiliazione per la rapina subita, angoscia e paura notturna, mentre mia figlia sta ancora peggio di me e quasi mi rimprovera di non averla difesa.
So che il suo è un atteggiamento irrazionale, ma per lei sono stata sempre la sua guida forte e autorevole.
Mio marito è morto quando la ragazza era ancora una bambina e io l'ho viziata in ogni modo e sollevandola da ogni pensiero.
Ora la realtà ha fatto brutalmente il suo ingresso nel vissuto della mia bambina.
E io chiedo: che fare?
Grazie per l'ascolto.
Lasciare il mio ragazzo
Ciao sono Sara e ho 24 anni, sono fidanzata da 2 anni e mezzo, il mio ragazzo è una persona dolcissima ed estremamente buona, dimostra di amarmi davvero tanto e sono certa tenga davvero tantissimo a me, fin dall'inizio però abbiamo avuto delle incongruenze a livello di carattere che ho sempre cercato di ignorare, ormai però si stanno facendo davvero insostenibili Nonostante abbia due anni in più di me lo reputo una persona estremamente immatura, a volte fa dei discorsi che mi mettono fortemente in imbarazzo sia con i miei genitori che con i miei amici, l'ho sempre dovuto guidare in tutto, sul lavoro su determinate scelte di vita persino su come si affronta una relazione in modo normale. Ora sono veramente tanto tanto stanca, di dover sempre pensare per due persone, di non poter mai ricevere un consiglio o un aiuto da parte sua perché non si rivela mai all'altezza delle situazioni, più che un fidanzato mi sembra di avere un figlio. La mia adolescenza è stata difficile non mi sono mai piaciuta e mi rendo conto che mi sono lasciata trascinare appena una persona mi ha dato attenzioni senza per ciò valutare se fosse realmente idonea a me, ora che finalmente ho risolto i miei problemi inizio a pensare di meritare di più. Ho paura però di fargli del male perché come ho premesso lui tiene davvero tanto a me e so che il solo pensiero di essere lasciato lo ucciderebbe, ho provato più volte a intavolare il discorso che tra noi le cose non vanno ma le uniche risposte ottenute sono attacchi di panico e pianti disperati che mi hanno portata in quei momenti a fare un passo indietro e chiudere il discorso, sono frenata perché comunque gli voglio davvero tanto tanto bene, ma so che l'amore è altro e così sto facendo del male a me,non so che fare, non so se lasciarlo una volta per tutte senza continuare ad illuderlo rischiando peò di fargli davvero tanto tanto male (ho paura anche a livello di depressione) oppure cercando di allontanarmi piano piano ma non so bene in che modo, insomma vorrei che soffrisse il meno possibile.
1 risposte - LeggiLei non è più affettuosa
Salve, premetto che la mia infanzia e gioventù è stata scossa da innumerevoli problemi,mia madre soffriva di depressione,a un certo punto ha deciso di farla finita, io a 20 anni ero senza madre in più mio padre è stato tanto manesco con i figli,molto severo,dopo la morte di mia madre,mio padre ha deciso di risposarsi,io e mia sorella non abbiamo accettato questa cosa e lui ci ha cacciato di casa,io sono andato a vivere dalla mia ragazza e la sua famiglia e mia sorella da una zia di mia madre,stavo bene in quella famiglia e finalmente mi sono sposato con la donna della mia vita,ho fatto una famiglia e 2 bimbi,devo confessare che mia moglie è una bravissima persona e mamma premurosa, invece io ogni tanto ho nervosismo e arrabbiature senza senso,mi vengono all'improvviso e comincio a rispondere male sia a mia moglie e i mie figli,certe volte parolacce e insulti e anche manesco a i figli,poi ad un certo punto mi passa il tutto e ritorno me stesso, tranquillo, giocoso, spiritoso e chiedo scusa.Sono la bellezza di 28 anni che conosco mia moglie e 16 di matrimonio, figli ormai grandi,mia moglie non è più affettuosa con me,si è chiusa in se è molto infelice,non fa più sesso è tanto fredda a letto,mi ha detto di non amarmi più perché ne ha subite tante da me e ora ha detto basta,io la amo e non voglio perderla, cerco in tutti i modi di coccolarla ma nulla, vorrebbe uscire con amiche e fare cose diverse,vorrebbe provare ad uscire con qualcuno,un caffè un aperitivo,io non voglio ho paura che provi piacere e mi lasci, come posso salvare il mio matrimonio, grazie delle risposte.
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