Domande su Ansia e depressione Domande e Risposte su ansia e depressione
Mi tolgo continuamente le pellicine dalle labbra
Salve! Ho un problema con le labbra: mi tolgo continuamente le pellicine dalle labbra fino a sanguinare. Passo buona parte della giornata con le mani sulla bocca, spesso neanche me ne accorgo, è diventato automatico. Quando tolgo le pellicine lo faccio quasi con "cattiveria" non sono delicata a farlo, arrivo fino a sanguinare e a provare dolore tant'è che a volte non riesco a muovere le labbra per sorridere o per parlare che mi si spaccano e sanguinano ancora. Quando arrivo a sanguinare, non mi fermo se c'è a cora la pellicina la devo strappare sangue o non sangue. Quando però arrivo al dolore, si mi fa male, ma un è male direi quasi piacevole ormai. Se provo a non farlo o mi mangio le unghie o dirigono i denti.
Ho questo problema da un po' di anni ormai; per un certo periodo se c'era un capello in mezzo al viso o in giro da solo lo strappavo quasi sempre, ora mi capita meno spesso. Fino ad un paio di anni fa se avevo crosticine o brufoletti in viso li grattavo via mente ora lo faccio con quelli sulla schiena.
Per un periodo di quasi tre mesi, circa cinque anni fa sono caduta nell'autolesionismo fino ad arrivare a preparare un suicidio che però, fortunatamente non sono mai riuscita a fare, anche se allora volevo.
Adesso ne sono uscita da sola, nessuno sa nulla.
Ad oggi mi capita di avere alcuni momenti in cui sono stesa sul divano a fare nulla o a scuola o comunque in situazioni "normali" e avere attacchi d'ansia suppongo siano, mi batte forte il cuore e respiro un po' corto
Spesso mi capita di pensare ancora al suicidio, a come sarebbe se fossi morta o come starebbero meglio gli altri; in stazione a volte quando sta per arrivare il treno lo fisso e mi avvicino alla linea gialla anche superandola senza però mai buttarmi.
Ho scoperto di avere una amica che è caduta in una lieve depressione e questo mi blocca ancora di più nel parlarne con qualcuno.
Essendo sia alle elementari che alle medie e a volte anche alle superiori, stata presa in giro per diversi motivi, sono molto chiusa ci vuole molto tempo prima che qualcuno riesca ad avere la mia fiducia, e per questo in tutta la vita non ho mai avuto una migliore amica, o un fidanzato o comunque qualcuno che restasse nella mia vita. Tutto ciò mi porta a sentirmi molto spesso sola e non cercata, come non amata e praticamente inutile.
Tra l'altro ho anche un rapporto molto difficile con i miei genitori, diciamo che se dovessi dire che gli voglio bene, non sarebbe un bene da figlio, ma un bene da conoscenti diciamo; non li sento molto genitori, non sono mai stato molto presenti nella mia vita e nonostante mi abbiano dato tutto non mi hanno mai dato l'amore di cui necessitavo.
Con loro non voglio tassativamente parlargiene.
La mia domanda è: la cosa a cui sto pensando è fare diverse vistie quando mi trasferisco tra un po' di mesi, ma fino ad allora come dovrei comportarmi? Cosa devo fare? Cosa mi consiglia? Grazie mille per la vostra risposta
Perchè vivere?
La domanda di questi giorni è : Perché Vivere?
Non riesco a trovare qualcosa per la quale valga la pena vivere, l’unica cosa che mi tiene qui sono i miei genitori e mia sorella, loro non meritano un dolore così grande, non meritano di perdere una persona alla quale vogliono tanto bene. Tutti gli altri se ne farebbero una ragione, starebbero male un pochino, ma poi passerebbe tutto. Io perché devo continuare a “vivere” una vita che non mi porta da nessuna parte ? Perché devo vivere? Non vedo un futuro, non mi piace studiare, non mi fiderò mai di nessun ragazzo. So per cosa devo vivere ma non so per cosa VOGLIO vivere.
Tutto ciò che faccio lo faccio per impiegare il tempo, è solo un palliativo, nell’attesa che il giorno finisca. Il problema è che quando un giorno finisce, ne inizia un altro e tutto si ripete come il giorno prima.
Non ho la forza di andare avanti, non ho la forza per fare niente, non ho la forza di studiare, di leggere, di amare la vita. Amare la vita…ma poi perché? È qualcosa che ho voluto io?
No, io non volevo nascere.
Se non fossi nata adesso non avrei nessun problema, se non fossi nata, nessuno piangerebbe per la mia morte.
E invece devo stare qua, costretta, per far giocare qualcuno che si annoiava e ha deciso di creare il mondo. Sempre se questo qualcuno esiste. Se non esistesse sarebbe ancora peggio. Sarei qui per pura casualità.
Il mondo è cattivo, le persone sono cattive, è tutto pieno di sofferenza, soffriamo tutti e non abbiamo il coraggio di porre fine a tutto ciò. Vorrei che il mondo finisse e si portasse via tutti i dolori e la cattiveria dell’umanità. Sarebbe meglio per me, per tutte le persone che vivono adesso e che vivranno in futuro. Smettiamola di fare figli, smettiamola di mettere al mondo persone che soffriranno, spezziamo questo cerchio, finiamola di essere stupidi ed egoisti. Noi soffriamo e cerchiamo di stare meglio giocando con la vita degli altri. Dovrebbe essere illegale favoreggiare il proseguimento della vita sulla terra.
Qual è il senso di tutto ciò?
Tutto ciò che facciamo è un modo per impiegare del tempo dato che abbiamo avuto la sfortuna di nascere.
Mi sento vuota, mi sento senza uno scopo, mi sento triste, depressa. Prima non ero così, prima apprezzavo qualsiasi cosa…che stupida! Adesso ho aperto gli occhi, ho capito che razza di fregatura è la vita.
Che cattiveria immensa.
Faccio bene a lasciare l'università?
Salve,
Sono le 5:00 di notte ed io non riesco a dormire ! Il pensiero che mi affligge è: devo lasciare o no l'università ?
Ho 23 anni e brevemente cerco di raccontarti la mia storia ! Ho frequentato il liceo classico senza troppi problemi,studiare mi piaceva , andavo bene , i prof mi adoravano,non era pesante passare ore ed ore sui libri e riuscivo anche fare altre attività come ad esempio frequentare una scuola di danza classica ( per ben 13 anni,ho iniziato all'età di 6 anni). Poi,verso il quarto anno di liceo ho iniziato a pensare a cosa poter fare all'università e mi sono convinta giorno dopo giorno di voler diventare un medico così dopo il liceo ho provato il test d'ingresso a medicina con esito negativo. Ho provato altri test lo stesso anno con esito positivo ed ho così deciso di iscrivermi a farmacia perché a livello di esami era la facoltà più affine alle materie del test d'ingresso e quindi dando gli esami di farmacia avrei potuto prepararmi meglio per il test visto che uscendo da un liceo classico la mia preparazione nelle materie scientifiche era molto scarsa. Però forte della convinzione di voler fare il medico,mentre frequentavo il primo anni di università alla Sapienza di Roma,mi sono iscritta anche ad un corso privato di preparazione al test di medicina della durata di un anno intero che ho frequentato con piacere e successo ( in chimica ero la prima della classe). Il primo anno a farmacia é andato bene,ho dato 7 esami e mi piaceva quello che studiavo però ero sempre più convinta di voler fare medicina così l'anno dopo ho riprovato il test con esito ancora negativo ed ho continuato a fare farmacia dando altri 5 esami. Al terzo tentativo finalmente sono riuscita a superare il test di medicina e così ho lasciato farmacia ma non ne ero del tutto convinta perché in quei due anni mi ero appassionata molto ad una nuova materia cioè la chimica che fino ad allora non avevo mai avuto modo di studiare bene,però pensando al futuro e al lavoro che sarei andata a fare mi sono trasferita a medicina ( cambiando anche città ,perché il test è Nazionale e sono finita in Molise,quindi ho dovuto lasciare Roma che adoravo. ) Il primo anno a medicina è stato traumatico,non sono riuscita a fare nemmeno un esame. Ero molto scoraggiata,depressa,triste e demotivata ma grazie ai miei genitori ho deciso di darmi un altra possibilità iniziando il secondo anno a medicina ma come ripetente perché non avendo dato neanche un esame ho dovuto rifare il primo anno. Prima di iniziare di nuovo il primo anno avevo la possibilità di fare esami sia a settembre che a dicembre ma ho saltato entrambee le sessioni così ora sono arrivata alla sessione di febbraio ma non è cambiato nulla. Emotivamente mi sento uno schifo,mi sento una fallita perché ho ripetuto il primo anno,una perdente inconcludente,inoltre non mi piace la città in cui mi sono dovuta trasferire per studiate medicina,qui non ho amici mentre a Roma avevo delle amiche fantastiche e anche una vite sociale al di fuori dell'università,andare a lezione mi pesa sempre di più , i professori non mi piacciono ( mentre alla Sapienza li adoravo e li ascoltavo estasiata) mettermi sui libri è diventato un trauma, passo le giornate con il libro davanti ma senza studiare nemmeno una pagina , mi sento molto male se penso a tutti i sacrifici che i miei genitori hanno fatto per farmi studiare,a tutti i soldi investiti e a tutta la fiducia che mi hanno dato quindi sono molto depressa anche fisicamente non mi riconosco più ( ho messo su qualche chilo perché per l università sono sempre nervosa e a volte mi sfogo sul il cibo ). Ogni giorno mi alzo con il terrore di affrontare un altro giorno deludente e vado a dormire sempre insoddisfatta perchè non studio niente e dispiaciuta e con un enorme senso di colpa perché sto ingannando i miei. Mi sento tremendamente stupida e incapace perché tra 3 giorno ho l'esame e non ho studiato niente ancora una volta dopo aver fatto così per un intero anno. Così penso che lasciare tutto questo sia la cosa migliore così potrei anche aiutare i miei nell'azienda di famiglia e fare o la commessa nel negozio di mio padre o la cameriera all'agriturismo dei miei. Però ho paura che lasciando l università commetterò l'errore più grande di tutta la mia vita e che un giorno me ne pentiró. Le ragioni che mi hanno spinto a fare medicina sono : aiutare il prossimo a guarire dalla sofferenza o a sentire meno dolore , lavorare in ospedale( che é un ambiente che adoro ) , capire come funziona il corpo umano nei minimi dettagli,prendermi cura degli altri. Ho sempre avuto questo sogno bellissimo da realizzare ,su questo non ho mai avuto dubbi e sono stata sempre convinta e determinata ma ora non è più così e sono sempre più disperata. E non so cosa fare....i miei sarebbero contenti di qualsiasi decisione io prenderó ma la paura di deluderli e deludermi ancora una volta è tanta...
Tu cosa ne pensi ?
Grazie infinite se mi risponderai
Non so cosa fare nella vita
Buonasera, ho bisogno del parere di un esperto. Ho 30 anni e non ho un obiettivo nella vita. Non trovo un senso, del piacere, dell'entusiasmo o della motivazione in quello che faccio.
Ho un pessimo carattere, sono debole....mi faccio mettere facilmente i piedi in testa, quando provo a reagire peggioro solo la situazione. Mi sento sempre inadeguata e fuori posto.
La mia situazione familiare è complicata. I miei genitori sono divorziati ormai da una vita (io ero nata da poco tempo quando si sono lasciati). Con mio padre ho avuto sempre un rapporto tira e molla, di amore ed odio. Fino a tre anni fa, quando ho smesso del tutto di avere contatti con lui. Mio padre si è giustamente rifatto una vita. Ma il motivo per cui non voglio più avere contatti con lui sono dovuti a come lui si è comportato in questi anni con me. Se in molti momenti della mia infanzia si è dimostrato un padre amorevole, negli ultimi tempi è stato molto distante e non è riuscito a capire come mi sento, anche se molte volte ho provato a farglielo capire. Lui doveva capirmi e io però dovevo capire lui sul perché fosse così severo verso di me. Quello che non ho mai accettato (e mai lo farò, perché lo ritengo ingiusto) è che lui spesso mi metteva in confronto con i miei fratelli (figli dell'attuale moglie). Mi giudicava. Quando ho iniziato l'università, lui non ha fatto altro che opporsi, che avrei dovuto fare qualcos'altro nella vita. Ad un certo punto mi ha fatto pesare i soldi che mi mandava per "mantenermi". Ad un certo punto ha deciso di non mandarmene più ed io non ho aggiunto pretese, semplicemente ho accettato la cosa. Soprattutto perché così non mi sento più una mantenuta. Anche se, ripeto, alla fine sono ancora mantenuta da mia madre. Vivo da sola con lei, che oltretutto ha una grave malattia. Non è facile convivere con lei, che ha il carattere opposto al mio. Nella vita mia madre ha sempre fatto tutto quello che voleva, almeno fino a quando non si è ammalata. È abituata all'idea che le cose si fanno come dice lei e io mi trovo spesso ad assecondarla; però non lo faccio sempre e spesso litighiamo anche per le cose più stupide. Non nascondo che vorrei andarmene di casa e vivere la mia vita, ma non mi sento libera di farlo. Non per causa di mia madre, ma per causa mia perché ho paura di fare scelte sbagliate, sono pessimista e mi sento sempre insicura. Oltre il fatto, ovvio, che non sono economicamente indipendente.
Penso di aver solo fatto scelte di vita sbagliate: ho due lauree che finora, a livello lavorativo, sono state totalmente infruttuose. Da questo punto di vista, penso alle parole di mio padre e riconosco con rabbia che in parte aveva ragione. Questa constatazione mi fa sentire a pezzi.
In ogni caso sto provando a fare qualcosa per cambiare la situazione e per avere più possibilità in ambito lavorativo. Anche se lo sto facendo con molta difficoltà...lo faccio perché so che devo farlo, perché sono stata ferma a casa quasi due anni e non far nulla è peggio di qualunque altra cosa.
Sto facendo un tirocinio nell'ambito del marketing digitale, ma non mi piace l'ambiente di lavoro. Del mio capo penso le cose peggiori: è arrogante oltre misura, presuntuoso, scontroso ed incompetente. Siccome si tratta di un tirocinio, il mio scopo è quello di imparare cose nuove che potranno poi servirmi per un futuro impiego. Non pretendo che lui mi faccia da balia, ma non mi considera minimamente. Quel poco che ho imparato, l'ho imparato da sola. Lui mi cerca solo per impartirmi ordini, con il suo odioso atteggiamento da "boss" spocchioso. Mi sento molto frustrata. Mi rendo conto che purtroppo il mondo del lavoro è spietato e nella maggior parte dei casi l'ambiente è questo. Però non riesco ad accettarlo. Stringo i denti e cerco di andare avanti.. ci sono giorni più sereni, ma altri arrivo al limite della sopportazione. Come ho accennato prima, ho un carattere molto debole e ho una bassissima autostima.
Vorrei poter cambiare, avere più coraggio, più iniziativa... soprattutto, trovare un obiettivo che mi motivi realmente, che mi faccia sentire viva e positiva... ma non ho voglia. Non ho forze, né motivazione.
Ringrazio di avere vicino una persona che mi ama e che vorrebbe farsi una vita con me, ma anche lui ha difficoltà a trovare un lavoro più stabile, anche se si impegna tanto.
Avrei tante cose da scrivere, questa è solo una piccolissima parte di tutto quello di cui vorrei parlare. Mi rendo conto che non basta una chat per risolvere i miei problemi, ma avrei bisogno di uno psicologo perché sento che i miei problemi mi stanno crollando addosso, ma non posso permettermelo economicamente. Vi ringrazio per aver avuto la pazienza di leggere quello che ho scritto.
Onicofagia e altri "vizi" (mordicchiare vestiti) in bambino di 9 anni
Gent.mi Dottori, sono la mamma di un bambino di quasi nove anni che, all’età di 3, in concomitanza con la nascita del fratellino, ha iniziato a mangiarsi le unghie. Ha continuato a mangiarsele per tutti questi anni, da parte nostra abbiamo cercato di essere comprensivi al massimo, cercando di limitare i rimproveri e semmai di distrarlo (io stessa sono una ex mangiatrice di unghie e so quanto questo impulso sia irresistibile!). Tuttavia, da un anno a questa parte, il bambino ha iniziato anche a mordicchiare praticamente qualsiasi cosa, vestiti in primis (bordi delle magliette, cordini di felpe e tute ecc.). Lo fa soprattutto quando si annoia o è in tensione per qualcosa (una partita in tv) ma anche quando si rilassa. Da anni sono inoltre presenti, alternativamente, dei blandi tic di tipo semplice (quello di questo periodo è: spalancare la bocca per poi richiuderla, ma non lo fa continuamente, direi più o meno 10 volte al giorno). Per il resto, il bambino non desta particolari preoccupazioni: è ben inserito nel gruppo classe, ha altri amichetti che frequenta anche fuori dalla scuola, pratica con gioia gli sport che lui stesso ha scelto (sci e calcio) e a scuola non ha nessun problema (ma senza essere il primo della classe!). Caratterialmente è piuttosto tranquillo, mai aggressivo né con noi né con i suoi compagni, ma sa comunque far valere la sua opinione! La situazione in casa è serena, di certo io e mio marito non siamo campioni di calma ma facciamo del nostro meglio per assicurare ai nostri bambini una genitorialità calda e attenta. Il bambino più piccolo, che sta per compiere 6 anni, per contro è un peperino, gelosissimo nei confronti del fratello maggiore, sul quale cerca di imporsi e al quale rompe ahimè costantemente le scatole. Non si è mai mangiato le unghie né ha altri vizi o tic.
Da qui la mia domanda: è necessario aiutare il nostro primogenito e, se sì, come procedere? Oppure è meglio lasciar perdere contando su una regressione spontanea durante la crescita? Nel ringraziarvi infinitamente invio i migliori saluti,
Rita
Ansia in auto se guidano gli altri
buongiorno,
molti di voi rideranno della mia paura..
Soffro di attacchi di panico in auto ma non se guido io, solo se guidano gli altri. Non trovo aiuto da nessuna parte, diciamo che chi ne soffre appunto è perchè guida direttamente e non perchè è in auto con altri.
Questa paura deriva dal fatto che da ragazzo circa 15 anni fa, andando con i miei amici in auto loro andavano forte ed il avevo paura. Il problema è che adesso andando con chiunque anche a 50 allora ho paura.(ripeto se guido io posso andare anche veloce non ho nessuna paura)
Come posso risolvere questo trauma?
grazie della risposta.
saluti
Come faccio a superare questo momento di angoscia?
Salve gentili dottori,
sono Andrea e sono da poco tornato in Italia dopo 12 anni passati a vivere all'estero tra la Spagna ,Barcellona dove ho vissuto 9 anni e Berlino 4 anni.
Sono in uno stato di angoscia derivante dagli ultimi due anni passati a Berlino in cui sono accaduti degli eventi che mi hanno segnato e hanno lasciato in me delle ferite che non riesco a curare.Ferite profonde dell'anima che non riesco a risanare.L'evento che mi ha buttato letteralmente giu e mi ha fatto sprofondare e' stata una vile aggressione omofoba ,violenta e immotivata ,che io e il mio compagno abbiamo subuto a Berlino nello scorso mese di Aprile.Siamo stati aggrediti da 6 uomini ,6 contro due ,io e il mio compagno,ci hanno derubati e umiliati ,ci hanno messo le mani addosso in pieno giorno ,in una citta' Berlino,che passa per essere un'oasi di liberta' e di tolleranza.Tutt'altro.Le fandonie raccontate da chi prova gusto a decantare l'estero,con un approccio esterofilo e poco realistico.il mio compagno gia' soffriva di ansia ,depressione e di disturbo post traumatico da stress ed era li in cura a Berlino da una psicoterpeuta da 2 anni .L'evento accaduto ci ha fatti sprofondare nel panico e nella paura.In pieno giorno,alle 1630,in un quartiere Prenzlaueberg,rinomato per essere un posto borghese e tollerante.Eppure abbiamo chiesto aiuto,abbiamo urlato con quelle poche parole di tedesco ..Hilfe hilfe bitte,hilfe bitte angegriffen.Aiuto ,aiuto per favore,ci stanno aggredendo.Ma la gente se ne fregava altamente.Tutti.Sono riuscito a chiamare la polizia che e' intervenuta dopo 15 minuti.E ' venuta la polizia criminale di Berlino,quella che si occupa di reati gravi di omofobia e di antisemitismo.Siamo riusciti a mala pena a spiegarci.Il mio compagno piangeva e stava malissimo.Io distrutto ,mentre pensavo gia' alle ferite che un simile traumatico evento potesse apportare.Riesco a spiagare che siamo stati aggrediti in mal modo e la polizia riesce a recuperare il telefono del mio compagno,il cappello che mi era stato sottratto nella colluttazione.Riceviamo da questi amabili signori,da queste belve che ci hanno aggredito ogni tipo di insulto omofobo,minacce gravi di morte .Minacce di ogni tipo.La polizia si sforza ad essere gentili con noi.Noi siamo scossi,abbattuti ,sofferenti ,devastati.Raccontamo i fatti alla polizia che riesce subuto a individuare queste persone a recuperiamo i nostri oggetti.La polizia credo si sia resa immediatamente conto della situazione.Decidiamo l'indomani di tornare in Italia per una vacanza dalle nostre famiglie per 2 settimane nel tentativo di trovare serenita' e conforto.,sicuerezza e affetto.Torniamo poi a Berlino e a arriva la ocnvocazione dalla polizia per spiegare i fatti e formalizzare la dencuncia.Da questo momento in poi la mia mente va in subbuglio estremo,un corto circuito che provoca dolore psichico forte e che mi porta notti insonni e disperate.Iniziano i primi attacchi di panico e le crisi di ansia acuta e angoscia.La mia psicologa a Berlino mi dice che ho avuto come un trauma e che devo ridimensionare gli eventi perche' non sono il il colpevole.La mia dottoressa di fammiglia mi prescrive Tavor che inizio a prendere per dormire e rilassarmi.Ma va sempre peggio.Non riesco a star tranquillo e medito l'idea di lasciare definitivamente Berlino.Lasciare una citta' che gia' mi stava devastando.Avevo perso il lavoro da due anni con il periodo del covid.Il mio compagno anche.Ci ritrovavamo senza lavoro da due anni .Depressi ,abbattutti ed entrambi in psicoterapia.Vivere in una citta' molto dura,dal clima difficile,con gente per lo piu rude e e scortese non aiutava la nostra guarigione.Inoltre la proprietaria di casa sapendo che eravamo senza lavoro ,pur pagando noi semore puntualmente l'affitto,ci notifica che a Dicembre non ci avrebbe rinnovato il contratto.Ci sentiamo respinti,cacciati fuori da una citta' nella quale eravamo voluti fortemente venire a vivere.Una citta' che si trasformava in matrigna .Tutto andava male ,ma non riuscivamo a prendere la definitiva idea di andar via perch' almeno li avevamo dei sussidi sociali e lo stato ci pagava affitto e alimenti.Ma l'aggressione subita e' stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.Essere convocati dalla polizia con un traduttore per formalizzare la dencuncia e spiegare i fatti mi ha fatto sprofondare nell'angoscia assoluta.Inoltre gli aggressori per difendersi ci avevano accusati a loro volta di averli insultati.La polizia ci dice che 'e normale come prassi e che chi aggredisce e minaccia spesso denuncia a sua volta.Ma dalla polizia crollo.Spiego i fatti come sono andati in modo lucido e razionale ,ma crollo in un pianto disperato.Sia io che il mio compagno decidiamo di non procedere con la denuncia ,diciamo alla polizia che l'evento ci aveva traumatizzato e che il 5 giugno lasciamo definitivamente la Germania.Lo mettiamo per iscritto.Organizzo in pochi giorno il trasloco.Decidiamo di non tornare in Italia perche' entrambi riusciamo a trovare lavoro a Barcellona,la citta del nostro cuore dove eravamo stati bene 9 anni,dove avevamo sempre lavorato ,dove ci eravamo sposati.La citta' tollerante,colorata e liberale ci accoglieva un'altra volta dandoci un lavoro.Quel lavoro perso da due anni a Berlino,dove vivevamo soli e di aiuti sociali.sentendoci intulili e disprezzati dalla gente del posto.Organizzo tutto io.Riesco a trovare casa ,a far fronte con i pochi risparmi ad una situazione di emergenza.E' stato il trasloco piu doloroso della mia vita.Fatto con uno stato mentale devastato.Con notti insonni,crisi di panico e angoscia,Paura di dover sostenere incontri con la polizia.Ero sopraffatto da ogni genere di paura.La mia mente era andata in burn out.Ero sopraffatto da pensieri negativi e da esiti catastrofici.Mi immaginavo ogni tipo di sventura.E vedevo Berlino come il mostro da cui scappare ,responsabile di questo decadimento fisico e psicologico.Ci spostiamo a Barcellona e la prima settimana mi sento ,ci sentiamo ,molto meglio.La cordialita' della gente,i sorrisi ,le facce allegre,la loro disponibilita'.Riesco anche a trovare uno psicologo nel centro di salute pubblica in breve tempo.Spiego la nostra storia e ricevo attestati di solidarieta',incitamenti a reagire,aiuto psicologico e morale.Mi trovo catapultato in una realta' nuova e totalmente differente.Passo dall'ostilita' di una citta¡fredda e rude,ad una citta' solare con gente amabile.Ne beneficio subito.Ma un altro evento mi manda in subbuglio.Sia io che il mio compagno riceviamo comunicazione dalle aziende spagnole che il lavoro sarebbe inziiato a Settembre e non piu' a Luglio.La mia mente va allora in subbuglio e disperazione.Inizio a pensare che lasciare Berlino e' stato un errore.Rinunciare ai soldi cerrti degli aiuti sociali e' stato un grave errore.Mi inizio a disperare ,a stare male con crisi di pianto e attacchi di panico.Mi colpevolizzo per non essere stato forte ,per me e per il mio compagno.Di non essere rimasti a Belrino per difenderci a testa alta da una vile e brutale aggressione.Inizio ad avere pensieri negativi e a pensare al sucidio come unica via d'uscita da una situazione terribile.Le nostre famiglie disfunzionali e disagiate non ci aiutano.Decidiamo allora di tornare dalle nostre famiglie a Napoli perche' stanchi,esausti,devastati dagli avvenimento di questi ultimi 4 mesi.Mi ritrovo ad essere angosciato,a rimuginare sulle mie scelte,su Berlino,di aver lasciato una casa e un sussidio sociale per prendere in mano le redini della nostra vita.Invece ora dopo 12 anni di vita all'estero ci ritroviamo in italia disperati,avviliti e violentati nella nostra sacrosanta liberta'di amarci,di vivere e di essere accettati dal mondo per quello che siamo.Eravamo andati via all'estero per vivere meglio le nostre vita.Invece Berlino mi ha devastato.Mi sento ora di impazzire.Vi prego aiutatemi.
Con stima
Andrea
Confusione e dolore
Buonasera, ho 28 anni sono fidanzata da 10 e da 2 convivo. Prima della convivenza ci siamo lasciati per un anno intero durante il quale io ho avuto un altra relazione, ogni giorno mi mostravo serena e spensierata ma in realtà non lo sono mai stata, fino a quando siamo rimessi insieme. Lui mi diceva che ero la donna della sua vita, si è persino fatto un tatuaggio per me. Appena andati a convivere, sotto covid lui ha perso il lavoro ed ha iniziato ad essere insofferente, io ho avuto un lutto difficilissimo in famiglia e piangevo di nascosto tutte le sere, forse ero troppo concentrata su di me che non mi sono resa conto di quanto lui non stesse bene. Ad oggi, nonostante il nostro rapporto sia molto forte, lui ha deciso di partire per l'estero..vorrebbe che io andassi con lui, ma non ho il coraggio. Ho un buon lavoro e la mia famiglia a cui sono molto unita, lui non sa cosa deve fare della sua vita e non ha nulla da perdere.. a parte me.. non mi sento di mollare tutto per amore. Penso di aver fatto fin troppo in questi dieci anni e ora mi sta crollando il mondo addosso. Non vedo più un futuro, non sono più felice, piango tutte le sere e non riesco a controllare questo dolore che mi sta distruggendo. Non so cosa devo fare. Vorrei fermare il tempo e sparire. Non ho mai pensato di aver necessità di uno psicologo, ma non riesco più a capire cosa fare della mia vita l. Grazie
3 risposte - LeggiDepressione del genitore, come aiutarlo?
Buonasera,
vi scrivo per esporre il mio problema:mio padre,da 4 anni a questa parte(2018),soffre di depressione maggiore.Prima di quell'anno,quando ero nel pieno dell'adolescenza,mio padre,oggi quasi 60enne,che svolgeva la professione di docente,sembrava un uomo felice,assai attento all'aspetto del corpo,costantemente alla ricerca di nuove attività da intraprendere.Dal 2017 mio padre ha cominciato a svolgere delle attività scientifiche di un certo livello(convegni,ecc.) in tutta Italia..fu molto coinvolto da questi suoi progetti,tanto da non dormire la notte per dedicarsi al perfezionamento della sua attività...un giorno dell'estate 2018,mentre eravamo nel ristorante dell'albergo al mare,il piatto tarda ad arrivare e mio padre,in preda alla fame, va in crisi totale..non ricordo precisamente cosa successe;all' apparenza mio padre non piangeva o urlava,ecco,ma dovemmo repentinamente fare le valigie e tornare a casa.Da quel giorno in poi,il padre scherzoso e gioviale che finora avevo conosciuto smise di esistere.Scoprimmo che mio padre aveva fatto assunzione di farmaci antidepressivi da circa un mese(per quale precisa ragione è ancora un mistero),e che la ragione di questo malessere fosse il suo timore di avere un tumore e delle ricerche pseudoscientifiche,secondo il suo racconto;furono consultati da allora alcuni psichiatri e una psicologa,la quale,in sole due sedute,perché mio padre si rifiutò poi di continuare la psicoterapia,lo diagnosticò,in maniera informale,con disturbo di personalità borderline;nell'ottobre dello stesso anno mio padre assunse una dose di Xan. eccessiva tanto da portarlo a non reggersi in piedi e a non controllare la sua minzione;dall' ottobre 2018 al settembre 2021 papà ha continuato ad essere depresso,rifiutando assai spesso di partecipare agli eventi sociali,non andando a scuola,vivendo una vita assolutamente sedentaria tranne i momenti in cui doveva accompagnarmi a scuola e piccoli incontri con i fratelli,oltre ai 14 giorni di vacanze estive a luglio.Da settembre dell'anno scorso,mio padre ha cominciato,circa una volta a settimana,ad avere lunghe crisi di pianto,a dichiarare i suoi istinti suicidi(lo fece solo all'inizio della sua malattia,"vorrei puntarmi una pistola alla testa",disse) e a rendere la vita domestica assai complicata,perché ogni parola mia e di mia madre critica nei suoi confronti può causare una crisi..mio padre ha avviato un processo di pensionamento,dato il rischio di licenziamento dovuto alle sue reiterate e continue assenze scolastiche, in anticipo dall'anno scorso,che lo ha portato al traguardo della pensione circa un mese fa.Ora piange perché si sente inutile,dice che mia madre non lo ama più,che guadagnerà troppo poco,dice che i suoi istinti suicidi sono troppo forti ma che non lo farà per non farmi soffrire.Abbiamo cercato di cambiare psichiatra,ma mio padre rifiuta costantemente di recarsi da un nuovo psichiatra,ma anche dal dottore che lo cura, perché dice che i suoi problemi sono esclusivamente relazionali,che sono dovuti al suo sentirsi "grasso"(la sua sedentarietà l'ha portato a ingrassare)e che "non è un pazzo"..si rifiuta di andare da uno psicologo,perché gli psicologi sono "strizzacervelli",si rifiuta di andare a correre così da perdere peso..la sua situazione è addirittura peggiorata rispetto al passato,ma sembra impossibile trascinarlo fuori..come fare?
Non capisco che cosa ho
Buongiorno a tutti,
sono un ragazzo di 37 anni. Sono cresciuto in un ambiente famigliare con un padre che pur amandomi molto soffriva di alcolismo e priodicamente esplodeva in episodi di violenza, malmenando mia madre mio fratello e me. Tra lui e mia madre, da me amatissima, vi erò il classico rapporto vittima - carnefice. Mia mamma non ha mai saputo/voluto rompere quel legame e al tempo stesso operava per anestetizzare i miei sentimenti di reazione nei confronti del padre.
Dico questo per fornirvi dei minimi elementi di comprensione rispetto al quesito che devo porvi. Uno dei miei problemi è che sono totalmente incapace di gestire qualsiasi livello, anche minimo, di conflittualità con il prossimo.
Quello che mi capita è che il cuore incomincia a battere fortissimo, le gambe mi tremano, la mente mi si offusca e mi sembra come di non riuscire a parlare, come se il suono si strozzasse in gola.
Questa reazione che ho cominciato ad avere dall'adolescenza mi ha condizionato molto nello sviluppo di un carattere che tende a compiacere, manipolatorio e drammaticamente incapace di confrontarsi con il prossimo su un piano paritario.
Il quesito che vorrei porre a voi gentili professionisti è: che cos'ho? Ha un nome questa cosa che mi prende? Ci sono esercizi che si possono praticare per attenuarla?
Come uscire da questo disastro?
Salve non saprei dove cominciare. Sono una ragazza di 36 anni che vive ancora con i suoi genitori ho perso il mio lavoro che poi spiegherò piu avanti.
Fin da piccola ho vissuto in una famiglia violenta da parte di mio padre, lui menava a mia madre l'ha sempre trattata come una schiava il suo modo di approcciarsi è urlare tutti i giorni anche per stupidaggini, mettere le mani addosso. Io fin da piccina circa 5 anni incomincia a vomitare non avevo nessun problema se non somatico, tuttora a 36 anni ho vomiti una depressione e attacchi di panico, disturbi alimentari non curati causati da mio padre. Lui ha fatto molti sbagli nella vita aveva un buon lavoro e lo ha lasciato in giovane età. È stato 10 anni senza lavorare e noi non potevamo mangiare se con 10 mila lire al giorno. Dovevamo andare anche a rubare nei negozi Finché lui fini tutti i soldi che aveva in banca. Mia mamma incomincio a soffrire di depressione maggiore e insonnia grave sin da giovane e tuttora a 68 anni è malconcia. Poi ci siamo trasferiti in Umbria per forza perché mio padre aveva trovato un lavoro lì. Ha trascinato tutta la famiglia peggiorando la depressione di mamma e la mia, e anche mio fratello cascò in una sorte di depressione lieva che lo portó a fidanzarsi con una prostituta. Da lì poi io non ho più avuto rapporti con mio fratello.
Io trovai un lavoretto che mi piaceva dove ho conosciuto molte persone il lato negativo che prendevo non molto. Ci ho lavorato 10 anni, ho passato dei bei momenti anche se l'ottavo con i disturbi alimentari e la depressione. 10 anni dopo l'azienda cambiò gestione licenziano tutti tranne me e una collega, ma i due titolari facevano del tutto per rimproverarmi per sciocchezze. Allora incominciai a cercare un altro lavoro misi un inserzione e mi rispose un millantatore truffatore che aveva percepito la mia debolezza, mi propose un bel lavoro ben pagato in areoporto in cambio di soldi, ma io ero così accecata dalla depressione dal fallimento che ho creduto a costui e persi ben 45000 euro più mi fece licenziare dal mio lavoro. Ora sono passati 4 anni avrei voluto uccidermi, ho preso più volte pasticche in dosi assurde. Quei soldi erano dei miei genitori, ma non ho mai capito perché non mi hanno fermato o detto "no non te li diamo" "non ti fidare che è un truffatore" non hanno fatto nulla! Hanno voluto farmi schiantare in pieno su questo grosso peso che mi porto addosso. Erano i soldi per fare una casa. Mia mamma è caduta più in basso, papà uguale. Ora a 36 anni mi trovo senza un lavoro, mi sono isolata da tutti sto in casa e esco per fare la spesa, ho perso tutte le mie amicizie di vista e devo ricominciare da capo come se avessi venti anni, quando a quest'ora sarei dovuta esser mamma.
Sono arrivata al punto che sono terrorizzata da tutto "non riesco a separarmi da mia madre io e lei siamo la spalla una Dell altra e ogni volta che mi parla del suo eventuale funerale futuro piango come se mi cascasse il mondo addosso" il pensiero mi ossessiona che saprò che un giorno non ci sarà e per me sarà terribile perche io ho solo lei! Mia madre mi dice trovati un compagno fai una famiglia! E sarebbe anche ora, ma ho paura di trovare un uomo e soffrire come ha sofferto mia madre, poi anche il fatto di ritrovarti un estraneo in casa mi fa paura, avendo vissuto 36 con i genitori, chi mi capirebbe più di mamma, il solo non vederla come tutti i giorni mi fa angosciare. Cosa dovrei fare vivere una vita da single?
Posso dire solo una cosa da quando ho perso 45000 euro ho cominciato a soffrire di ossessioni e fobie che prima nemmeno ci pensavo. La mia salute è peggiorata tantissimo faccio mix di antidepressivi tranquillanti alcol.
Poi sono arrivata anche al punto di aver paura di morire, faccio il conto alla rovescia e più mi invecchio e più non mi godo la vita anzi la guardo passare.
Secondo voi cosa dovrei cambiare, cosa dovrei fare
Una vita piena di ansia
Salve, penso di avere un problema da molto tempo e non so come affrontarlo. Premetto che nella mia vita ho avuto molte situazioni spiacevoli soprattutto in famiglia quindi da ignorante penso che questa mia paura possa esser nata da ciò. Sono una ragazza di 21 anni. Sono sempre stata asociale, a scuola venivo bullizzata e a casa era anche peggio, avevo dei litigi molto accesi con mia madre e a volte si arrivava anche alle mani. Sto sempre a casa, non ho nessuna amicizia perché si sono rivelate false le poche che avevo e quindi ho preferito non averne, l'unica persona che ho al mio fianco al momento è il mio ragazzo ma abitiamo in due regioni diverse. Detto questo ora arrivo al sodo.. Ogni volta che entro in un locale, in un supermercato o da qualsiasi altra parte inizio a tremare, sudo e a volte sento che potrei anche svenire, questo però accade solo se sono da sola. Ricordo di una volta in cui a mia nonna serviva del pane e mi mandò a comprarlo, nonostante sapevo che sarei stata male ci sono andata comunque perché mi dispiaceva dirle di no. Appena entrata nel piccolo negozio sentivo già le gambe tremare, sudavo e sentivo che se avessi aperto bocca avrei anche balbettato. Sentivo un forte calore in tutto il corpo e pulsazioni forti alla testa, mi sentivo quasi come se stessi per svenire. Ricordo forse di questa esperienza più che altre perché questa è stata la più forte, mi sono sentita veramente male e non vedevo l'ora di uscire da quel negozio e tornare a casa. Ora dovrei lavorare ma per andarci dovrei prendere l'autobus e a me questa cosa mi fa venire l'ansia, c'è una cosa, mia madre non mi faceva mai uscire, non potevo neanche aprire le finestre che subito me le chiudeva, quindi non ho avuto neanche la possibilità di farmi delle amicizie, di conoscere persone, di fare esperienze. Dato che non esco mai ho paura di perdermi, di prendere la fermata sbagliata, di creare problemi. Vorrei poterne parlare con la mia famiglia ma mi riderebbero in faccia e mi prenderebbero in giro come sempre. Ora si lamentano che sto sempre chiusa in casa e che non ho amicizie, nonostante sono stati proprio loro a segregarmi. A quanto pare qui l'unica a preoccuparmi di me stessa sono sempre io.. vorrei aggiungere che dai 12 anni fino all'età dei 18 ho sofferto di autolesionismo.. è un dettaglio in più. Grazie e buona giornata.
2 risposte - LeggiCome faccio a superare questo momento di angoscia?
Salve gentili dottori,
sono Andrea e sono da poco tornato in Italia dopo 12 anni passati a vivere all'estero tra la Spagna ,Barcellona dove ho vissuto 9 anni e Berlino 4 anni.
Sono in uno stato di angoscia derivante dagli ultimi due anni passati a Berlino in cui sono accaduti degli eventi che mi hanno segnato e hanno lasciato in me delle ferite che non riesco a curare.Ferite profonde dell'anima che non riesco a risanare.L'evento che mi ha buttato letteralmente giu e mi ha fatto sprofondare e' stata una vile aggressione omofoba ,violenta e immotivata ,che io e il mio compagno abbiamo subuto a Berlino nello scorso mese di Aprile.Siamo stati aggrediti da 6 uomini ,6 contro due ,io e il mio compagno,ci hanno derubati e umiliati ,ci hanno messo le mani addosso in pieno giorno ,in una citta' Berlino,che passa per essere un'oasi di liberta' e di tolleranza.Tutt'altro.Le fandonie raccontate da chi prova gusto a decantare l'estero,con un approccio esterofilo e poco realistico.il mio compagno gia' soffriva di ansia ,depressione e di disturbo post traumatico da stress ed era li in cura a Berlino da una psicoterpeuta da 2 anni .L'evento accaduto ci ha fatti sprofondare nel panico e nella paura.In pieno giorno,alle 1630,in un quartiere Prenzlaueberg,rinomato per essere un posto borghese e tollerante.Eppure abbiamo chiesto aiuto,abbiamo urlato con quelle poche parole di tedesco ..Hilfe hilfe bitte,hilfe bitte angegriffen.Aiuto ,aiuto per favore,ci stanno aggredendo.Ma la gente se ne fregava altamente.Tutti.Sono riuscito a chiamare la polizia che e' intervenuta dopo 15 minuti.E ' venuta la polizia criminale di Berlino,quella che si occupa di reati gravi di omofobia e di antisemitismo.Siamo riusciti a mala pena a spiegarci.Il mio compagno piangeva e stava malissimo.Io distrutto ,mentre pensavo gia' alle ferite che un simile traumatico evento potesse apportare.Riesco a spiagare che siamo stati aggrediti in mal modo e la polizia riesce a recuperare il telefono del mio compagno,il cappello che mi era stato sottratto nella colluttazione.Riceviamo da questi amabili signori,da queste belve che ci hanno aggredito ogni tipo di insulto omofobo,minacce gravi di morte .Minacce di ogni tipo.La polizia si sforza ad essere gentili con noi.Noi siamo scossi,abbattuti ,sofferenti ,devastati.Raccontamo i fatti alla polizia che riesce subuto a individuare queste persone a recuperiamo i nostri oggetti.La polizia credo si sia resa immediatamente conto della situazione.Decidiamo l'indomani di tornare in Italia per una vacanza dalle nostre famiglie per 2 settimane nel tentativo di trovare serenita' e conforto.,sicuerezza e affetto.Torniamo poi a Berlino e a arriva la ocnvocazione dalla polizia per spiegare i fatti e formalizzare la dencuncia.Da questo momento in poi la mia mente va in subbuglio estremo,un corto circuito che provoca dolore psichico forte e che mi porta notti insonni e disperate.Iniziano i primi attacchi di panico e le crisi di ansia acuta e angoscia.La mia psicologa a Berlino mi dice che ho avuto come un trauma e che devo ridimensionare gli eventi perche' non sono il il colpevole.La mia dottoressa di fammiglia mi prescrive Tavor che inizio a prendere per dormire e rilassarmi.Ma va sempre peggio.Non riesco a star tranquillo e medito l'idea di lasciare definitivamente Berlino.Lasciare una citta' che gia' mi stava devastando.Avevo perso il lavoro da due anni con il periodo del covid.Il mio compagno anche.Ci ritrovavamo senza lavoro da due anni .Depressi ,abbattutti ed entrambi in psicoterapia.Vivere in una citta' molto dura,dal clima difficile,con gente per lo piu rude e e scortese non aiutava la nostra guarigione.Inoltre la proprietaria di casa sapendo che eravamo senza lavoro ,pur pagando noi semore puntualmente l'affitto,ci notifica che a Dicembre non ci avrebbe rinnovato il contratto.Ci sentiamo respinti,cacciati fuori da una citta' nella quale eravamo voluti fortemente venire a vivere.Una citta' che si trasformava in matrigna .Tutto andava male ,ma non riuscivamo a prendere la definitiva idea di andar via perch' almeno li avevamo dei sussidi sociali e lo stato ci pagava affitto e alimenti.Ma l'aggressione subita e' stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.Essere convocati dalla polizia con un traduttore per formalizzare la dencuncia e spiegare i fatti mi ha fatto sprofondare nell'angoscia assoluta.Inoltre gli aggressori per difendersi ci avevano accusati a loro volta di averli insultati.La polizia ci dice che 'e normale come prassi e che chi aggredisce e minaccia spesso denuncia a sua volta.Ma dalla polizia crollo.Spiego i fatti come sono andati in modo lucido e razionale ,ma crollo in un pianto disperato.Sia io che il mio compagno decidiamo di non procedere con la denuncia ,diciamo alla polizia che l'evento ci aveva traumatizzato e che il 5 giugno lasciamo definitivamente la Germania.Lo mettiamo per iscritto.Organizzo in pochi giorno il trasloco.Decidiamo di non tornare in Italia perche' entrambi riusciamo a trovare lavoro a Barcellona,la citta del nostro cuore dove eravamo stati bene 9 anni,dove avevamo sempre lavorato ,dove ci eravamo sposati.La citta' tollerante,colorata e liberale ci accoglieva un'altra volta dandoci un lavoro.Quel lavoro perso da due anni a Berlino,dove vivevamo soli e di aiuti sociali.sentendoci intulili e disprezzati dalla gente del posto.Organizzo tutto io.Riesco a trovare casa ,a far fronte con i pochi risparmi ad una situazione di emergenza.E' stato il trasloco piu doloroso della mia vita.Fatto con uno stato mentale devastato.Con notti insonni,crisi di panico e angoscia,Paura di dover sostenere incontri con la polizia.Ero sopraffatto da ogni genere di paura.La mia mente era andata in burn out.Ero sopraffatto da pensieri negativi e da esiti catastrofici.Mi immaginavo ogni tipo di sventura.E vedevo Berlino come il mostro da cui scappare ,responsabile di questo decadimento fisico e psicologico.Ci spostiamo a Barcellona e la prima settimana mi sento ,ci sentiamo ,molto meglio.La cordialita' della gente,i sorrisi ,le facce allegre,la loro disponibilita'.Riesco anche a trovare uno psicologo nel centro di salute pubblica in breve tempo.Spiego la nostra storia e ricevo attestati di solidarieta',incitamenti a reagire,aiuto psicologico e morale.Mi trovo catapultato in una realta' nuova e totalmente differente.Passo dall'ostilita' di una citta¡fredda e rude,ad una citta' solare con gente amabile.Ne beneficio subito.Ma un altro evento mi manda in subbuglio.Sia io che il mio compagno riceviamo comunicazione dalle aziende spagnole che il lavoro sarebbe inziiato a Settembre e non piu' a Luglio.La mia mente va allora in subbuglio e disperazione.Inizio a pensare che lasciare Berlino e' stato un errore.Rinunciare ai soldi cerrti degli aiuti sociali e' stato un grave errore.Mi inizio a disperare ,a stare male con crisi di pianto e attacchi di panico.Mi colpevolizzo per non essere stato forte ,per me e per il mio compagno.Di non essere rimasti a Belrino per difenderci a testa alta da una vile e brutale aggressione.Inizio ad avere pensieri negativi e a pensare al sucidio come unica via d'uscita da una situazione terribile.Le nostre famiglie disfunzionali e disagiate non ci aiutano.Decidiamo allora di tornare dalle nostre famiglie a Napoli perche' stanchi,esausti,devastati dagli avvenimento di questi ultimi 4 mesi.Mi ritrovo ad essere angosciato,a rimuginare sulle mie scelte,su Berlino,di aver lasciato una casa e un sussidio sociale per prendere in mano le redini della nostra vita.Invece ora dopo 12 anni di vita all'estero ci ritroviamo in italia disperati,avviliti e violentati nella nostra sacrosanta liberta'di amarci,di vivere e di essere accettati dal mondo per quello che siamo.Eravamo andati via all'estero per vivere meglio le nostre vita.Invece Berlino mi ha devastato.Mi sento ora di impazzire.Vi prego aiutatemi.
Con stima
Andrea
Depressione del genitore, come aiutarlo?
Buonasera,
vi scrivo per esporre il mio problema:mio padre,da 4 anni a questa parte(2018),soffre di depressione maggiore.Prima di quell'anno,quando ero nel pieno dell'adolescenza,mio padre,oggi quasi 60enne,che svolgeva la professione di docente,sembrava un uomo felice,assai attento all'aspetto del corpo,costantemente alla ricerca di nuove attività da intraprendere.Dal 2017 mio padre ha cominciato a svolgere delle attività scientifiche di un certo livello(convegni,ecc.) in tutta Italia..fu molto coinvolto da questi suoi progetti,tanto da non dormire la notte per dedicarsi al perfezionamento della sua attività...un giorno dell'estate 2018,mentre eravamo nel ristorante dell'albergo al mare,il piatto tarda ad arrivare e mio padre,in preda alla fame, va in crisi totale..non ricordo precisamente cosa successe;all' apparenza mio padre non piangeva o urlava,ecco,ma dovemmo repentinamente fare le valigie e tornare a casa.Da quel giorno in poi,il padre scherzoso e gioviale che finora avevo conosciuto smise di esistere.Scoprimmo che mio padre aveva fatto assunzione di farmaci antidepressivi da circa un mese(per quale precisa ragione è ancora un mistero),e che la ragione di questo malessere fosse il suo timore di avere un tumore e delle ricerche pseudoscientifiche,secondo il suo racconto;furono consultati da allora alcuni psichiatri e una psicologa,la quale,in sole due sedute,perché mio padre si rifiutò poi di continuare la psicoterapia,lo diagnosticò,in maniera informale,con disturbo di personalità borderline;nell'ottobre dello stesso anno mio padre assunse una dose di Xan. eccessiva tanto da portarlo a non reggersi in piedi e a non controllare la sua minzione;dall' ottobre 2018 al settembre 2021 papà ha continuato ad essere depresso,rifiutando assai spesso di partecipare agli eventi sociali,non andando a scuola,vivendo una vita assolutamente sedentaria tranne i momenti in cui doveva accompagnarmi a scuola e piccoli incontri con i fratelli,oltre ai 14 giorni di vacanze estive a luglio.Da settembre dell'anno scorso,mio padre ha cominciato,circa una volta a settimana,ad avere lunghe crisi di pianto,a dichiarare i suoi istinti suicidi(lo fece solo all'inizio della sua malattia,"vorrei puntarmi una pistola alla testa",disse) e a rendere la vita domestica assai complicata,perché ogni parola mia e di mia madre critica nei suoi confronti può causare una crisi..mio padre ha avviato un processo di pensionamento,dato il rischio di licenziamento dovuto alle sue reiterate e continue assenze scolastiche, in anticipo dall'anno scorso,che lo ha portato al traguardo della pensione circa un mese fa.Ora piange perché si sente inutile,dice che mia madre non lo ama più,che guadagnerà troppo poco,dice che i suoi istinti suicidi sono troppo forti ma che non lo farà per non farmi soffrire.Abbiamo cercato di cambiare psichiatra,ma mio padre rifiuta costantemente di recarsi da un nuovo psichiatra,ma anche dal dottore che lo cura, perché dice che i suoi problemi sono esclusivamente relazionali,che sono dovuti al suo sentirsi "grasso"(la sua sedentarietà l'ha portato a ingrassare)e che "non è un pazzo"..si rifiuta di andare da uno psicologo,perché gli psicologi sono "strizzacervelli",si rifiuta di andare a correre così da perdere peso..la sua situazione è addirittura peggiorata rispetto al passato,ma sembra impossibile trascinarlo fuori..come fare?
Confusione e dolore
Buonasera, ho 28 anni sono fidanzata da 10 e da 2 convivo. Prima della convivenza ci siamo lasciati per un anno intero durante il quale io ho avuto un altra relazione, ogni giorno mi mostravo serena e spensierata ma in realtà non lo sono mai stata, fino a quando siamo rimessi insieme. Lui mi diceva che ero la donna della sua vita, si è persino fatto un tatuaggio per me. Appena andati a convivere, sotto covid lui ha perso il lavoro ed ha iniziato ad essere insofferente, io ho avuto un lutto difficilissimo in famiglia e piangevo di nascosto tutte le sere, forse ero troppo concentrata su di me che non mi sono resa conto di quanto lui non stesse bene. Ad oggi, nonostante il nostro rapporto sia molto forte, lui ha deciso di partire per l'estero..vorrebbe che io andassi con lui, ma non ho il coraggio. Ho un buon lavoro e la mia famiglia a cui sono molto unita, lui non sa cosa deve fare della sua vita e non ha nulla da perdere.. a parte me.. non mi sento di mollare tutto per amore. Penso di aver fatto fin troppo in questi dieci anni e ora mi sta crollando il mondo addosso. Non vedo più un futuro, non sono più felice, piango tutte le sere e non riesco a controllare questo dolore che mi sta distruggendo. Non so cosa devo fare. Vorrei fermare il tempo e sparire. Non ho mai pensato di aver necessità di uno psicologo, ma non riesco più a capire cosa fare della mia vita l. Grazie
3 risposte - LeggiCome uscire da questo disastro?
Salve non saprei dove cominciare. Sono una ragazza di 36 anni che vive ancora con i suoi genitori ho perso il mio lavoro che poi spiegherò piu avanti.
Fin da piccola ho vissuto in una famiglia violenta da parte di mio padre, lui menava a mia madre l'ha sempre trattata come una schiava il suo modo di approcciarsi è urlare tutti i giorni anche per stupidaggini, mettere le mani addosso. Io fin da piccina circa 5 anni incomincia a vomitare non avevo nessun problema se non somatico, tuttora a 36 anni ho vomiti una depressione e attacchi di panico, disturbi alimentari non curati causati da mio padre. Lui ha fatto molti sbagli nella vita aveva un buon lavoro e lo ha lasciato in giovane età. È stato 10 anni senza lavorare e noi non potevamo mangiare se con 10 mila lire al giorno. Dovevamo andare anche a rubare nei negozi Finché lui fini tutti i soldi che aveva in banca. Mia mamma incomincio a soffrire di depressione maggiore e insonnia grave sin da giovane e tuttora a 68 anni è malconcia. Poi ci siamo trasferiti in Umbria per forza perché mio padre aveva trovato un lavoro lì. Ha trascinato tutta la famiglia peggiorando la depressione di mamma e la mia, e anche mio fratello cascò in una sorte di depressione lieva che lo portó a fidanzarsi con una prostituta. Da lì poi io non ho più avuto rapporti con mio fratello.
Io trovai un lavoretto che mi piaceva dove ho conosciuto molte persone il lato negativo che prendevo non molto. Ci ho lavorato 10 anni, ho passato dei bei momenti anche se l'ottavo con i disturbi alimentari e la depressione. 10 anni dopo l'azienda cambiò gestione licenziano tutti tranne me e una collega, ma i due titolari facevano del tutto per rimproverarmi per sciocchezze. Allora incominciai a cercare un altro lavoro misi un inserzione e mi rispose un millantatore truffatore che aveva percepito la mia debolezza, mi propose un bel lavoro ben pagato in areoporto in cambio di soldi, ma io ero così accecata dalla depressione dal fallimento che ho creduto a costui e persi ben 45000 euro più mi fece licenziare dal mio lavoro. Ora sono passati 4 anni avrei voluto uccidermi, ho preso più volte pasticche in dosi assurde. Quei soldi erano dei miei genitori, ma non ho mai capito perché non mi hanno fermato o detto "no non te li diamo" "non ti fidare che è un truffatore" non hanno fatto nulla! Hanno voluto farmi schiantare in pieno su questo grosso peso che mi porto addosso. Erano i soldi per fare una casa. Mia mamma è caduta più in basso, papà uguale. Ora a 36 anni mi trovo senza un lavoro, mi sono isolata da tutti sto in casa e esco per fare la spesa, ho perso tutte le mie amicizie di vista e devo ricominciare da capo come se avessi venti anni, quando a quest'ora sarei dovuta esser mamma.
Sono arrivata al punto che sono terrorizzata da tutto "non riesco a separarmi da mia madre io e lei siamo la spalla una Dell altra e ogni volta che mi parla del suo eventuale funerale futuro piango come se mi cascasse il mondo addosso" il pensiero mi ossessiona che saprò che un giorno non ci sarà e per me sarà terribile perche io ho solo lei! Mia madre mi dice trovati un compagno fai una famiglia! E sarebbe anche ora, ma ho paura di trovare un uomo e soffrire come ha sofferto mia madre, poi anche il fatto di ritrovarti un estraneo in casa mi fa paura, avendo vissuto 36 con i genitori, chi mi capirebbe più di mamma, il solo non vederla come tutti i giorni mi fa angosciare. Cosa dovrei fare vivere una vita da single?
Posso dire solo una cosa da quando ho perso 45000 euro ho cominciato a soffrire di ossessioni e fobie che prima nemmeno ci pensavo. La mia salute è peggiorata tantissimo faccio mix di antidepressivi tranquillanti alcol.
Poi sono arrivata anche al punto di aver paura di morire, faccio il conto alla rovescia e più mi invecchio e più non mi godo la vita anzi la guardo passare.
Secondo voi cosa dovrei cambiare, cosa dovrei fare
Non capisco che cosa ho
Buongiorno a tutti,
sono un ragazzo di 37 anni. Sono cresciuto in un ambiente famigliare con un padre che pur amandomi molto soffriva di alcolismo e priodicamente esplodeva in episodi di violenza, malmenando mia madre mio fratello e me. Tra lui e mia madre, da me amatissima, vi erò il classico rapporto vittima - carnefice. Mia mamma non ha mai saputo/voluto rompere quel legame e al tempo stesso operava per anestetizzare i miei sentimenti di reazione nei confronti del padre.
Dico questo per fornirvi dei minimi elementi di comprensione rispetto al quesito che devo porvi. Uno dei miei problemi è che sono totalmente incapace di gestire qualsiasi livello, anche minimo, di conflittualità con il prossimo.
Quello che mi capita è che il cuore incomincia a battere fortissimo, le gambe mi tremano, la mente mi si offusca e mi sembra come di non riuscire a parlare, come se il suono si strozzasse in gola.
Questa reazione che ho cominciato ad avere dall'adolescenza mi ha condizionato molto nello sviluppo di un carattere che tende a compiacere, manipolatorio e drammaticamente incapace di confrontarsi con il prossimo su un piano paritario.
Il quesito che vorrei porre a voi gentili professionisti è: che cos'ho? Ha un nome questa cosa che mi prende? Ci sono esercizi che si possono praticare per attenuarla?
Una vita piena di ansia
Salve, penso di avere un problema da molto tempo e non so come affrontarlo. Premetto che nella mia vita ho avuto molte situazioni spiacevoli soprattutto in famiglia quindi da ignorante penso che questa mia paura possa esser nata da ciò. Sono una ragazza di 21 anni. Sono sempre stata asociale, a scuola venivo bullizzata e a casa era anche peggio, avevo dei litigi molto accesi con mia madre e a volte si arrivava anche alle mani. Sto sempre a casa, non ho nessuna amicizia perché si sono rivelate false le poche che avevo e quindi ho preferito non averne, l'unica persona che ho al mio fianco al momento è il mio ragazzo ma abitiamo in due regioni diverse. Detto questo ora arrivo al sodo.. Ogni volta che entro in un locale, in un supermercato o da qualsiasi altra parte inizio a tremare, sudo e a volte sento che potrei anche svenire, questo però accade solo se sono da sola. Ricordo di una volta in cui a mia nonna serviva del pane e mi mandò a comprarlo, nonostante sapevo che sarei stata male ci sono andata comunque perché mi dispiaceva dirle di no. Appena entrata nel piccolo negozio sentivo già le gambe tremare, sudavo e sentivo che se avessi aperto bocca avrei anche balbettato. Sentivo un forte calore in tutto il corpo e pulsazioni forti alla testa, mi sentivo quasi come se stessi per svenire. Ricordo forse di questa esperienza più che altre perché questa è stata la più forte, mi sono sentita veramente male e non vedevo l'ora di uscire da quel negozio e tornare a casa. Ora dovrei lavorare ma per andarci dovrei prendere l'autobus e a me questa cosa mi fa venire l'ansia, c'è una cosa, mia madre non mi faceva mai uscire, non potevo neanche aprire le finestre che subito me le chiudeva, quindi non ho avuto neanche la possibilità di farmi delle amicizie, di conoscere persone, di fare esperienze. Dato che non esco mai ho paura di perdermi, di prendere la fermata sbagliata, di creare problemi. Vorrei poterne parlare con la mia famiglia ma mi riderebbero in faccia e mi prenderebbero in giro come sempre. Ora si lamentano che sto sempre chiusa in casa e che non ho amicizie, nonostante sono stati proprio loro a segregarmi. A quanto pare qui l'unica a preoccuparmi di me stessa sono sempre io.. vorrei aggiungere che dai 12 anni fino all'età dei 18 ho sofferto di autolesionismo.. è un dettaglio in più. Grazie e buona giornata.
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