Domande su Ansia e depressione Domande e Risposte su ansia e depressione
Mangiarsi continuamente le pellicine dalle labbra
Salve! Ho un problema con le labbra: mi tolgo continuamente le pellicine dalle labbra fino a sanguinare. Passo buona parte della giornata con le mani sulla bocca, spesso neanche me ne accorgo, è diventato automatico. Quando tolgo le pellicine lo faccio quasi con "cattiveria" non sono delicata a farlo, arrivo fino a sanguinare e a provare dolore tant'è che a volte non riesco a muovere le labbra per sorridere o per parlare che mi si spaccano e sanguinano ancora. Quando arrivo a sanguinare, non mi fermo se c'è a cora la pellicina la devo strappare sangue o non sangue. Quando però arrivo al dolore, si mi fa male, ma un è male direi quasi piacevole ormai. Se provo a non farlo o mi mangio le unghie o dirigono i denti.
Ho questo problema da un po' di anni ormai; per un certo periodo se c'era un capello in mezzo al viso o in giro da solo lo strappavo quasi sempre, ora mi capita meno spesso. Fino ad un paio di anni fa se avevo crosticine o brufoletti in viso li grattavo via mente ora lo faccio con quelli sulla schiena.
Per un periodo di quasi tre mesi, circa cinque anni fa sono caduta nell'autolesionismo fino ad arrivare a preparare un suicidio che però, fortunatamente non sono mai riuscita a fare, anche se allora volevo.
Adesso ne sono uscita da sola, nessuno sa nulla.
Ad oggi mi capita di avere alcuni momenti in cui sono stesa sul divano a fare nulla o a scuola o comunque in situazioni "normali" e avere attacchi d'ansia suppongo siano, mi batte forte il cuore e respiro un po' corto
Spesso mi capita di pensare ancora al suicidio, a come sarebbe se fossi morta o come starebbero meglio gli altri; in stazione a volte quando sta per arrivare il treno lo fisso e mi avvicino alla linea gialla anche superandola senza però mai buttarmi.
Ho scoperto di avere una amica che è caduta in una lieve depressione e questo mi blocca ancora di più nel parlarne con qualcuno.
Essendo sia alle elementari che alle medie e a volte anche alle superiori, stata presa in giro per diversi motivi, sono molto chiusa ci vuole molto tempo prima che qualcuno riesca ad avere la mia fiducia, e per questo in tutta la vita non ho mai avuto una migliore amica, o un fidanzato o comunque qualcuno che restasse nella mia vita. Tutto ciò mi porta a sentirmi molto spesso sola e non cercata, come non amata e praticamente inutile.
Tra l'altro ho anche un rapporto molto difficile con i miei genitori, diciamo che se dovessi dire che gli voglio bene, non sarebbe un bene da figlio, ma un bene da conoscenti diciamo; non li sento molto genitori, non sono mai stato molto presenti nella mia vita e nonostante mi abbiano dato tutto non mi hanno mai dato l'amore di cui necessitavo.
Con loro non voglio tassativamente parlargiene.
La mia domanda è: la cosa a cui sto pensando è fare diverse vistie quando mi trasferisco tra un po' di mesi, ma fino ad allora come dovrei comportarmi? Cosa devo fare? Cosa mi consiglia? Grazie mille per la vostra risposta
Perchè vivere?
La domanda di questi giorni è : Perché Vivere?
Non riesco a trovare qualcosa per la quale valga la pena vivere, l’unica cosa che mi tiene qui sono i miei genitori e mia sorella, loro non meritano un dolore così grande, non meritano di perdere una persona alla quale vogliono tanto bene. Tutti gli altri se ne farebbero una ragione, starebbero male un pochino, ma poi passerebbe tutto. Io perché devo continuare a “vivere” una vita che non mi porta da nessuna parte ? Perché devo vivere? Non vedo un futuro, non mi piace studiare, non mi fiderò mai di nessun ragazzo. So per cosa devo vivere ma non so per cosa VOGLIO vivere.
Tutto ciò che faccio lo faccio per impiegare il tempo, è solo un palliativo, nell’attesa che il giorno finisca. Il problema è che quando un giorno finisce, ne inizia un altro e tutto si ripete come il giorno prima.
Non ho la forza di andare avanti, non ho la forza per fare niente, non ho la forza di studiare, di leggere, di amare la vita. Amare la vita…ma poi perché? È qualcosa che ho voluto io?
No, io non volevo nascere.
Se non fossi nata adesso non avrei nessun problema, se non fossi nata, nessuno piangerebbe per la mia morte.
E invece devo stare qua, costretta, per far giocare qualcuno che si annoiava e ha deciso di creare il mondo. Sempre se questo qualcuno esiste. Se non esistesse sarebbe ancora peggio. Sarei qui per pura casualità.
Il mondo è cattivo, le persone sono cattive, è tutto pieno di sofferenza, soffriamo tutti e non abbiamo il coraggio di porre fine a tutto ciò. Vorrei che il mondo finisse e si portasse via tutti i dolori e la cattiveria dell’umanità. Sarebbe meglio per me, per tutte le persone che vivono adesso e che vivranno in futuro. Smettiamola di fare figli, smettiamola di mettere al mondo persone che soffriranno, spezziamo questo cerchio, finiamola di essere stupidi ed egoisti. Noi soffriamo e cerchiamo di stare meglio giocando con la vita degli altri. Dovrebbe essere illegale favoreggiare il proseguimento della vita sulla terra.
Qual è il senso di tutto ciò?
Tutto ciò che facciamo è un modo per impiegare del tempo dato che abbiamo avuto la sfortuna di nascere.
Mi sento vuota, mi sento senza uno scopo, mi sento triste, depressa. Prima non ero così, prima apprezzavo qualsiasi cosa…che stupida! Adesso ho aperto gli occhi, ho capito che razza di fregatura è la vita.
Che cattiveria immensa.
Onicofagia e altri "vizi" (mordicchiare vestiti) in bambino di 9 anni
Gent.mi Dottori, sono la mamma di un bambino di quasi nove anni che, all’età di 3, in concomitanza con la nascita del fratellino, ha iniziato a mangiarsi le unghie. Ha continuato a mangiarsele per tutti questi anni, da parte nostra abbiamo cercato di essere comprensivi al massimo, cercando di limitare i rimproveri e semmai di distrarlo (io stessa sono una ex mangiatrice di unghie e so quanto questo impulso sia irresistibile!). Tuttavia, da un anno a questa parte, il bambino ha iniziato anche a mordicchiare praticamente qualsiasi cosa, vestiti in primis (bordi delle magliette, cordini di felpe e tute ecc.). Lo fa soprattutto quando si annoia o è in tensione per qualcosa (una partita in tv) ma anche quando si rilassa. Da anni sono inoltre presenti, alternativamente, dei blandi tic di tipo semplice (quello di questo periodo è: spalancare la bocca per poi richiuderla, ma non lo fa continuamente, direi più o meno 10 volte al giorno). Per il resto, il bambino non desta particolari preoccupazioni: è ben inserito nel gruppo classe, ha altri amichetti che frequenta anche fuori dalla scuola, pratica con gioia gli sport che lui stesso ha scelto (sci e calcio) e a scuola non ha nessun problema (ma senza essere il primo della classe!). Caratterialmente è piuttosto tranquillo, mai aggressivo né con noi né con i suoi compagni, ma sa comunque far valere la sua opinione! La situazione in casa è serena, di certo io e mio marito non siamo campioni di calma ma facciamo del nostro meglio per assicurare ai nostri bambini una genitorialità calda e attenta. Il bambino più piccolo, che sta per compiere 6 anni, per contro è un peperino, gelosissimo nei confronti del fratello maggiore, sul quale cerca di imporsi e al quale rompe ahimè costantemente le scatole. Non si è mai mangiato le unghie né ha altri vizi o tic.
Da qui la mia domanda: è necessario aiutare il nostro primogenito e, se sì, come procedere? Oppure è meglio lasciar perdere contando su una regressione spontanea durante la crescita? Nel ringraziarvi infinitamente invio i migliori saluti,
Rita
Faccio bene a lasciare l'università?
Salve,
Sono le 5:00 di notte ed io non riesco a dormire ! Il pensiero che mi affligge è: devo lasciare o no l'università ?
Ho 23 anni e brevemente cerco di raccontarti la mia storia ! Ho frequentato il liceo classico senza troppi problemi,studiare mi piaceva , andavo bene , i prof mi adoravano,non era pesante passare ore ed ore sui libri e riuscivo anche fare altre attività come ad esempio frequentare una scuola di danza classica ( per ben 13 anni,ho iniziato all'età di 6 anni). Poi,verso il quarto anno di liceo ho iniziato a pensare a cosa poter fare all'università e mi sono convinta giorno dopo giorno di voler diventare un medico così dopo il liceo ho provato il test d'ingresso a medicina con esito negativo. Ho provato altri test lo stesso anno con esito positivo ed ho così deciso di iscrivermi a farmacia perché a livello di esami era la facoltà più affine alle materie del test d'ingresso e quindi dando gli esami di farmacia avrei potuto prepararmi meglio per il test visto che uscendo da un liceo classico la mia preparazione nelle materie scientifiche era molto scarsa. Però forte della convinzione di voler fare il medico,mentre frequentavo il primo anni di università alla Sapienza di Roma,mi sono iscritta anche ad un corso privato di preparazione al test di medicina della durata di un anno intero che ho frequentato con piacere e successo ( in chimica ero la prima della classe). Il primo anno a farmacia é andato bene,ho dato 7 esami e mi piaceva quello che studiavo però ero sempre più convinta di voler fare medicina così l'anno dopo ho riprovato il test con esito ancora negativo ed ho continuato a fare farmacia dando altri 5 esami. Al terzo tentativo finalmente sono riuscita a superare il test di medicina e così ho lasciato farmacia ma non ne ero del tutto convinta perché in quei due anni mi ero appassionata molto ad una nuova materia cioè la chimica che fino ad allora non avevo mai avuto modo di studiare bene,però pensando al futuro e al lavoro che sarei andata a fare mi sono trasferita a medicina ( cambiando anche città ,perché il test è Nazionale e sono finita in Molise,quindi ho dovuto lasciare Roma che adoravo. ) Il primo anno a medicina è stato traumatico,non sono riuscita a fare nemmeno un esame. Ero molto scoraggiata,depressa,triste e demotivata ma grazie ai miei genitori ho deciso di darmi un altra possibilità iniziando il secondo anno a medicina ma come ripetente perché non avendo dato neanche un esame ho dovuto rifare il primo anno. Prima di iniziare di nuovo il primo anno avevo la possibilità di fare esami sia a settembre che a dicembre ma ho saltato entrambee le sessioni così ora sono arrivata alla sessione di febbraio ma non è cambiato nulla. Emotivamente mi sento uno schifo,mi sento una fallita perché ho ripetuto il primo anno,una perdente inconcludente,inoltre non mi piace la città in cui mi sono dovuta trasferire per studiate medicina,qui non ho amici mentre a Roma avevo delle amiche fantastiche e anche una vite sociale al di fuori dell'università,andare a lezione mi pesa sempre di più , i professori non mi piacciono ( mentre alla Sapienza li adoravo e li ascoltavo estasiata) mettermi sui libri è diventato un trauma, passo le giornate con il libro davanti ma senza studiare nemmeno una pagina , mi sento molto male se penso a tutti i sacrifici che i miei genitori hanno fatto per farmi studiare,a tutti i soldi investiti e a tutta la fiducia che mi hanno dato quindi sono molto depressa anche fisicamente non mi riconosco più ( ho messo su qualche chilo perché per l università sono sempre nervosa e a volte mi sfogo sul il cibo ). Ogni giorno mi alzo con il terrore di affrontare un altro giorno deludente e vado a dormire sempre insoddisfatta perchè non studio niente e dispiaciuta e con un enorme senso di colpa perché sto ingannando i miei. Mi sento tremendamente stupida e incapace perché tra 3 giorno ho l'esame e non ho studiato niente ancora una volta dopo aver fatto così per un intero anno. Così penso che lasciare tutto questo sia la cosa migliore così potrei anche aiutare i miei nell'azienda di famiglia e fare o la commessa nel negozio di mio padre o la cameriera all'agriturismo dei miei. Però ho paura che lasciando l università commetterò l'errore più grande di tutta la mia vita e che un giorno me ne pentiró. Le ragioni che mi hanno spinto a fare medicina sono : aiutare il prossimo a guarire dalla sofferenza o a sentire meno dolore , lavorare in ospedale( che é un ambiente che adoro ) , capire come funziona il corpo umano nei minimi dettagli,prendermi cura degli altri. Ho sempre avuto questo sogno bellissimo da realizzare ,su questo non ho mai avuto dubbi e sono stata sempre convinta e determinata ma ora non è più così e sono sempre più disperata. E non so cosa fare....i miei sarebbero contenti di qualsiasi decisione io prenderó ma la paura di deluderli e deludermi ancora una volta è tanta...
Tu cosa ne pensi ?
Grazie infinite se mi risponderai
Voglio morire e porre fine alla mia sofferenza
Sono una ragazza di 19 anni. Ho il desiderio di morire per porre fine alla mia sofferenza. Mi vergogno a dirlo, perchè non ho particolari problemi, c'è gente che sta mille volte peggio di me. Tuttavia sono estreamamente infelice, inappagata e frustata perchè nella mia vita faccio tutto solo perchè devo e non perche mi piace. Non mi piace l'università che frequento, non mi piace il mio ragazzo, non mi piace la mia famiglia, non ho amici, sono sola. Non ho il coraggio di lasciarlo, anzi ci ho provato, sono stata male e sono ritornata con lui, non ho il coraggio di cambiare uni in quanto ho studiato tutta l'estate per entrare e ho fatto e sto continuando a fare enormi sacrifici. Ogni sera, ogni giorno quando sono da sola un momento mi metto a piangere. Sono giunta alla conclusione che sarò per sempre infelice, tuttavia non riesco più ad andare avanti. Non ho nessuno con cui parlare, tutti pensano che io sia felice, nemmeno mia madre si accorge di come io stia. Vi chiedo aiuto, cosa devo fare?
3 risposte - LeggiPaura di viaggiare in auto se guidano gli altri
buongiorno,
molti di voi rideranno della mia paura..
Soffro di attacchi di panico in auto ma non se guido io, solo se guidano gli altri. Non trovo aiuto da nessuna parte, diciamo che chi ne soffre appunto è perchè guida direttamente e non perchè è in auto con altri.
Questa paura deriva dal fatto che da ragazzo circa 15 anni fa, andando con i miei amici in auto loro andavano forte ed il avevo paura. Il problema è che adesso andando con chiunque anche a 50 allora ho paura.(ripeto se guido io posso andare anche veloce non ho nessuna paura)
Come posso risolvere questo trauma?
grazie della risposta.
saluti
Cosa mi sta succedendo?
Salve, da non molto ho concluso le mie sedute dalla psicologa, secondo essa sto bene e ho riacquisto le energie. Credevo fosse così ma è tornato il periodo in cui vedo un po’ tutto buio, tendo a reagire in maniera esagerata, a piangere senza un motivo e sentirmi un po’ abbandonata da tutti e spesso sono irascibile, sento frustrazione in questo mi manca essere la vecchia me spensierata, mi sento sempre nervosa con il mio ragazzo, ho meno voglia di stare in mezzo alla gente o frequentare discoteche come prima, mi sento un po’ senza energie al momento. Sento solo che un po’ di pesi e responsabilità a livello famigliare mi gravino sulle spalle oltre all’università.
Non so bene se sia un mio periodo di cambiamento. Non capisco se sia questo o davvero possa avere una qualche forma di depressione in atto poiché non sono più molto soddisfatta di ciò che mi succede attorno e tendo spesso a dormire. Vi ringrazio se mai mi risponderete
Come affrontare questo vuoto esistenziale?
Buonasera, vorrei porre una domanda per avere un consiglio o anche uno spunto.
Oggi ho fatto un esperimento. E' domenica ed ho del tempo libero. Dopo pranzo ho dormito 3 ore, mi sono svegliato ed ho fatto merenda.
Ho quindi deciso di fare un test: non accendo la tv, non uso lo smartphone, non uso il pc (lo sto usando solo ora ma solo perché mi serve per scrivere), ed escluse queste fonti di svago, faccio solo quello che veramente mi sento di fare.
Risultato dell'esperimento:
mi sono sdraiato sul letto e ho fissato il soffitto per tutto il tempo, con la testa vuota, che non pensava praticamente a nulla ad eccezione di qualche debole e breve ragionamento su cose futili. Nel frattempo avevo la percezione che il mio corpo fosse pesante e volevo solo stare sdraiato, poi ho pensato di provare a ragionare ad alta voce ma parlare mi costava fatica quindi alla fine sono rimasto immobile sul letto a guardare il soffitto per un'intera ora, chiudendo gli occhi ogni tanto per alcuni minuti ma senza nessuna iniziativa, senza pensieri o ragionamenti come se fossi una specie di parassita.
Gli unici sprazzi di iniziativa che ho avuto in questo lasso di tempo hanno riguardato il pensare di uscire ad acquistare qualcosa, cosa che non ho fatto perché uscire a fare shopping è un rifugiarsi in qualcosa di semplice in cui basta pagare e si ottiene qualcosa, qualcosa che quasi sempre non ci serve veramente.
Quindi sono andato avanti a fissare il soffitto e sono arrivato alla conclusione che NON C'è NULLA CHE VOGLIO FARE, e questo mi preoccupa.
Il risultato di questo piccolo esperimento lo vedo purtroppo come una conferma, molto in linea con la mia percezione della vita in cui arrivato a 33 anni non ho programmi per il futuro, non ho obiettivi lavorativi, famigliari, sportivi. Vivo ancora con i genitori, non ho mai lasciato questa casa e non avrei la minima idea di dove andare se la lasciassi.
Infatti seppur mi sforzo di andare al lavoro, di fare sport, di uscire con qualche amico, di non stare sempre chiuso in casa, la verità è che tutto mi costa fatica e non vorrei farlo perchè penso che nulla abbia senso.
Ma perchè devo vivere una vita in cui devo SFORZARMI per fare qualsiasi cosa? Che senso ha andare avanti in questo modo?
Ci sono tempi morti? Ok uso lo smartphone, la tv, il pc e si passano ore incollati allo schermo in cui la testa non si ferma mai, ma pensa a tutte cose completamente futili, in cui non ti rendi conto del vuoto che hai dentro perché lo riempi con contenuti e attività che alla lunga sembrano fatti apposta per svuotarti ancora di più.
Come uso lo smartphone? Tante ricerche sullo sport, uso dei social ma solo come osservatore esterno visto non sono uno che pubblica contenuti (non ho contenuti e se anche dovessi averne mi vergognerei a pubblicarli), e tanta pornografia.
Quello che non capisco è se io sia veramente cosi e allora devo rassegnarmi a non vivere la vita e allora potrei farla finita anche domani, o se invece posso avere qualche problema, qualche blocco che mi porta a vedere le cose in questo modo.
Ringrazio in anticipo chi vorrà darmi qualche consiglio
Musica incessante in testa
Buongiorno Dottori,
arrivo al dunque: da diversi mesi, forse qualche anno, non saprei con precisione ma abbastanza da sentire il fastidio, ho dei motivetti musicali in testa e non riesco a liberarmene.
Questi accadono durante la giornata e ancor peggio la sera, quando sono a letto, rendendo difficoltoso l'addormentarmi.
Si tratta di motivetti musicali / ritornelli per lo più allegri, giocosi, spesso legati all'infanzia, difficilmente si tratta di musica classica, pop, rock..Sono quasi sempre motivetti legati a bei ricordi (videogiochi, cartoni animati ecc).
Avevo provato ad affrontare la questione con uno Psicologo che mi seguiva alcuni mesi fa, per un problema legato alla gestione di mia madre borderline ma aveva liquidato la questione con responso del tipo "Forse questi motivetti musicali servono alla mia psiche per dare un ritmo, scandire i tempi delle mie azioni"
Li per li ho preso per buona la questione ma non ho mai affrontato il problema alla ricerca di una cura. Attualmente non sono più seguito da uno Psicologo e questi motivetti musicali continuano a permanere.
Sottolineo che i motivetti sono per lo più legati a qualcosa di piacevole tanto che qualche giorno fa, su una nota piattaforma streaming musicale, mi è capitato di ascoltare la colonna sonora di un videogioco con cui passavo del tempo quando ero piccolo e adesso non riesco a togliermi il pensiero dalla testa; è come se la mia mente cercasse di tenermi impegnato in qualcos altro, magari anche quando sono al lavoro e sto facendo altro.
Documentandomi, ho potuto riscontrare che questo fenomeno ha un nome "Earworm" e ci sono tutta una serie di motivazioni che scatenano quest'effetto.
La domanda che pongo è : come posso allenare la mia mente affinchè possa liberarmene? E qualora dovessi parlarne con uno specialista, qual'è la figura più indicata?
Cordiali saluti.
Cosa dovrei fare? Assumere qualche cosa per tranquillizzarmi?
Buonasera ho una domanda di carattere psicologico/psichiatrico.
Sono un soggetto che soffre da diversi anni di attacchi di panico o comunque ansia generalizzata. Durante la mia vita, a seconda di periodi più o meno stressanti, ho attraversato diverse fasi ansiose più o meno intense, ma comunque sono sempre riuscito a uscire da quei periodi senza nessun tipo di aiuto medico.
Da poco però mi si è ripresentato un periodo di fortissima ansia che culmina spesso con attacchi di panico: il tutto è iniziato con preoccupazione nei confronti della morte, che si è trasformato in un’ossessione nei confronti del senso della vita, che poi si è trasformato nella paura di impazzire.
Durante gli ultimi episodi di panico pensieri intrusivi catastrofici hanno pervaso la mia mente perciò ho voluto chiedere aiuto a dei professionisti. Da circa una settimana ho iniziato psicoterapia ma essendo ancora alle prime sedute non abbiamo ancora affrontato bene l’argomento e metodi per risolvere.
L’ultima settimana sono anche stata costretta a casa con il covid e sensazione di derealizzazione/depersonalizzazione e paura di impazzire sono diventati ancora più acuti.
Sono sintomi che ho sempre riportato in ogni mio periodo di forte ansia e che sono sempre passati da soli, ma adesso che sono fortissimi ho paura che non passeranno mai, che starò così per sempre.
La mia domanda è: è giusto continuare esclusivamente con una psicoterapia o data la gravità del momento è anche bene un consulto psichiatrico e l’assunzione di farmaci che possano tranquillizzarmi?
Io sono fiducioso della psicoterapia e so che richiede del tempo ma in quei momenti avrei bisogno di qualcosa che mi calmi all’istante, avete consigli?
Quando mi assalgono quei pensieri non riesco proprio a tranquillizzarmi
Ansia e paura sul futuro, incertezze e vocazione, come mai?
Salve, vi espongo alcuni dubbi che mi attanagliano da un po'. Sono un ragazzo di 24 anni ansioso e insicuro per il suo futuro nel senso che mi spaventa il non saper cosa voler fare, i propri interessi, piaceri. Un giorno, quindi, durante "l'esplorazione" dei miei dubbi mi viene in mente un pensiero: "E se fossi destinato a fare il sacerdote? Non mi attira quello che ho studiato, non riesco a capire cosa mi piace fare e in quale ambito lavorare, forse sono destinato alla vita ecclesiale?"
Da lì un po' ansie e timori, paura dei giudizi altrui e così via. Vi spiego perchè nasce questa domanda: anni fa, avevo 14 anni e facevo parte di un gruppo locale di movimento giovani cattolici e organizzammo anche tornei estivi per tutti gli adolescenti, fu un bel periodo perchè comunque si era sempre in mezzo a coetanei, si facevano nuove conoscenze e così via. Dopo qualche anno iniziai a fare il chierichetto non di mia spontanea volontà, mi vergognavo anche essendo timido. lo feci perchè mentre ero in sagrestia mancava un ragazzo e scelsero me, forse segno del destino? Comunque, piano piano imparo a fare quello che serve e comincia anche a piacermi. Mi piaceva andare in Chiesa, mi piaceva conversare con gli altri aiutanti, forse perchè in quel periodo non avevo più un gruppo di amici con cui uscire e quindi trovavo rifugio e svago a livello sociale in quel posto.
Tuttavia, ricordo anche come mi piaceva essere sull'altare di fianco al sacerdote, più in alto di tutti e guardavo con quasi fare superiore tutti quelli che invece erano seduti più giù, i comuni parrocchiani. Sembra quasi una visione narcisistica, egocentrica, però mi sentivo superiore ecco. E ora mi vien da pensare: "Un sacerdote non credo si comporti o pensi così".
Veniamo ad oggi. Negli ultimi periodi ho iniziato a praticare un po' di attività fisica tranquilla, una semplice corsa giornaliera per evitare di stare fermo. Non sempre faccio gli stessi tragitti e quando ne faccio uno in particolare, mi capita di passare davanti una piccola chiesetta/cappella che ogni tanto ha la porta aperta. Non so perchè ma ogni qualvolta passo di lì mi viene sempre voglia di guardarci dentro, come se fossi attirato da un qualcosa di spirituale, mistico. Anche quando vedo altre Chiese più grandi, capita lo stesso.
Sarà anche questo un segnale?
Aggiungo qualche dettaglio su di me: oltre ad essere ansioso, timido e insicuro, ho la netta sensazione di provare piacere a stare solo. Nel senso, mi piace essere in compagnia, uscire con amici però quando sono solo in casa trovo la pace dei sensi. Personalmente, sono contento anche quando vado presso casa in campagna da solo e sento solo il rumore del vento, i suoni della natura. Oppure mi accontento di essere solo in casa, invitare qualche amico a bere un caffè, ascoltare musica davanti ad un camino acceso e stare in compagnia.
Non so, forse ho una componente spirituale particolare, una personalità molto riflessiva che tende all'indipendenza, non saprei definirmi.
Un altro interesse che sto scoprendo è quello della panificazione: mi piace molto impastare il pane e sperimentare con le farine però mi dispero perchè non ho i soldi per acquistare e provare le tante farine che i mulini offrono. Così come mi dispero quando non posso acquistare un vestito usato che mi piace molto o un disco in vinile (quest'ultimo è un mio hobby).
Forse dovrei anche approfondire questo campo della panificazione, sebbene magari potrebbe non portarmi a nulla?
Insomma, questi sono i dubbi che mi attanagliano. Come mai ogni qualvolta passo presso qualche Chiesetta sento questa specie di attrazione? Forse sono segnali di una possibile chiamata visto che non riesco ancora a capire ciò che mi piacerebbe fare? E questa incertezza sul futuro è segno di una possibile chiamata?
Non saprei.
Mi piacerebbe sentire le vostre opinioni fermo restando l'impossibilità di una diagnosi (che non chiedo, ci mancherebbe)
Buona giornata
Cordiali saluti
Come uscire da una relazione tossica con un ragazzo che soffre di DOC?
Buonasera Dottori,
Scrivo nuovamente su questo forum per aver un confronto con voi, nel bel mezzo di una notte un po' sofferente...Cercherò di riassumere il più possibile.
Sono una ragazza di 25 anni, ho una mia attività di estetica, tantissimi hobby, e sono stata fidanzata per tre anni con un ragazzo di 28 che dal 2017 ha iniziato ad andare in terapia per aver sviluppato una forma grave di disturbo ossessivo compulsivo, causa famiglia disfunzionale con cui è cresciuto e con la quale ancora convive ( stando male non lavora e di conseguenza non può permettersi di andar via di casa, ma a breve inizierà un part-time in un supermercato anche se già continua a ripetersi che non durerà molto )...Per tre anni della mia vita sono stata affianco ad una persona che inizialmente era meravigliosa, io e lui trovammo un' intesa che non riuscii mai a trovare con nessun altro...Finché col passare dei mesi divenne capace di darmi un giorno tutto l' amore del mondo e il giorno dopo il nulla, odio e silenzi...Ogni giorno della sua vita ripeteva in loop di stare male e che io non potevo capirlo, chiedevo lui di spiegarmi cosa sentisse e facevo di tutto per rassicurarlo, ma lui comunque si arrabbiava con me, ed io mi sentivo impotente perché non sapevo davvero come aiutarlo...
Ho cercato di stargli vicino in tutti i modi possibili, a volte evitavo qualsiasi tipo di litigio pur di non scaturire in lui ulteriore malessere, e finivo per tenermi tutto dentro, fino a che non accumulavo ed al litigio successivo ( che non potevo evitare) , esplodevo. Io ho sempre avuto il difetto di essere irascibile e lui ne era a conoscenza...e per quanto potevo cercare di essere paziente non sempre riuscivo a mantenerla questa benedetta pazienza...
Negli ultimi sei mesi di relazione, lo psichiatra gli prescrisse sertralina a dose massima, il suo umore era diventato così instabile da sviluppare un' aggressività non controllata, per questo mi ritrovai in una situazione in cui non potevo dire nulla o fare il minimo rumore che subito in lui veniva a crearsi ansia e nervosismo...Arrivai a subire qualche volta schiaffi, umiliazioni verbali, ed altre volte insulti e silenzi punitivi...tanto che sono arrivata a lasciarlo ad aprile di quest'anno dopo un litigio in cui io mi arrabbiai con lui avendo scoperto che faceva uso di una medicina allucinogena insieme ad un gruppo di suoi amici che detesto , e sentendosi minacciato da me che gli gridavo addosso finì per mettermi mani alla gola come gesto intimidatorio, molló la presa subito ma io mi spaventai...da lì lo lasciai, sofferente come non mai... Da Luglio fino a Settembre non ci siamo più visti, ogni tanto mi arrivava qualche suo messaggio dove riferiva che stava un pochino meglio e che sentiva la mia mancanza ( intanto se ne andava al mare con gli amici fingendo di stare bene, i suoi amici non sanno dei suoi problemi ma so che tutti sospettano ).. Non diedi troppa retta ai suoi messaggi perché non lo ritenevo essere più un problema mio, finché poi a fine Settembre , vedendomi a teatro il mercoledì sera, lui decide di riavvicinarsi a me... Iniziò a dirmi che mi amava ancora , che non riusciva a stare senza di me, voleva tornassimo insieme...ed io continuamente gli ripetevo che non era fattibile in quanto avevo sofferto troppo per lui, avevo il terrore di litigare con lui....Passarono le settimane ed iniziammo a vederci più spesso, in qualche modo è riuscito a farmi provare ancora tanto amore, ma il suo umore risultava essere sempre eccessivamente altalenante... fino a che , proprio oggi , non abbiamo avuto una discussione forte dovuta sempre al suo essere esageratamente scontroso nei miei confronti, e da lì mi ha minacciata dicendomi di volermi mettere la mani addosso e di non volermi vedere mai più in vita sua ( fino a due settimane fa mi voleva vedere ogni giorno, piangeva per me ed era apparso innamoratissimo, solitamente stando male fatica ad uscire di casa ma mi disse che pur di riavermi si sarebbe impegnato di nuovo a stare bene e non farmi mancare nulla) parole d'amore che sono durate come un gatto in tangenziale, perché dopo un piccolo litigio avuto due sabati fa ( sempre per mie ragioni più che motivate) è tornato a non volermi più vedere né sentire....finché appunto questa mattina sono riuscita a convincerlo ad uscire di casa per vederci..ma mai lo avessi fatto, perché era totalmente instabile ed aggressivo... Dopo questo episodio mi sono promessa di non poter più accettare tutto questo, di voler chiudere davvero questa relazione tossica, questo tira e molla logorante, eppure...continuo a domandarmi perché, dopo tanto amore, è riuscito a farmi soffrire così tanto...io che per lui ho fatto da madre, da infermiera quando stava male, da psicologa assorbendo ogni suo sfogo, l' ho aiutato persino a trovare il lavoro, mi sono svenata pur di renderlo felice anche con poco, eppure a niente è servito..... Dottori, io ovviamente inizierò a sottopormi ad una terapia psicologica perché in questo momento ne ho bisogno e mi sento molto fragile, e mi tormenta il pensiero di chiedermi se una persona del genere che purtroppo considero ormai pericolosa possa davvero guarire.....Prende farmaci da 7 anni, ha cambiato diversi Dottori, ma a nulla è servito...sta continuando a peggiorare...non è più il ragazzo di cui mi ero innamorata tre anni fa. Io ingenua ci sono ricascata col pensiero di non volerlo neanche lasciare solo sapendo che vive una situazione devastante ogni giorno...ma devo essere più obiettiva, riconoscerlo come una persona tossica e salvaguardare la mia salute...
Dottori, è possibile che questa forma di DOC sia così resistente ai farmaci e simile ad una sorta di psicosi? Anche secondo voi dovrei stargli lontana...? Tengo a precisare che anche io da ragazzina ho sofferto di depressione, attacchi di panico e ne sono in qualche modo uscita , ma la sofferenza non mi ha reso cattiva come sta rendendo cattivo lui , e mi domando davvero perchè....Vi ringrazio di cuore per le eventuali risposte, sono davvero giù di morale.. Non devo lasciarmi abbindolare dal suo malessere e devo allontanarmi al più presto da lui probabilmente...
Cosa mi sta succedendo?
Salve, da non molto ho concluso le mie sedute dalla psicologa, secondo essa sto bene e ho riacquisto le energie. Credevo fosse così ma è tornato il periodo in cui vedo un po’ tutto buio, tendo a reagire in maniera esagerata, a piangere senza un motivo e sentirmi un po’ abbandonata da tutti e spesso sono irascibile, sento frustrazione in questo mi manca essere la vecchia me spensierata, mi sento sempre nervosa con il mio ragazzo, ho meno voglia di stare in mezzo alla gente o frequentare discoteche come prima, mi sento un po’ senza energie al momento. Sento solo che un po’ di pesi e responsabilità a livello famigliare mi gravino sulle spalle oltre all’università.
Non so bene se sia un mio periodo di cambiamento. Non capisco se sia questo o davvero possa avere una qualche forma di depressione in atto poiché non sono più molto soddisfatta di ciò che mi succede attorno e tendo spesso a dormire. Vi ringrazio se mai mi risponderete
Come affrontare questo vuoto esistenziale?
Buonasera, vorrei porre una domanda per avere un consiglio o anche uno spunto.
Oggi ho fatto un esperimento. E' domenica ed ho del tempo libero. Dopo pranzo ho dormito 3 ore, mi sono svegliato ed ho fatto merenda.
Ho quindi deciso di fare un test: non accendo la tv, non uso lo smartphone, non uso il pc (lo sto usando solo ora ma solo perché mi serve per scrivere), ed escluse queste fonti di svago, faccio solo quello che veramente mi sento di fare.
Risultato dell'esperimento:
mi sono sdraiato sul letto e ho fissato il soffitto per tutto il tempo, con la testa vuota, che non pensava praticamente a nulla ad eccezione di qualche debole e breve ragionamento su cose futili. Nel frattempo avevo la percezione che il mio corpo fosse pesante e volevo solo stare sdraiato, poi ho pensato di provare a ragionare ad alta voce ma parlare mi costava fatica quindi alla fine sono rimasto immobile sul letto a guardare il soffitto per un'intera ora, chiudendo gli occhi ogni tanto per alcuni minuti ma senza nessuna iniziativa, senza pensieri o ragionamenti come se fossi una specie di parassita.
Gli unici sprazzi di iniziativa che ho avuto in questo lasso di tempo hanno riguardato il pensare di uscire ad acquistare qualcosa, cosa che non ho fatto perché uscire a fare shopping è un rifugiarsi in qualcosa di semplice in cui basta pagare e si ottiene qualcosa, qualcosa che quasi sempre non ci serve veramente.
Quindi sono andato avanti a fissare il soffitto e sono arrivato alla conclusione che NON C'è NULLA CHE VOGLIO FARE, e questo mi preoccupa.
Il risultato di questo piccolo esperimento lo vedo purtroppo come una conferma, molto in linea con la mia percezione della vita in cui arrivato a 33 anni non ho programmi per il futuro, non ho obiettivi lavorativi, famigliari, sportivi. Vivo ancora con i genitori, non ho mai lasciato questa casa e non avrei la minima idea di dove andare se la lasciassi.
Infatti seppur mi sforzo di andare al lavoro, di fare sport, di uscire con qualche amico, di non stare sempre chiuso in casa, la verità è che tutto mi costa fatica e non vorrei farlo perchè penso che nulla abbia senso.
Ma perchè devo vivere una vita in cui devo SFORZARMI per fare qualsiasi cosa? Che senso ha andare avanti in questo modo?
Ci sono tempi morti? Ok uso lo smartphone, la tv, il pc e si passano ore incollati allo schermo in cui la testa non si ferma mai, ma pensa a tutte cose completamente futili, in cui non ti rendi conto del vuoto che hai dentro perché lo riempi con contenuti e attività che alla lunga sembrano fatti apposta per svuotarti ancora di più.
Come uso lo smartphone? Tante ricerche sullo sport, uso dei social ma solo come osservatore esterno visto non sono uno che pubblica contenuti (non ho contenuti e se anche dovessi averne mi vergognerei a pubblicarli), e tanta pornografia.
Quello che non capisco è se io sia veramente cosi e allora devo rassegnarmi a non vivere la vita e allora potrei farla finita anche domani, o se invece posso avere qualche problema, qualche blocco che mi porta a vedere le cose in questo modo.
Ringrazio in anticipo chi vorrà darmi qualche consiglio
Musica incessante in testa
Buongiorno Dottori,
arrivo al dunque: da diversi mesi, forse qualche anno, non saprei con precisione ma abbastanza da sentire il fastidio, ho dei motivetti musicali in testa e non riesco a liberarmene.
Questi accadono durante la giornata e ancor peggio la sera, quando sono a letto, rendendo difficoltoso l'addormentarmi.
Si tratta di motivetti musicali / ritornelli per lo più allegri, giocosi, spesso legati all'infanzia, difficilmente si tratta di musica classica, pop, rock..Sono quasi sempre motivetti legati a bei ricordi (videogiochi, cartoni animati ecc).
Avevo provato ad affrontare la questione con uno Psicologo che mi seguiva alcuni mesi fa, per un problema legato alla gestione di mia madre borderline ma aveva liquidato la questione con responso del tipo "Forse questi motivetti musicali servono alla mia psiche per dare un ritmo, scandire i tempi delle mie azioni"
Li per li ho preso per buona la questione ma non ho mai affrontato il problema alla ricerca di una cura. Attualmente non sono più seguito da uno Psicologo e questi motivetti musicali continuano a permanere.
Sottolineo che i motivetti sono per lo più legati a qualcosa di piacevole tanto che qualche giorno fa, su una nota piattaforma streaming musicale, mi è capitato di ascoltare la colonna sonora di un videogioco con cui passavo del tempo quando ero piccolo e adesso non riesco a togliermi il pensiero dalla testa; è come se la mia mente cercasse di tenermi impegnato in qualcos altro, magari anche quando sono al lavoro e sto facendo altro.
Documentandomi, ho potuto riscontrare che questo fenomeno ha un nome "Earworm" e ci sono tutta una serie di motivazioni che scatenano quest'effetto.
La domanda che pongo è : come posso allenare la mia mente affinchè possa liberarmene? E qualora dovessi parlarne con uno specialista, qual'è la figura più indicata?
Cordiali saluti.
Cosa dovrei fare? Assumere qualche cosa per tranquillizzarmi?
Buonasera ho una domanda di carattere psicologico/psichiatrico.
Sono un soggetto che soffre da diversi anni di attacchi di panico o comunque ansia generalizzata. Durante la mia vita, a seconda di periodi più o meno stressanti, ho attraversato diverse fasi ansiose più o meno intense, ma comunque sono sempre riuscito a uscire da quei periodi senza nessun tipo di aiuto medico.
Da poco però mi si è ripresentato un periodo di fortissima ansia che culmina spesso con attacchi di panico: il tutto è iniziato con preoccupazione nei confronti della morte, che si è trasformato in un’ossessione nei confronti del senso della vita, che poi si è trasformato nella paura di impazzire.
Durante gli ultimi episodi di panico pensieri intrusivi catastrofici hanno pervaso la mia mente perciò ho voluto chiedere aiuto a dei professionisti. Da circa una settimana ho iniziato psicoterapia ma essendo ancora alle prime sedute non abbiamo ancora affrontato bene l’argomento e metodi per risolvere.
L’ultima settimana sono anche stata costretta a casa con il covid e sensazione di derealizzazione/depersonalizzazione e paura di impazzire sono diventati ancora più acuti.
Sono sintomi che ho sempre riportato in ogni mio periodo di forte ansia e che sono sempre passati da soli, ma adesso che sono fortissimi ho paura che non passeranno mai, che starò così per sempre.
La mia domanda è: è giusto continuare esclusivamente con una psicoterapia o data la gravità del momento è anche bene un consulto psichiatrico e l’assunzione di farmaci che possano tranquillizzarmi?
Io sono fiducioso della psicoterapia e so che richiede del tempo ma in quei momenti avrei bisogno di qualcosa che mi calmi all’istante, avete consigli?
Quando mi assalgono quei pensieri non riesco proprio a tranquillizzarmi
Ansia e paura sul futuro, incertezze e vocazione, come mai?
Salve, vi espongo alcuni dubbi che mi attanagliano da un po'. Sono un ragazzo di 24 anni ansioso e insicuro per il suo futuro nel senso che mi spaventa il non saper cosa voler fare, i propri interessi, piaceri. Un giorno, quindi, durante "l'esplorazione" dei miei dubbi mi viene in mente un pensiero: "E se fossi destinato a fare il sacerdote? Non mi attira quello che ho studiato, non riesco a capire cosa mi piace fare e in quale ambito lavorare, forse sono destinato alla vita ecclesiale?"
Da lì un po' ansie e timori, paura dei giudizi altrui e così via. Vi spiego perchè nasce questa domanda: anni fa, avevo 14 anni e facevo parte di un gruppo locale di movimento giovani cattolici e organizzammo anche tornei estivi per tutti gli adolescenti, fu un bel periodo perchè comunque si era sempre in mezzo a coetanei, si facevano nuove conoscenze e così via. Dopo qualche anno iniziai a fare il chierichetto non di mia spontanea volontà, mi vergognavo anche essendo timido. lo feci perchè mentre ero in sagrestia mancava un ragazzo e scelsero me, forse segno del destino? Comunque, piano piano imparo a fare quello che serve e comincia anche a piacermi. Mi piaceva andare in Chiesa, mi piaceva conversare con gli altri aiutanti, forse perchè in quel periodo non avevo più un gruppo di amici con cui uscire e quindi trovavo rifugio e svago a livello sociale in quel posto.
Tuttavia, ricordo anche come mi piaceva essere sull'altare di fianco al sacerdote, più in alto di tutti e guardavo con quasi fare superiore tutti quelli che invece erano seduti più giù, i comuni parrocchiani. Sembra quasi una visione narcisistica, egocentrica, però mi sentivo superiore ecco. E ora mi vien da pensare: "Un sacerdote non credo si comporti o pensi così".
Veniamo ad oggi. Negli ultimi periodi ho iniziato a praticare un po' di attività fisica tranquilla, una semplice corsa giornaliera per evitare di stare fermo. Non sempre faccio gli stessi tragitti e quando ne faccio uno in particolare, mi capita di passare davanti una piccola chiesetta/cappella che ogni tanto ha la porta aperta. Non so perchè ma ogni qualvolta passo di lì mi viene sempre voglia di guardarci dentro, come se fossi attirato da un qualcosa di spirituale, mistico. Anche quando vedo altre Chiese più grandi, capita lo stesso.
Sarà anche questo un segnale?
Aggiungo qualche dettaglio su di me: oltre ad essere ansioso, timido e insicuro, ho la netta sensazione di provare piacere a stare solo. Nel senso, mi piace essere in compagnia, uscire con amici però quando sono solo in casa trovo la pace dei sensi. Personalmente, sono contento anche quando vado presso casa in campagna da solo e sento solo il rumore del vento, i suoni della natura. Oppure mi accontento di essere solo in casa, invitare qualche amico a bere un caffè, ascoltare musica davanti ad un camino acceso e stare in compagnia.
Non so, forse ho una componente spirituale particolare, una personalità molto riflessiva che tende all'indipendenza, non saprei definirmi.
Un altro interesse che sto scoprendo è quello della panificazione: mi piace molto impastare il pane e sperimentare con le farine però mi dispero perchè non ho i soldi per acquistare e provare le tante farine che i mulini offrono. Così come mi dispero quando non posso acquistare un vestito usato che mi piace molto o un disco in vinile (quest'ultimo è un mio hobby).
Forse dovrei anche approfondire questo campo della panificazione, sebbene magari potrebbe non portarmi a nulla?
Insomma, questi sono i dubbi che mi attanagliano. Come mai ogni qualvolta passo presso qualche Chiesetta sento questa specie di attrazione? Forse sono segnali di una possibile chiamata visto che non riesco ancora a capire ciò che mi piacerebbe fare? E questa incertezza sul futuro è segno di una possibile chiamata?
Non saprei.
Mi piacerebbe sentire le vostre opinioni fermo restando l'impossibilità di una diagnosi (che non chiedo, ci mancherebbe)
Buona giornata
Cordiali saluti
Come uscire da una relazione tossica con un ragazzo che soffre di DOC?
Buonasera Dottori,
Scrivo nuovamente su questo forum per aver un confronto con voi, nel bel mezzo di una notte un po' sofferente...Cercherò di riassumere il più possibile.
Sono una ragazza di 25 anni, ho una mia attività di estetica, tantissimi hobby, e sono stata fidanzata per tre anni con un ragazzo di 28 che dal 2017 ha iniziato ad andare in terapia per aver sviluppato una forma grave di disturbo ossessivo compulsivo, causa famiglia disfunzionale con cui è cresciuto e con la quale ancora convive ( stando male non lavora e di conseguenza non può permettersi di andar via di casa, ma a breve inizierà un part-time in un supermercato anche se già continua a ripetersi che non durerà molto )...Per tre anni della mia vita sono stata affianco ad una persona che inizialmente era meravigliosa, io e lui trovammo un' intesa che non riuscii mai a trovare con nessun altro...Finché col passare dei mesi divenne capace di darmi un giorno tutto l' amore del mondo e il giorno dopo il nulla, odio e silenzi...Ogni giorno della sua vita ripeteva in loop di stare male e che io non potevo capirlo, chiedevo lui di spiegarmi cosa sentisse e facevo di tutto per rassicurarlo, ma lui comunque si arrabbiava con me, ed io mi sentivo impotente perché non sapevo davvero come aiutarlo...
Ho cercato di stargli vicino in tutti i modi possibili, a volte evitavo qualsiasi tipo di litigio pur di non scaturire in lui ulteriore malessere, e finivo per tenermi tutto dentro, fino a che non accumulavo ed al litigio successivo ( che non potevo evitare) , esplodevo. Io ho sempre avuto il difetto di essere irascibile e lui ne era a conoscenza...e per quanto potevo cercare di essere paziente non sempre riuscivo a mantenerla questa benedetta pazienza...
Negli ultimi sei mesi di relazione, lo psichiatra gli prescrisse sertralina a dose massima, il suo umore era diventato così instabile da sviluppare un' aggressività non controllata, per questo mi ritrovai in una situazione in cui non potevo dire nulla o fare il minimo rumore che subito in lui veniva a crearsi ansia e nervosismo...Arrivai a subire qualche volta schiaffi, umiliazioni verbali, ed altre volte insulti e silenzi punitivi...tanto che sono arrivata a lasciarlo ad aprile di quest'anno dopo un litigio in cui io mi arrabbiai con lui avendo scoperto che faceva uso di una medicina allucinogena insieme ad un gruppo di suoi amici che detesto , e sentendosi minacciato da me che gli gridavo addosso finì per mettermi mani alla gola come gesto intimidatorio, molló la presa subito ma io mi spaventai...da lì lo lasciai, sofferente come non mai... Da Luglio fino a Settembre non ci siamo più visti, ogni tanto mi arrivava qualche suo messaggio dove riferiva che stava un pochino meglio e che sentiva la mia mancanza ( intanto se ne andava al mare con gli amici fingendo di stare bene, i suoi amici non sanno dei suoi problemi ma so che tutti sospettano ).. Non diedi troppa retta ai suoi messaggi perché non lo ritenevo essere più un problema mio, finché poi a fine Settembre , vedendomi a teatro il mercoledì sera, lui decide di riavvicinarsi a me... Iniziò a dirmi che mi amava ancora , che non riusciva a stare senza di me, voleva tornassimo insieme...ed io continuamente gli ripetevo che non era fattibile in quanto avevo sofferto troppo per lui, avevo il terrore di litigare con lui....Passarono le settimane ed iniziammo a vederci più spesso, in qualche modo è riuscito a farmi provare ancora tanto amore, ma il suo umore risultava essere sempre eccessivamente altalenante... fino a che , proprio oggi , non abbiamo avuto una discussione forte dovuta sempre al suo essere esageratamente scontroso nei miei confronti, e da lì mi ha minacciata dicendomi di volermi mettere la mani addosso e di non volermi vedere mai più in vita sua ( fino a due settimane fa mi voleva vedere ogni giorno, piangeva per me ed era apparso innamoratissimo, solitamente stando male fatica ad uscire di casa ma mi disse che pur di riavermi si sarebbe impegnato di nuovo a stare bene e non farmi mancare nulla) parole d'amore che sono durate come un gatto in tangenziale, perché dopo un piccolo litigio avuto due sabati fa ( sempre per mie ragioni più che motivate) è tornato a non volermi più vedere né sentire....finché appunto questa mattina sono riuscita a convincerlo ad uscire di casa per vederci..ma mai lo avessi fatto, perché era totalmente instabile ed aggressivo... Dopo questo episodio mi sono promessa di non poter più accettare tutto questo, di voler chiudere davvero questa relazione tossica, questo tira e molla logorante, eppure...continuo a domandarmi perché, dopo tanto amore, è riuscito a farmi soffrire così tanto...io che per lui ho fatto da madre, da infermiera quando stava male, da psicologa assorbendo ogni suo sfogo, l' ho aiutato persino a trovare il lavoro, mi sono svenata pur di renderlo felice anche con poco, eppure a niente è servito..... Dottori, io ovviamente inizierò a sottopormi ad una terapia psicologica perché in questo momento ne ho bisogno e mi sento molto fragile, e mi tormenta il pensiero di chiedermi se una persona del genere che purtroppo considero ormai pericolosa possa davvero guarire.....Prende farmaci da 7 anni, ha cambiato diversi Dottori, ma a nulla è servito...sta continuando a peggiorare...non è più il ragazzo di cui mi ero innamorata tre anni fa. Io ingenua ci sono ricascata col pensiero di non volerlo neanche lasciare solo sapendo che vive una situazione devastante ogni giorno...ma devo essere più obiettiva, riconoscerlo come una persona tossica e salvaguardare la mia salute...
Dottori, è possibile che questa forma di DOC sia così resistente ai farmaci e simile ad una sorta di psicosi? Anche secondo voi dovrei stargli lontana...? Tengo a precisare che anche io da ragazzina ho sofferto di depressione, attacchi di panico e ne sono in qualche modo uscita , ma la sofferenza non mi ha reso cattiva come sta rendendo cattivo lui , e mi domando davvero perchè....Vi ringrazio di cuore per le eventuali risposte, sono davvero giù di morale.. Non devo lasciarmi abbindolare dal suo malessere e devo allontanarmi al più presto da lui probabilmente...