Davide  domande di Ansia e depressione  |  Inserita il

Milano

Ansia problemi affettivi e relazionali

Buonasera,
da 8 mesi sono in preda a ansia e dormo 4 o 5 ore a notte. Ho angoscia al lavoro, non riesco a stare più di 4 minuti con altre persone e non parlo assolutamente, non mi viene niente da dire e sono pervaso dalla paura che ho di stare in quella situazione e scappo subito. Il problema e che anche a casa con moglie e figli e la stessa cosa: non parlo, non rido, non voglio andare in vacanza (non ho mai voluto farlo con mia moglie, mi sembrava di essre rinchiuso, osservato, inseguito), non voglio niente se non scomparire. Al pensiero di tornare a casa mi agito e provo avversione, lo stesso se devo accompagnare i bambini a scuola o andare al lavoro, ovunque. Mi pesa enormenmente alzarmi la mattina per affrontare la giornata. Mi e stata diagnosticata anche depressione, definita atipica da uno psichiatra. Credo di avere un disturbo di personalità evitante, o di attaccamento anche. Non ho fatto mai nuove amicizie a parte quelle che avevo dai tempi del liceo. Non ho mai saputo cosa volessi fare, lavoro, università, hobby. Tutte le strade da me intraprese le ho abbandonate. Ho paura di sbagliare tutto. Mi sento sotto osservazione. Ora pero appena il telefono squilla, che sia mia madre, mia sorella o un mio amico non voglio rispondere, mi sento "macchiato", sbagliato. Non sento più la voglia di stare con i miei figli, non ho piacere anzi diverse volte mi irritano. Con mia moglie non parlo, non mi viene niente da dire. Penso di non amare nessuno. Non voglio telefonare emmeno ai miei genitori, non riesco a trovare gioia da qualsiasi parte mi volti. Non rieco a fare conversazioni e non mi piace niente. La mia autostima e sempre stata bassissima.
Il periodo che ho conosciuto mia moglie e stata come una salvezza, era un periodo (diversi anni) che facevo uso di alcool e droghe per riempire quel "buco" che provavo dentro senza mai capire davvero che era un problema molto serio da affrontare allora. Questa persona, credo, a quel tempo era la mia ancora, nel senso che probabilmente avendo avuto la forza di lasciarmi trasportare dalla relazione, l'ho vissuta come la salvezza che mi avrebbe portato via dal dolore che mi costava il vivere. Lei abita in un altro paese e dopo un anno di viaggi io da lei lei da me, decidemmo che mi sarei trasferito io. La decisione fu mia, perché al pensiero che fosse venuta lei pensavo che sarei rimasto intrappolato in quel "mio mondo" in cui non potevo più nascondermi. Avevo paura di essere giudicato, di avere responsabilità.
Non mi sono mai curato di vedere cosa volessi davvero, cosa mi piacesse, tanto che ora non ho idea di cosa mi piaccia. Non ho interessi. Ho paura di non amare più mia moglie e i miei figli, se mai fosse stato amore piuttosto che il mio bisogno di trovare rifugio. Non so come uscirne, prendo xanax 0,5 compresse ma ugualmente più di 5 ore a notte non dormo e lo stato di paura me lo porto con me tutto il giorno. Passo le mattinate nel mio magazzino, pieno di ansia e angoscia, a fumare, aspettando semplicemente che il tempo passi per poi andare a casa e sentirmi ancora a disagio, e aspettare di nuovo che il tempo passi e arrivi il mattino. Tutti i giorni. La domenica a casa sono muto, mi pesa fare qualsasi cosa, mi sento infasidito perche vorrei semplicemente "chiudermi". Scappo. Scappo dal lavoro, non esco, non ho amici, sono a disagio ovunque. I miei figli mi irritano. Rivedendo la mia relazione dei precedenti con i miei figli, che sono tutti sotto i dodici anni, credo di essermi rapportato a loro secondo uno schema, un bisogno mio di dargli riparo e uno "scudo" ma allo stesso tempo sento quasi che e come se lo stessi facendo per me, il dare rifugio. Odio le cose che cambiano, mi sembrano solo difficolta, vorrei che tuttto fosse fermo, immobile. Il fatto che le altre persone abbiano desideri propri, un percorso di vita e di crescita propri, mi fa sentire che rimango io alla fine e io non "vedo" una strada mia, o bisogno di un sosegno. Non so come spiegarlo bene per farvelo capire.
Sto andando da uno psicoterapeuta, facciamo terapia cognitivo-comportamentale ma dopo 7 mesi non vedo miglioramenti. Ho contattato un altro psicoterapeuta, il suo consiglio sarebbe una terapia psicodinamica.
Ho più di quarant'anni, e possibile secondo voi che la mia condizione sia talmente radicata e cronica che non ci sia soluzione per me? Io si.
Non so come uscirne, non credo possa uscirne perché vedo tutto nero.
Grazie per l'attenzione.
Davide

  2 Risposte pubblicate per questa domanda

Dott. Valeriano Fiori Inserita il 12/01/2022 - 13:00

Salve, mi dispiace per la situazione che sta vivendo. Credo che si possa sempre migliorare ma bisogna avere pazienza. Non è importante l'approccio psicologico ma se lei si trova a suo agio con il professionista. Inoltre, se ha già intrapreso un percorso di psicoterapia, la invito a evitare di confrontarsi con altri professionisti per evitare di confondersi.
Buona giornata.
Dott. Fiori

Dott.ssa Anna Marcella Pisani Inserita il 06/01/2022 - 22:10

Buonasera Davide,
Leggendo il suo scritto mi ha colpito molto la frase: "non voglio niente se non scomparire" che merita, a mio parere, un'attenta valutazione poiché sembra riconducibile ad un'ideazione suicidaria.
Se così fosse, la prima cosa importante da fare, sarebbe richiedere una consulenza psichiatrica e valutare un trattamento farmacologico adeguato, che possa favorire una remissione dei sintomi di grande malessere da lei descritti.
Detto questo, credo che il secondo importante passo da fare in ambito psicoterapeutico sia per lei lavorare sulla frase: "non credo possa uscirne perché vedo tutto nero".
Questo vissuto di sfiducia, se non opportunamente elaborato, può compromettere qualsiasi tipo di psicoterapia lei intraprenda (psicoanalitica, cognitiva ecc).
Pertanto, il mio consiglio è quello di richiedere un secondo parere psichiatrico e proseguire parallelamente il percorso di psicoterapia con l'attuale Terapeuta o con un altro, anche in base alle indicazioni del medico psichiatra.
Ad ogni modo le faccio in bocca al lupo e rimango a sua disposizione per eventuali altri chiarimenti.
Dott. ssa Anna Marcella Pisani (Roma).