Pamela domande di Ansia e depressione  |  Inserita il

Non riesco a fare più le cose che mi piacciono

Salve a tutti, mi chiamo Pamela ed ho 30 anni. Due anni fa ho abbandonato l'università per via dell'ansia che era diventata insopportabile. Ho riversato tutta l'ansia sul mio intestino tanto che non potevo più uscire di casa perchè avevo paura di dover scappare in bagno, peggio ancora se dovevo andare in luoghi dove un bagno non c'era. Sono andata da una gastroenterologa che mi ha detto che ciò era dovuto allo stress.
Da lì sono migliorata parecchio ma la paura di dover scappare in bagno è rimasta. Non ci vado più spesso, anzi ora sto bene ma ogni volta che devo fare qualcosa di importante o quando ad esempio, devo andare alla posta e c'è fila e devo attendere, inizio ad agitarmi e si agita anche l'intestino. Purtroppo ciò condiziona pesantemente la mia vita, non viaggio più, non sto fuori casa per tanto tempo, ogni volta che devo fare qualcosa penso al mio intestino e mi agito. Tra poche settimane devo fare un corso che reputo importante ma già penso a come starò, se ci sarà un bagno ecc e mi sta venendo voglia di rinunciarci anche se desidero farlo. Come faccio ad uscire da questo circolo vizioso? Grazie.

  3 Risposte pubblicate per questa domanda

Dott.ssa Flavia Passoni Inserita il 12/02/2018 - 13:29

Salve Pamela , comprendo il suo disagio. Da quanto leggo, nei momenti di forte stress, tende a somatizzare e di conseguenza a provare un forte disagio corporeo soprattutto localizzato nell'intestino. Il mio consiglio è quello di intraprendere un percorso terapeutico che le permetta di indagare e arrivare alla radice del problema; in questa maniera arriverà a imparare a gestire i pensieri intrusive e a ritrovare il benessere psicofisico perduto da tempo, così da riprendere in mano la sua vita in maniera più funzionale.

Saluti

Rimaniamo a sua disposizione
Dott.ssa Erika Cudazzo, Dott.ssa Flavia Ilaria Passoni equipe esperti Centro Synesis Carnate (MB), Arcore (MB), Cagliari

Dott.ssa Valentina Berardi Inserita il 08/02/2018 - 12:46

Buongiorno Pamela,
da ciò che racconta sembra che l'ansia era presente già nel periodo dei suoi anni universitari e che, successivamente a questi l'abbia riversata sull'intestino.
La pancia, e dunque anche l'intestino, è stata considerata il secondo cervello poiché si tende a riversare su questa l'ansia, lo stress e più in generale le tensioni. Inoltre, le cellule del nostro sistema gastroenterico producono il 90% di serotonina che oltre ad essere il neurotrasmettitore del benessere è coinvolto nel ciclo sonno/veglia, nella sensazione di fame/sazietà, nell'umore.
Quello che lei scrive è comune a molte persone che facilmente somatizzano gli stati emotivi e le sensazioni sul corpo e in questo caso particolare sull'intestino.
Del resto, essendole accaduto di dover andare spesso in bagno questo le ha provocato una forma di ansia anticipatoria alla situazione da lei temuta, tanto che scrive "già penso a come starò, se ci sarà un bagno..mi sta venendo voglia di rinunciarci anche se desidero farlo".
Il mio parere è che un professionista potrebbe aiutarla nella gestione dell'ansia e nel comprendere le dinamiche che le provocano questa forma anticipatoria, come intervenire su queste per poterle consentire di fare esperienze senza rinunciarvi per la "paura di..".

Resto a disposizione
Cordialmente
Valentina Berardi

Dott.ssa Anna Marcella Pisani Inserita il 08/02/2018 - 12:16

Buongiorno Pamela,
comprendo la sua condizione di disagio che mi sembra si stia acuendo orientando in modo drastico le sue scelte di vita. Questo meccanismo viene utilizzato dall'ansia per bloccare l'evoluzione della persona e contemporaneamente spostare la sua attenzione verso il corpo in modo da tenere lontani dalla coscienza nuclei emotivi che in questo momento non riesce a gestire al meglio.
Il sintomo potrebbe rappresentare metaforicamente una sua difficoltà a tirare fuori/evacuare contenuti ritenuti inaccettabili, di cui si vergogna e che la paralizzano, mantenendola in uno stato di dipendenza dalla sua casa che ricalca le fasi della prima infanzia.
Quindi, affrontare e risolvere solo il sintomo che lei descrive potrebbe aiutarla solo parzialmente a gestire la sua ansia che sembra associata ad un disagio più complesso e profondo. Di contro, inserire il sintomo in una riflessione più ampia sulla percezione che ha di sé a livello affettivo, familiare e lavorativo potrebbe ridimensionare la valenza del sintomo e porre nella giusta collocazione Pamela: le sue esigenze, le sue difficoltà e i suoi desideri in modo da comprendere il significato e la funzione del sintomo all'interno della sua vita.
Dr.ssa Anna Marcella Pisani (Roma)