Domande su Genitori e Figli Domande e Risposte su genitorialità e rapporto con i figli
Situazione complicata con mio figlio
Buongiorno, ho 45 anni e un figlio di 23 appena laureato e prosegue ancora con la magistrale. Appena maggiorenne se no anche poco prima gli ho detto che per le relazioni sessuali deve usare i preservativi, che deve stare attento alla compagnia perché ci sono tante malattie trasmissibili sessualmente, avere una ragazza stabile. Ho scoperto tre mesi fa che mio figlio aveva contattato online delle donne di facili costumi dicendo a loro che è timido e non ha esperienze, ieri ho scoperto ancora, cercando nel suo cellulare e risalendo al mese di giugno che ha fatto sesso con una donna matura (credo la mia età dopo il viso) che ha pure un bambino piccolo, anche sesso orale e a tre se ho capito bene anche con il compagno di lei. Mio figlio aveva rifiutato la proposta di penetrare anche lui. Quando si danno appuntamento viene suo marito, compagno che è e lo prende dal parcheggio. Lei fa sesso anche con altri ragazzi di età tra 21-25 anni. La situazione mi pare pericolosa perché mio figlio è studente, non lavora, non ha soldi, non viene con soldi estranei o altre cose comprate a casa per pensare che sia pagato, nei messaggi parlano anche di video mentre fanno sesso e io penso che questi qua lo fanno sentirsi bene per qualche mese per poi ricattarlo o obbligarlo a fare altre cose per loro. Ho paura di trovarlo morto sulla strada perché mi pare un circolo vizioso non solo una curiosità di momento. Lei lo incita con foto e messaggi e gli da appuntamento nella sua zona. Mio figlio non è mai stato una persona aperta anche se io sono stata sempre mamma amica e abbiamo fatto tutto per lui (io sono al secondo matrimonio, figlio è mio, ma mio marito l'ha sempre trattato e curato come fosse suo). Ultimamente e con mia sorpresa mi ha accusato che io l'ho obbligato a studiare che lui non vuole fare niente, secondo me starebbe tutto il giorno nel letto su questi gruppi di sesso, visto che va all'università e non fa nient'altro, fine settimana esce con gli amici, tutti maschi, ma a questo punto credo che va anche da quella li, anche in settimana quando mi dice che va a fare un giro con un amico. Non so come procedere, adesso e in vacanza, lontano da quella li, vorrei parlare con lui in modo chiaro e senza velli e appena gli prendo il cellulare contattare anche quella li e bloccarla. Ho paura che non cercherà mai una ragazza normale e non uscirà mai da questa situazione che pare gli piace abbastanza. La scorsa settimana si piangeva che ha un'afta enorme in bocca, che pensa lui sia per qualcosa che ha mangiato, ma lui non ha mai avuto le afte. Ho trovato preservativi nella sua camera, ma con sesso orale a lei non credo che può usarli. Cosa mi consiglia? Come abbordare questo problema? Vorrei farli fare tutti gli esami per le malattie sessualmente trasmissibili, gli metterò la localizzazione del cellulare e al massimo non avrà acceso alla macchina, non so cosa fare!
0 risposte - LeggiGiochi di sessualità per bambini e tra bimbi: cosa fare?
Salve, mia figlia (5) è stata coinvolta per due volte dal cuginetto di 6 anni in giochi "sessuali", lei racconta che lui le ha chiesto di togliere il costume e di fare l'amore, quindi le dava dei baci in bocca e anche quando lei non voleva più lui insisteva di dargliene ancora e le diceva che doveva amarlo per forza, poi mi dice che si sono annusati le parti intime. La prima volta che me lo ha raccontato mi sembrava imbarazzata ma non sono riuscita a capire se lei era d'accordo che tutto ciò accadesse oppure no. Mi dice che non voleva fare quel gioco ma che si è presa coraggio e l'ha fatto (testuali parole) la seconda volta che è accaduto mentre lo raccontava mi sembrava più tranquilla ma ripeteva che lei non avrebbe voluto, non so però se lo diceva come per tranquillizzarmi o perché davvero si è sentita obbligata... in ogni caso come devo comportarmi? Premetto che (anche se con fatica ) ho sempre cercato di tenere un atteggiamento tranquillo e distaccato quando le chiedevo a cosa stavano giocando sotto le coperte... mio marito dice che dovrei evitare che restino da soli, come posso gestire la situazione ed evitare che avvengano questi giochi sessuali tra bambini? Grazie per la vostra risposta
2 risposte - LeggiLa fidanzata di mio figlio
Buona sera, mio figlio 25 anni, piuttosto timido nel confrontarsi con il mondo ma comunque ha fatto il suo percorso di studio universitario e si è laureato, ora lavora ed è soddisfatto della sua posizione, fin qui nulla da dire, sono circa quattro anni che frequenta una ragazza della sua stessa età, ci è stata presentata, ed abbiamo aperto le porte di casa nostra pensando di portre dentro una figlia, abbiamo conosciuto la famiglia allargata di lei e quindi tutto bene, quando sono stati fatti gli inviti per un caffè da parte nostra ai genitori di lei tutto bene sino al giorno dell'invito che è stato declinato con un whatsapp, in seguito abbiamo avuto un lutto, la mamma della ragazza mi ha telefonato facendomi le condoglianze, lei si è offesa perchè dovevamo passare a prenderla mentre facevamo il tragitto da MILANO A VERCELLI con la salma per portarla alla cerimonia, cosa che non abbiamo fatto perchè impossibile far deviare un corteo funebre, li si è offesa e non si è più fatta vedere, continuando ad uscire con mio figlio, sino a quando dovevano partire le vacanze, ed io ho chiesto a mio figlio se era possibile salutarla prima che partissero, si è presentata come nulla fosse ed io non ho accennato nulla lasciando stare il passato, poi nulla sino a Natale, quando avevamo dei parenti che ci tenevano a conoscerla, la ragazza era al telefono con mio figlio e questa parente chiede di parlare con la ragazza, per invitarla a cena, lei in modo maleducato butta giù la comunicazione, arrabiandosi molto e rimanendo una settimana senza chiamare mio figlio, lui innamorto perso l'ha perdonta, io non so darmi spiegazioni su dei comportamenti così infantili, ho solo paura che un giorno anche mio figlio con una compagna così tagli i ponti con la famiglia, lui evita i discorsi su di lei, però vedo che soffre e non sfoga nulla come devo fare per non perderlo e forse fargli capire che pure sia una brava ragazza non sia la persona giusta per lui. La ringrazio anticipatamente.Saluti
2 risposte - LeggiNon riesco a dimostrare affetto
ciao a tutti, mi chiamo alessandra e sono nuova del sito. mi scuso da subito per il messaggio lunghissimo ma mi sono decisa solo adesso a rivolgermi ad uno psicologo. metto questa domanda sotto la sezione "genitori e figli" perchè credo sia il problema principale, ma come vedrete poi non è l'unico. spero davvero che accoglierete questa mia domanda e risolverete il mio problema. non so se sia un problema adolescenziale (ho 20 anni) o solo psicologico ma sono in questa condizione da molti anni... più o meno da quando ero alle medie. vivo con un costante senso di pressione e pretendo moltissimo da me stessa (all'università ho una media del 30). in genere sto bene, anche se sono sempre abbastanza sulle mie e sulla difensiva, non solo nei confronti degli estranei ma anche nei confronti di amici, parenti, genitori e anche del mio ragazzo, con cui sto da 4 anni. gli unici momenti in cui non mi sento sotto pressione sono quando faccio equitazione, per il resto sono sempre sotto pressione... non perchè gli altri mi ci mettano, mi metto da sola sotto pressione, quasi involontariamente... mi sento come se stessi sbagliando tutto, come se non facessi mai abbastanza, arrivando anche ad avere momenti di crisi dove inizio a piangere e non smetto prima di 30/45 minuti.
ci sono veramente tante cose da dire e probabilmente avrei bisogno di una vera seduta psicologica...
vivo con un costante peso su di me, per vari motivi:
1- non riesco a dimostrare affetto nei confronti dei miei genitori. con altre persone non ho questo problema, solo con loro. questo da sempre... mai un "ti voglio bene", se non quando mi forzavo a farlo, mai un abbraccio, eppure ho questo desiderio immenso di farlo, di essergli più vicina ci sono tantissime occasioni in cui avrei voluto ballare il valzer con mio padre, ad esempio, ma per qualche motivo ho sempre evitato, vergogna o altro. ho paura di questa cosa... i miei genitori hanno 60 anni e non avrò più molto tempo con loro... fra una decina d'anni sarò già via di casa e sento che sta passando tutto davvero troppo in fretta, come se non avessi mai vissuto il classico rapporto "genitori e figli", come se non fossi mai stata davvero con loro... eppure non mancano momenti in cui stiamo tutti insieme, e il problema non credo sia l'infanzia perchè ho avuto un'infanzia bellissima.... non sono neanche loro il problema, perchè sono molto calorosi e sempre presenti se ho bisogno... sono dei genitori fantastici... a tutto questo, al fatto che non mi sembra di aver passato vero tempo con loro, ho dato la colpa al fatto che a partire dalle superiori ogni weekend ero fuori di casa e non sono mai stata davvero con loro... son una persona estremamente indipendente e non ho mai avuto problemi ad andare in giro ecc... ultimamente, l'unico momento dove credo di aver rimediato un po' a questo problema è stato qualche settimana fa: mio zio è morto e io sono stata l'ultima persona a vederlo...appena prima di andar via ho superato il mio blocco e gli ho stretto la mano (quando ero piccola, mi ero sempre rifiutata di farmi toccare da lui e dagli altri parenti). è morto dopo poche ore... li ho sentito di aver rimediato parzialmente e ne sono stata felice... perchè ce l'ho fatta ad esprimere un gesto di affetto prima che fosse troppo tardi.
2- sento che la mia vita mi sta scivolando tra le mani, e io sono bloccata con lo studio, con l'obiettivo di fare carriera, ma sento di stare perdendo tutto il resto (rapporto con i miei genitori compreso)
3- il tema sesso e tutto quello che vi è collegato per me è taboo... non so perchè, non so se è normale... questo mi succede però, anche li, solo in famiglia... con amici o con il mio ragazzo non ci sono problemi, anche se credo di non riuscire ad avere un vero rapporto sessuale con lui, per questo motivo...
come vedete sono piena di problemi... sinceramente credo che ce ne siano altri, nascosti sotto la superficie, però non so cosa farci... nel tempo li ho sempre sminuiti, dando importanza ad altre, oppure ho sempre cercato di risolvermeli da soli... ma ultimamente ho un peso sul cuore che non so proprio come togliere.
spero mi aiuterete...
grazie in anticipo,
ale
Mi odio, cosa posso fare?
Gentili dottori,
Sono Claudio, ho 23 anni e ho già fatto psicoterapia per un periodo di 10 mesi, da Marzo a Dicembre 2017.
Scrivo di una situazione per me tanto confusa quanto recente. Il mio problema è che dentro di me c'è una voce che quando non viene soffocata mi ricorda che mi odio, me lo urla. Disprezzo me stesso per la mia debolezza, per la mia lunaticità, per non riuscire a essere autentico con le persone a cui tengo. Non mi piaccio fisicamente ed è per me un'ossessione, ma prima di iniziare a fare palestra per irrobustirmi ho cominciato a sospettare che il mio problema sia ben diverso da una semplice dismorfofobia: sospetto che quanto mi sta accadendo da un po di anni sia il risultato di un'infanzia in cui sono arrivato a idealizzare i miei genitori per non provare ira e frustrazione per la loro educazione repressiva (e a tratti violenta). In sintesi, sospetto che dentro di me ci sia una rabbia che non trova espressione, derivante da una "pedagogia nera" e che mi porta al giorno d'oggi a odiarmi, mi trovo infatti ridicolo e gradualmente sto perdendo le speranze di amarmi. Ho l'abitudine da 5 anni di tenere un diario, nel quale non scrivo sistematicamente quanto accaduto ogni giorno: preferisco invece usarlo come valvola di sfogo, senza appuntamento, quando mi va lascio che i miei pensieri si imprimano senza filtri sulla carta. Per carattere sono introspettivo e cerco di ascoltarmi, qualunque emozione io stia provando. Ma fare lo psicologo di me stesso non è semplice, soprattutto perché non ho una sincera autostima e mi giudico a ogni piè sospinto. La consapevolezza del mio odio è arrivata dalle pagine del mio diario datate 6 mesi fa. Nel mio ultimo percorso di psicanalisi ho compreso infatti che ho soffocato per tutti gli anni del liceo questo odio verso me stesso creandomi un'immagine ideale di me stesso, quasi un "supereroe": sono stato figlio modello, studente modello, amico modello, ragazzo pacato e sempre incline all'ascolto. Insieme al mio dottore abbiamo superato questa visione, ma da quel momento mi sono sentito "nudo". Ho provato a ricostruire un'autostima (questa volta autentica) ma non ci sono mai riuscito, in questo quadro ho avuto anche la mia prima delusione amorosa e sono stato lasciato all'improvviso dal ragazzo che amavo. Mio padre non ha accettato completamente la mia sessualità e con lui il rapporto è molto complicato: da un po' di tempo non gli voglio più bene, ma non me ne vergogno, avrà le sue responsabilità senz'altro. I miei genitori si sono separati quando avevo 8 anni, da lì mio padre è passato da essere il mio dio a una persona che a tratti odiavo, perché non viveva più con me e anzi, dopo poco tempo ha conosciuto la sua attuale moglie. A livello razionale non mi sento geloso, ma chissà cosa bolle in pentola da anni. Il risultato è che adesso lui vorrebbe vedermi in modo più leggero, per venirmi incontro e aiutarmi a sentirmi di nuovo legato a lui, se non come un padre almeno come un amico. Ma non ne ho voglia, e se a volte mi sento in colpa più sovente mi sento saldo nella mia decisione. In conclusione, anche questo "voltafaccia" con mio padre mi sta facendo pensare di covare una rabbia inespressa, motivo della mia autostima bassa, o forse del tutto assente. Voglio cambiare la mia vita e amarmi, non ha senso la vita senza l'amore per se stessi: non sarei capace di amare nessun altro, perlomeno non in modo sano. E a 23 anni sento di consumare nell'odio quelli che potrebbero essere i miei anni migliori. Voglio far rivivere quel bambino che a un certo punto è diventato adulto di colpo. Vorrei sapere se un percorso psicologico nel mio caso può essere d'aiuto e se secondo voi, per quanto potete leggere, io abbia fatto centro e in qualche modo abbia capito da dove deriva la mia frustrazione. Grazie in anticipo per il cortese interesse, cordiali saluti.
Quando il rapporto con la suocera altera il tuo equilibrio.....
Salve,
Ho 28 anni e ho un bambino di quasi un anno. Prima della nascita di mio figlio tutto era perfetto, mi sentivo felice e serena psicologicamente, stavo per realizzare il sogno di creare una mia famiglia e mai avrei immaginato di trovarmi nell'ansia che mi accompagna da un anno a questa parte. Il mio problema, ahimé, sono i miei suoceri, che ovviamente stanno minando anche il rapporto con il mio compagno. Dopo la nascita del mio bimbo ho cominciato a notare atteggiamenti strani e eccessivi soprattutto di mia suocera, la quale ha cominciato da subito ad atteggiarsi da seconda mamma: in più di qualche occasione ha detto a me e a terze persone che il bambino non era mio ma suo, quando piangeva correva lei a prenderlo su per consolarlo, me lo prendeva dalle braccia in ogni occasione e quando siamo da loro non fanno altro che passarselo dalle braccia senza considerarmi, mettendomi a disagio; se devo allattarlo fanno finta di non sentire per non darmelo e, per giustificare il tutto, lei continua a dire che questo è l'unico modo di godersi il nipote. Adesso che ha cominciato a mangiare, vogliono fargli assaggiare qualsiasi cosa di mano loro, nonostante io abbia detto di essere contraria (ci avevano già provato ancora quando era piccolino).
E tralasciando il fatto che inizialmente passavano il tempo a paragonare il nipote al papà e alla loro famiglia in tutto e per tutto! Ogni cosa faceva, anche il modo di sbadigliare, assomigliava al papà o a qualche loro parente. (Parlo di una famiglia che voleva un nipote maschio per portare avanti la razza...parole loro)
La mia impressione è che mia suocera continui a voler sottolineare le origini paterne del nipote e il suo ruolo in questo ( continua a rivolgersi al bimbo fin da quando era piccolo fantasticando sul fatto che lui una volta cresciuto andasse a dormire da lei o che andasse a trovarli senza genitori).
Io, vedendo l'atteggiamento e essendo già prevenuta di mio sulla categoria "suocere", ho cominciato subito a mettere paletti, a dire quello che non mi andava e a pretendere di andare a trovarli solo con il mio compagno una volta a settimana. Ero e sono fermamente convinta che se non avessi messo questi paletti, mi troverei in una situazione ancora peggiore di possessività.
Qui però entra in gioco il mio compagno, che si è rivelato essere un gran mammone! Non solo ha sempre giustificato la mamma quando ho espresso il mio disagio, ma anzi pretendeva che la coinvolgessi nella mia vita e nell'accudimento di mio figlio vedendola più volte a settimana. Quando gli ho spiegato che non me la sentivo, sono passata per cattiva e ingrata.
In più, se c'è da fare qualcosa, qualche weekend fuori porta o altro, vuole sempre coinvolgere i genitori e passare tempo con loro per fargli godere il nipote.
A tutt'oggi questo è motivo di discussione tra noi, a tal punto che i miei sentimenti per lui sono cambiati, perché non mi sento considerata e rispettata. Questa situazione mi sta portando al limite, mi sveglio la notte e non riesco più a dormire; quando andiamo a trovarli sono sempre tesa e agitata e ogni piccola cosa mi fa scattare. Avrei bisogno forse di trovare un lavoro o qualcosa che mi impegni, ma so già che sarei obbligata a lasciare mio figlio ai suoceri, senza poter scegliere i miei genitori o il nido, e non voglio nel modo più assoluto, anche perchè non mi fido di loro, hanno un modo di vedere le cose completamente diverso dal mio e più volte a casa loro ho assistito a litigate brutte, alle quali non voglio dover far assistere il mio bimbo. Tutto questo sta rovinando la nostra vita di coppia oltre al futuro del mio bambino, al quale non voglio negare dei genitori uniti. Mi sono fatta mille domande, se sono sbagliata io, o se magari vedo la cosa in modo esagerato. Inutile dire che a volte riescono a farmi sentire in colpa. Sono sempre stata una persona buona, paziente e rispettosa. E adesso non mi riconosco in come questa situazione mi sta trasformando. A volte mi sento cattiva e mi spaventa dirlo, ma non posso negarlo, credo di provare una sorta di odio nei loro confronti, sentimento mai provato prima.
Io da quando è nato mio figlio non riesco più a sopportare e a far prendere decisioni agli altri per me. E questo il mio compagno l'ha notato, dicendomi che sono cambiata e diventata scontrosa, lontana dalla persona di cui si era innamorato. Vorrei solo ritrovare la serenità e l'equilibrio con lui, ma a volte ho l'impressione che l'unico modo sarebbe accontentarlo e cedere.
Piccolo dettaglio forse irrilevante per voi, ma che per me ha inciso in parte, le frasi di mia suocera sul fatto che il nipote fosse suo e il suo comportamento di possessività non sono mai riuscita a sopportarlo anche perchè un anno e mezzo prima avevo perso un bimbo al nono mese di gravidanza....non pretendo che capisse le mie paure iniziali con la nascita del secondo bimbo, ma un minimo di sensibilità e rispetto credo dovesse averla.
Dipendenza videogiochi figlio 11 anni
Gentilissimi,
Scrivo per chiedere dei consigli su come affrontare il rapporto tra nostro figlio di 11 anni e i videogiochi sulla consolle nintendo. I giochi che utilizza sono tutti adatti alla sua età, ed il tempo di utilizzo è partito da un Max di 1 ora (quando aveva 8 anni) sino ad arrivare ad adesso a Max 2 ore al giorno. Da qualche mese però, pensa sempre ai videogiochi: i compiti li fa in velocità per avere il tempo di giocare, il videogioco è il suo pensiero fisso. A scuola va bene (fine quinta elementare), anche se fa il minimo indispensabile perché l’unico interesse è divertirsi. Gli piace stare con i suoi amici, ma ormai tutti giocano ai videogiochi o hanno lo smartphone. Abbiamo provato a vietare la consolle per qualche giorno, fino al miglioramento del comportamento, per poi ridagliela. Migliora nel momento in cui non gioca, ma poi ricomincia. Ieri sera ha avuto una crisi isterica urlando dicendo che “il video gioco è la sua ragione di vita, e non ha senso vivere”. Parole che non abbiamo preso letteralmente, ma chiediamo consigli su una strategia da utilizzare in modo da affrontare questa situazione senza uscirne stremati, e affrontarla nel verso più giusto. Grazie a chi potrà rispondere.
Situazione personale complicata e stress in casa
Salve, sono una ragazza di 26 anni. Sto vivendo un periodo molto stressante perchè purtroppo mi ritrovo ad essere fuoricorso e non avere ancora completato la mia triennale. Vivo anche una relazione a tratti complicata (forse peggiorata anche dal mio stato d'animo) e purtroppo non lavoro ancora. Ho svolto, infatti, qualche lavoretto per lo più da remoto ma al momento non lavoro. Il vero problema però è che vivo in una situazione familiare stressante. Viviamo in casa io e le mie sorelle, mentre mio padre lavora fuori città. Le mie sorelle hanno acquistato entrambe casa e nel giro di un annetto massimo andranno a vivere per i fatti loro. Mia madre da un lato sembra essere entrata quasi in competizione per questo con le mie sorelle, non l'ha presa molto bene nonostante lei dica il contrario ma sembra quasi essere a tratti irritata per questa situazione (forse perchè teme il distacco ma a volte sembra che sia più legato al fatto che le mie sorelle abbiano acquistato casa mentre noi siamo da sempre in affitto e quindi la vede quasi come una "sconfitta"). Rimarca sempre il fatto di spendere soldi per noi (preciso che io mi sono sempre auto finanziata gli studi, le mie sorelle hanno iniziato a lavorare subito dopo il liceo quindi non abbiamo mai chiesto molti soldi), dice che se non fosse per noi avrebbe molti più soldi a disposizione e non dovrebbe pagare tanto per la spesa e le bollette. Io mi sento un "peso" per questo, mi sento a disagio a dover chiedere soldi se ne ho bisogno, mi sento a disagio a non essere ancora laureata e mi pesano i riferimenti fatti da parte sua nei momenti di rabbia in cui mi sottolinea il fatto che io ancora non lavoro. Nel frattempo io ho inviato diverse candidature perchè vorrei iniziare a lavorare prima di conseguire la laurea perchè vorrei cambiare la mia situazione e non aspettare necessariamente di completare l'università ma non è facile trovare lavoro. A volte sono veramente stressata e a casa vivo come in una bolla dal quale a volte sento il bisogno di evadere. Proprio per questo, probabilmente, spesso cerco "rifugio" a casa del mio ragazzo. Viviamo in due città differenti quindi quando vado da lui mi fermo per parecchi giorni e lo vivo come un distacco, una pausa dalla situazione stressante in cui mi trovo a casa. C'erano periodi in cui dopo aver passato giorni o settimane a casa del mio ragazzo sentivo nostalgia di casa, dei miei spazi ed ero contenta di tornare a casa ma poi dopo qualche giorno ero già pentita. Per via di questa situazione a volte, anche se io e il mio ragazzo avevamo litigato io cercavo di farmela passare subito e andavo da lui (ovviamente c'era la voglia di stare con lui ma era come se si aggiungeva il fatto di volermi allontanare da casa e per questo mettevo anche da parte l'orgoglio). Io mi sento già fuori tempo e delusa da me stessa per come sta andando la mia vita in questo periodo quindi queste ulteriori situazioni mi causano ancora più stress. Non so come gestire la situazione, cerco solo di pensare a quando avrò la mia indipendenza ma mi dispiace vivere in questa situazione.
1 risposte - LeggiMio figlio ha deciso di essere un fallimento!
piccola premessa: mio figlio quasi 12 anni ha vissuto tutta la sua vita con un padre poco presente che ci ha lasciati quando aveva 10mesi. negli anni ha avuto difficoltà nella gestione delle sue emozioni ed aveva il classico ARGENTO VIVO ADDOSSO. a 6 anni andiamo da un neuropsichiatra che diagnostica ADHD lieve. nessun dsa e dopo circa 3 anni di terapia torniamo da un altro neuropsichiatra e ci dice che non è ADHD ma ha un disturbo emotivo dovuto alla situazione familiare. iniziamo parent training ma la situazione diventa ingestibile per il conflitto col padre che non vuole vedere le sue responsabilità in merito. dopo lunghe chiacchierate in cui gli spiego i veri motivi del divorzio tra me e il padre (glie li avevo nascosti perchè pensavo che il torto fatto a me non doveva compromettere il loro rapporto già precario) mi disse che aveva sempre pensato che fosse stata colpa sua. da quel momento ha iniziato a una leggera ma abbastanza costante fase di crescità, quello che lo contraddistingue è il continuo silenzio, il non voler parlare... si stupisce di aver preso un buon voto o se gli dicono SEI BRAVO, MI ASPETTO TANTO DA TE, frasi che dovrebbero essere sprono. Da anni lavoriamo sempre sulle sue doti e le sue capacità. Poi improvvisamente torna indietro... si comporta da bambino, diventa svogliato e aggressivo (gioca continuamente con pugni e calci) nello sport viene richiamato perchè invece di seguire da fastidio e se ne frega della lezione, in classe è un richiamo continuo. insomma ogni volta che sta per spiccare il volo, torna dietro e distrugge ogni risultato ottenuto. Il padre continua ad essere sempre distante e imputa ogni responsabilità al bambino, io sono provata da questa costante lotta e non riesco più a reggere. Sulla carta bisogna avere pazienza e non mollare, ma mi sento svuotata dal carico continuo che affronto. avevo pensato di tornare alle terapie, ma la dottoressa che lo seguiva mi ha detto che una terapia da solo non gli serve, ma come fare a imporre ad una persona di fare il padre, e quindi lavorare e farsi anche un autocritica? le terapie insieme sono state devastanti al punto che il bambino si infligeva violenze fisiche (si strappava i capelli, si distruggeva le dita delle mani con morsi) e diventava violento anche con gli altri. mi fu detto che nel loro rapporto avevo già fatto troppo e che dovevo starne fuori, dovevano AFFRONTARSI da soli... quindi ero presente ma non potevo interferire ne li ne fuori. non so cosa fare. Ah mio figlio ha detto che non pensa di essere bravo, di valere qualcosa e che non si aspetta nulla, da qui il titolo, ha deciso di essere un fallimento e quando va bene torna indietro per restare nella sua zona confort.
1 risposte - LeggiMadre immatura, esiste una soluzione per farla crescere?
Salve, sono una ragazza di 25 anni che piano piano scavando dentro di me e a seguito di episodi spiacevoli vorrebbe capire cosa sta succedendo nella propria famiglia. Spiego in breve la situazione cercando di riassumere quanto più possibile: la mia famiglia esternamente potrebbe sembrare quella ideale, ma internamente ha molte falle di cui io e mio fratello stiamo iniziando a prendere coscienza. Tra i due genitori mia madre è sempre stata quella più severa e rigida, ma nel corso della nostra crescita ha sempre alternato momenti di approvazione e manifestazione di affetto quando io e mio fratello facevamo qualcosa che poteva rientrare nei suoi piani (ad esempio scegliere un determinato indirizzo scolastico o interrompere una relazione da lei non approvata), a momenti di totale esplosione di rabbia (con lanci di oggetti, urla, insulti e conseguente silenzio e immobilità per i giorni o le settimane successive, intesa come "non aiuto se entrambi ne avessimo avuto bisogno oppure ad esempio non cucinare o fare una lavatrice per noi", nel periodo successivo al litigio) quando si trova in conflitto con noi (negli ultimi anni sempre più frequente, probabilmente poichè siamo più grandi). Mio padre è una figura presente e sempre disponibile, che cerca di soddisfare qualsiasi bisogno o desiderio di tutti e tre per mantenere la "pace in famiglia", ma con un carattere molto debole che purtroppo non riesce mai a far emergere e che si adatta sempre a quello che viene deciso da mia madre; questa disponibilità però non gli viene riconosciuta da mia madre che, nei momenti di rabbia, riesce a metterlo in cattiva luce, chiedendogli sempre di più e addirittura accusandolo di manipolare noi figli in quanto anche lui è d'accordo con noi che la situazione è diventata abbastanza insostenibile. Provando ad instaurare un confronto e un dialogo con lei, mi ritrovo sempre a non ricevere risposte oppure a sentire delle risposte che mi accusano di aver fatto questo o quell'altro e che negano categoricamente che lei abbia potuto sbagliare nell'aver pensato qualcosa o essersi comportata in quel determinato modo. Mi chiedo se potrebbe esserci una soluzione a questa incresciosa situazione, perchè mi rendo conto che a lungo andare potrebbe diventare deleteria (in seguito a forti litigate dovute alla sua imposizione di far finire la mia relazione ho iniziato a soffrire di attacchi di pianto e ansia che periodicamente si ripresentano in misura maggiore quando succedono eventi di questo tipo) e vorrei evitare che ciò accadesse pure con mio fratello qualche anno più piccolo di me. Vi ringrazio.
2 risposte - LeggiScelta scuola superiore figlia
Buongiorno,
scrivo per un consiglio. Mia figlia sta frequentando la terza media, per tanto quest'anno ci accingiamo a scegliere la scuola scuola superiore che ci accompagnerà per i prossimi 5 anni.
Mia figlia è una ragazzina che non ha mai brillato a scuola, ha sempre faticato per raggiungere dei risultati, ma (con fatica) ce l'ha sempre fatta. Quand'era piccola facemmo anche un percorso per valutare eventuale dislessia, non salto fuori nulla, o meglio la psicologa ci disse che è una bambina con qualche difficoltà (come ce ne sono tanti in tutte le scuole) ma non esistevano gli estremi per diagnosticare nulla. Lei dallo scorso anno ha mostrato un forte interesse per il liceo delle Scienze Umane, non ha mai preso in considerazione nessun altra scuola, sebbene mia moglie ed io abbiamo tentato il più possibile di mostrarle tutto il panorama scolastico del territorio, frequentando openday e attività varie proposte dai vari istituti. Qualche giorno fa è arrivato il "consiglio" del corpo docente per mia figlia: "Istituto Professionale". Questa indicazione ha scatenato in famiglia un piccolo terremoto. Lei continua ad essere fermamente convinta della sua scelta, sebbene le abbiamo spiegato chiaramente che un liceo presuppone molto impegno e una prosecuzione negli studi anche dopo il diploma. Io che sono ansioso per natura, ho iniziato a pormi molti dubbi sulla questione. Da un lato vorrei assecondare il suo desiderio, poiché vedo una motivazione molto alta, forse spinta anche da un desiderio di rivalsa, dall'altro lato non vorrei metterla in difficoltà in una scuola che forse è troppo ambiziosa per lei e le sue capacità. Ho paura solo che possa "fallire" e che questo fallimento possa generare in lei un crollo di autostima. D'altro canto se non le permettessi di fare ciò che desidera veramente temo che potrebbe non perdonarmi mai. Grazie per l'attenzione e per il preziosi consigli.
Mia madre è incinta e non lo accetto
sono la sorella maggiore di 4 figli (tutti con lo stesso padre e stessa madre), mio padre non fa parte della nostra vita da anni ormai e mia madre ora ha un nuovo compagno. Qualche giorno fa ho scoperto che è incinta e non so perché mi ha destabilizzata non riesco ad accettarlo mi ritrovo a sperare cose orrende e non capisco il motivo so solo che non lo voglio, ho un disturbo di personalità borderline magari può servire per avere un quadro generale. se qualcuno può aiutarmi a capirmi e ad accettare questa situazione ringrazio in anticipo
1 risposte - LeggiDipendenza videogiochi figlio 11 anni
Gentilissimi,
Scrivo per chiedere dei consigli su come affrontare il rapporto tra nostro figlio di 11 anni e i videogiochi sulla consolle nintendo. I giochi che utilizza sono tutti adatti alla sua età, ed il tempo di utilizzo è partito da un Max di 1 ora (quando aveva 8 anni) sino ad arrivare ad adesso a Max 2 ore al giorno. Da qualche mese però, pensa sempre ai videogiochi: i compiti li fa in velocità per avere il tempo di giocare, il videogioco è il suo pensiero fisso. A scuola va bene (fine quinta elementare), anche se fa il minimo indispensabile perché l’unico interesse è divertirsi. Gli piace stare con i suoi amici, ma ormai tutti giocano ai videogiochi o hanno lo smartphone. Abbiamo provato a vietare la consolle per qualche giorno, fino al miglioramento del comportamento, per poi ridagliela. Migliora nel momento in cui non gioca, ma poi ricomincia. Ieri sera ha avuto una crisi isterica urlando dicendo che “il video gioco è la sua ragione di vita, e non ha senso vivere”. Parole che non abbiamo preso letteralmente, ma chiediamo consigli su una strategia da utilizzare in modo da affrontare questa situazione senza uscirne stremati, e affrontarla nel verso più giusto. Grazie a chi potrà rispondere.
Situazione personale complicata e stress in casa
Salve, sono una ragazza di 26 anni. Sto vivendo un periodo molto stressante perchè purtroppo mi ritrovo ad essere fuoricorso e non avere ancora completato la mia triennale. Vivo anche una relazione a tratti complicata (forse peggiorata anche dal mio stato d'animo) e purtroppo non lavoro ancora. Ho svolto, infatti, qualche lavoretto per lo più da remoto ma al momento non lavoro. Il vero problema però è che vivo in una situazione familiare stressante. Viviamo in casa io e le mie sorelle, mentre mio padre lavora fuori città. Le mie sorelle hanno acquistato entrambe casa e nel giro di un annetto massimo andranno a vivere per i fatti loro. Mia madre da un lato sembra essere entrata quasi in competizione per questo con le mie sorelle, non l'ha presa molto bene nonostante lei dica il contrario ma sembra quasi essere a tratti irritata per questa situazione (forse perchè teme il distacco ma a volte sembra che sia più legato al fatto che le mie sorelle abbiano acquistato casa mentre noi siamo da sempre in affitto e quindi la vede quasi come una "sconfitta"). Rimarca sempre il fatto di spendere soldi per noi (preciso che io mi sono sempre auto finanziata gli studi, le mie sorelle hanno iniziato a lavorare subito dopo il liceo quindi non abbiamo mai chiesto molti soldi), dice che se non fosse per noi avrebbe molti più soldi a disposizione e non dovrebbe pagare tanto per la spesa e le bollette. Io mi sento un "peso" per questo, mi sento a disagio a dover chiedere soldi se ne ho bisogno, mi sento a disagio a non essere ancora laureata e mi pesano i riferimenti fatti da parte sua nei momenti di rabbia in cui mi sottolinea il fatto che io ancora non lavoro. Nel frattempo io ho inviato diverse candidature perchè vorrei iniziare a lavorare prima di conseguire la laurea perchè vorrei cambiare la mia situazione e non aspettare necessariamente di completare l'università ma non è facile trovare lavoro. A volte sono veramente stressata e a casa vivo come in una bolla dal quale a volte sento il bisogno di evadere. Proprio per questo, probabilmente, spesso cerco "rifugio" a casa del mio ragazzo. Viviamo in due città differenti quindi quando vado da lui mi fermo per parecchi giorni e lo vivo come un distacco, una pausa dalla situazione stressante in cui mi trovo a casa. C'erano periodi in cui dopo aver passato giorni o settimane a casa del mio ragazzo sentivo nostalgia di casa, dei miei spazi ed ero contenta di tornare a casa ma poi dopo qualche giorno ero già pentita. Per via di questa situazione a volte, anche se io e il mio ragazzo avevamo litigato io cercavo di farmela passare subito e andavo da lui (ovviamente c'era la voglia di stare con lui ma era come se si aggiungeva il fatto di volermi allontanare da casa e per questo mettevo anche da parte l'orgoglio). Io mi sento già fuori tempo e delusa da me stessa per come sta andando la mia vita in questo periodo quindi queste ulteriori situazioni mi causano ancora più stress. Non so come gestire la situazione, cerco solo di pensare a quando avrò la mia indipendenza ma mi dispiace vivere in questa situazione.
1 risposte - LeggiMio figlio ha deciso di essere un fallimento!
piccola premessa: mio figlio quasi 12 anni ha vissuto tutta la sua vita con un padre poco presente che ci ha lasciati quando aveva 10mesi. negli anni ha avuto difficoltà nella gestione delle sue emozioni ed aveva il classico ARGENTO VIVO ADDOSSO. a 6 anni andiamo da un neuropsichiatra che diagnostica ADHD lieve. nessun dsa e dopo circa 3 anni di terapia torniamo da un altro neuropsichiatra e ci dice che non è ADHD ma ha un disturbo emotivo dovuto alla situazione familiare. iniziamo parent training ma la situazione diventa ingestibile per il conflitto col padre che non vuole vedere le sue responsabilità in merito. dopo lunghe chiacchierate in cui gli spiego i veri motivi del divorzio tra me e il padre (glie li avevo nascosti perchè pensavo che il torto fatto a me non doveva compromettere il loro rapporto già precario) mi disse che aveva sempre pensato che fosse stata colpa sua. da quel momento ha iniziato a una leggera ma abbastanza costante fase di crescità, quello che lo contraddistingue è il continuo silenzio, il non voler parlare... si stupisce di aver preso un buon voto o se gli dicono SEI BRAVO, MI ASPETTO TANTO DA TE, frasi che dovrebbero essere sprono. Da anni lavoriamo sempre sulle sue doti e le sue capacità. Poi improvvisamente torna indietro... si comporta da bambino, diventa svogliato e aggressivo (gioca continuamente con pugni e calci) nello sport viene richiamato perchè invece di seguire da fastidio e se ne frega della lezione, in classe è un richiamo continuo. insomma ogni volta che sta per spiccare il volo, torna dietro e distrugge ogni risultato ottenuto. Il padre continua ad essere sempre distante e imputa ogni responsabilità al bambino, io sono provata da questa costante lotta e non riesco più a reggere. Sulla carta bisogna avere pazienza e non mollare, ma mi sento svuotata dal carico continuo che affronto. avevo pensato di tornare alle terapie, ma la dottoressa che lo seguiva mi ha detto che una terapia da solo non gli serve, ma come fare a imporre ad una persona di fare il padre, e quindi lavorare e farsi anche un autocritica? le terapie insieme sono state devastanti al punto che il bambino si infligeva violenze fisiche (si strappava i capelli, si distruggeva le dita delle mani con morsi) e diventava violento anche con gli altri. mi fu detto che nel loro rapporto avevo già fatto troppo e che dovevo starne fuori, dovevano AFFRONTARSI da soli... quindi ero presente ma non potevo interferire ne li ne fuori. non so cosa fare. Ah mio figlio ha detto che non pensa di essere bravo, di valere qualcosa e che non si aspetta nulla, da qui il titolo, ha deciso di essere un fallimento e quando va bene torna indietro per restare nella sua zona confort.
1 risposte - LeggiMadre immatura, esiste una soluzione per farla crescere?
Salve, sono una ragazza di 25 anni che piano piano scavando dentro di me e a seguito di episodi spiacevoli vorrebbe capire cosa sta succedendo nella propria famiglia. Spiego in breve la situazione cercando di riassumere quanto più possibile: la mia famiglia esternamente potrebbe sembrare quella ideale, ma internamente ha molte falle di cui io e mio fratello stiamo iniziando a prendere coscienza. Tra i due genitori mia madre è sempre stata quella più severa e rigida, ma nel corso della nostra crescita ha sempre alternato momenti di approvazione e manifestazione di affetto quando io e mio fratello facevamo qualcosa che poteva rientrare nei suoi piani (ad esempio scegliere un determinato indirizzo scolastico o interrompere una relazione da lei non approvata), a momenti di totale esplosione di rabbia (con lanci di oggetti, urla, insulti e conseguente silenzio e immobilità per i giorni o le settimane successive, intesa come "non aiuto se entrambi ne avessimo avuto bisogno oppure ad esempio non cucinare o fare una lavatrice per noi", nel periodo successivo al litigio) quando si trova in conflitto con noi (negli ultimi anni sempre più frequente, probabilmente poichè siamo più grandi). Mio padre è una figura presente e sempre disponibile, che cerca di soddisfare qualsiasi bisogno o desiderio di tutti e tre per mantenere la "pace in famiglia", ma con un carattere molto debole che purtroppo non riesce mai a far emergere e che si adatta sempre a quello che viene deciso da mia madre; questa disponibilità però non gli viene riconosciuta da mia madre che, nei momenti di rabbia, riesce a metterlo in cattiva luce, chiedendogli sempre di più e addirittura accusandolo di manipolare noi figli in quanto anche lui è d'accordo con noi che la situazione è diventata abbastanza insostenibile. Provando ad instaurare un confronto e un dialogo con lei, mi ritrovo sempre a non ricevere risposte oppure a sentire delle risposte che mi accusano di aver fatto questo o quell'altro e che negano categoricamente che lei abbia potuto sbagliare nell'aver pensato qualcosa o essersi comportata in quel determinato modo. Mi chiedo se potrebbe esserci una soluzione a questa incresciosa situazione, perchè mi rendo conto che a lungo andare potrebbe diventare deleteria (in seguito a forti litigate dovute alla sua imposizione di far finire la mia relazione ho iniziato a soffrire di attacchi di pianto e ansia che periodicamente si ripresentano in misura maggiore quando succedono eventi di questo tipo) e vorrei evitare che ciò accadesse pure con mio fratello qualche anno più piccolo di me. Vi ringrazio.
2 risposte - LeggiScelta scuola superiore figlia
Buongiorno,
scrivo per un consiglio. Mia figlia sta frequentando la terza media, per tanto quest'anno ci accingiamo a scegliere la scuola scuola superiore che ci accompagnerà per i prossimi 5 anni.
Mia figlia è una ragazzina che non ha mai brillato a scuola, ha sempre faticato per raggiungere dei risultati, ma (con fatica) ce l'ha sempre fatta. Quand'era piccola facemmo anche un percorso per valutare eventuale dislessia, non salto fuori nulla, o meglio la psicologa ci disse che è una bambina con qualche difficoltà (come ce ne sono tanti in tutte le scuole) ma non esistevano gli estremi per diagnosticare nulla. Lei dallo scorso anno ha mostrato un forte interesse per il liceo delle Scienze Umane, non ha mai preso in considerazione nessun altra scuola, sebbene mia moglie ed io abbiamo tentato il più possibile di mostrarle tutto il panorama scolastico del territorio, frequentando openday e attività varie proposte dai vari istituti. Qualche giorno fa è arrivato il "consiglio" del corpo docente per mia figlia: "Istituto Professionale". Questa indicazione ha scatenato in famiglia un piccolo terremoto. Lei continua ad essere fermamente convinta della sua scelta, sebbene le abbiamo spiegato chiaramente che un liceo presuppone molto impegno e una prosecuzione negli studi anche dopo il diploma. Io che sono ansioso per natura, ho iniziato a pormi molti dubbi sulla questione. Da un lato vorrei assecondare il suo desiderio, poiché vedo una motivazione molto alta, forse spinta anche da un desiderio di rivalsa, dall'altro lato non vorrei metterla in difficoltà in una scuola che forse è troppo ambiziosa per lei e le sue capacità. Ho paura solo che possa "fallire" e che questo fallimento possa generare in lei un crollo di autostima. D'altro canto se non le permettessi di fare ciò che desidera veramente temo che potrebbe non perdonarmi mai. Grazie per l'attenzione e per il preziosi consigli.
Come affrontare questa situazione molto difficile?
Buongiorno,
Sono un ragazzo di 27 anni con diversi problemi di vita e relative conseguenze psicologiche.
Gli ultimi anni sono stati tragici e ora mi ritrovo a fare i conti con una forte dissociazione e depersonalizzazione/derealizzazione, ansia e depressione.
Il mio passato è stato caratterizzato da una famiglia molto difficile e particolare, sono stato abusato fisicamente e psicologicamente da mia madre in tenera età con continue percosse e maltrattamenti psicologici. Vivevo la mia esistenza come se la vita non avesse un gran senso e ho esperito i primi sintomi di dissociazione già nell'infanzia iniziando a non sentire più reale la realtà circostante.
Ho sempre ricercato affetto nelle figure genitoriali ma non ho ottenuto altro che superficialità, ambivalenza e prese in giro.
I miei genitori non si sono mai interessati di me.
A questi traumi si sono aggiunti ulteriori traumi in età adulta a causa di mio padre, un'altra persona particolarmente instabile e maltrattante (meno rispetto a mia madre), violento soprattutto nei confronti di una delle mie sorelle.
Negli anni ho sofferto di una forte depressione alternata a periodi di stabilità più o meno lunghi, visto che la situazione pareva essersi assestata. Mia madre non era più violenta fisicamente, ma lo divenne solo psicologicamente. Mio padre era assente.
Fino all'età di 11-13 anni ho sofferto di enuresi notturna senza mai una plausibile spiegazione a ciò, venivo spesso umiliato da mia madre per questo motivo, ne parlava con parenti e familiari senza rispettare la mia vergogna relativamente a questo problema.
Purtroppo nessuno è riuscito a salvarmi da quella situazione infernale.
Per chiudere il quadro, mio padre è andato via di casa per impegnarsi con una donna molto più giovane di lui, dando alla luce 3 bambini in un tempo record. Ci ha lasciato un mare di debiti e purtroppo abbiamo perso la casa andata via all'asta a causa dell'ipoteca per un finanziamento non ripagato del tutto.
Purtroppo la situazione non finisce qua, ci sono altre situazioni di cui mi è difficile parlare al momento e che sono quelle che mi hanno danneggiato più di qualsiasi altra forma di maltrattamento subito.
Il problema è che spesso giustifico il comportamento dei miei genitori, loro non giustificano mai i miei, mi hanno devastato da cima a fondo.
A 24 anni ho avuto la brillante idea di andare via di casa, lontano da loro, però si sa, questi soggetti non ti lasciano mai andare al 100%, anche se cerchi di ricostruirti la loro vita, e loro sanno che puoi farlo, cercano in ogni modo di svalutarti e farti sentire il nulla, cercando sempre di distruggerti e di annientarti il più possibile.
Quando cambiai città la strada non è stata subito pratica, dovevo lavorare e allo stesso tempo ricominciare una carriera universitaria che mi desse la possibilità di ricominciare a sperare in un futuro migliore. Purtroppo non ci sono riuscito perché alcuni demoni sono ritornati con le annesse paure.
La vita mi risulta sempre più difficile e ho vergogna della situazione in cui mi trovo, ho vergogna di stare con persone della mia stessa età e dover dire il fallimento che sono e la situazione che mi porto dietro, sono solo.
Vorrei ricominciare da zero ma attualmente non so neanche da dove. La dissociazione mi sta mangiando vivo ultimamente e non riesco a tenere il passo nella vita.