Igri  domande di Genitori e Figli  |  Inserita il

Disturbi dell infanzia

Buongiorno,
Sono la mamma di una bimba di 4 mesi il cui padre, mio attuale compagno,ha già un bimbo di quasi otto anni nato dal precedente matrimonio.Il bimbo ha una storia affettiva che penso possa giustificare molti dei suoi comportamenti, senza necessariamente voler entrare nell ambito di diagnosi di disturbi specifici. Pochi giorni dopo la nascita di questo bimbo la madre è stata ricoverata in tso per psicosi post partum, che si è poi scoperto essere un episodio acuto di bipolarismo di tipo 2 latente. Attualmente la signora è in cura con farmaci e a vederla sembra stare bene (sono passati già 7anni dal ricovero).Questa premessa l ho ritenuta doverosa non tanto per l eventuale familiarità dei disturbi dell umore riguardanti il bimbo quanto più per evidenziare “l’abbandono” precoce (seppur involontario) che il piccolo ha subito.Una volta dimessa, la madre ha avuto necessità di stare il più vicino possibile ai genitori pertanto, per tutta la durata del matrimonio viveva 3/4 giorni a casa dei suoi con il bimbo e i restanti a casa con il marito.Questo ha fatto si che non si sviluppasse un rapporto particolarmente stretto tra il bimbo e il papà che comunque lavorava fino a tardi. Io ho conosciuto il bambino quando aveva 5 anni e la separazione è avvenuta nel 2014 quando il bimbo ne aveva 4. Da subito ho riscontrato una certa tendenza da parte dei genitori nel tenerlo “piccolo”. Dormiva nel lettone sia con la madre che con il padre, prendeva il biberon, era encopretico, veniva imboccato, lavato e vestito dai genitori che avevano in quel periodo un rapporto tutt’altro che sano.Evidenziando al mio compagno, che ora segue un percorso di psicoterapia,tutti questi aspetti siamo riusciti a rendere il bimbo via via più autonomo e nel giro di quasi due anni a casa nostra non prende più il biberon (ma non beve più il latte), dorme nella sua stanza,si lava e si veste da solo ( non bene ma ci prova), è autonomo nel mangiare anche se ci mette non meno di un ora a terminare un piatto e sempre controvoglia. A casa della madre,dorme con lei, tranne quando c’è il compagno, prende ancora biberon a colazione, merenda e dopo cena,e sembra riuscire a fare la cacca nel water quando gli viene imposto.Da noi Se non gli viene ricordato di farla,tende a trattenerla fino a quando non gli esce e si sporca.A scuola ha un buon rendimento ma è spesso distratto, non capisce le consegne,dimentica i libri e ha difficoltà a fare autonomamente i compiti a casa, specie in italiano.Apparentemente è un bambino come tutti.Se non fosse per il fatto che prova enorme disagio nel non essere al centro dell attenzione continuamente o a dover condividere l attenzione con altri. Soffre molto nelle occasioni in cui gli adulti parlano tra loro anche solo per 5minuti senza avere lo sguardo su di lui e in queste occasioni fa di tutto per attirare su di se l attenzione arrampicandosi sul frigorifero, saltando dal divano per finire a terra rischiando di farsi male,urlando o dicendo cose che richiamino l interesse.
Ha difficoltà a portare a termine i compiti che gli vengono assegnati, necessita che gli vengano ripetute più volte le stesse disposizioni fino a far perdere la pazienza e ottenere una sgridata invece che un elogio.Questo ovviamente non fa che accrescere la sua scarsa autostima.Ha difficoltà a stare seduto per mangiare o fare i compiti,si muove continuamene sulla sedia agitando le gambe o giocando con tutto quello che gli capita davanti. Piange spesso.Se non vuole mettersi un paio di pantaloni,uscire,fare i compiti,mangiare,lavarsi... piange! Generalmente quando gli viene chiesto di fare qualcosa che non vuole fare si ribella prima con il “non ci penso neanche” e poi con il pianto. Spesso infatti si perde nella tristezza e nello sconforto,apparendo “musone”,non rispondendo a chi gli parla,non salutando nessuno.Alterna queste fasi di “apatia” a momenti di iperattività ed eccessivo attaccamento fisico.Premetto che è un bambino poco affettuoso che non vuole essere baciato,abbracciato, accarezzato se non quando è lui a cercare un contatto fisico a volte anche un po’ morboso specie con me che sono la compagna del padre e con la sorellina piccola,con la quale alterna momenti di amore immenso a momenti di indifferenza o intolleranza e fastidio.
Io voglio molto bene a questo bimbo. Ho esortato più volte i genitori a trovare un punto di incontro per far sì che il bambino si senta più rassicurato da una linea educativa comune.Purtroppo la mamma e il papà tendono a non vedere o a sottovalutare gli aspetti che ho descritto e qualora lo vedano non sanno come intervenire.Soprattutto la madre che è molto restia nell accettare che il figlio possa manifestare questi disagi e infatti non vuole assolutamente togliergli il biberon affermando che lei lo ha preso fino all adolescenza perché il latte fa bene e rifiutandosi di farsi aiutare da uno specialista.
Io chiedo un consulto su come sarebbe meglio muoversi con questo bimbo proprio perché gli sono affezionata e soprattutto perché ora ho anche io una bimba che essendo così piccola necessita di molte attenzioni da parte mia e del papà ma questo diverge con la presenza di suo fratello in casa (3 giorni a settimana sta da noi)che spesso richiede tutta la nostra energia. Ringrazio anticipatamente.

  1 Risposte pubblicate per questa domanda

Dott.ssa Chiara Beghin Inserita il 29/03/2018 - 14:54

Buongiorno sig.ra,

La ringrazio per la fotografia accurata di quanto sta succedendo. Purtroppo il problema è complesso, per vari motivi. Prima di tutto uno psicologo psicoterapeuta potrebbe incontrare il bambino solo previo consenso di entrambi i genitori e dal Suo racconto mi pare che i genitori non siano d'accordo nè vorrebbero rivolgersi assieme a uno psicoterapeuta o a un mediatore familiare. Le maestre potrebbero parlare con i genitori per segnalare eventuali difficoltà del ragazzo in classe ma forse questo non è ancora avvenuto, o non hanno notato nulla da segnalare.
Avrei 3 proposte da farVi: il primo è che il padre parli di questa situazione alla Sua terapeuta (e immagino che lo stia già facendo ma lo scrivo per non tralasciare nulla di scontato). La seconda è che Lei chieda un consiglio a una psicoterapeuta per capire come gestire meglio la situazione, visto che si trova in una posizione difficile, avendo a cuore il ragazzo ma allo stesso tempo non essendo la sua mamma. La terza proposta è di rivolgersi Lei con il Suo compagno a un terapeuta perchè siete tutti e due genitori di una bambina ed è importante trovare una linea comune in casa che tenga conto di tutti gli aspetti. Qualche incontro focalizzato sulla genitorialità Vi potrà aiutare proprio a decidere come comportarVi quando ci sono tutti e due i bambini in casa (sembra una cosa ovvia ma la bambina cresce e ogni giorno vi porrete domande nuove anche come genitori).
Rimango a disposizione,

dott.ssa Chiara Beghin
psicologa psicoterapeuta e mediatrice familiare di Padova