Octavia  domande di Psicologia e dintorni  |  Inserita il

Palermo

Atteggiamenti incomprensibili

Buonasera dottori, vi scrivo perché ho bisogno di una vostra visuale oggettiva riguardo il momento che sto affrontando, da sola non riesco a intuire e comprendere. Tutto inizia circa qualche mese fa.. ad un mio caro amico, nella distanza di poche settimane, viene a mancare una persona cara e la fine della relazione con la sua donna. Credo che vista la circostanza era ed è più che evidente il fatto di dover essere un forte sostegno per superare la cosa ma da un mesetto a questa parte vedo, sento e percepisco pensieri, parole ed atteggiamenti che mi fanno molto riflettere e che non posso negare il pensiero di qualcosa di strano ma come detto all'inizio, essendo molto coinvolta, non riesco a vedere ed analizzare lucidamente. Dopo poco tempo dagli eventi, il mio amico non mi lascia un attimo di tregua..giorno e sera sempre con me, tutti i giorni e tutta la settimana, continuamente. Da qualche settimana ha ricominciato a lavorare e la mattina è impegnato ma la sera è ormai diventata abitudine quella di stare insieme. Ancora prima di questi eventi lo stesso ci vedevamo ma capitava spesso che per mal tempo o per altri motivi non ci vedevamo, adesso non c'è nulla che possa magari limitare qualche uscita. Soffro di cefalea e spesso vengo assalita da terribili mal di testa che mi impediscono la normale quotidianità fino a quando non passa..in questi mesi ne ho avute parecchie e non c'è stata una volta in cui magari mi avesse detto di evitare di uscire, che non sarebbe venuto, niente di niente. Puntualmente lo vedevo spuntare anche se lo avvisavo che non mi sentivo molto in forma e avrei sperato che lo capisse da solo, nonostante avevo bisogno di stare tranquilla non riuscivo a dirgli di non venire. È successo però una sera che lui non si sentiva bene e non siamo usciti, non sono neanche andata io da lui perché non si sentiva bene e sapendo quanto sia fastidioso una visita, anche ben accetta, quando non si sta bene non ho insistito. Mi dice sempre che posso aiutarlo solo io, che non ha voglia di fare niente, non ha stimoli, non riesce a stare da solo per molto tempo perché il pensiero ricorrente, a cui è mentalmente incatenato, lo mette sottosopra portandolo ad avere un livello di inquietudine e di pessimismo incredibili. Il pensiero ricorrente cui faccio riferimento, cercato di capire attraverso domande quale dei due sia, se la persona cara o la relazione, non è la prima nonostante dice di sentire un vuoto ma un aspetto, quell'aspetto che lega la maggioranza delle relazioni. Per forza maggiore, continui litigi con mia madre perché non comprende la frequenza assidua, non comprende tutto questo attaccamento, non comprende nulla della situazione, non riuscivo davvero più a sostenere questi continui e ripetitivi discorsi, oltretutto non essendo a casa( da un paio di anni mi sto prendendo cura di una mia zia che non ha figli e ho scelto di rimanere lì per essere sempre presente) mia madre ancora di più non tollerava. Spesso, non potevo evitarlo, si incalzavano discorsi telefonici con mia madre riguardo la situazione e quasi sempre il mio amico ascoltava e capiva nonostante mi allontanassi. Finita la chiamata si dispiaceva per i problemi che mi creava (capirete perché penso in modo affermativo) e nonostante tutto non riusciva a non venire, non riusciva ad evitarmi qualche discussione, non riusciva a fare un piccolo sacrificio per la mia serenità. Prima cosa che non comprendo: davvero non riusciva ad evitare qualche sera oppure si nascondeva dietro il palesamento di uno pseudo dispiacere perché sa bene che avrei fatto in modo di trovare la soluzione? Tanto sta che la soluzione ho dovuta trovarla dicendo di iniziare ad evitare di stare dalla zia perché i fratelli e le sorelle della stessa hanno intuito qualcosa e non mi andava di creare discorsi bellici. La sua risposta è stato un silenzio di 5 minuti a cui sono seguite queste parole: gli sta crollando tutto, ormai era diventato il suo rifugio, adesso cosa dobbiamo fare, mi hai spiazzato. Vorrei anche aggiungere che potrebbe e potremmo avere un posto meraviglioso dove poter parlare e stare anche in silenzio ma in tutto questo periodo non lo ha mai nominato e non mi ha mai chiesto di andare lì. Sta ore ed ore in macchina a leggere e ascoltare la radio in qualche posto appartato aspettando me. Mi rendo conto che se adoro e rispetto il mio amico di conseguenza devo mostrare rispetto per il suo stato d'animo; io rispetto in toto il suo stato e la sua fragilità del momento ma non riesco a condividere la motivazione che lo porta ad essere così e a causa di ciò mi innervosisco spesso, mi infastidisco subito e mi scaglio attraverso le parole e il far notare atteggiamenti che non sono consoni alla sua persona. Lo so che non è corretto e sempre mi dice che non lo sto aiutando, dovrei essere più moderata, pesare la parole e cambiare atteggiamento verso di lui adeguandomi al suo stato ed alla sua situazione. Qualsiasi cosa debba fare devo esserci sempre io, c'è il sole e vorrebbe passare il pomeriggio con me, piove e lo stesso, questo o quello sempre con me. Potrebbe essere e lo è una bella cosa se dietro a tutto non fossi assalita da domande, dubbi, ipotesi e sensazioni di disagio e nervoso.
Tutto questo può essere una pretesa? Può essere prepotenza? Può essere menefreghismo verso me? Può essere egoismo? Può essere tutto quello che mai penserei essere o è semplicemente lo.stato d'animo di una persona che sta male e che non sapevo minimamente poter essere così?
Scusate dottori per la lunghissima domanda ma tutto mi sembrava essenziale e ho cercato di ridurre al minimo quanto più potevo. Come devo soprattutto comportarmi?
Aspetto impaziente il vostro consiglio.

  1 Risposte pubblicate per questa domanda

Dott.ssa Alice Carella Inserita il 13/10/2020 - 13:48

Roma - Ostia, Acilia, Casal Palocco, Infernetto, M
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Cara Utente,
è comprensibile il tuo stato di nervosismo. I traumi che si sono presentati improvvisamente nella vita del suo amico, hanno sicuramente un peso in questo suo atteggiamento nei suoi confronti. E' possibile che si trovi di fronte ad una persona molto bisognosa e che ha trovato in lei un nuovo punto di riferimento, dopo due perdite importanti. In queste situazioni, è possibile che l'altro assuma un comportamento molto centrato su di sé, direi egoistico, quindi risponde ai suoi bisogni ma non empatizza con il suo stato d'animo. Hai bisogno di ricevere ma poco propenso a dare. Al di là di questo, è importante però soffermarsi sulla sua reazione di fronte a questi atteggiamenti prevaricanti. Cosa la spinge a sopportarli e tollerarli così tanto?Cosa fa scattare a lei, a livello emotivo, tutta questa situazione? Credo che il suo amico abbia bisogno di "confini". Quello che può provare a fare, a dargli dei limiti, facendogli notare, con tatto , che questa situazione le fa provare emozioni spiacevoli.
Se ha bisogno di approfondire questa sua situazione e ciò che le fa provare emotivamente, rimango a sua disposizione.
Saluti,

Dott.ssa Alice Carella