Beatrice  domande di Psicologia e dintorni  |  Inserita il

Milano

Lasciare medicina oppure no?

Buongiorno,
premetto che forse mi dilungherò.
Come ho scritto dal titolo, sono indecisa se lasciare l'università, in particolare, sto studiando medicina e dovrei iniziare il secondo anno. Ho sempre pensato, dal terzo anno delle medie, di voler fare medicina, perché mi incuriosivano le materie, perché mi piace l'idea di aiutare il prossimo soprattutto grazie alle mie conoscenze e grazie allo studio del corpo umano, perché penso amerei l'ambiente ospedaliero.
Dopo il liceo, quindi, ho sostenuto il test e grazie ad alcuni sforzi sono riuscita a passarlo subito, ma non in una sede che mi piacesse, essendo la graduatoria nazionale. In pratica, come scelte di sede avevo considerato quelle più vicino a casa e quelle in cui avrei voluto vivere, anche se lontane.
Sono entrata, ma, appunto, in una sede che non mi piace: l'ho messa perché vicino a casa e perché pensavo sarebbe stata un'ottima università. Sta di fatto che in questa sede mi sono trovata malissimo sia a livello di ateneo (organizzazione, ambiente, persone), sia a livello di città (molto triste e monotona, per niente universitaria) e ciò ha influito molto sulla mia qualità dello studio e infatti ho dato pochi esami al primo anno. Oltre a fattori legati all'università, poi, hanno influito anche delle questioni importanti in famiglia.
Comunque, proprio perché ormai ero indietro, a luglio circa ho deciso di non cercare di recuperare esami, ma di rifare il test, con la speranza di capitare in una sede che mi piacesse veramente. Questo test, avendolo preparato in relativamente poco tempo, non è andato bene e, quindi, io mi ritrovo di nuovo in questa università, in questa città, con pochi esami superati.
Ho dunque valutato il trasferimento, ma essendo indietro non mi accetterebbero da nessuna parte. Allora ho valutato di risostenere il test di ammissione, stavolta concentrandomi davvero su di questo, ma se lo passassi ciò implicherebbe perdere due anni alla fine; se invece non lo passassi, stesso discorso di quest'anno: sarei (ancora più) indietro e sempre in questa sede che mi mette tristezza.
Ultima opzione che ho valutato è di cambiare completamente e iniziare l'anno prossimo una triennale, in un altro ambito. Questo però significherebbe sempre perdere due anni e penso mi sentirei a disagio con me stessa e con i miei compagni di corso, che sarebbero più piccoli e magari non mi capirebbero. Inoltre, non so se effettivamente mi piacerebbe questo nuovo percorso, come ho detto sopra, ho sempre voluto fare medicina (come primissima cosa) e questo, purtroppo o per fortuna, non penso cambierà.
Ultimo ma non meno importante, se dovessi perdere troppi anni mi sentirei in colpa nei confronti dei miei genitori, che hanno investito e tuttora investono su di me, sia economicamente sia in termini di impegni e "speranze".
Mi sento una delusione soprattutto per me, però...
Grazie dell'eventuale aiuto

  1 Risposte pubblicate per questa domanda

Dott.ssa Manuela Leonessa Inserita il 24/09/2021 - 20:34

Torino
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Buonasera Beatrice,
dalla sua lettera traspare il buio tunnel nel quale sente di essere immersa. Si percepisce delusa, disorientata, e non sa quale scelta sia migliore per il suo futuro. Temo però che stia guardando il problema dal verso sbagliato, perché, vede, solo lei può sapere cosa fare della sua vita, e tutte le difficoltà che la fanno vacillare sono difficoltà da affrontare. Proverò a spiegarmi meglio: lei si è iscritta a medicina perché voleva diventare medico, siccome però il percorso non è come se lo aspettava le viene il dubbio che medicina non sia la strada giusta, ma la domanda che deve porsi è proprio questa, cos’è che voglio evitare, le difficoltà o un futuro da medico? Perché se ciò che vuole evitare sono le difficoltà allora il percorso è chiaro ; trovare un modo per affrontarle al meglio, risolvere quelle risolvibili e trovare le risorse per sopportare quelle irrisolvibili. Non sto banalizzando il problema, mi creda. Le sto solo dicendo che ciò che deve chiarire è l’obiettivo che vuole raggiungere. Una volta chiaro dovrà lavorare su come affrontare le difficoltà, perché questa è una lezione che prima o poi tutti dobbiamo imparare: le difficoltà vanno affrontate, evitarle è il modo migliore per costruirsi una vita insoddisfacente. E se le sue sono troppo grandi da affrontare da sola un percorso psicologico per valorizzare risorse e risolvere fragilità potrebbe essere un aiuto importante. Resto a sua disposizione nel caso volesse approfondire con me il discorso.
Nel frattempo le faccio i miei migliori auguri, dott,ssa Manuela Leonessa