Chiara domande di Psicologia e dintorni  |  Inserita il

Agrigento

Transfert che ritorna

Salve a tutti,
Seguo un percorso psicoterapeutico da quasi un anno con riscontri molto positivi finora devo dire. All'inizio della terapia c'è stato da parte mia un transfert fortissimo nei confronti del mio psicologo, tant'è che stavo quasi per litigare persino con lui, finchè lui stesso non mi ha aperto gli occhi facendomi notare come io stessi riversando su di lui rabbie, rancori, bisogno d'affetto e schemi appresi nella mia infanzia. Insomma, un vero e proprio transfer in piena regola. Poi, nei mesi successivi, devo dire che sono stata in grado di piu di gestire questa cosa, sentendomi a poco a poco sempre meno dipendente da lui emotivamente. Fermo restando che lo pensavo e lo penso sempre, ma in termini di affetto e stima e gratitudine per quello che ha fatto per me, ovvero per gli esiti positivi della terapia.
La mia domanda è questa: puo' il transfert ritornare in una fase successiva della terapia? Mi spiego: ultimamente proprio, mi è capitato ancora e di nuovo di sentirmi vulnerabile rispetto ad ogni sua minima parola e reazione nei miei confronti, e mi sono resa conto che è ancora molto forte il deisderio infantile di averlo tutto per me, ovvero di avere le sue totali attenzioni e dedizioni. In un recente incontro, ho percepito un senso di distacco nei miei confronti, quasi di rifiuto, e vorrei sapere se puo' trattarsi di un transfert che ritorna, come in una seconda ondata, visto che il rifiuto e la trascuratezza sono sensazioni che tipicamente attribuisco al mio rapporto con mia madre.
Vorrei, insomma, sapere se il transfert è una cosa che avviene naturalamente solo all'inizio della terapia e poi si supera, oppure se puo' tornare a piu' riprese, visto che comunque la terapia è una evoluzione costante all'interno di un rapporto a due, seppur profesionale, ma pur sempre un rapporto tra due esseri umani in continua evoluzione.
Grazie mille in anticipo per coloro che vorranno rispondermi.
Un cordiale saluto ai professionisti di questo sito
Chiara

  2 Risposte pubblicate per questa domanda

Dott.ssa Mirella Caruso Inserita il 11/01/2018 - 11:32

Gentile Chiara, il transfert, cioè il trasferimento di sentimenti ed emozioni che appartengono al mondo interno della persona e che nel corso della terapia si proiettano sul terapeuta, non si manifesta solo all’inizio della terapia, ma è una costante che la accompagna fin dalla prima telefonata d’appuntamento. In maniera più o meno profonda e con fasi alterne. Il terapeuta può essere in modo quasi impercettibile all’inizio, ma poi in modo sempre più intenso, a volte padre, a volte madre, a volte un fratello o quell’amico lontano. Indipendentemente dal sesso del terapeuta. Se si manifesta il transfert, vuol dire che la terapia sta funzionando, poiché in essa non si racconta soltanto, ma si rivivono emozioni, sentimenti, comportamenti. Senza questo coinvolgimento la terapia diverrebbe un racconto di avvenimenti accaduti nel passato o che succedono nel presente e dopo un po’ non ci sarebbe più nulla da dire. O meglio, gli argomenti sarebbero così poco approfonditi. Se leggo bene tra le righe di ciò che scrive, mi pare che si senta “troppo coinvolta”, troppo dipendente oppure non in grado di controllare la situazione? Oppure sente un disequilibrio tra ciò che prova e ciò che dovrebbe essere e sente di investirlo troppo delle sue emozioni? In ogni caso, il transfert, più che essere un intoppo alla terapia, come diceva Freud, esso è uno strumento efficace che permette al terapeuta di osservare da vicino ciò che succede nel mondo psichico della persona e al paziente di toccare-con-mano le proprie emozioni. D’altronde il transfert non è un fenomeno specifico della terapia, secondo molte scuole di psicoanalisi, esso avviene spesso, nelle nostre relazioni sociali. Ci sono donne che incontrano sempre lo stesso tipo di uomo, uomini che incontrano lo stesso tipo di donna. Non cambia molto nelle relazioni omosessuali. Ora è fondamentale che lei ne parli col suo terapeuta senza timore, questo potrebbe portarla a un bel passo avanti nella terapia. Come nella vita di tutti giorni, quando si prova un amore oppure un odio immotivato nei confronti di una persona, è sempre bene chiedersi: mi ricorda qualcuno? La saluto.

Dott. Vincenzo Di Bernardo Inserita il 09/01/2018 - 14:45

Gent.ma Chiara, come ben sottolinea Lei il percorso terapeutico è in continua evoluzione, pertanto è fondamentale che Lei parli apertamente della questione col Suo psicoterapeuta al fin di rendere questo momento parte costruttiva del percorso di crescita che sta seguendo. La saluto cordialmente.