Stefano  domande di Psicologia e dintorni  |  Inserita il

Chieti

Dubbi su tutto

Salve a tutti.
Vi scrivo per provare a capire come trovare una via d'uscita da una condizione particolare che mi trovo a vivere che non è facile descrivere in poche righe. A guardarmi dall'esterno, sembra tutto perfetto: lavoro pagato abbastanza bene e in procinto di sposarmi. Tutto bello. Ma la verità è un altra. Vivo da anni continui up e down di umore, con dei cali di umore progressivamente sempre più intensi e duraturi. Credo che tutto questo sia scaturito da una grande passione che ho, che è totalmente diversa dal mio lavoro e che putroppo mi ha dato solo tante tante delusioni , con poche ed effimere soddisfazioni. Un continuo sbattere contro un muro insomma, nonostante qualche capacità in quell'ambito mi è stata universalmente riconosciuta. Questo forse ha fatto partire questa montagna russa di emozioni che ora è orientata stabilmente verso il basso anche per altre ragioni. Come detto sto per sposarmi, ma sto vivendo più come una fine che come un inizio questo drastico cambio di vita. Non tanto per la mia ragazza, che è speciale, ma perché proprio non sono pronto, e questa decisione l'ho più subita che accolta. Nella vita coniugale vedo la fine dei miei momenti in solitudine, unici in cui trovo quiete; vedo con molto realismo e nonostante la disponibilita della mia ragazza, la fine definitiva di questa passione che tutto sommato ancora cerco di portare avanti; vedo la fine anche di qualche sfizio che con il mio stipendio mi sarei potuto togliere non avendo una casa sulle spalle.
Poi c'è il mio lavoro, che tuttavia non mi rende per nulla contento , perché mi sono pentito ad averlo accettato. Mi trovo in una posizione in cui ho un margine decisionale, questo mi espone alle critiche e sopratutto alle calunnie, che proprio non riesco a accettare, anche perché è un ambiente estremamente ignorante su quelle che sono le competenze per cui mi hanno assunto. Ho completato brillantemente gli studi e mi sento sprecato terribilmente in quel contesto che ho accettato più per comodità che per convinzione. Il fatto è che un altro lavoro non credo mi faccia stare poi chissà quanto meglio, perché non è questo ciò che mi piace davvero, nonostante il voto della mia laurea dica altro. Insomma , non c'è davvero nulla che mi ispiri fiducia per il futuro, ho dubbi su qualsiasi cosa mi trovo a vivere, e vivo queste mie giornate quasi strascinandomi rassegnato verso quel giorno delle nozze che forse mi farà bene, ma che vedo, come già detto, più come una fine definitiva per gli ultimi scampoli di speranze relative alla mie aspirazioni che come un nuovo inizio. Ho sempre sentito di poter fare grandi cose, tuttavia sento che questa mia situazione attuale, unitamente a ciò che verrà tra un po' , non faranno altro che rendermi l'ennesimo triste "clone" della società. Questo è parzialmente quello che provo limitatamente ai tratti salienti , a voler essere esaustivi non basterebbe una giornata a scrivere.
Grazie

  2 Risposte pubblicate per questa domanda

Dott. Andrea Bottai Inserita il 27/03/2018 - 14:39

Caro Stefano, il futuro comincia oggi. A giudicare dalla tua accorata lettera sembri più spaventato che determinato. Noto una notevole passività nella posizione che assumi verso la tua vita. Questo va ribaltato. Ognuno è artefice del suo destino. E tu che destino ti stai costruendo? Certe tue posizioni andrebbero contestate e ribaltate su se stesse per costruire e aprire spazi aperti dove dare campo alla tua energia. Sei come un prigioniero in una cella buia che ogni tanto allunga il collo verso la finestra dalla quale filtra un po' di luce. Ma attraversassi il buio scopriresti che la porta della cella è aperta. Cari saluti.
Dott. Andrea Bottai

Dott.ssa Anna Marcella Pisani Inserita il 27/03/2018 - 15:12

Buongiorno Stefano,
leggendo ciò che ha scritto, ho notato che è incline all'autoanalisi e ad assumere una visione complessa ed articolata rispetto alla sua condizione.
Quindi, può essere utile per lei proseguire l'esplorazione di sé ponendosi alcuni quesiti che possono ampliare la sua prospettiva.
Come mai non ha realizzato la sua passione, decidendo di svolgere un lavoro che non ritiene appagante?
Come mai non manifesta alla sua ragazza le sue preoccupazioni rispetto alla vita coniugale? Cosa teme?
In generale, mi sembra che lei tenda ad accondiscendere alle richieste altrui senza manifestare chiaramente il suo disaccordo, meccanismo che genera la condizione di disagio che ha descritto, inibendo la sua autorealizzazione.
Come mai le sue aspirazioni "di fare grandi cose" risultano oggi deluse e di difficile attuazione?
Indipendentemente dalle questioni lavorative e sentimentali che ha descritto, cosa sta succedendo nella sua vita che induce in lei la sofferenza descritta?
Cordialmente
Dott.ssa Anna Marcella Pisani (Roma)