Veronica  domande di Sesso, Coppia, Amore e Relazioni  |  Inserita il

Torino

Come capire chi siamo?

Buongiorno, sono una ragazza giovane, ho 22 anni. Eppure giovane non mi sento per niente. Tutte le attività da giovani è come non facessero per me, è così da quando ne ho memoria.
Sono cresciuta con i miei nonni da subito perché mio padre soffre di alcolismo e mia madre è malata di schizofrenia. Mia nonna è stata una madre e un esempio per me, la guardavo spesso mentre faceva le faccende di casa, la spesa e si occupava della famiglia. Purtroppo a mia nonna, nello stesso mese in cui sono nata, le è stato diagnosticato un tumore che ha portato avanti fino ai miei 16 anni. Poi è mancata.
La mia infanzia è stata bella, ma anche pesante. Pesante perché i figli di mia nonna, i miei zii, mettevano parola su ogni cosa che mi riguardasse: "lei non può andare a casa dalle amichette perché suo padre ti darà problemi", "lei può andare a cavallo quando anche la sua cuginetta (2 anni più giovane di me) ci andrà". Tutti avevano paura che mio padre recasse qualche fastidio alla nonna perché in passato le mandava i carabinieri sotto casa. Io dovevo crescere di pari in passo con l'età della mia cuginetta, fare quello che faceva lei quando lo voleva lei. O almeno, se questa non è stata la loro intenzione io l'ho vissuta così, in questo modo da sempre. Nessuno ha mai dato peso a cosa piacesse a me, l'età che avessi in quel momento. Mi davano 2 anni più giovane quando c'era qualcosa che mi piaceva, 2 anni più vecchia quando dovevo occuparmi della casa. Mia nonna aveva il tumore, per i suoi figli dovevo impegnarmi a stare dietro alla nonna, ma io volevo anche giocare, studiare, disegnare e avere dei momenti soli e tutti miei.
Va beh, dopo la morte di mia nonna, sono iniziate discussioni focose con tutti gli zii. Non mi hanno mai accettata, hanno sempre cercato di cambiarmi (o almeno io mi sono sentita così), e seppur voglio loro del bene non riusciamo a relazionare. Ogni cosa che faccio, dico e penso viene ancora messa sotto giudizio ed è sempre sbagliata e di poca importanza.
Oggi ho 22 anni, non ho un lavoro, ma convivo con il mio compagno e dei gatti, faccio volontariato in gattile e mi sento meglio. Eppure provo solitudine e non riesco ad accettare chi sono anche se le mura in cui mi trovo sono mura felici, anche se il mio compagno mi ama e mi lascia lo spazio per passare del tempo sola con me stessa. Io ho paura ad amare, io ho paura delle persone. Io penso sempre che chiunque possa giudicarmi, con le persone giovani non mi sento a mio agio, a fare le cose da giovani mi annoio. Stare con gli adulti e con gli anziani mi lascia senso di pace eppure non riesco ad aprirmi più con nessuno. Anche il mio ex compagno, l'ho capito crescendo, mi prendeva in giro e mi giudicava e mi voleva bene solo tra le lenzuola.
Perdonate lo sfogo, ma quale può essere il miglior percorso per recuperare chi sono io davvero?
Ringrazio in anticipo.

  1 Risposte pubblicate per questa domanda

Dott.ssa Manuela Leonessa Inserita il 21/07/2021 - 18:33

Torino
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Cara Veronica,
il percorso per diventare chi si è, è complicato per tutti e la famiglia da cui si proviene in questo processo è davvero importante.
La tua storia familiare direi che è stata, forse lo è ancora, alquanto articolata e sicuramente ha avuto un peso nel determinare ciò che sei, la tua confusione, la natura e la qualità delle relazioni che intrecci tuttora. Questo lo sai, non è un caso, infatti, se in questo tuo lungo sfogo ne ripercorri le tappe. Io ti consiglierei di partire da lì, dalla tua storia familiare. Sono a tua disposizione per ulteriori chiarimenti
Un caro saluto, dott.ssa Manuela Leonessa