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Fratelli e autoerotismo
Buonasera, ho due figli di 12 e 9 anni. I ragazzi hanno sempre avuto con me una buona confidenza, soprattutto il più grande mi ha spesso parlato anche delle sue "prime esperienze" con l'autoerotismo, l'ho sempre rassicurato sul fatto che poteva confidarsi e che fossero tutte esperienze normali. Ora, l'altra sera i ragazzi erano sul divano e li sentivo parlare a bassa voce, arrivo di là e il grande si stava toccando mentre il piccolo era lì e mi hanno poi confessato che il grande aveva chiesto al piccolo di toccarlo. Sono rimasta spiazzata, ho respirato e mantenendo la calma ho detto ai ragazzi che queste sono cose si naturali ma "private" ed è bene mantenere un certo riserbo. Onestamente non so se ho sbagliato e non so nemmeno se devo preoccuparmi ed intervenire in altro modo, vorrei tanto avere un consiglio da voi. Grazie.
0 risposte - LeggiUna vita piena di ansia
Salve, penso di avere un problema da molto tempo e non so come affrontarlo. Premetto che nella mia vita ho avuto molte situazioni spiacevoli soprattutto in famiglia quindi da ignorante penso che questa mia paura possa esser nata da ciò. Sono una ragazza di 21 anni. Sono sempre stata asociale, a scuola venivo bullizzata e a casa era anche peggio, avevo dei litigi molto accesi con mia madre e a volte si arrivava anche alle mani. Sto sempre a casa, non ho nessuna amicizia perché si sono rivelate false le poche che avevo e quindi ho preferito non averne, l'unica persona che ho al mio fianco al momento è il mio ragazzo ma abitiamo in due regioni diverse. Detto questo ora arrivo al sodo.. Ogni volta che entro in un locale, in un supermercato o da qualsiasi altra parte inizio a tremare, sudo e a volte sento che potrei anche svenire, questo però accade solo se sono da sola. Ricordo di una volta in cui a mia nonna serviva del pane e mi mandò a comprarlo, nonostante sapevo che sarei stata male ci sono andata comunque perché mi dispiaceva dirle di no. Appena entrata nel piccolo negozio sentivo già le gambe tremare, sudavo e sentivo che se avessi aperto bocca avrei anche balbettato. Sentivo un forte calore in tutto il corpo e pulsazioni forti alla testa, mi sentivo quasi come se stessi per svenire. Ricordo forse di questa esperienza più che altre perché questa è stata la più forte, mi sono sentita veramente male e non vedevo l'ora di uscire da quel negozio e tornare a casa. Ora dovrei lavorare ma per andarci dovrei prendere l'autobus e a me questa cosa mi fa venire l'ansia, c'è una cosa, mia madre non mi faceva mai uscire, non potevo neanche aprire le finestre che subito me le chiudeva, quindi non ho avuto neanche la possibilità di farmi delle amicizie, di conoscere persone, di fare esperienze. Dato che non esco mai ho paura di perdermi, di prendere la fermata sbagliata, di creare problemi. Vorrei poterne parlare con la mia famiglia ma mi riderebbero in faccia e mi prenderebbero in giro come sempre. Ora si lamentano che sto sempre chiusa in casa e che non ho amicizie, nonostante sono stati proprio loro a segregarmi. A quanto pare qui l'unica a preoccuparmi di me stessa sono sempre io.. vorrei aggiungere che dai 12 anni fino all'età dei 18 ho sofferto di autolesionismo.. è un dettaglio in più. Grazie e buona giornata.
1 risposte - LeggiTradimento
Salve la mia domanda è concisa mi piacerebbe capire cosa frulla nella testa di un uomo di 53 anni
Piccola premessa scopro che mio marito mi tradisce con una 27 enne circa 3 mesi fa lo affronto e lui dopo aver negato e negato e negato confessa una semi verità....ok gli dico che capisco che poteva capitare anche me che magari è da rivedere e risistemare il nostro rapporto....bene lui continua a sentirsi con lei ...io gli dico o lei o me con pacchetto famiglia (2figli)....lui io ti amo e non la sento più......bugia so per certo che si sentono ancora....io gli dico che se lo scopro di nuovo è veramente finita.....lui tranquilla non è più nei miei pensieri e non la sento più
Adesso scopro che jon solo si sentono e si mandami i messaggini d'amore ma che si beffano anche di me....io dico ma più che essere disponibile e amorosa per riattivare una bellissima relazione di 36 anni cosa dovevo fare??? E poi ora io che faccio sopporto ancora o lo smaschera di nuovo???
Poi mi chiedo sa che a gare così perde tutto moglie figli casa tutti i nostri progetti xche lo fa?
Sono tanto triste delusa da tutte le bugie e tanto confusa
Ringrazio chiunque voglia farmi una parola
Relazione complicata
Buongiorno, ho, una relazione problematica con una persona, probabilmente entrambi lo siamo, problematici ma ora cercherò di esporre quello che mi disturba di questa persona che ho conosciuto.
Ci siamo conosciuti su facebook, su una sezione diciamo "hot" e brevemente la nostra conoscenza si è fatta virtualmente "calda" da subito. Il "problema" è stato che io mi innamorassi piuttosto brevemente di questa ragazza e seppur lei ancora non si era esposta come feci io, sentivo che anche in lei stesse crescendo qualcosa di importante.
Nel periodo iniziale lei mi parlava delle sue relazioni passate, io feci anche delle domande (tipo se lo avesse mai fatto in tre e mi rispose in maniera affermativa). Mi raccontò per esempio di un episodio successo in un centro naturista dove un suo amico la fece entrare manipolandola e lei una volta dentro si intrattenne con un uomo che le si avvicinò. Di questa esperienza lei mi disse che si sentì in debito di dover fare tutto quello che fece, quasi fosse costretta da un qualcosa...
Mi ha detto di aver subito abusi (diciamo velatamente dato che ha difficoltà a parlarne) quando era molto piccola, da padre. La sua vita è piena di esperienze sentimentali con persone poco raccomandabili, per quanto lei non sia assolutamente parte di quell'ambiente. La madre ha problemi psichiatrici, lei è stata allontanata e vissuto prima in istituto, da bambina, poi in età adolescenziale in una famiglia affidataria. Lei non è psichiatrica ma ha fatto un percorso psicologico lungo e forse neppure terminato. Credo abbia dei problemi seri con se stessa e questo ricade anche sugli altri e nello specifico su me.
Per esempio, se un uomo le si avvicina, le offre un caffè e magari le fa un regalo per lei è un uomo gentile, scarta a priori l'ipotesi che sia un uomo che sta tentando un approccio. Nascono litigi in quanto quando io sento di comportamenti altrui rimango quasi allibito di come lei non riconosca o finga di non riconoscere alcuni comportamenti come degli approcci.
Venendo all'ultimo episodio: la ragazza è iscritta ad un portale per diciamo "accompagnatrici", ragazze che lavorano in ambito di fiere, cene ecc...non un qualcosa di prettamente sessuale ma diciamo che l'ambito è quello (solo che contrariamente alle escort non devono avere rapporti per lavoro). Mi ha detto che l'idea le sia nata dal fatto che fisicamente non riesce a fare altre cose, di fatto comunque non ha mai accettato alcun ingaggio.
Poco tempo fa è stata contattata da una sua frequentazione, un uomo sposato con la quale ha avuto una relazione, lui a mio parere non l'ha trattata esattamente con il rispetto che lei dice di aver ricevuto, per esempio lui non le ha dato mai nemmeno il numero di telefono...(chattavano su telegram).
Lei mi disse che lui aveva dei problemi con la moglie, quasi come per giustificare che lei avesse avuto una relazione con lui (ovviamente negando che questa fosse una giustificazione). Sempre lei mi disse che ha interrotto i rapporti sessuali rimanendo amica di questo tizio, e che lui avesse rispettato la sua decisione (come se lui avesse altra scelta, altra cosa che del suo racconto che mi è incomprensibile). Insomma questo tizio l'ha contatta dopo diversi mesi che lei era assente chiedendole come andasse e una volta saputo che lei era in ristrettezze economiche lui le ha fatto la proposta di "ingaggiarla" come wing per una cena. Lei mi ha parlato della cosa ed io ovviamente mi sono mostrato dubbioso, insomma, ho dei dubbi che lui sia un santo che voglia solo ed esclusivamente aiutarla economicamente, ma lei naturalmente è convinta della bontà di questa persona (di cui non ha MAI parlato male). Siamo arrivati al punto che in un litigio lei mi abbia accusato di volerla sempre dentro casa (in riferimento al fatto che io non ero convinto dell'uscita lavorativa con quest'uomo).
Non riesco a dire tutto quello che sta succedendo nella nostra relazione, che è a distanza, purtroppo. Stiamo pensando fortemente ad andare a vivere insieme perché tra noi c'è grande amore ma ci sono anche problemi.
Per esempio nella conversazione con questo suo ex amante io "non c'ero", nel senso che lei non ha menzionato nemmeno che lei avrebbe dovuto consultarsi anche con me per potergli dare una risposta. Al mio esporre il mio sentimento di esclusione lei mi ha detto che lui ha in qualche modo capito che lei avrebbe dovuto parlarmene ma di fatto non gliel'ha detto e praticamente nega di avermi escluso (si è vero mi ha detto tutto ma nello specifico io nella conversazione non c'ero). Lei è una persona molto sensibile, fragile, piena d'amore, forse troppo, ma a volte mi pare abbia dei serissimi problemi ad ammettere quando sbaglia. Sembra una persona sincera e trasparente, un attimo dopo mi sembra di un'ipocrisia sconcertante, di un'ingenuità imbarazzante (che io ho dubbi sia autentica al 100%). Insomma, ho bisogno di aiuto, spero di essere stato chiaro, ho scritto a flusso di coscienza. Grazie
Problemi madre figlia
Buongiorno, sono Martina e ho 21 anni. Scrivo qui perché penso di aver bisogno di un consiglio e molto probabilmente di aiuto. Mia madre nella sua vita ha avuto veramente tanti amanti, ha trattato mio papà come se fosse un portafoglio ambulante, ha ipotecato la casa, ha creato debiti con sette finanziarie differenti, ha rubato nella sua stessa casa i gioielli di famiglia per venderli e rubava di nascosto le carte di credito a mio papà per prelevare di nascosto. Mi ha sempre insultata, mi ha sempre trattata male, mi ha fatto mentire per coprire le sue azioni ricattandomi dicendomi che diceva a mio papà che avevo fatto io un incidente alla moto e non lei (perché mi aveva coperto). Mio papà d'altra parte era sempre nervoso, agitato, mi sgridava se una forchetta cadeva per terra, era sempre arrabbiato perché non sapeva come gestire la situazione con mia mamma e ne pagavo io le conseguenze. Mio papà mi portava sempre alla gare, mi faceva da mangiare, lavava i vestiti e chiamava una signora per stirare perché non era capace, mentre mia madre andava con chi le dava una borsa di Moschino o delle scarpe di Chanel. Ci sono tante altre cose che potrei raccontare ma penso che da questi fatti qualcosa si sia già capito e quindi vengo al sodo. Mio papà è morto poco tempo fa e mia madre è impazzita per i soldi, mi ha minacciata di fare finire la mia relazione, di sbattermi fuori di casa e di denunciarmi per averla insultata, mi dice che io devo ringraziare solo lei perché ha la pensione di reversibilità e che dopo essere stata male per così tanti anni con mio papà, ora è giusto che si goda quello che vuole. Solo che lei è sola, non ha amici, nessuno le vuole bene perché ha sempre usato le persone a suo piacimento e quindi cerca di rovinare quei pochi rapporti che sono riuscita a creare in quella giungla della mia famiglia. Mi insulta costantemente dicendo che sono una "di facili costumi" perché ho dormito con il mio ragazzo, mi dice che devo stare male perché me lo merito e che forse era meglio che non ci fossi più io. Forse sto esagerando, ma io mi sento male perché la mole di insulti aumenta sempre di più e sono sempre più pesanti perché purtroppo esisto anche io e l'eredità la deve dividere con me. Non so cosa fare. Non penso di riuscire a reggere dopo una vita già difficile di suo, anche una situazione così adesso.
Grazie di tutto e auguro una buona giornata.
Martina
Fine complicata di relazione
Salve, ho 33 anni. Sono stata per sei anni con un ragazzo della mia età, ed è stata una storia particolare, bella ma anche strana. Lui si è trasferito nella mia città quasi subito, senza avere null'altro che me, volendo evadere anche dal suo contesto e da un passato brutto. Siamo stati molto legati, complici, condividevamo tante cose, convivevamo . Lui ha sempre mostrato, già dopo un anno e mezzo, insoddisfazione per il lavoro che non trovava facilmente, perché si sentiva chiuso a stare in questa città. Tende a annoiarsi facilmente, non regge bene le frustrazioni, si innervosisce facilmente e va sotto stress sfogandosi con chi gli sta vicino. È come se non sentendosi soddisfatto di se stesso abbia bisogno di cambiare sempre situazione e posto, e raramente qualcosa gli va davvero bene. Io, dal mio canto, dopo un evento per me traumatico ho iniziato ad avere disturbi psicosomatici. Ero già una persona poco "autonoma", nel senso che non guidavo la macchina e sono cresciuta poco a livello di interessi e di conquiste , nonostante le sue continue sollecitazioni. Ho fatto molte cose, ho preso una seconda laurea e trovato lavoro,ma a livello pratico non sono cresciuta, non come lui avrebbe desiderato. Mi rendo conto di essermi bloccata e di avere sbagliato delle cose: quando ho iniziato ad avere disturbi e ansia, per un annetto non riuscivo ad uscire molto da sola e nemmeno a fare la spesa. Mi sono rintanata a casa dei miei (perché forse con lui non mi sentivo capita, ad esempio se avevo un malore lui mi aiutava con sufficienza, se chiedevo di accompagnarmi in auto lui lo faceva ma pensava che la mia fosse pigrizia). A casa dei miei trovavo un angolo di serenità , dove forse potevo essere quello che ero (anche libera di stare sul letto senza fare niente, libera di chiedere aiuto, sfuggendo dalle responsabilità). Spesso ho dormito lì, quando ho passato questo periodo, e lui a volte criticava questo (come fossi una pigra o mammona), ma mai dicendomi che mi avrebbe voluta accanto. A volte non sentivo che la nostra casa fosse mia, mi chiedo ora il perché : forse sotto sotto non mi sentivo a mio agio? All'altezza? Come se lui implicitamente volesse di più di ciò che ero? Lui , in generale, era quello pratico della coppia, io quella presente emotivamente, che non è pratica in cucina, anzi che non cucina quasi mai, che ancora deve crescere in molte cose . Il dialogo con lui era scarso, perché di solito mi accusava oppure lanciava dei discorsi o battute a metà, senza mai avermi realmente detto con calma e serietà cosa non andava e che le cose stavano rotolando. In questo periodo si sarà sentito come un padre, carico di tutte le responsabilità pratiche. Me lo ha fatto capire a volte ma diceva sempre che fra noi non c'erano rischi , che mi facevo paranoie. Pensavo fosse solo un brutto periodo, come lui diceva. Qualche giorno dopo, mi lascia dicendo che vuole stare solo e che non sta bene, pur sentendo sentimento. Poi ritorna dopo un mese. Ricominciamo piano, gli mostrò che sono Cambiata, ho imparato a guidare , cucino per lui, dimostro che anche io posso essere un sostegno per lui, lo aiuto, lo ascolto. Lui, nel frattempo, purtroppo non è sereno, spesso mi riversa molta insoddisfazione sulla sua vita, si innervosisce con tutto e tutti, è triste . Appena spingo per tornare a convivere ( e ci torno per due settimane),litighiamo e ci separiamo di nuovo. Ora, a distanza di due mesi, ci siamo rivisti . Lui ha perso tanti chili, fuma tanto, non sta bene . Sento che c'è del sentimento, mi guarda con tenerezza e c'è passione. Non frequenta nessuna ragazza e dice che ha pensato di rivolgersi a uno psicologo per la sua insoddisfazione. Riguardo noi, dice che a riprovare secondo lui andrebbe male, è sfiduciato, si sente spento e dice che io inizierei a pretendere cose che ora non riesce a dare. D'altro canto, si percepisce che vuole che io gli stia dietro ( e so che è un meccanismo sbagliato). Purtroppo io, che per mesi ho fatto la finta forte, questa volta sono stata me stessa, e ho passato con lui un pomeriggio di lacrime, dove gli ho fatto capire che questo su e giù e sua confusione mi fa male . Il problema è questo: mi sento molto in colpa per la fine della storia, e non so mai se avvicinarmi a lui in modo leggero per sperare che riviva delle cose belle con me e non solo pesantezza, o lasciarlo stare e fargli capire che non si possono tenere le persone non si possono tenere in bilico ( lui è sicuro che io sono sempre qui a pensare solo alla nostra storia). Il vero problema è che non riesco ancora ora, dopo mesi, a capire se la sua apatia generale abbia influito sulla visione che ha di noi, in quanto vede il rapporto al momento come PESO, oppure se ci sia proprio un problema con me (ovvero che non gli piaccio a livello razionale). E quindi non so come comportarmi, se tenere un legame con lui senza pretendere o puntare al rapporto, oppure fargli realizzare che è davvero chiusa, per suo volere. In tutto ciò io sto molto male perché lui non chiude mai nettamente , fosse per lui ci vedremmo ancora . È come se dovessi crederci solo io e convincerlo. È come se abbia buttato tutto, come se non avesse ricordi, come se qualsiasi cosa io dica sia inutile. So che sembro aver sviluppato una dipendenza, ma so anche che io ci tengo tanto a lui in quanto lui, e forse l'ho capito tardi. Mi scuso per la lunghezza ma ci sarebbero tante cose da dire. Grazie, saluti
1 risposte - LeggiFelicemente fidanzata ma penso al mio ex
Sono una ragazza di 22 anni e da quasi 7 mesi sono fidanzata con un ragazzo stupendo. Con lui c'è molta complicità mentale, è bello intelligente e non litighiamo praticamente mai. Tuttavia sempre più frequentemente mi ritrovo a pensare al mio ex, a sognarlo e a addirittura sperare di incrociarlo. Con il mio ex siamo stati insieme 2 anni, una relazione super intensa ma piena di alti e bassi ed è finita perchè in un periodo litigavamo troppo (non perchè non c'erano i sentimenti). Ci siamo lasciati un anno fa, ho passato i primi mesi con la rabbia dentro ma ora che mi è passata sono curiosa a voler capire come è diventato ora e come staremmo insieme, anche se ho paura di rovinare tutto.Le poche volte che l'ho sentito (perchè anche a lui manco e a volte mi cercava) avrei voluto raccontargli un sacco di cose, ma so che ora sono fidanzata e non è il caso.
Fino a che punto è normale pensare ad un ex? è normale essere felicemente fidanzata e a modo mio amare la persona con cui sto ora ma pensare all'ex che si aveva amato con tutta se stessa? Cosa faccio?
freno inibitorio: cosa significa?
Salve buonasera volevo sapere cosa significa non avere freni inibitori
3 risposte - LeggiPerché mia moglie ha bisogno di questa fantasia?
Buongiorno
Mia moglie ed io siamo sposati da 21 anni.
Io no ho 47 e lei 42, abbiamo due figli.
La nostra vita matrimoniale è tutt'ora serena, solo qualche litigio qua e là, i figli crescono e noi stiamo bene insieme.
Sul fronte del sesso ho un dubbio.
Qualche mese fa ho scoperto sul suo cellulare un'applicazione, un po' nascosta, che so essere usata per chattare, la cui presenza mi è parsa strana.
Voglio chiarire che non si è trattato di un controllo motivato da dubbi, mi ha chiesto di tentare di sistemare il suo cellulare in quanto crashava in continuazione.
Senza voler approfondire la questione informatica vi dirò che ho aperto questa app.
Ebbene ho contato una decina di contatti, tutti uomini intorno i 45 anni circa, con i quali scambia frasi molto spinte, erotiche ma anche estremamente "porno".
Dopo la prima gelata di sangue ho cercato di ragionare e pormi domande.
1) Se nascondesse una tresca non sarebbe così ingenua da darmi il suo cellulare rischiando di essere scoperta.
2) Se invece lo avesse fatto apposta per mettermi sotto il naso le mie corna non sapendo in quale altro modo fare?
3) Perché a questi uomini non menziona nessun problema di coppia col quale giustificare il suo comportamento? Perché nelle sue frasi parla solo di sesso spinto fine a sé stesso?
..... è così via.
Non riuscendo a trovare un senso logico apparente in nessuna ipotesi, in quanto non stiamo attraversando nessuna crisi matrimoniale, ho deciso di guardarla negli occhi e chiederle spiegazioni..... tra un misto di sgomento, rabbia e terrore di averla persa senza essermene neppure accorto.
Attimo di sguardi.... poi la spiegazione mi ha lasciato di stucco.
"Non ti sto tradendo... è una mia fantasia, solo una fantasia.... che non avevo il coraggio di dirti".
Una fantasia inconfessabile.
Ovvero si eccita a chattare con perfetti sconosciuti recitando la parte della moglie fedifraga.
Devo dire che, tornando indietro con la memoria, non ha mai cambiato abitudini, non si cura più di prima, non si chiude in bagno per chattare.... non fa tutte quelle cose tipiche dei traditori, tranne usare parecchio il cell.
Ha voluto dimostrarmi che non mi tradisce davvero.
Ha voluto che leggessi integralmente tutte le chat,
ho letto cose molto spinte, cose che facciamo io e lei, non sono un puritano bacchettone.
Ma leggere certe cose rivolte ad altri uomini mi ha turbato molto.
Però devo ammettere che in mezzo a tutte quelle frasi non ho letto nulla che indicasse un suo scontento nei miei confronti, anzi, mi ha più volte descritto come passionale, ma che nonostante questo lei aveva bisogno di tradirmi comunque per dare sfogo alla “troia” che è in lei ( parole scritte da lei).
Ma alle insistense di questi uomini per incontrarla, lei rispondeva sempre con frasi indefinite che lasciavano in sospeso il discorso, senza dire di no e senza dire di si.
Ad un paio di questi, i più insistenti, mesi fa ha scritto che io l'avevo sorpresa e quindi doveva troncare.
È così è stato, vedendo la cronologia ho potuto constatare che con questi due non ha più scritto in effetti.
Insomma, tutto lascia intendere che non mi stia mentendo quando mi dice che è solo un gioco virtuale.
Ovvero che trovi eccitante recitare la parte della fedifraga ma senza esserlo davvero.
Ma adesso mi ritrovo in una condizione stanissima:
Mia moglie vorrebbe il mio benestare per continuare a chattare recitando un ruolo che la eccita e alimenta le sue fantasie virtuali, sostiene inoltre che tale pratica la “accende” e proprio per questo a letto è molto calda con me.
Io mi ritrovo a 47 anni a dover fare i conti con dubbi sulla sua onestà, anche se sembrerebbe tutto vero, ma la gelosia è irrazionale.
Insomma... ho diversi elementi per crederle ma mi sento agitato, come posso non temere che prima o poi tutte queste chat le facciano fare la sciocchezza?
Temp che impedirglielo faccia solo danno.
Grazie mille
Mi tolgo continuamente le pellicine dalle labbra
Salve! Ho un problema con le labbra: mi tolgo continuamente le pellicine dalle labbra fino a sanguinare. Passo buona parte della giornata con le mani sulla bocca, spesso neanche me ne accorgo, è diventato automatico. Quando tolgo le pellicine lo faccio quasi con "cattiveria" non sono delicata a farlo, arrivo fino a sanguinare e a provare dolore tant'è che a volte non riesco a muovere le labbra per sorridere o per parlare che mi si spaccano e sanguinano ancora. Quando arrivo a sanguinare, non mi fermo se c'è a cora la pellicina la devo strappare sangue o non sangue. Quando però arrivo al dolore, si mi fa male, ma un è male direi quasi piacevole ormai. Se provo a non farlo o mi mangio le unghie o dirigono i denti.
Ho questo problema da un po' di anni ormai; per un certo periodo se c'era un capello in mezzo al viso o in giro da solo lo strappavo quasi sempre, ora mi capita meno spesso. Fino ad un paio di anni fa se avevo crosticine o brufoletti in viso li grattavo via mente ora lo faccio con quelli sulla schiena.
Per un periodo di quasi tre mesi, circa cinque anni fa sono caduta nell'autolesionismo fino ad arrivare a preparare un suicidio che però, fortunatamente non sono mai riuscita a fare, anche se allora volevo.
Adesso ne sono uscita da sola, nessuno sa nulla.
Ad oggi mi capita di avere alcuni momenti in cui sono stesa sul divano a fare nulla o a scuola o comunque in situazioni "normali" e avere attacchi d'ansia suppongo siano, mi batte forte il cuore e respiro un po' corto
Spesso mi capita di pensare ancora al suicidio, a come sarebbe se fossi morta o come starebbero meglio gli altri; in stazione a volte quando sta per arrivare il treno lo fisso e mi avvicino alla linea gialla anche superandola senza però mai buttarmi.
Ho scoperto di avere una amica che è caduta in una lieve depressione e questo mi blocca ancora di più nel parlarne con qualcuno.
Essendo sia alle elementari che alle medie e a volte anche alle superiori, stata presa in giro per diversi motivi, sono molto chiusa ci vuole molto tempo prima che qualcuno riesca ad avere la mia fiducia, e per questo in tutta la vita non ho mai avuto una migliore amica, o un fidanzato o comunque qualcuno che restasse nella mia vita. Tutto ciò mi porta a sentirmi molto spesso sola e non cercata, come non amata e praticamente inutile.
Tra l'altro ho anche un rapporto molto difficile con i miei genitori, diciamo che se dovessi dire che gli voglio bene, non sarebbe un bene da figlio, ma un bene da conoscenti diciamo; non li sento molto genitori, non sono mai stato molto presenti nella mia vita e nonostante mi abbiano dato tutto non mi hanno mai dato l'amore di cui necessitavo.
Con loro non voglio tassativamente parlargiene.
La mia domanda è: la cosa a cui sto pensando è fare diverse vistie quando mi trasferisco tra un po' di mesi, ma fino ad allora come dovrei comportarmi? Cosa devo fare? Cosa mi consiglia? Grazie mille per la vostra risposta
Perchè vivere?
La domanda di questi giorni è : Perché Vivere?
Non riesco a trovare qualcosa per la quale valga la pena vivere, l’unica cosa che mi tiene qui sono i miei genitori e mia sorella, loro non meritano un dolore così grande, non meritano di perdere una persona alla quale vogliono tanto bene. Tutti gli altri se ne farebbero una ragione, starebbero male un pochino, ma poi passerebbe tutto. Io perché devo continuare a “vivere” una vita che non mi porta da nessuna parte ? Perché devo vivere? Non vedo un futuro, non mi piace studiare, non mi fiderò mai di nessun ragazzo. So per cosa devo vivere ma non so per cosa VOGLIO vivere.
Tutto ciò che faccio lo faccio per impiegare il tempo, è solo un palliativo, nell’attesa che il giorno finisca. Il problema è che quando un giorno finisce, ne inizia un altro e tutto si ripete come il giorno prima.
Non ho la forza di andare avanti, non ho la forza per fare niente, non ho la forza di studiare, di leggere, di amare la vita. Amare la vita…ma poi perché? È qualcosa che ho voluto io?
No, io non volevo nascere.
Se non fossi nata adesso non avrei nessun problema, se non fossi nata, nessuno piangerebbe per la mia morte.
E invece devo stare qua, costretta, per far giocare qualcuno che si annoiava e ha deciso di creare il mondo. Sempre se questo qualcuno esiste. Se non esistesse sarebbe ancora peggio. Sarei qui per pura casualità.
Il mondo è cattivo, le persone sono cattive, è tutto pieno di sofferenza, soffriamo tutti e non abbiamo il coraggio di porre fine a tutto ciò. Vorrei che il mondo finisse e si portasse via tutti i dolori e la cattiveria dell’umanità. Sarebbe meglio per me, per tutte le persone che vivono adesso e che vivranno in futuro. Smettiamola di fare figli, smettiamola di mettere al mondo persone che soffriranno, spezziamo questo cerchio, finiamola di essere stupidi ed egoisti. Noi soffriamo e cerchiamo di stare meglio giocando con la vita degli altri. Dovrebbe essere illegale favoreggiare il proseguimento della vita sulla terra.
Qual è il senso di tutto ciò?
Tutto ciò che facciamo è un modo per impiegare del tempo dato che abbiamo avuto la sfortuna di nascere.
Mi sento vuota, mi sento senza uno scopo, mi sento triste, depressa. Prima non ero così, prima apprezzavo qualsiasi cosa…che stupida! Adesso ho aperto gli occhi, ho capito che razza di fregatura è la vita.
Che cattiveria immensa.
Cosa mi succede? Non provo affetto per nessuno
Buonasera, mi trovo a scrivere qui e nn so perché, non per sminuire nessuno ma mi fa sentire una senza speranze ma poi in fondo mi sembra l ultima risorsa.
sono consapevole di nn avere mai avuto una vita "normale" , genitori separati mamma giovane padre quasi del tutto assente e tutte le cazzate che potrei dire, ho paura d farlo solo x giustificarmi,solo x autocompatirmi.
ho sempre creduto d avere il controllo su tutto ma nn e mai stato cosi, ora mi ritrovo quasi sola, ho lasciato da un mese un uomo che mi amava incostantemente da 5 anni perche nn provo piu nulla, ma ne verso lui ne verso nessun altro.
nn ho affetto x nessuno, nn me ne frega d nessuno ne se stanno bene ne se stanno male.
mi sento un mostro, una piccola inutile donna.
Urgenti problemi a livello sociale a 22 anni, non riesco a prendere la mia vita in mano
Salve a tutti. Ho quasi 22 anni ed è dalla terza media che riscontro costantemente problemi a livello sociale, sia a contatto con i miei coetanei, con i miei soliti tre amici e con le persone in maniera più generica.
All'inizio è stata davvero difficile, ho perso un anno di scuola - il quarto delle superiori - proprio a causa della mia difficoltà nel frequentare l'ambiente scolastico con costanza. Ho abbandonato per gli stesso motivi anche un corso di chitarra che inizialmente sembrava giovarmi ma che poi mi ha caricato ancora più di preoccupazioni - infondate, me ne rendo conto in questo momento lucido in cui sto scrivendo. Ho recuperato due anni in uno e ottenuto la maturità in tempo poi, confrontandomi con me stessa e apparentemente ottenendo un equilibrio mentale che all'epoca ritenevo stabile (ovviamente il tutto accompagnato da psicoterapia, terapia farmacologica e una diagnosi di depressione).
Ho continuato il mio percorso terapeutico fino all'inizio della pandemia, che ha scombussolato praticamente tutto. Quell'equilibrio che pensavo di aver trovato si è distrutto e ogni progresso che stavo facendo insieme a lui (riuscire ad uscire di casa regolarmente, anche da sola, prendere mezzi da sola, fare nuove amicizie, frequentare il nuovo ambiente universitario, provare a conoscere un ragazzo con cui intraprendere una relazione - che tuttora non c'è mai stata in 22 anni - e altro correlato a tutto ciò). Da quel momento ho interrotto terapia. Che tuttora mi convinco a riprendere per poi ricadere di nuovo.
Perché ora faccio esattamente così: sembro riprendermi inizialmente, dopo un periodo breve o lungo di isolamento totale da tutto e tutti (non rispondo a messaggi, sto per la maggior parte del tempo solo a contatto con i miei genitori in casa mia, mi trascuro OVVIAMENTE non di mia volontà) mi riprendo e tutto sembra scomparso. é un circolo vizioso durante il quale si ripetono sempre le stesse cose: isolamento forzato (non da me, ma dall'ansia e dalla paura stesse, ripeto), pensieri intrusivi e negativi, pensieri paranoici, ansie - sociali e non. E poi un giorno mi sveglio e tutto è finito, sono tornata serena e devo trovare l'ennesima forza di spiegare a tutti quello che è successo - ottenendo sfilze di "non giustificarti". è diventato stancante, estraniante.
L'idea di avere 22 anni e di non aver fatto nemmeno la metà delle cose che un 22enne normale di norma fa, mi devasta, mi sconvolge e invece di spronarmi ad impegnarmi ancora più per migliorare la situazione, mi affossa.
Per non parlare poi del rapporto con i miei soli tre amici. Non mi capiscono, non riescono a comprendere il mio disagio e pretendono che io capisca il loro - si sentono presi in giro, rimangono male se non rispondo per settimane nonostante sappiano benissimo la situazione che mi attanaglia; sostengono che io mi adagi sulle mie difficoltà, che esageri ed esasperi il tutto, che pretendo di farmi giustificare da loro e che comunque nulla cambia, dopo anni e anni di quei circoli viziosi e crisi. Perché quei "non giustificarti" non servono a rassicurarmi, ma solo a farmi sentire un problema, una cosa in più, un intruso. Mi considerano un' incognita, un rebus. E non so se il problema sono davvero io - nonostante sia ovviamente certa di averne uno anche importate -, il fatto che non riesca a farmi comprendere o che non ascoltino per nulla. Non capiscono che la prima che vuole cambiare le cose sono proprio io e che non mi adagio sul mio problema. Quello che vivo è la cosa che mi schifa di più al mondo, che mi sta rovinando la vita e la giovinezza che non sto vivendo. E che, anche se non come vorrei realmente (cosa che cui Vi chiedo aiuto), mi impegno per superare. Non capiscono nemmeno che le crisi passate erano anche più forti e intense a livello di ansia e attacchi di panico, ma che ora durano "semplicemente" di più (da due settimane a un mese, per ora).
Vorrei togliermi di mezzo, vorrei obbligarli ad andarsene perché non voglio vederli soffrire - sì, a differenza di quanto sostengono loro, io li capisco eccome e loro stessi sono tra i primi che durante le crisi mi vengono in mente, facendomi sentire ancora di più una persona orribile per non riuscire a reagire e per essere così debole e fragile da non riuscire nemmeno a rispondere ad un messaggio. Non mi credono quando dico di stare male, di aver bisogno di un giorno di riposo dopo essere stata troppo tempo esposta in situazioni molto "sociali", in contatto con altri esseri umani. Pensano di essere loro un problema, comportandosi da vittime, ma no. Il problema non è il loro essere i miei amici, è proprio il loro essere umani. Dicono che non mantengo i piani, che non rispetto le loro decisioni, che sono egoista a scomparire. Ma allora, mi domando, chiederebbero ad una persona con il raffreddore di smettere di starnutire all'istante, senza neanche darle il tempo di guarire?
Qual è la verità? Qual è il mio problema? Perché non riesco a reagire? Ho bisogno d'aiuto, non so a chi rivolgermi per un consiglio - visto che uno dei miei amici considera la depressione nient'altro che un capriccio egoista e i sintomi che chiaramente si vedono (e che riconosco anche io ora, in un momento di lucidità) solo capricci e scuse. E se da una parte riesco a comprendere la loro difficoltà, dall’altra proprio non riesco a capire come una mia difficoltà che riguarda ME (e assicuro di rassicurali di continuo, per evitare sconforti o preoccupazioni da parte loro: non lo vorrei mai e non me lo perdonerei) possa addirittura essere un fastidio. Perché di fastidio parlano. Nonostante ripeta loro di smettere di giudicare qualcosa che non conoscono - e lo dica anche con tutta la calma del mondo - perché ciò non mi fa affatto reagire (sono fatta così, l'insulto mi uccide ancora di più) la situazione sembra non cambiare. Nell’ultimo messaggio che ho inviato loro ho spiegato tutto ciò che penso e che ho scritto anche qui, aggiungendo che, se davvero creo loro un disagio così importante, sono liberi assolutamente di fare ciò che credono sia meglio per loro; sono due giorni che non ottengo più risposta.
Hanno ragione? Sono davvero un potenziale impiccio e fastidio per gli altri, come loro dicono? Sono davvero un’intera che non vuole davvero guarire? Perché io non sento di esserli, sento di non starmi a piangere addosso. Il fatto è che non so, praticamente, da come iniziare. Come si può risolvere tutto al più presto? O meglio, come posso fare a convincermi a reagire e a prendere la situazione in mano al 100%? Come farò ora che, a quanto pare, ho perso tutti al di fuori della mia famiglia? Ho bisogno di un supporto, non so che fare. Ho idee autodistruttive che mi spaventano molto.
Spero in una risposta al più presto, buona giornata e grazie di cuore
Asessuale o...?
Salve. Sono una ragazza di 23 anni, da molto tempo mi turbano non pochi pensieri e sensazioni che non si soffermano soltanto sulla mia sessualità problematica, affatto... Questa è una piccola premessa doverosa perché vi è anche la possibilità che possano esistere dei condizionamenti in atto, tramandati da esperienze e intervalli di tempo precedenti. Sinceramente spero sia così. Ho sofferto in passato (durante le medie e superiori) di derealizzazione cronica, depressione, ansia generalizzata e pensieri ossessivo-compulsivi che riuscivano a protrarsi anche per più giorni nella loro fase più intensa ; tutto ciò in seguito ad episodi di bullismo verbale che mi hanno portato ad un'emarginazione e solitudine profonda. Attualmente mi sento meglio, più sicura ma allo stesso tempo sempre confusa, conservando una patina, spessa anche se non sembra, di necessità di mantenere le distanze. Inoltre a volte mi sento bloccata, soprattutto se devo agire per il futuro, come congelata, ho molte idee e passioni varie ma mi sento come ancorata all'immobilità; Ho un carattere naturalmente introverso e sensibile e questi eventi traumatici, almeno per la mia persona, mi hanno portato ad allontanarmi ancora di più, vivo nel mio mondo fatto di fantasticherie e passeggiate in mezzo alla natura in solitaria. Da molto tempo penso di voler entrare in terapia solo che, a dirla tutta, non trovandomi in situazioni economiche eccellenti ciò mi ha sempre in qualche modo 'bloccato'...e non saprei se rivolgermi ad un analista o sessuologo, vista la varietà delle 'difficoltà'. In passato sono andata da due psicologi (uno situato al liceo) che mi hanno aiutato ad affrontare l'angoscia del momento ma se mi ritrovo ancora a fare questi discorsi penso che ci sia ancora molto margine di miglioramento... Detto ciò, rientrando nell'argomento principale, ossia la mia sessualità, ciò mi turba profondamente perché mi piacerebbe almeno riuscire a godere la mia sessualità e invece no, neanche questo piacere, ciò risulta essere un problema ingombrante a dismisura, portando alla creazione di una grande invidia per la stragrande maggioranza della popolazione mondiale... Più nello specifico e cercando di descrivere le mie sensazioni sull'argomento...ho pensato che, all'epoca, la derealizzazione che si è protratta per qualche tempo e lo stato pietoso del mio stato d'animo avessero potuto deviare in qualche modo il desiderio di avere un po' d'intimità con qualsivoglia persona, dato che a momenti provavo vergogna nel mostrare la mia persona fisica mentre passeggiavo per strada ai passanti. Soltanto che vorrei aver fatto qualche passo avanti al giorno d'oggi, ho 23 anni e non sono più giovanissima, avrei potuto capirci qualcosa fino ad oggi almeno e invece niente . Ho letto che l'asessualità dovrebbe manifestarsi, come concetto base, in mancanza d'attrazione sessuale... In realtà sembrerà strano a dirsi ma non so se io l'abbia mai provata o meno, nel senso che non sono molto brava ad etichettare le sensazioni che provo e a dire con certezza che è stato così, trovo tutto molto vago e vario. Di certo a volte, ciò che noto spesso, è di provare attrazione sessuale (sensazione di calore e sensazione li tipiche) ma perlopiù accade con persone che non conosco, anche se raramente ma ultimamente con maggior frequenza, nonostante ciò, in ogni caso, quando si traduce all'atto vero e proprio, è come se perdessi la capacità di sentire. Dico anche che sono molto romantica, quando vedo un ragazzo riesco a capire se mi piace o meno fisicamente anche se sono piuttosto cerebrale e considero altri aspetti molto importanti. Inoltre le mie fantasie sono piuttosto bizzarre e ricorrenti quando mi masturbo, e la natura di esse è la fonte di una buona parte delle mie inquietudini; ad esempio immagino spesso di essere un uomo con membro annesso...(ovviamente) e di avere rapporti con donne ed uomini. Ora. Io sono fermamente convinta di voler restare donna e mi considero anche abbastanza femminile, non ho mai avuto tendenze o desideri che potessero far pensare di voler appartenere all'altro universo. Detto ciò vi ringrazio, ci ho impiegato un po' per scrivere ciò, è stato uno sfogo... Saluti
1 risposte - LeggiInsicurezza che sta diventando ingestibile
Buonasera, sono una studentessa universitaria al sesto anno di una laurea a ciclo unico. Nel corso degli anni ho avuto i miei momenti di sconforto riguardanti gli esami ma sono sempre avanti perchè forza e ambizione erano superiori a tutto. Lo scorso anno ho affrontato un tirocinio di 6 mesi in cui sono riuscita ad instaurare con i colleghi e con i tutor un bellissimo rapporto e a dare esami con il massimo dei voti nonostante contemporaneamente io e la mia famiglia stavamo attraversando un brutto periodo, un fulmine a cielo sereno direi... ma io con dedizione continuavo a dedicarmi all'università e a dare il mio massimo, anche spinta dalla situazione del momento. Dal quarto anno avevo il desiderio di fare la tesi in un particolare ambito e da tre mesi a questa parte ho iniziato la tesi sperimentale. Premetto che è un tipo di laboratorio che non avevo mai fatto e che purtroppo non sono affiancata da né da colleghi né da altri tutor ma ho solo la docente come punto di riferimento (contrariamente ad altri colleghi che sono molto più affiancati). Lei è molto tranquilla, ma io ad oggi mi sento bloccata come se non riuscissi ad ingranare in laboratorio (nonostante alcuni piccoli progressi li faccio), perchè continuo a fare errori dettati dall'ansia e dall'insicurezza e soprattutto quando sono da sola nel fare i procedimenti entro facilmente in panico perchè mi sento incapace ed insicura e soprattutto continuo a rimuginare anche quando sono a casa, per cui non riesco a studiare e a staccare dal laboratorio. Io ho parlato con lei, anche con le lacrime agli occhi, e lei semplicemente dice di vivermela serenamente e che gli sbagli li fanno tutti, che devo semplicemente essere più sicura, senza essere così apprensiva.. ma in questo momento di fragilità a me sembra impossibile. Anche perchè la tesi dovrebbe durare un anno.. e se dopo tre mesi sono così, non so se riuscirò a reggere. Non riesco a capire se non mi trovo nell'ambiente, se sono all'altezza, se lei inconsciamente mi mette in soggezione nella mia testa e quindi non riesco ad instaurare un rapporto che mi permette di imparare da lei o se semplicemente non è la mia strada e magari avrei necessità di qualcuno che mi possa seguire di più data la mia insicurezza. È la prima volta che mi capita e non so davvero cosa fare, anzi mi stupisce parecchio questo mio essere costantemente infelice e non riuscire a vedere la gioia nelle piccole cose. Vi ringrazio di cuore per aver letto.
2 risposte - LeggiIl mio ragazzo si masturba mentre siamo a casa insieme
Salve a tutti,
Ho un grande dubbio che non riesco a togliermi dalla testa.
Io e il mio ragazzo(20-24anni) di un anno e mezzo viviamo una relazione a distanza, riusciamo a vederci una volta al mese per 3/4gg o qualche settimana se siamo fortunati.
Qualche mese fa e’ venuto a stare da me per circa 10gg e ho scoperto che era capitato che si masturbasse in bagno mentre io era in camera mia.
In realtà sapevo gia che se in quei giorni avevo il ciclo, qualche volta capitava che si toccasse da solo perché non voleva chiedermi più volte al giorno di dargli piacere mentre lui non poteva.
Quando ho scoperto che li faceva anche quando io era “disponibile” mi ci ha fatto rimanere malissimo e non riesco a darmi una spiegazione.
Premetto che siamo molto innamorati e affiatati dal punto di vista sessuale, sia quando siamo insieme che a distanza.
Nei giorni in cui ci vediamo lo facciamo tutti i giorni, anche 2/3 volte al gg quindi dubito che non si senta appagato da me.
La sua spiegazione e’ stata che a volte a voglia ma che che le sensazione che sente quando lo facciamo insieme, anche solo con i preliminari, sono molto forti e che a volte ha bisogno solo di qualcosa meno intenso e veloce.
Io non so che pensare, sinceramente non mi sembra molto credibile come risposta anche perché ok che ogni volta che gli provoco piacere dopo e’ stanco e spesso si addormenta per tanto tempo, ma comunque se e’ qualcosa che vuole davvero non si farebbe problemi a chiederla.
Voi cosa ne pensate? Vi sembra normale che mentre siamo insieme si masturbi per il lsotivo che mi ha spiegato?
Aiuto ho prego
Grazie
Facile dolore al cuore dopo un trauma?
Salve, il mio quesito è probabilmente indicato per psicologi che si occupano di PTSD.
Fra il 2018 ed il 2020 ho vissuto una relazione abusiva che mi ha distrutta psicologicamente. Quando ho tagliato i ponti ho avuto un trauma maggiore e a parte soffrire già a priori di depressione, mi sono trovata in una situazione di sofferenza tale da non poter più mangiare/bere/dormire abbastanza per circa un mese, solo piangere a tutte le ore del giorno con bruciore a tutto il corpo e calore, e ciò ha causato deficit nutrizionali con conseguenze poi risolte nei mesi successivi anche con integratori. La mia mente è stata occupata totalmente da questa faccenda per circa 5 mesi al fine di trovare spiegazioni da sola per diverse cose accadute. Ho smesso di piangere in continuazione dopo circa 3-4 mesi, dove mi succedeva solo qualche volta al giorno, e poi a seguire sempre meno. Ho sicuramente avuto una riprogrammazione del mio cervello che mi ha portata ad adattarmi al trauma e non riuscivo più a ragionare, ricordarmi le cose a breve termine, mantenere l'attenzione ecc (laddove io invece di base ho capacità mentali spiccate). A distanza di 2 anni dalla chiusura, superamento completo del "soggetto" del trauma ed esercizi mentali che ho fatto io, ho sentito di aver ricostruito queste capacità in "fasi" passo dopo passo, ed ora sono "cognitivamente" quasi pronta ad avere un lavoro (vivo con i miei).
A partire da questa relazione ho sperimentato spesso problemi fisici mai avuti prima, come: frequente dolore al cuore, acufeni, visione "a puntini", bruciore a collo/polsi/caviglie.
Ora, laddove -non- soffro di ansia regolarmente, ho comunque per forza episodi di ansia forte che capitano circa 1-2 volte al mese a causa di una situazione famigliare di gravità estrema e permanente che offre eventi catastrofici imprevedibili che necessariamente causano ansia, ma mi rendo conto che, anche se della durata di appena 10-15 minuti, il giorno dopo mi viene male al cuore, spalla, collo, formicolio al braccio, nodo in gola, come se dovesse venirmi un infarto, e dura per circa 2 giorni. Sono già andata dal medico durante 3 di questi episodi ma ha detto che la causa non è ischemica.
Il problema è che la vita (e specialmente la mia situazione famigliare), ma anche il lavoro, prevedono necessariamente dei momenti brevi di stress o ansia. Devo potermeli permettere, altrimenti non realizzerò le mie ambizioni (e per la mia età è già tardissimo) ma in generale la mia situazione famigliare è destinata a peggiorare e con sé le mie responsabilità (fra cui gestione di una persona disabile ingestibile).
Prima di questo trauma psicologico dovuto alla relazione, avevo stress e ansia per via della famiglia ma non avevo mai avuto reazioni di "simil infarto", neanche per episodi di ansia maggiori o più lunghi, che nella vita ho certamente avuto.
Vorrei sapere se questa cosa del cuore è possibile che sia una vulnerabilità fisica acquisita con questo trauma e se è permanente, e se è direttamente causata dalla psiche o se effettivamente il cuore possa essersi modificato/deteriorato in modo tale che ora sia "fisicamente" più vulnerabile e non solo una simulazione somatica. E che fare in tal caso. Non posso adattare la mia vita attorno a questo problema, ovvero non posso eliminare tutte le fonti d'ansia, devo poterne tollerare un po'.
Lui va in crisi quando gli muovo una critica su un suo comportamento
Buongiorno a tutti,
vi scrivo per raccontarvi di questa situazione: io ed il mio ragazzo stiamo insieme da 10 mesi, stiamo iniziando a conoscerci, e ovviamente nel tempo saltano fuori anche i difetti di entrambi. Premetto che lui è un ragazzo equilibrato, dolce e solare, ma quando gli faccio notare un qualcosa di un suo comportamento ( e non riferito a lui come persona) che non mi piace molto, lui va in crisi. Inizia a vedere tutto nero, si blocca, non parla per ore o giorni, inizia a chiedersi perchè lui sia sbagliato, cosa ci sia in lui che non va, ed esagera pesantemente tutto quello che gli ho detto. Ed è come se per lui le cose o andassero benissimo o malissimo. Ha un nome questo comportamento? A cosa può essere dovuto? Come posso aiutarlo?
Grazie mille