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Come dovrei comportarmi con il mio ragazzo che soffre di disturbo ossessivo compulsivo?
Buonasera Dottori,
Sono una ragazza di 24 anni e lavoro in proprio
Sono fidanzata da quasi 2 anni con un ragazzo che soffre di DOC (dal 2017), causa scatenante del problema: brutto rapporto con i genitori ed il fratello maggiore che da piccolo lo picchiava.
Personalmente mi reputo una persona tranquilla e sensibile, anche io in passato ho sofferto di alcuni disturbi (depressione, attacchi di panico , disturbi alimentari) , cosa che mi porta ad essere particolarmente empatica nei confronti delle persone, perché so cosa significa provare della sofferenza. Con tanta tanta volontà ne sono sempre uscita da questi problemi, anche se ogni tanto sfocio in qualche ricaduta soprattutto dal punto di vista alimentare
Io ed il mio ragazzo condividiamo tante passioni ed hobby, è un bravissimo ragazzo ma purtroppo questo disturbo che si porta dietro in silenzio credo stia peggiorando e sta condizionando la nostra relazione.....Ha iniziato la sua prima terapia con uno psicologo nel 2017, fino ad arrivare ad essere seguito da uno psichiatra il quale poi gli ha prescritto l' assunzione di sertralina, ed ha continuato a prenderla per tutti questi anni diminuendo il dosaggio solo da qualche settimana (seguito dal suo dottore)
Purtroppo la situazione per me sta diventando davvero difficile, sono innamorata di lui e purtroppo tendo ad essere eccessivamente premurosa nei suoi confronti , cerco sempre di invogliarlo a fare delle belle attività come allenarsi, leggere, fare meditazione , passeggiate in montagna ( tutte cose che facciamo insieme ) , ultimamente però ho notato che i momenti in cui si chiude iniziano ad essere sempre più frequenti... ad esempio si chiude in camera e lo sento girare su se stesso con una camminata irrequieta oppure lo vedo seduto che fissa il vuoto,
ed ha conseguenti scatti di ira, tanto che capita che mi lancia il telefono in aria o inizia a sbattere porte e tutto quello che si trova davanti...
Due sere fa abbiamo avuto una forte discussione , e mentre eravamo in ascensore mi ha stretto la mano piegandomela verso l'esterno quasi come se mi volesse spezzare un polso, gli dicevo di smetterla perché mi stava facendo davvero male ma si è fermato solo quando la porta dell'ascensore si era riaperta. Sembrava aver perso il lume della ragione in quel momento
La mia preoccupazione è quella di dover convivere con una persona che si sta rivelando violenta e perennemente triste e chiusa in se stessa, mi domando se mai potrò avere un futuro o se sono io che sto sbagliando qualcosa ( lui vorrebbe al suo fianco una persona sempre positivissima e tranquillissima ma è praticamente impossibile non avere mai dei momenti di sconforto o di rabbia nella vita ) difatti sto valutando se sia giusto lasciarlo o meno, nonostante ripeto io sia innamorata persa e lui lo sia di me e nei momenti in cui sta bene è bravissimo e molto dolce...
La sua famiglia non sa più come comportarsi con lui e si affidano a me, non capendo che io non posso guarire nessuno ma posso solo aiutare e sostenere laddove c è bisogno, e lo faccio con il cuore...
Ho tanti pensieri per la testa tra la mia attività , le spese ed altre problematiche di salute legate ai miei genitori , la situazione con il mio ragazzo mi sta solo rendendo ancora più stressata e triste e per questo a volte anche a me capita di avere degli scatti di ira ( che fortunatamente si placano poco dopo, odio litigare )
Come dovrei comportarmi? Il mio pensiero è : Se lo lascio spero solamente di non peggiorare il suo malessere...ma allo stesso tempo mi sentirei in colpa per aver "gettato la spugna" e per aver perso un ragazzo che in fondo non ha nulla che non va, se non solo questo disturbo che condiziona la sua vita di tutti i giorni... e mi fa tenerezza in alcuni momenti
Dottori secondo voi dovremmo optare per una terapia di coppia ? Oppure dovrei lasciarlo e vedere come va ? Ha rifiutato più volte la proposta di sottoporsi ad una terapia di coppia..
Vi ringrazio per il vostro prezioso consiglio e per aver dedicato il vostro tempo a leggere quanto ho scritto
Paura di una relazione?
Buonasera, sono un ragazzo di 28 anni e da alcuni mesi frequento una ragazza di 25. Ci siamo sentiti per messaggi per un paio di settimane e visti un paio di volte dopo le quali lei decise di chiudere i contatti perchè non era scattata la scintilla. Dopo un mese la incontro insieme ad un gruppo di amici ad una cena, l'incontro potrebbe sembrare casuale ma lei fece di tutto per essere presente quella sera. Il giorno dopo mi scrive e riprendiamo i rapporti. Mi dice di non volere una relazione e decidiamo di avviare una relazione senza etichette. Con il tempo mi accorgo che per "relazione senza etichette" lei intenda il fatto di sentirci constantemente ma vederci il meno possibile. Infatti abbiamo pochi rapporti sessuali e tende a disdire gli appuntamenti all'ultimo minuto. Le motivazioni a non voler una relazione cambiano di giorno in giorno, inizialmente dice di non voler una relazione perchè terrorizzata dalla possibilità di ferire o ferirsi (paura derivante dalle ultime relazioni), poi per paura che io possa fuggire qualora venissi a conoscenza di alcune sue caratteristiche e infine di non essere presa da me. Quest'ultimo concetto lo ribadisce spesso in varie occasioni, anche quando disdice gli appuntamenti. Mi dice che non riesce ad essere spontanea con me perchè lei non prova gli stessi sentimenti che provo io, tuttavia i fatti fanno pensare a tutt'altro. Infine, capisce di avermi ferito e decide di chiudere il rapporto ma mi chiede di continuare a sentirci perchè non mi vuole perdere. Non capisco se la causa principale sia la paura ad avere una relazione oppure se effettivamente non le piaccio abbastanza.
1 risposte - LeggiMi sento sempre male
Buongiorno… ho una domanda che mi faccio da molto tempo, ma della quale non ho mai voluto sapere la risposta credo. Inizio con qualche info:
Ragazza di 25 anni con obesità grave e straniera.. cresciuta in Italia e che per le precedenti sue caratteristiche non si è mai integrata con i suoi coetanei. A scuola sempre derisa ed esclusa.. dalle elementari fino alla fine delle superiori.. con il tempo mi sono allontanata dalle pochissime persone che mi accettavano e volevano bene… piano piano ho smesso di uscire con gli amici perchè il disagio e l’ansia che provavo quando dovevo socializzare era troppo per me. Ho smesso di uscire del tutto dopo un pó… per giustificare con i pochi amici che mi erano rimasti il fatto che non uscissi più mi sono inventata di essermi trasferita lontano per lavorare.. ho cominciato a parlare con le persone solo online, finchè la bugia non era troppo grande da gestire e così ho smesso di rispondere anche li e ho disattivato tutti i social. Ansia sociale? Non mi è mai stata diagnosticata visto che non sono mai stata da un professionista ma credo si tratti di qualcosa del genere… sono chiusa in casa da circa 4 anni ormai. Mi sento un fallimento, non lavoro per aiutare la famiglia perché ho paura di uscire e penso di non saper fare nulla visto che non ho finito la scuola perchè era una tortura stare in classe con i compagni. Credo che oltre l’ansia sociale ora stia sfociando pure nella depressione.
ma ora arriva la domanda….
Mi sento sempre male, ho sempre un dolore fisico, passo da un malessere all’altro.. puó essere causato dal mio malessere psichico? È il mio cervello che cerca scuse per non farmi uscire dalla cella in cui sto? Mi chiedo questo perchè molte volte mi è capitato che la notte mi mettevo in testa di svegliarmi da questo loop e iniziare a vivere , ma poi quando la mattina mi svegliavo avevo sempre un malore che me lo impediva di fare.
Ho scritto molto, lo so e chiedo scusa per questo.
Asessuale o...?
Salve. Sono una ragazza di 23 anni, da molto tempo mi turbano non pochi pensieri e sensazioni che non si soffermano soltanto sulla mia sessualità problematica, affatto... Questa è una piccola premessa doverosa perché vi è anche la possibilità che possano esistere dei condizionamenti in atto, tramandati da esperienze e intervalli di tempo precedenti. Sinceramente spero sia così. Ho sofferto in passato (durante le medie e superiori) di derealizzazione cronica, depressione, ansia generalizzata e pensieri ossessivo-compulsivi che riuscivano a protrarsi anche per più giorni nella loro fase più intensa ; tutto ciò in seguito ad episodi di bullismo verbale che mi hanno portato ad un'emarginazione e solitudine profonda. Attualmente mi sento meglio, più sicura ma allo stesso tempo sempre confusa, conservando una patina, spessa anche se non sembra, di necessità di mantenere le distanze. Inoltre a volte mi sento bloccata, soprattutto se devo agire per il futuro, come congelata, ho molte idee e passioni varie ma mi sento come ancorata all'immobilità; Ho un carattere naturalmente introverso e sensibile e questi eventi traumatici, almeno per la mia persona, mi hanno portato ad allontanarmi ancora di più, vivo nel mio mondo fatto di fantasticherie e passeggiate in mezzo alla natura in solitaria. Da molto tempo penso di voler entrare in terapia solo che, a dirla tutta, non trovandomi in situazioni economiche eccellenti ciò mi ha sempre in qualche modo 'bloccato'...e non saprei se rivolgermi ad un analista o sessuologo, vista la varietà delle 'difficoltà'. In passato sono andata da due psicologi (uno situato al liceo) che mi hanno aiutato ad affrontare l'angoscia del momento ma se mi ritrovo ancora a fare questi discorsi penso che ci sia ancora molto margine di miglioramento... Detto ciò, rientrando nell'argomento principale, ossia la mia sessualità, ciò mi turba profondamente perché mi piacerebbe almeno riuscire a godere la mia sessualità e invece no, neanche questo piacere, ciò risulta essere un problema ingombrante a dismisura, portando alla creazione di una grande invidia per la stragrande maggioranza della popolazione mondiale... Più nello specifico e cercando di descrivere le mie sensazioni sull'argomento...ho pensato che, all'epoca, la derealizzazione che si è protratta per qualche tempo e lo stato pietoso del mio stato d'animo avessero potuto deviare in qualche modo il desiderio di avere un po' d'intimità con qualsivoglia persona, dato che a momenti provavo vergogna nel mostrare la mia persona fisica mentre passeggiavo per strada ai passanti. Soltanto che vorrei aver fatto qualche passo avanti al giorno d'oggi, ho 23 anni e non sono più giovanissima, avrei potuto capirci qualcosa fino ad oggi almeno e invece niente . Ho letto che l'asessualità dovrebbe manifestarsi, come concetto base, in mancanza d'attrazione sessuale... In realtà sembrerà strano a dirsi ma non so se io l'abbia mai provata o meno, nel senso che non sono molto brava ad etichettare le sensazioni che provo e a dire con certezza che è stato così, trovo tutto molto vago e vario. Di certo a volte, ciò che noto spesso, è di provare attrazione sessuale (sensazione di calore e sensazione li tipiche) ma perlopiù accade con persone che non conosco, anche se raramente ma ultimamente con maggior frequenza, nonostante ciò, in ogni caso, quando si traduce all'atto vero e proprio, è come se perdessi la capacità di sentire. Dico anche che sono molto romantica, quando vedo un ragazzo riesco a capire se mi piace o meno fisicamente anche se sono piuttosto cerebrale e considero altri aspetti molto importanti. Inoltre le mie fantasie sono piuttosto bizzarre e ricorrenti quando mi masturbo, e la natura di esse è la fonte di una buona parte delle mie inquietudini; ad esempio immagino spesso di essere un uomo con membro annesso...(ovviamente) e di avere rapporti con donne ed uomini. Ora. Io sono fermamente convinta di voler restare donna e mi considero anche abbastanza femminile, non ho mai avuto tendenze o desideri che potessero far pensare di voler appartenere all'altro universo. Detto ciò vi ringrazio, ci ho impiegato un po' per scrivere ciò, è stato uno sfogo... Saluti
1 risposte - LeggiUrgenti problemi a livello sociale a 22 anni, non riesco a prendere la mia vita in mano
Salve a tutti. Ho quasi 22 anni ed è dalla terza media che riscontro costantemente problemi a livello sociale, sia a contatto con i miei coetanei, con i miei soliti tre amici e con le persone in maniera più generica.
All'inizio è stata davvero difficile, ho perso un anno di scuola - il quarto delle superiori - proprio a causa della mia difficoltà nel frequentare l'ambiente scolastico con costanza. Ho abbandonato per gli stesso motivi anche un corso di chitarra che inizialmente sembrava giovarmi ma che poi mi ha caricato ancora più di preoccupazioni - infondate, me ne rendo conto in questo momento lucido in cui sto scrivendo. Ho recuperato due anni in uno e ottenuto la maturità in tempo poi, confrontandomi con me stessa e apparentemente ottenendo un equilibrio mentale che all'epoca ritenevo stabile (ovviamente il tutto accompagnato da psicoterapia, terapia farmacologica e una diagnosi di depressione).
Ho continuato il mio percorso terapeutico fino all'inizio della pandemia, che ha scombussolato praticamente tutto. Quell'equilibrio che pensavo di aver trovato si è distrutto e ogni progresso che stavo facendo insieme a lui (riuscire ad uscire di casa regolarmente, anche da sola, prendere mezzi da sola, fare nuove amicizie, frequentare il nuovo ambiente universitario, provare a conoscere un ragazzo con cui intraprendere una relazione - che tuttora non c'è mai stata in 22 anni - e altro correlato a tutto ciò). Da quel momento ho interrotto terapia. Che tuttora mi convinco a riprendere per poi ricadere di nuovo.
Perché ora faccio esattamente così: sembro riprendermi inizialmente, dopo un periodo breve o lungo di isolamento totale da tutto e tutti (non rispondo a messaggi, sto per la maggior parte del tempo solo a contatto con i miei genitori in casa mia, mi trascuro OVVIAMENTE non di mia volontà) mi riprendo e tutto sembra scomparso. é un circolo vizioso durante il quale si ripetono sempre le stesse cose: isolamento forzato (non da me, ma dall'ansia e dalla paura stesse, ripeto), pensieri intrusivi e negativi, pensieri paranoici, ansie - sociali e non. E poi un giorno mi sveglio e tutto è finito, sono tornata serena e devo trovare l'ennesima forza di spiegare a tutti quello che è successo - ottenendo sfilze di "non giustificarti". è diventato stancante, estraniante.
L'idea di avere 22 anni e di non aver fatto nemmeno la metà delle cose che un 22enne normale di norma fa, mi devasta, mi sconvolge e invece di spronarmi ad impegnarmi ancora più per migliorare la situazione, mi affossa.
Per non parlare poi del rapporto con i miei soli tre amici. Non mi capiscono, non riescono a comprendere il mio disagio e pretendono che io capisca il loro - si sentono presi in giro, rimangono male se non rispondo per settimane nonostante sappiano benissimo la situazione che mi attanaglia; sostengono che io mi adagi sulle mie difficoltà, che esageri ed esasperi il tutto, che pretendo di farmi giustificare da loro e che comunque nulla cambia, dopo anni e anni di quei circoli viziosi e crisi. Perché quei "non giustificarti" non servono a rassicurarmi, ma solo a farmi sentire un problema, una cosa in più, un intruso. Mi considerano un' incognita, un rebus. E non so se il problema sono davvero io - nonostante sia ovviamente certa di averne uno anche importate -, il fatto che non riesca a farmi comprendere o che non ascoltino per nulla. Non capiscono che la prima che vuole cambiare le cose sono proprio io e che non mi adagio sul mio problema. Quello che vivo è la cosa che mi schifa di più al mondo, che mi sta rovinando la vita e la giovinezza che non sto vivendo. E che, anche se non come vorrei realmente (cosa che cui Vi chiedo aiuto), mi impegno per superare. Non capiscono nemmeno che le crisi passate erano anche più forti e intense a livello di ansia e attacchi di panico, ma che ora durano "semplicemente" di più (da due settimane a un mese, per ora).
Vorrei togliermi di mezzo, vorrei obbligarli ad andarsene perché non voglio vederli soffrire - sì, a differenza di quanto sostengono loro, io li capisco eccome e loro stessi sono tra i primi che durante le crisi mi vengono in mente, facendomi sentire ancora di più una persona orribile per non riuscire a reagire e per essere così debole e fragile da non riuscire nemmeno a rispondere ad un messaggio. Non mi credono quando dico di stare male, di aver bisogno di un giorno di riposo dopo essere stata troppo tempo esposta in situazioni molto "sociali", in contatto con altri esseri umani. Pensano di essere loro un problema, comportandosi da vittime, ma no. Il problema non è il loro essere i miei amici, è proprio il loro essere umani. Dicono che non mantengo i piani, che non rispetto le loro decisioni, che sono egoista a scomparire. Ma allora, mi domando, chiederebbero ad una persona con il raffreddore di smettere di starnutire all'istante, senza neanche darle il tempo di guarire?
Qual è la verità? Qual è il mio problema? Perché non riesco a reagire? Ho bisogno d'aiuto, non so a chi rivolgermi per un consiglio - visto che uno dei miei amici considera la depressione nient'altro che un capriccio egoista e i sintomi che chiaramente si vedono (e che riconosco anche io ora, in un momento di lucidità) solo capricci e scuse. E se da una parte riesco a comprendere la loro difficoltà, dall’altra proprio non riesco a capire come una mia difficoltà che riguarda ME (e assicuro di rassicurali di continuo, per evitare sconforti o preoccupazioni da parte loro: non lo vorrei mai e non me lo perdonerei) possa addirittura essere un fastidio. Perché di fastidio parlano. Nonostante ripeta loro di smettere di giudicare qualcosa che non conoscono - e lo dica anche con tutta la calma del mondo - perché ciò non mi fa affatto reagire (sono fatta così, l'insulto mi uccide ancora di più) la situazione sembra non cambiare. Nell’ultimo messaggio che ho inviato loro ho spiegato tutto ciò che penso e che ho scritto anche qui, aggiungendo che, se davvero creo loro un disagio così importante, sono liberi assolutamente di fare ciò che credono sia meglio per loro; sono due giorni che non ottengo più risposta.
Hanno ragione? Sono davvero un potenziale impiccio e fastidio per gli altri, come loro dicono? Sono davvero un’intera che non vuole davvero guarire? Perché io non sento di esserli, sento di non starmi a piangere addosso. Il fatto è che non so, praticamente, da come iniziare. Come si può risolvere tutto al più presto? O meglio, come posso fare a convincermi a reagire e a prendere la situazione in mano al 100%? Come farò ora che, a quanto pare, ho perso tutti al di fuori della mia famiglia? Ho bisogno di un supporto, non so che fare. Ho idee autodistruttive che mi spaventano molto.
Spero in una risposta al più presto, buona giornata e grazie di cuore
Insicurezza che sta diventando ingestibile
Buonasera, sono una studentessa universitaria al sesto anno di una laurea a ciclo unico. Nel corso degli anni ho avuto i miei momenti di sconforto riguardanti gli esami ma sono sempre avanti perchè forza e ambizione erano superiori a tutto. Lo scorso anno ho affrontato un tirocinio di 6 mesi in cui sono riuscita ad instaurare con i colleghi e con i tutor un bellissimo rapporto e a dare esami con il massimo dei voti nonostante contemporaneamente io e la mia famiglia stavamo attraversando un brutto periodo, un fulmine a cielo sereno direi... ma io con dedizione continuavo a dedicarmi all'università e a dare il mio massimo, anche spinta dalla situazione del momento. Dal quarto anno avevo il desiderio di fare la tesi in un particolare ambito e da tre mesi a questa parte ho iniziato la tesi sperimentale. Premetto che è un tipo di laboratorio che non avevo mai fatto e che purtroppo non sono affiancata da né da colleghi né da altri tutor ma ho solo la docente come punto di riferimento (contrariamente ad altri colleghi che sono molto più affiancati). Lei è molto tranquilla, ma io ad oggi mi sento bloccata come se non riuscissi ad ingranare in laboratorio (nonostante alcuni piccoli progressi li faccio), perchè continuo a fare errori dettati dall'ansia e dall'insicurezza e soprattutto quando sono da sola nel fare i procedimenti entro facilmente in panico perchè mi sento incapace ed insicura e soprattutto continuo a rimuginare anche quando sono a casa, per cui non riesco a studiare e a staccare dal laboratorio. Io ho parlato con lei, anche con le lacrime agli occhi, e lei semplicemente dice di vivermela serenamente e che gli sbagli li fanno tutti, che devo semplicemente essere più sicura, senza essere così apprensiva.. ma in questo momento di fragilità a me sembra impossibile. Anche perchè la tesi dovrebbe durare un anno.. e se dopo tre mesi sono così, non so se riuscirò a reggere. Non riesco a capire se non mi trovo nell'ambiente, se sono all'altezza, se lei inconsciamente mi mette in soggezione nella mia testa e quindi non riesco ad instaurare un rapporto che mi permette di imparare da lei o se semplicemente non è la mia strada e magari avrei necessità di qualcuno che mi possa seguire di più data la mia insicurezza. È la prima volta che mi capita e non so davvero cosa fare, anzi mi stupisce parecchio questo mio essere costantemente infelice e non riuscire a vedere la gioia nelle piccole cose. Vi ringrazio di cuore per aver letto.
2 risposte - LeggiFelicemente fidanzata ma penso al mio ex
Sono una ragazza di 22 anni e da quasi 7 mesi sono fidanzata con un ragazzo stupendo. Con lui c'è molta complicità mentale, è bello intelligente e non litighiamo praticamente mai. Tuttavia sempre più frequentemente mi ritrovo a pensare al mio ex, a sognarlo e a addirittura sperare di incrociarlo. Con il mio ex siamo stati insieme 2 anni, una relazione super intensa ma piena di alti e bassi ed è finita perchè in un periodo litigavamo troppo (non perchè non c'erano i sentimenti). Ci siamo lasciati un anno fa, ho passato i primi mesi con la rabbia dentro ma ora che mi è passata sono curiosa a voler capire come è diventato ora e come staremmo insieme, anche se ho paura di rovinare tutto.Le poche volte che l'ho sentito (perchè anche a lui manco e a volte mi cercava) avrei voluto raccontargli un sacco di cose, ma so che ora sono fidanzata e non è il caso.
Fino a che punto è normale pensare ad un ex? è normale essere felicemente fidanzata e a modo mio amare la persona con cui sto ora ma pensare all'ex che si aveva amato con tutta se stessa? Cosa faccio?
freno inibitorio: cosa significa?
Salve buonasera volevo sapere cosa significa non avere freni inibitori
3 risposte - LeggiPerché mia moglie ha bisogno di questa fantasia?
Buongiorno
Mia moglie ed io siamo sposati da 21 anni.
Io no ho 47 e lei 42, abbiamo due figli.
La nostra vita matrimoniale è tutt'ora serena, solo qualche litigio qua e là, i figli crescono e noi stiamo bene insieme.
Sul fronte del sesso ho un dubbio.
Qualche mese fa ho scoperto sul suo cellulare un'applicazione, un po' nascosta, che so essere usata per chattare, la cui presenza mi è parsa strana.
Voglio chiarire che non si è trattato di un controllo motivato da dubbi, mi ha chiesto di tentare di sistemare il suo cellulare in quanto crashava in continuazione.
Senza voler approfondire la questione informatica vi dirò che ho aperto questa app.
Ebbene ho contato una decina di contatti, tutti uomini intorno i 45 anni circa, con i quali scambia frasi molto spinte, erotiche ma anche estremamente "porno".
Dopo la prima gelata di sangue ho cercato di ragionare e pormi domande.
1) Se nascondesse una tresca non sarebbe così ingenua da darmi il suo cellulare rischiando di essere scoperta.
2) Se invece lo avesse fatto apposta per mettermi sotto il naso le mie corna non sapendo in quale altro modo fare?
3) Perché a questi uomini non menziona nessun problema di coppia col quale giustificare il suo comportamento? Perché nelle sue frasi parla solo di sesso spinto fine a sé stesso?
..... è così via.
Non riuscendo a trovare un senso logico apparente in nessuna ipotesi, in quanto non stiamo attraversando nessuna crisi matrimoniale, ho deciso di guardarla negli occhi e chiederle spiegazioni..... tra un misto di sgomento, rabbia e terrore di averla persa senza essermene neppure accorto.
Attimo di sguardi.... poi la spiegazione mi ha lasciato di stucco.
"Non ti sto tradendo... è una mia fantasia, solo una fantasia.... che non avevo il coraggio di dirti".
Una fantasia inconfessabile.
Ovvero si eccita a chattare con perfetti sconosciuti recitando la parte della moglie fedifraga.
Devo dire che, tornando indietro con la memoria, non ha mai cambiato abitudini, non si cura più di prima, non si chiude in bagno per chattare.... non fa tutte quelle cose tipiche dei traditori, tranne usare parecchio il cell.
Ha voluto dimostrarmi che non mi tradisce davvero.
Ha voluto che leggessi integralmente tutte le chat,
ho letto cose molto spinte, cose che facciamo io e lei, non sono un puritano bacchettone.
Ma leggere certe cose rivolte ad altri uomini mi ha turbato molto.
Però devo ammettere che in mezzo a tutte quelle frasi non ho letto nulla che indicasse un suo scontento nei miei confronti, anzi, mi ha più volte descritto come passionale, ma che nonostante questo lei aveva bisogno di tradirmi comunque per dare sfogo alla “troia” che è in lei ( parole scritte da lei).
Ma alle insistense di questi uomini per incontrarla, lei rispondeva sempre con frasi indefinite che lasciavano in sospeso il discorso, senza dire di no e senza dire di si.
Ad un paio di questi, i più insistenti, mesi fa ha scritto che io l'avevo sorpresa e quindi doveva troncare.
È così è stato, vedendo la cronologia ho potuto constatare che con questi due non ha più scritto in effetti.
Insomma, tutto lascia intendere che non mi stia mentendo quando mi dice che è solo un gioco virtuale.
Ovvero che trovi eccitante recitare la parte della fedifraga ma senza esserlo davvero.
Ma adesso mi ritrovo in una condizione stanissima:
Mia moglie vorrebbe il mio benestare per continuare a chattare recitando un ruolo che la eccita e alimenta le sue fantasie virtuali, sostiene inoltre che tale pratica la “accende” e proprio per questo a letto è molto calda con me.
Io mi ritrovo a 47 anni a dover fare i conti con dubbi sulla sua onestà, anche se sembrerebbe tutto vero, ma la gelosia è irrazionale.
Insomma... ho diversi elementi per crederle ma mi sento agitato, come posso non temere che prima o poi tutte queste chat le facciano fare la sciocchezza?
Temp che impedirglielo faccia solo danno.
Grazie mille
Mi tolgo continuamente le pellicine dalle labbra
Salve! Ho un problema con le labbra: mi tolgo continuamente le pellicine dalle labbra fino a sanguinare. Passo buona parte della giornata con le mani sulla bocca, spesso neanche me ne accorgo, è diventato automatico. Quando tolgo le pellicine lo faccio quasi con "cattiveria" non sono delicata a farlo, arrivo fino a sanguinare e a provare dolore tant'è che a volte non riesco a muovere le labbra per sorridere o per parlare che mi si spaccano e sanguinano ancora. Quando arrivo a sanguinare, non mi fermo se c'è a cora la pellicina la devo strappare sangue o non sangue. Quando però arrivo al dolore, si mi fa male, ma un è male direi quasi piacevole ormai. Se provo a non farlo o mi mangio le unghie o dirigono i denti.
Ho questo problema da un po' di anni ormai; per un certo periodo se c'era un capello in mezzo al viso o in giro da solo lo strappavo quasi sempre, ora mi capita meno spesso. Fino ad un paio di anni fa se avevo crosticine o brufoletti in viso li grattavo via mente ora lo faccio con quelli sulla schiena.
Per un periodo di quasi tre mesi, circa cinque anni fa sono caduta nell'autolesionismo fino ad arrivare a preparare un suicidio che però, fortunatamente non sono mai riuscita a fare, anche se allora volevo.
Adesso ne sono uscita da sola, nessuno sa nulla.
Ad oggi mi capita di avere alcuni momenti in cui sono stesa sul divano a fare nulla o a scuola o comunque in situazioni "normali" e avere attacchi d'ansia suppongo siano, mi batte forte il cuore e respiro un po' corto
Spesso mi capita di pensare ancora al suicidio, a come sarebbe se fossi morta o come starebbero meglio gli altri; in stazione a volte quando sta per arrivare il treno lo fisso e mi avvicino alla linea gialla anche superandola senza però mai buttarmi.
Ho scoperto di avere una amica che è caduta in una lieve depressione e questo mi blocca ancora di più nel parlarne con qualcuno.
Essendo sia alle elementari che alle medie e a volte anche alle superiori, stata presa in giro per diversi motivi, sono molto chiusa ci vuole molto tempo prima che qualcuno riesca ad avere la mia fiducia, e per questo in tutta la vita non ho mai avuto una migliore amica, o un fidanzato o comunque qualcuno che restasse nella mia vita. Tutto ciò mi porta a sentirmi molto spesso sola e non cercata, come non amata e praticamente inutile.
Tra l'altro ho anche un rapporto molto difficile con i miei genitori, diciamo che se dovessi dire che gli voglio bene, non sarebbe un bene da figlio, ma un bene da conoscenti diciamo; non li sento molto genitori, non sono mai stato molto presenti nella mia vita e nonostante mi abbiano dato tutto non mi hanno mai dato l'amore di cui necessitavo.
Con loro non voglio tassativamente parlargiene.
La mia domanda è: la cosa a cui sto pensando è fare diverse vistie quando mi trasferisco tra un po' di mesi, ma fino ad allora come dovrei comportarmi? Cosa devo fare? Cosa mi consiglia? Grazie mille per la vostra risposta
Perchè vivere?
La domanda di questi giorni è : Perché Vivere?
Non riesco a trovare qualcosa per la quale valga la pena vivere, l’unica cosa che mi tiene qui sono i miei genitori e mia sorella, loro non meritano un dolore così grande, non meritano di perdere una persona alla quale vogliono tanto bene. Tutti gli altri se ne farebbero una ragione, starebbero male un pochino, ma poi passerebbe tutto. Io perché devo continuare a “vivere” una vita che non mi porta da nessuna parte ? Perché devo vivere? Non vedo un futuro, non mi piace studiare, non mi fiderò mai di nessun ragazzo. So per cosa devo vivere ma non so per cosa VOGLIO vivere.
Tutto ciò che faccio lo faccio per impiegare il tempo, è solo un palliativo, nell’attesa che il giorno finisca. Il problema è che quando un giorno finisce, ne inizia un altro e tutto si ripete come il giorno prima.
Non ho la forza di andare avanti, non ho la forza per fare niente, non ho la forza di studiare, di leggere, di amare la vita. Amare la vita…ma poi perché? È qualcosa che ho voluto io?
No, io non volevo nascere.
Se non fossi nata adesso non avrei nessun problema, se non fossi nata, nessuno piangerebbe per la mia morte.
E invece devo stare qua, costretta, per far giocare qualcuno che si annoiava e ha deciso di creare il mondo. Sempre se questo qualcuno esiste. Se non esistesse sarebbe ancora peggio. Sarei qui per pura casualità.
Il mondo è cattivo, le persone sono cattive, è tutto pieno di sofferenza, soffriamo tutti e non abbiamo il coraggio di porre fine a tutto ciò. Vorrei che il mondo finisse e si portasse via tutti i dolori e la cattiveria dell’umanità. Sarebbe meglio per me, per tutte le persone che vivono adesso e che vivranno in futuro. Smettiamola di fare figli, smettiamola di mettere al mondo persone che soffriranno, spezziamo questo cerchio, finiamola di essere stupidi ed egoisti. Noi soffriamo e cerchiamo di stare meglio giocando con la vita degli altri. Dovrebbe essere illegale favoreggiare il proseguimento della vita sulla terra.
Qual è il senso di tutto ciò?
Tutto ciò che facciamo è un modo per impiegare del tempo dato che abbiamo avuto la sfortuna di nascere.
Mi sento vuota, mi sento senza uno scopo, mi sento triste, depressa. Prima non ero così, prima apprezzavo qualsiasi cosa…che stupida! Adesso ho aperto gli occhi, ho capito che razza di fregatura è la vita.
Che cattiveria immensa.
Cosa mi succede? Non provo affetto per nessuno
Buonasera, mi trovo a scrivere qui e nn so perché, non per sminuire nessuno ma mi fa sentire una senza speranze ma poi in fondo mi sembra l ultima risorsa.
sono consapevole di nn avere mai avuto una vita "normale" , genitori separati mamma giovane padre quasi del tutto assente e tutte le cazzate che potrei dire, ho paura d farlo solo x giustificarmi,solo x autocompatirmi.
ho sempre creduto d avere il controllo su tutto ma nn e mai stato cosi, ora mi ritrovo quasi sola, ho lasciato da un mese un uomo che mi amava incostantemente da 5 anni perche nn provo piu nulla, ma ne verso lui ne verso nessun altro.
nn ho affetto x nessuno, nn me ne frega d nessuno ne se stanno bene ne se stanno male.
mi sento un mostro, una piccola inutile donna.
Una vita piena di ansia
Salve, penso di avere un problema da molto tempo e non so come affrontarlo. Premetto che nella mia vita ho avuto molte situazioni spiacevoli soprattutto in famiglia quindi da ignorante penso che questa mia paura possa esser nata da ciò. Sono una ragazza di 21 anni. Sono sempre stata asociale, a scuola venivo bullizzata e a casa era anche peggio, avevo dei litigi molto accesi con mia madre e a volte si arrivava anche alle mani. Sto sempre a casa, non ho nessuna amicizia perché si sono rivelate false le poche che avevo e quindi ho preferito non averne, l'unica persona che ho al mio fianco al momento è il mio ragazzo ma abitiamo in due regioni diverse. Detto questo ora arrivo al sodo.. Ogni volta che entro in un locale, in un supermercato o da qualsiasi altra parte inizio a tremare, sudo e a volte sento che potrei anche svenire, questo però accade solo se sono da sola. Ricordo di una volta in cui a mia nonna serviva del pane e mi mandò a comprarlo, nonostante sapevo che sarei stata male ci sono andata comunque perché mi dispiaceva dirle di no. Appena entrata nel piccolo negozio sentivo già le gambe tremare, sudavo e sentivo che se avessi aperto bocca avrei anche balbettato. Sentivo un forte calore in tutto il corpo e pulsazioni forti alla testa, mi sentivo quasi come se stessi per svenire. Ricordo forse di questa esperienza più che altre perché questa è stata la più forte, mi sono sentita veramente male e non vedevo l'ora di uscire da quel negozio e tornare a casa. Ora dovrei lavorare ma per andarci dovrei prendere l'autobus e a me questa cosa mi fa venire l'ansia, c'è una cosa, mia madre non mi faceva mai uscire, non potevo neanche aprire le finestre che subito me le chiudeva, quindi non ho avuto neanche la possibilità di farmi delle amicizie, di conoscere persone, di fare esperienze. Dato che non esco mai ho paura di perdermi, di prendere la fermata sbagliata, di creare problemi. Vorrei poterne parlare con la mia famiglia ma mi riderebbero in faccia e mi prenderebbero in giro come sempre. Ora si lamentano che sto sempre chiusa in casa e che non ho amicizie, nonostante sono stati proprio loro a segregarmi. A quanto pare qui l'unica a preoccuparmi di me stessa sono sempre io.. vorrei aggiungere che dai 12 anni fino all'età dei 18 ho sofferto di autolesionismo.. è un dettaglio in più. Grazie e buona giornata.
1 risposte - LeggiTradimento
Salve la mia domanda è concisa mi piacerebbe capire cosa frulla nella testa di un uomo di 53 anni
Piccola premessa scopro che mio marito mi tradisce con una 27 enne circa 3 mesi fa lo affronto e lui dopo aver negato e negato e negato confessa una semi verità....ok gli dico che capisco che poteva capitare anche me che magari è da rivedere e risistemare il nostro rapporto....bene lui continua a sentirsi con lei ...io gli dico o lei o me con pacchetto famiglia (2figli)....lui io ti amo e non la sento più......bugia so per certo che si sentono ancora....io gli dico che se lo scopro di nuovo è veramente finita.....lui tranquilla non è più nei miei pensieri e non la sento più
Adesso scopro che jon solo si sentono e si mandami i messaggini d'amore ma che si beffano anche di me....io dico ma più che essere disponibile e amorosa per riattivare una bellissima relazione di 36 anni cosa dovevo fare??? E poi ora io che faccio sopporto ancora o lo smaschera di nuovo???
Poi mi chiedo sa che a gare così perde tutto moglie figli casa tutti i nostri progetti xche lo fa?
Sono tanto triste delusa da tutte le bugie e tanto confusa
Ringrazio chiunque voglia farmi una parola
Problemi madre figlia
Buongiorno, sono Martina e ho 21 anni. Scrivo qui perché penso di aver bisogno di un consiglio e molto probabilmente di aiuto. Mia madre nella sua vita ha avuto veramente tanti amanti, ha trattato mio papà come se fosse un portafoglio ambulante, ha ipotecato la casa, ha creato debiti con sette finanziarie differenti, ha rubato nella sua stessa casa i gioielli di famiglia per venderli e rubava di nascosto le carte di credito a mio papà per prelevare di nascosto. Mi ha sempre insultata, mi ha sempre trattata male, mi ha fatto mentire per coprire le sue azioni ricattandomi dicendomi che diceva a mio papà che avevo fatto io un incidente alla moto e non lei (perché mi aveva coperto). Mio papà d'altra parte era sempre nervoso, agitato, mi sgridava se una forchetta cadeva per terra, era sempre arrabbiato perché non sapeva come gestire la situazione con mia mamma e ne pagavo io le conseguenze. Mio papà mi portava sempre alla gare, mi faceva da mangiare, lavava i vestiti e chiamava una signora per stirare perché non era capace, mentre mia madre andava con chi le dava una borsa di Moschino o delle scarpe di Chanel. Ci sono tante altre cose che potrei raccontare ma penso che da questi fatti qualcosa si sia già capito e quindi vengo al sodo. Mio papà è morto poco tempo fa e mia madre è impazzita per i soldi, mi ha minacciata di fare finire la mia relazione, di sbattermi fuori di casa e di denunciarmi per averla insultata, mi dice che io devo ringraziare solo lei perché ha la pensione di reversibilità e che dopo essere stata male per così tanti anni con mio papà, ora è giusto che si goda quello che vuole. Solo che lei è sola, non ha amici, nessuno le vuole bene perché ha sempre usato le persone a suo piacimento e quindi cerca di rovinare quei pochi rapporti che sono riuscita a creare in quella giungla della mia famiglia. Mi insulta costantemente dicendo che sono una "di facili costumi" perché ho dormito con il mio ragazzo, mi dice che devo stare male perché me lo merito e che forse era meglio che non ci fossi più io. Forse sto esagerando, ma io mi sento male perché la mole di insulti aumenta sempre di più e sono sempre più pesanti perché purtroppo esisto anche io e l'eredità la deve dividere con me. Non so cosa fare. Non penso di riuscire a reggere dopo una vita già difficile di suo, anche una situazione così adesso.
Grazie di tutto e auguro una buona giornata.
Martina
Fine complicata di relazione
Salve, ho 33 anni. Sono stata per sei anni con un ragazzo della mia età, ed è stata una storia particolare, bella ma anche strana. Lui si è trasferito nella mia città quasi subito, senza avere null'altro che me, volendo evadere anche dal suo contesto e da un passato brutto. Siamo stati molto legati, complici, condividevamo tante cose, convivevamo . Lui ha sempre mostrato, già dopo un anno e mezzo, insoddisfazione per il lavoro che non trovava facilmente, perché si sentiva chiuso a stare in questa città. Tende a annoiarsi facilmente, non regge bene le frustrazioni, si innervosisce facilmente e va sotto stress sfogandosi con chi gli sta vicino. È come se non sentendosi soddisfatto di se stesso abbia bisogno di cambiare sempre situazione e posto, e raramente qualcosa gli va davvero bene. Io, dal mio canto, dopo un evento per me traumatico ho iniziato ad avere disturbi psicosomatici. Ero già una persona poco "autonoma", nel senso che non guidavo la macchina e sono cresciuta poco a livello di interessi e di conquiste , nonostante le sue continue sollecitazioni. Ho fatto molte cose, ho preso una seconda laurea e trovato lavoro,ma a livello pratico non sono cresciuta, non come lui avrebbe desiderato. Mi rendo conto di essermi bloccata e di avere sbagliato delle cose: quando ho iniziato ad avere disturbi e ansia, per un annetto non riuscivo ad uscire molto da sola e nemmeno a fare la spesa. Mi sono rintanata a casa dei miei (perché forse con lui non mi sentivo capita, ad esempio se avevo un malore lui mi aiutava con sufficienza, se chiedevo di accompagnarmi in auto lui lo faceva ma pensava che la mia fosse pigrizia). A casa dei miei trovavo un angolo di serenità , dove forse potevo essere quello che ero (anche libera di stare sul letto senza fare niente, libera di chiedere aiuto, sfuggendo dalle responsabilità). Spesso ho dormito lì, quando ho passato questo periodo, e lui a volte criticava questo (come fossi una pigra o mammona), ma mai dicendomi che mi avrebbe voluta accanto. A volte non sentivo che la nostra casa fosse mia, mi chiedo ora il perché : forse sotto sotto non mi sentivo a mio agio? All'altezza? Come se lui implicitamente volesse di più di ciò che ero? Lui , in generale, era quello pratico della coppia, io quella presente emotivamente, che non è pratica in cucina, anzi che non cucina quasi mai, che ancora deve crescere in molte cose . Il dialogo con lui era scarso, perché di solito mi accusava oppure lanciava dei discorsi o battute a metà, senza mai avermi realmente detto con calma e serietà cosa non andava e che le cose stavano rotolando. In questo periodo si sarà sentito come un padre, carico di tutte le responsabilità pratiche. Me lo ha fatto capire a volte ma diceva sempre che fra noi non c'erano rischi , che mi facevo paranoie. Pensavo fosse solo un brutto periodo, come lui diceva. Qualche giorno dopo, mi lascia dicendo che vuole stare solo e che non sta bene, pur sentendo sentimento. Poi ritorna dopo un mese. Ricominciamo piano, gli mostrò che sono Cambiata, ho imparato a guidare , cucino per lui, dimostro che anche io posso essere un sostegno per lui, lo aiuto, lo ascolto. Lui, nel frattempo, purtroppo non è sereno, spesso mi riversa molta insoddisfazione sulla sua vita, si innervosisce con tutto e tutti, è triste . Appena spingo per tornare a convivere ( e ci torno per due settimane),litighiamo e ci separiamo di nuovo. Ora, a distanza di due mesi, ci siamo rivisti . Lui ha perso tanti chili, fuma tanto, non sta bene . Sento che c'è del sentimento, mi guarda con tenerezza e c'è passione. Non frequenta nessuna ragazza e dice che ha pensato di rivolgersi a uno psicologo per la sua insoddisfazione. Riguardo noi, dice che a riprovare secondo lui andrebbe male, è sfiduciato, si sente spento e dice che io inizierei a pretendere cose che ora non riesce a dare. D'altro canto, si percepisce che vuole che io gli stia dietro ( e so che è un meccanismo sbagliato). Purtroppo io, che per mesi ho fatto la finta forte, questa volta sono stata me stessa, e ho passato con lui un pomeriggio di lacrime, dove gli ho fatto capire che questo su e giù e sua confusione mi fa male . Il problema è questo: mi sento molto in colpa per la fine della storia, e non so mai se avvicinarmi a lui in modo leggero per sperare che riviva delle cose belle con me e non solo pesantezza, o lasciarlo stare e fargli capire che non si possono tenere le persone non si possono tenere in bilico ( lui è sicuro che io sono sempre qui a pensare solo alla nostra storia). Il vero problema è che non riesco ancora ora, dopo mesi, a capire se la sua apatia generale abbia influito sulla visione che ha di noi, in quanto vede il rapporto al momento come PESO, oppure se ci sia proprio un problema con me (ovvero che non gli piaccio a livello razionale). E quindi non so come comportarmi, se tenere un legame con lui senza pretendere o puntare al rapporto, oppure fargli realizzare che è davvero chiusa, per suo volere. In tutto ciò io sto molto male perché lui non chiude mai nettamente , fosse per lui ci vedremmo ancora . È come se dovessi crederci solo io e convincerlo. È come se abbia buttato tutto, come se non avesse ricordi, come se qualsiasi cosa io dica sia inutile. So che sembro aver sviluppato una dipendenza, ma so anche che io ci tengo tanto a lui in quanto lui, e forse l'ho capito tardi. Mi scuso per la lunghezza ma ci sarebbero tante cose da dire. Grazie, saluti
1 risposte - LeggiSesso e sogni
Salve, sono una ragazza di 25 anni. Recentemente ho fatto un sogno che mi ha altamente disturbato. Ho sognato di avere un rapporto sessuale con un cane, non ho molti ricordi ma quando mi sono svegliata la cosa mi ha completamente sconvolto. Non ho MAI avuto nella vita impulsi disgustosi di questo genere e non mi capacito di come sia stato possibile fare un sogno di questo tipo. Mi sento sporca e paranoica. Forse è eccessivo per quello che è solo un sogno ma é una cosa che mi ha messo molto stress e anche una sorta di paura, essendo anche io una persona alquanto ansiosa. Sono ancora vergine in quanto non ho trovato ancora la persona giusta e quindi ho pensato che questo sogno potesse essere il frutto di frustrazioni sessuali o indice di un mio desiderio di avere maggiori esperienze sessuali (come è normale a 24 anni), di "liberarmi" da questo punto di vista. Chiedo a voi perché mi vergogno di parlarne con qualsiasi altra persona. Vi prego ditemi che non sono una pazza malata...
2 risposte - LeggiIntrospezione e gestione di emozioni somatiche
Buongiorno, scrivo qui dopo il mio terzo fallito tentativo di trovare un terapeuta.
Nel futuro intendo riprovare a trovare un percorso di terapia che mi possa aiutare, ma nel frattempo mi ritrovo da solo a dover gestire le mie emozioni. Mi chiedevo se esistessero degli esercizi o dei compiti giornalieri che mi possano aiutare nel mio percorso di introspezione. Inoltre quando provo delle forte emozioni tendo ad avere delle reazioni fisiche molto forti (tipo tirando pugni a oggetti duri) e vorrei sapere se esiste un'altro modo per buttare fuori quello che sento dentro.
Ringrazio in anticipo per qualsiasi suggerimento possiate darmi.