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Da qualche giorno che mio figlio ha deciso di non mangiare più
Salve, ho un figlio di 6 anni e mi trovo in una situazione che non so come affrontare. È da qualche giorno che mio figlio ha deciso di non mangiare più. Non sa spiegare il perché. Ha iniziato dicendo che deglutiva male ma il pediatra ha detto che é tutto ok. E poi ha continuato mangiando sempre meno. Oggi quasi niente. Siamo abbastanza preoccupato e non sappiamo come comportarci. Ovviamente appena possibile lo porteremo da un professionista ma volevamo cercare di capire se c'è un modo per aiutarlo a tamponare la situazione e mangiare qualcosa. C'è di sicuro una ragione scatenante ma non riusciamo a capire quale.
3 risposte - LeggiConfuso
Salve ,
Sono un ragazzo di 24 anni che frequenta la magistrale in ingegneria gestionale.
Ho un problema che mi affligge da 2 anni: non riesco a capire se ciò che faccio è una cosa che mi piace oppure no. Mi spiego meglio: a volte penso “mi piace si “ ma poi penso “ ma penso che mi piace ed è veramente così oppure no “, cioè in poche parole non riesco a fidarmi di ciò che pensò e non capisco se una cosa è giusta farla e cioè mi piace oppure no.
Ho fatto solo 3 esami all’università e sono al secondo anno di magistrale proprio perché non riesco a capire se mi piace oppure no e in realtà non ho nessuna motivazione a studiare e sono 2 anni che non faccio nulla.
Qualcuno saprebbe dirmi come posso capire la mia direzione nella vita e quindi capire se devo lasciare l’università o no?
Poi quando penso di lasciarla non mi va di iniziare a lavorare, cioè è come se non voglio impegnarmi nelle cose e non ho le forze per farlo.
Ho 23 anni e non mi riconosco
Salve a tutti, ho 23 anni e sono all’incirca 2 mesi che noto in me dei cambiamenti comportamentali inspiegabili.
Sono sempre stato un ragazzo solare, estroverso, perennemente positivo, amavo il divertimento, leggero, altruista, ironico e scherzoso, forte, senza tante paure, realista, con grande capacità di trovare il lato positivo nelle cose, e sono sempre stato tanto sensibile ed empatico. Ho avuto sempre grande riscontro in ambito relazionale, sia in amicizia che in amore. Ho un gruppo di 15 amici con cui sono cresciuto e con cui ho passato (e continuo a passare) tanto tempo e ho costruito nel tempo tante altre amicizie e piacevoli conoscenze. Ho avuto tante relazioni amorose, e tra queste 2 importanti di 2 anni circa ciascuna.
Non ho mai avuto problemi in famiglia, mia madre mi ha sempre dato tanto amore, non mi ha mai fatto mancare nulla, mi ha sempre spronata e supportata e allo stesso tempo mi ha dato molta severità e regole da rispettare (tipo orario di rientro che non sempre rispettavo, ma nulla di grave) e solite raccomandazioni da mamma che molto spesso mi infastidivano perché reputavo inutili e scontate. Molte volte mi sono sentito a disagio con amici o con ragazze perché mia madre si preoccupava troppo e mi impediva di fare determinate cose che a volte facevo lo stesso.
Mio padre, vecchio stampo, lavora h24, chiuso mentalmente e molte volte ci siamo sanamente scontrati, ma anche lui non mi ha mai fatto mancare nulla e a modo suo (molto raramente e a piccolissime dosi) mi ha mostrato il suo affetto. A differenza di mia madre è sempre stato molto esterno alle mie cose.
Dopo il liceo ho iniziato l’università, studio economia e sono al primo anno fuoricorso. L’ho vissuta sempre bene, non mi sono mai impegnato più di tanto e me la sono goduta a volte irresponsabilmente, insomma ero rimasto il ragazzo del liceo. Molto spesso se qualcuno dei miei coinquilini o amici non mi spronava a fare qualcosa di utile io non la facevo e rimandavo. Sono sempre stato un po' pigro e tendente a procrastinare. I miei anche qui non mi hanno mai fatto mancare nulla e non mi hanno mai fatto sentire pressioni nonostante studiassi poco dicevo che ce l’avrei fatta.
Non ho mai avuto dipendenze oltre alle sigarette, da quando andavo al liceo però qualche serata dove abbiamo esagerato con l’alcool o con la marijuana c’è stata. Nell’ultimo anno all’università c’è stato un leggero incremento della frequenza con cui assumevo alcool o marijuana ma nulla di eccessivo o preoccupante da determinarlo come dipendenza, sempre in compagnia e potevo tranquillamente farne a meno, anche se i problemi di cui sto per parlarvi sembrano intensificarsi quando ne faccio uso.
Ed ecco che Negli ultimi 2/3 mesi ho avuto tante difficoltà, le caratteristiche del ragazzo di cui ho parlato prima si sono totalmente ribaltate.
Ho cominciato ad essere spesso triste, irritabile, suscettibile, stanco anche senza aver fatto granché, demotivato, forse depresso, ho vuoti di memoria e ho perso la voglia di prendermi cura di me (sono sempre stato super attento a look e outfit). Ho perso autostima, non mi sento più bello e forte quanto prima. Mi rendo conto che trasmetto negatività anche alle persone che mi circondano perché mi si vede proprio chiaramente che sto molto giù. In quanto grande sensibile, sono sempre stato un grande pensatore e in quest’ultimo periodo sento che la mia mente sta bruciando perché continua a pensare senza freni, soprattutto a cose brutte. Sono diventato negativo, pessimista, vedo il marcio in tutto, mi sento sempre sotto accusa, mi sento giudicato, mi vengono paranoie che non riesco a smontare, sono diventato molto più permaloso e ciò mi ha portato ad avere comportamenti sbagliati con i miei amici e conoscenti perché pensavo ce l’avessero con me oppure che si prendessero gioco di me, provocandomi così ancora maggiore infelicità. Non riesco più a capire il tono delle persone, se sono ironiche, se sono serie, se stanno scherzando o se mi prendono in giro e per questo motivo sto sempre sull’attenti cercando di ascoltare e capire ciò che dicono, magari anche facendo domande, insomma non sto mai rilassato e sereno.
Ho perso la voglia verso TUTTO, dall’uscire con gli amici, al conoscere una ragazza, allo studiare, al fare attività sportiva, a fare qualsiasi cosa; o meglio, vorrei e mi piacerebbe tantissimo tornare a fare tutto questo ma ogni volta che ci provo alla minima parola fuori posto o sguardo di qualcuno comincio a farmi assalire dai pensieri “si vede che sto male e sono depresso?”, “non voglio farmi vedere così giù”, e mi rovino le serate e le rovino anche agli altri perché poi non riesco più a dire una parola e interagire con gli altri, mi chiudo e non mi riprendo fin quando non torno a casa che sembra essere diventato l’unico posto in cui sto bene.
Qualche spiegazione a tutto questo malessere me la sono data, come ad esempio l’essere rimasto relativamente indietro con l’università (3 esami) che mi ha portato a sentirmi inferiore, insoddisfatto, non all’altezza. Per ora con qualche difficoltà mi sto focalizzando solo su questo in quanto è la priorità come scelta di vita, ma vorrei sapere se per superare ed affrontare il periodo non basti la mia forza di volontà ma sia necessario una figura professionale.
Grazie mille per l’attenzione.
Scalaggio Cipralex
Salve. Vorrei avere un parere. Qualche anno fa ho divorziato e da li è iniziato un periodo molto buio per me da cui forse ancora non ne sono uscito. Ho sofferto e soffro ancora di attacchi di panico , ansia , agorafobia e amaxofobia. Ho resistito fino a quando ero diventato 55 kili e non uscivo più di casa. Avevo vertigini e non riuscivo neanche a entrare in un supermercato. A novembre 2021 ho iniziato una terapia con il cipralex dove le prime 2 settimane sono state terribili. Mi ha praticamente aumentato tutti i sintomi che già avevo. Ma dopo ho iniziato a stare meglio. Molto meglio. L unica cosa è che non sono riuscito più a guidare. E mi sta creando molti problemi. Sia a lavoro e con mio figlio . Da un po di tempo mi sento meglio ma prigioniero da queste pillole e ho iniziato uno scalaggio molto ma molto lentamente. Ero partito da 10 Mg al giorno e ora sono a 5 Mg al giorno. Mi sento leggermente più stressato e la notte mi alzo sempre nn riesco a dormire più di 5 ore. Volevo chiedere qual è il metodo giusto per scalare il Cipralex senza avere effetti di rimbalzo dalla quale ho molta paura?
Sono seguito da un psicologo e lei e sempre stata contraria a iniziare la terapia farmacologica perché dice che l ansia e la paura di guidare si risolvono con la terapia di esposizione. I psicofarmaci per lei peggiorano la mia situazione. Ma ero ridotto male e ho in accordo con il mio medico ho iniziato. Ho paura in una mia ricaduta. Vorrei essere libero da questo farmaco e magari aumenterà le sedute di psicoterapia.
E se avete dei consigli su come superare la mia paura di guidare perché mi sta creando dei disagi e rischio di essere licenziato. Vi ringrazio molto e mi scuso se ho scritto tanto. Buona giornata.
Facile dolore al cuore dopo un trauma?
Salve, il mio quesito è probabilmente indicato per psicologi che si occupano di PTSD.
Fra il 2018 ed il 2020 ho vissuto una relazione abusiva che mi ha distrutta psicologicamente. Quando ho tagliato i ponti ho avuto un trauma maggiore e a parte soffrire già a priori di depressione, mi sono trovata in una situazione di sofferenza tale da non poter più mangiare/bere/dormire abbastanza per circa un mese, solo piangere a tutte le ore del giorno con bruciore a tutto il corpo e calore, e ciò ha causato deficit nutrizionali con conseguenze poi risolte nei mesi successivi anche con integratori. La mia mente è stata occupata totalmente da questa faccenda per circa 5 mesi al fine di trovare spiegazioni da sola per diverse cose accadute. Ho smesso di piangere in continuazione dopo circa 3-4 mesi, dove mi succedeva solo qualche volta al giorno, e poi a seguire sempre meno. Ho sicuramente avuto una riprogrammazione del mio cervello che mi ha portata ad adattarmi al trauma e non riuscivo più a ragionare, ricordarmi le cose a breve termine, mantenere l'attenzione ecc (laddove io invece di base ho capacità mentali spiccate). A distanza di 2 anni dalla chiusura, superamento completo del "soggetto" del trauma ed esercizi mentali che ho fatto io, ho sentito di aver ricostruito queste capacità in "fasi" passo dopo passo, ed ora sono "cognitivamente" quasi pronta ad avere un lavoro (vivo con i miei).
A partire da questa relazione ho sperimentato spesso problemi fisici mai avuti prima, come: frequente dolore al cuore, acufeni, visione "a puntini", bruciore a collo/polsi/caviglie.
Ora, laddove -non- soffro di ansia regolarmente, ho comunque per forza episodi di ansia forte che capitano circa 1-2 volte al mese a causa di una situazione famigliare di gravità estrema e permanente che offre eventi catastrofici imprevedibili che necessariamente causano ansia, ma mi rendo conto che, anche se della durata di appena 10-15 minuti, il giorno dopo mi viene male al cuore, spalla, collo, formicolio al braccio, nodo in gola, come se dovesse venirmi un infarto, e dura per circa 2 giorni. Sono già andata dal medico durante 3 di questi episodi ma ha detto che la causa non è ischemica.
Il problema è che la vita (e specialmente la mia situazione famigliare), ma anche il lavoro, prevedono necessariamente dei momenti brevi di stress o ansia. Devo potermeli permettere, altrimenti non realizzerò le mie ambizioni (e per la mia età è già tardissimo) ma in generale la mia situazione famigliare è destinata a peggiorare e con sé le mie responsabilità (fra cui gestione di una persona disabile ingestibile).
Prima di questo trauma psicologico dovuto alla relazione, avevo stress e ansia per via della famiglia ma non avevo mai avuto reazioni di "simil infarto", neanche per episodi di ansia maggiori o più lunghi, che nella vita ho certamente avuto.
Vorrei sapere se questa cosa del cuore è possibile che sia una vulnerabilità fisica acquisita con questo trauma e se è permanente, e se è direttamente causata dalla psiche o se effettivamente il cuore possa essersi modificato/deteriorato in modo tale che ora sia "fisicamente" più vulnerabile e non solo una simulazione somatica. E che fare in tal caso. Non posso adattare la mia vita attorno a questo problema, ovvero non posso eliminare tutte le fonti d'ansia, devo poterne tollerare un po'.
Depressione o altri disturbi? Ho bisogno di un parere professionale
Sono un ragazzo di 18 anni e nonostante la mia giovane età penso di soffrire di depressione. Sono omosessuale, cosa che so già da tempo, anche se inizialmente cercavo di negarlo a me stesso, ma ho superato questa fase da un po' di anni e ne sono felice. Il motivo per cui tendevo a convincermi di non esserlo è a causa del contesto familiare. I miei genitori in particolare sono piuttosto omofobi e da quando hanno saputo di me hanno cambiato drasticamente il loro comportamento nei miei confronti. Prima andava tutto abbastanza bene nella mia vita, non avevo un rapporto conflittuale con loro e anche se non ero pienamente appagato di come andavano le cose in generale non avevo molti problemi e se a volte si presentavano erano futili. Ritornando ai miei genitori...hanno sempre cercato di privarmi di tutto da quando ho fatto coming out...di essere me stesso, della mia libertà, della mia indipendenza...costringendomi e anche forzatamente alle relazioni con le ragazze, non pensando minimamente alla mia felicità. Oltre questo spesso usano parole di repulsione e disprezzo nei confronti dell'omosessualità in generale e mi fanno pesare la cosa come se fosse una colpa, come se io potessi scegliere cosa essere anche se ovviamente non è così. Quando hanno scoperto che stavo con un ragazzo (ormai è passato quasi un anno) mi hanno obbligato a non vederlo più, a tagliare i rapporti, altrimenti ci sarebbero state conseguenze...ricatti, insomma. Ma non è tutto. A causa del loro comportamento... quest'estate quando mi si è presentata l'occasione di poter fare la mia prima esperienza sessuale con un uomo...ho accettato, anche se quella persona aveva più del doppio dei miei anni, semplicemente perché ero molto triste in quel momento e avevo bisogno immediato di uno sfogo e stupidamente (molto stupidamente) mi sono lasciato andare senza rifletterci abbastanza. Mi sono pentito subito di quello che stavo facendo, ma avevo paura di oppormi al volere del ragazzo (anzi uomo) con cui ho avuto il rapporto. È stato pessimo come prima volta. Ho dato il mio corpo a un perfetto sconosciuto e poteva succedermi di tutto. Mi sento uno schifo per quello che ho fatto. Non ho avuto la forza di scappare e mandarlo a quel paese perché si stava approfittando di un ragazzino...
Penso di non stare bene, nel senso che molto spesso mi capita di avere un umore troppo negativo, sensazioni di vuoto e ansia esagerata. Piango tutti i giorni almeno per un'ora ripensando a tutto quello che c'è di negativo nella mia vita. Sono molto pessimista riguardo al mio futuro e penso sempre di non potermi ritagliare un posto nella società. Sto finendo il liceo e l'idea di iniziare il percorso universitario non mi sembra più così eccitante come prima che si presentassero tutti i problemi. Mi capita molte volte di avere ideazioni di suicidio senza però pensare precisamente come agire per farla finita. A volte sogno di farlo tagliandomi i polsi (cosa che ho già fatto in precedenza una manciata di volte) È un comportamento che mi preoccupa. Mi isolo spesso, ho una strana instabilità nella percezione di me, autolesionismo, crisi di pianto improvvise ecc.
Non ho più interesse per qualsiasi cosa. Non mi importa più neanche di me, del mio futuro o delle conseguenze dei miei comportamenti. Sono felice o rilassato solo quando faccio abuso di alcool o assumo nicotina ecc. Di cosa si tratta? Mi sbaglio a pensare di avere qualche disturbo della personalità o depressione?
Felicemente fidanzata ma penso al mio ex
Sono una ragazza di 22 anni e da quasi 7 mesi sono fidanzata con un ragazzo stupendo. Con lui c'è molta complicità mentale, è bello intelligente e non litighiamo praticamente mai. Tuttavia sempre più frequentemente mi ritrovo a pensare al mio ex, a sognarlo e a addirittura sperare di incrociarlo. Con il mio ex siamo stati insieme 2 anni, una relazione super intensa ma piena di alti e bassi ed è finita perchè in un periodo litigavamo troppo (non perchè non c'erano i sentimenti). Ci siamo lasciati un anno fa, ho passato i primi mesi con la rabbia dentro ma ora che mi è passata sono curiosa a voler capire come è diventato ora e come staremmo insieme, anche se ho paura di rovinare tutto.Le poche volte che l'ho sentito (perchè anche a lui manco e a volte mi cercava) avrei voluto raccontargli un sacco di cose, ma so che ora sono fidanzata e non è il caso.
Fino a che punto è normale pensare ad un ex? è normale essere felicemente fidanzata e a modo mio amare la persona con cui sto ora ma pensare all'ex che si aveva amato con tutta se stessa? Cosa faccio?
freno inibitorio: cosa significa?
Salve buonasera volevo sapere cosa significa non avere freni inibitori
3 risposte - LeggiPerché mia moglie ha bisogno di questa fantasia?
Buongiorno
Mia moglie ed io siamo sposati da 21 anni.
Io no ho 47 e lei 42, abbiamo due figli.
La nostra vita matrimoniale è tutt'ora serena, solo qualche litigio qua e là, i figli crescono e noi stiamo bene insieme.
Sul fronte del sesso ho un dubbio.
Qualche mese fa ho scoperto sul suo cellulare un'applicazione, un po' nascosta, che so essere usata per chattare, la cui presenza mi è parsa strana.
Voglio chiarire che non si è trattato di un controllo motivato da dubbi, mi ha chiesto di tentare di sistemare il suo cellulare in quanto crashava in continuazione.
Senza voler approfondire la questione informatica vi dirò che ho aperto questa app.
Ebbene ho contato una decina di contatti, tutti uomini intorno i 45 anni circa, con i quali scambia frasi molto spinte, erotiche ma anche estremamente "porno".
Dopo la prima gelata di sangue ho cercato di ragionare e pormi domande.
1) Se nascondesse una tresca non sarebbe così ingenua da darmi il suo cellulare rischiando di essere scoperta.
2) Se invece lo avesse fatto apposta per mettermi sotto il naso le mie corna non sapendo in quale altro modo fare?
3) Perché a questi uomini non menziona nessun problema di coppia col quale giustificare il suo comportamento? Perché nelle sue frasi parla solo di sesso spinto fine a sé stesso?
..... è così via.
Non riuscendo a trovare un senso logico apparente in nessuna ipotesi, in quanto non stiamo attraversando nessuna crisi matrimoniale, ho deciso di guardarla negli occhi e chiederle spiegazioni..... tra un misto di sgomento, rabbia e terrore di averla persa senza essermene neppure accorto.
Attimo di sguardi.... poi la spiegazione mi ha lasciato di stucco.
"Non ti sto tradendo... è una mia fantasia, solo una fantasia.... che non avevo il coraggio di dirti".
Una fantasia inconfessabile.
Ovvero si eccita a chattare con perfetti sconosciuti recitando la parte della moglie fedifraga.
Devo dire che, tornando indietro con la memoria, non ha mai cambiato abitudini, non si cura più di prima, non si chiude in bagno per chattare.... non fa tutte quelle cose tipiche dei traditori, tranne usare parecchio il cell.
Ha voluto dimostrarmi che non mi tradisce davvero.
Ha voluto che leggessi integralmente tutte le chat,
ho letto cose molto spinte, cose che facciamo io e lei, non sono un puritano bacchettone.
Ma leggere certe cose rivolte ad altri uomini mi ha turbato molto.
Però devo ammettere che in mezzo a tutte quelle frasi non ho letto nulla che indicasse un suo scontento nei miei confronti, anzi, mi ha più volte descritto come passionale, ma che nonostante questo lei aveva bisogno di tradirmi comunque per dare sfogo alla “troia” che è in lei ( parole scritte da lei).
Ma alle insistense di questi uomini per incontrarla, lei rispondeva sempre con frasi indefinite che lasciavano in sospeso il discorso, senza dire di no e senza dire di si.
Ad un paio di questi, i più insistenti, mesi fa ha scritto che io l'avevo sorpresa e quindi doveva troncare.
È così è stato, vedendo la cronologia ho potuto constatare che con questi due non ha più scritto in effetti.
Insomma, tutto lascia intendere che non mi stia mentendo quando mi dice che è solo un gioco virtuale.
Ovvero che trovi eccitante recitare la parte della fedifraga ma senza esserlo davvero.
Ma adesso mi ritrovo in una condizione stanissima:
Mia moglie vorrebbe il mio benestare per continuare a chattare recitando un ruolo che la eccita e alimenta le sue fantasie virtuali, sostiene inoltre che tale pratica la “accende” e proprio per questo a letto è molto calda con me.
Io mi ritrovo a 47 anni a dover fare i conti con dubbi sulla sua onestà, anche se sembrerebbe tutto vero, ma la gelosia è irrazionale.
Insomma... ho diversi elementi per crederle ma mi sento agitato, come posso non temere che prima o poi tutte queste chat le facciano fare la sciocchezza?
Temp che impedirglielo faccia solo danno.
Grazie mille
Mi tolgo continuamente le pellicine dalle labbra
Salve! Ho un problema con le labbra: mi tolgo continuamente le pellicine dalle labbra fino a sanguinare. Passo buona parte della giornata con le mani sulla bocca, spesso neanche me ne accorgo, è diventato automatico. Quando tolgo le pellicine lo faccio quasi con "cattiveria" non sono delicata a farlo, arrivo fino a sanguinare e a provare dolore tant'è che a volte non riesco a muovere le labbra per sorridere o per parlare che mi si spaccano e sanguinano ancora. Quando arrivo a sanguinare, non mi fermo se c'è a cora la pellicina la devo strappare sangue o non sangue. Quando però arrivo al dolore, si mi fa male, ma un è male direi quasi piacevole ormai. Se provo a non farlo o mi mangio le unghie o dirigono i denti.
Ho questo problema da un po' di anni ormai; per un certo periodo se c'era un capello in mezzo al viso o in giro da solo lo strappavo quasi sempre, ora mi capita meno spesso. Fino ad un paio di anni fa se avevo crosticine o brufoletti in viso li grattavo via mente ora lo faccio con quelli sulla schiena.
Per un periodo di quasi tre mesi, circa cinque anni fa sono caduta nell'autolesionismo fino ad arrivare a preparare un suicidio che però, fortunatamente non sono mai riuscita a fare, anche se allora volevo.
Adesso ne sono uscita da sola, nessuno sa nulla.
Ad oggi mi capita di avere alcuni momenti in cui sono stesa sul divano a fare nulla o a scuola o comunque in situazioni "normali" e avere attacchi d'ansia suppongo siano, mi batte forte il cuore e respiro un po' corto
Spesso mi capita di pensare ancora al suicidio, a come sarebbe se fossi morta o come starebbero meglio gli altri; in stazione a volte quando sta per arrivare il treno lo fisso e mi avvicino alla linea gialla anche superandola senza però mai buttarmi.
Ho scoperto di avere una amica che è caduta in una lieve depressione e questo mi blocca ancora di più nel parlarne con qualcuno.
Essendo sia alle elementari che alle medie e a volte anche alle superiori, stata presa in giro per diversi motivi, sono molto chiusa ci vuole molto tempo prima che qualcuno riesca ad avere la mia fiducia, e per questo in tutta la vita non ho mai avuto una migliore amica, o un fidanzato o comunque qualcuno che restasse nella mia vita. Tutto ciò mi porta a sentirmi molto spesso sola e non cercata, come non amata e praticamente inutile.
Tra l'altro ho anche un rapporto molto difficile con i miei genitori, diciamo che se dovessi dire che gli voglio bene, non sarebbe un bene da figlio, ma un bene da conoscenti diciamo; non li sento molto genitori, non sono mai stato molto presenti nella mia vita e nonostante mi abbiano dato tutto non mi hanno mai dato l'amore di cui necessitavo.
Con loro non voglio tassativamente parlargiene.
La mia domanda è: la cosa a cui sto pensando è fare diverse vistie quando mi trasferisco tra un po' di mesi, ma fino ad allora come dovrei comportarmi? Cosa devo fare? Cosa mi consiglia? Grazie mille per la vostra risposta
Perchè vivere?
La domanda di questi giorni è : Perché Vivere?
Non riesco a trovare qualcosa per la quale valga la pena vivere, l’unica cosa che mi tiene qui sono i miei genitori e mia sorella, loro non meritano un dolore così grande, non meritano di perdere una persona alla quale vogliono tanto bene. Tutti gli altri se ne farebbero una ragione, starebbero male un pochino, ma poi passerebbe tutto. Io perché devo continuare a “vivere” una vita che non mi porta da nessuna parte ? Perché devo vivere? Non vedo un futuro, non mi piace studiare, non mi fiderò mai di nessun ragazzo. So per cosa devo vivere ma non so per cosa VOGLIO vivere.
Tutto ciò che faccio lo faccio per impiegare il tempo, è solo un palliativo, nell’attesa che il giorno finisca. Il problema è che quando un giorno finisce, ne inizia un altro e tutto si ripete come il giorno prima.
Non ho la forza di andare avanti, non ho la forza per fare niente, non ho la forza di studiare, di leggere, di amare la vita. Amare la vita…ma poi perché? È qualcosa che ho voluto io?
No, io non volevo nascere.
Se non fossi nata adesso non avrei nessun problema, se non fossi nata, nessuno piangerebbe per la mia morte.
E invece devo stare qua, costretta, per far giocare qualcuno che si annoiava e ha deciso di creare il mondo. Sempre se questo qualcuno esiste. Se non esistesse sarebbe ancora peggio. Sarei qui per pura casualità.
Il mondo è cattivo, le persone sono cattive, è tutto pieno di sofferenza, soffriamo tutti e non abbiamo il coraggio di porre fine a tutto ciò. Vorrei che il mondo finisse e si portasse via tutti i dolori e la cattiveria dell’umanità. Sarebbe meglio per me, per tutte le persone che vivono adesso e che vivranno in futuro. Smettiamola di fare figli, smettiamola di mettere al mondo persone che soffriranno, spezziamo questo cerchio, finiamola di essere stupidi ed egoisti. Noi soffriamo e cerchiamo di stare meglio giocando con la vita degli altri. Dovrebbe essere illegale favoreggiare il proseguimento della vita sulla terra.
Qual è il senso di tutto ciò?
Tutto ciò che facciamo è un modo per impiegare del tempo dato che abbiamo avuto la sfortuna di nascere.
Mi sento vuota, mi sento senza uno scopo, mi sento triste, depressa. Prima non ero così, prima apprezzavo qualsiasi cosa…che stupida! Adesso ho aperto gli occhi, ho capito che razza di fregatura è la vita.
Che cattiveria immensa.
Cosa mi succede? Non provo affetto per nessuno
Buonasera, mi trovo a scrivere qui e nn so perché, non per sminuire nessuno ma mi fa sentire una senza speranze ma poi in fondo mi sembra l ultima risorsa.
sono consapevole di nn avere mai avuto una vita "normale" , genitori separati mamma giovane padre quasi del tutto assente e tutte le cazzate che potrei dire, ho paura d farlo solo x giustificarmi,solo x autocompatirmi.
ho sempre creduto d avere il controllo su tutto ma nn e mai stato cosi, ora mi ritrovo quasi sola, ho lasciato da un mese un uomo che mi amava incostantemente da 5 anni perche nn provo piu nulla, ma ne verso lui ne verso nessun altro.
nn ho affetto x nessuno, nn me ne frega d nessuno ne se stanno bene ne se stanno male.
mi sento un mostro, una piccola inutile donna.
Una vita piena di ansia
Salve, penso di avere un problema da molto tempo e non so come affrontarlo. Premetto che nella mia vita ho avuto molte situazioni spiacevoli soprattutto in famiglia quindi da ignorante penso che questa mia paura possa esser nata da ciò. Sono una ragazza di 21 anni. Sono sempre stata asociale, a scuola venivo bullizzata e a casa era anche peggio, avevo dei litigi molto accesi con mia madre e a volte si arrivava anche alle mani. Sto sempre a casa, non ho nessuna amicizia perché si sono rivelate false le poche che avevo e quindi ho preferito non averne, l'unica persona che ho al mio fianco al momento è il mio ragazzo ma abitiamo in due regioni diverse. Detto questo ora arrivo al sodo.. Ogni volta che entro in un locale, in un supermercato o da qualsiasi altra parte inizio a tremare, sudo e a volte sento che potrei anche svenire, questo però accade solo se sono da sola. Ricordo di una volta in cui a mia nonna serviva del pane e mi mandò a comprarlo, nonostante sapevo che sarei stata male ci sono andata comunque perché mi dispiaceva dirle di no. Appena entrata nel piccolo negozio sentivo già le gambe tremare, sudavo e sentivo che se avessi aperto bocca avrei anche balbettato. Sentivo un forte calore in tutto il corpo e pulsazioni forti alla testa, mi sentivo quasi come se stessi per svenire. Ricordo forse di questa esperienza più che altre perché questa è stata la più forte, mi sono sentita veramente male e non vedevo l'ora di uscire da quel negozio e tornare a casa. Ora dovrei lavorare ma per andarci dovrei prendere l'autobus e a me questa cosa mi fa venire l'ansia, c'è una cosa, mia madre non mi faceva mai uscire, non potevo neanche aprire le finestre che subito me le chiudeva, quindi non ho avuto neanche la possibilità di farmi delle amicizie, di conoscere persone, di fare esperienze. Dato che non esco mai ho paura di perdermi, di prendere la fermata sbagliata, di creare problemi. Vorrei poterne parlare con la mia famiglia ma mi riderebbero in faccia e mi prenderebbero in giro come sempre. Ora si lamentano che sto sempre chiusa in casa e che non ho amicizie, nonostante sono stati proprio loro a segregarmi. A quanto pare qui l'unica a preoccuparmi di me stessa sono sempre io.. vorrei aggiungere che dai 12 anni fino all'età dei 18 ho sofferto di autolesionismo.. è un dettaglio in più. Grazie e buona giornata.
1 risposte - LeggiTradimento
Salve la mia domanda è concisa mi piacerebbe capire cosa frulla nella testa di un uomo di 53 anni
Piccola premessa scopro che mio marito mi tradisce con una 27 enne circa 3 mesi fa lo affronto e lui dopo aver negato e negato e negato confessa una semi verità....ok gli dico che capisco che poteva capitare anche me che magari è da rivedere e risistemare il nostro rapporto....bene lui continua a sentirsi con lei ...io gli dico o lei o me con pacchetto famiglia (2figli)....lui io ti amo e non la sento più......bugia so per certo che si sentono ancora....io gli dico che se lo scopro di nuovo è veramente finita.....lui tranquilla non è più nei miei pensieri e non la sento più
Adesso scopro che jon solo si sentono e si mandami i messaggini d'amore ma che si beffano anche di me....io dico ma più che essere disponibile e amorosa per riattivare una bellissima relazione di 36 anni cosa dovevo fare??? E poi ora io che faccio sopporto ancora o lo smaschera di nuovo???
Poi mi chiedo sa che a gare così perde tutto moglie figli casa tutti i nostri progetti xche lo fa?
Sono tanto triste delusa da tutte le bugie e tanto confusa
Ringrazio chiunque voglia farmi una parola
Problemi madre figlia
Buongiorno, sono Martina e ho 21 anni. Scrivo qui perché penso di aver bisogno di un consiglio e molto probabilmente di aiuto. Mia madre nella sua vita ha avuto veramente tanti amanti, ha trattato mio papà come se fosse un portafoglio ambulante, ha ipotecato la casa, ha creato debiti con sette finanziarie differenti, ha rubato nella sua stessa casa i gioielli di famiglia per venderli e rubava di nascosto le carte di credito a mio papà per prelevare di nascosto. Mi ha sempre insultata, mi ha sempre trattata male, mi ha fatto mentire per coprire le sue azioni ricattandomi dicendomi che diceva a mio papà che avevo fatto io un incidente alla moto e non lei (perché mi aveva coperto). Mio papà d'altra parte era sempre nervoso, agitato, mi sgridava se una forchetta cadeva per terra, era sempre arrabbiato perché non sapeva come gestire la situazione con mia mamma e ne pagavo io le conseguenze. Mio papà mi portava sempre alla gare, mi faceva da mangiare, lavava i vestiti e chiamava una signora per stirare perché non era capace, mentre mia madre andava con chi le dava una borsa di Moschino o delle scarpe di Chanel. Ci sono tante altre cose che potrei raccontare ma penso che da questi fatti qualcosa si sia già capito e quindi vengo al sodo. Mio papà è morto poco tempo fa e mia madre è impazzita per i soldi, mi ha minacciata di fare finire la mia relazione, di sbattermi fuori di casa e di denunciarmi per averla insultata, mi dice che io devo ringraziare solo lei perché ha la pensione di reversibilità e che dopo essere stata male per così tanti anni con mio papà, ora è giusto che si goda quello che vuole. Solo che lei è sola, non ha amici, nessuno le vuole bene perché ha sempre usato le persone a suo piacimento e quindi cerca di rovinare quei pochi rapporti che sono riuscita a creare in quella giungla della mia famiglia. Mi insulta costantemente dicendo che sono una "di facili costumi" perché ho dormito con il mio ragazzo, mi dice che devo stare male perché me lo merito e che forse era meglio che non ci fossi più io. Forse sto esagerando, ma io mi sento male perché la mole di insulti aumenta sempre di più e sono sempre più pesanti perché purtroppo esisto anche io e l'eredità la deve dividere con me. Non so cosa fare. Non penso di riuscire a reggere dopo una vita già difficile di suo, anche una situazione così adesso.
Grazie di tutto e auguro una buona giornata.
Martina
Fine complicata di relazione
Salve, ho 33 anni. Sono stata per sei anni con un ragazzo della mia età, ed è stata una storia particolare, bella ma anche strana. Lui si è trasferito nella mia città quasi subito, senza avere null'altro che me, volendo evadere anche dal suo contesto e da un passato brutto. Siamo stati molto legati, complici, condividevamo tante cose, convivevamo . Lui ha sempre mostrato, già dopo un anno e mezzo, insoddisfazione per il lavoro che non trovava facilmente, perché si sentiva chiuso a stare in questa città. Tende a annoiarsi facilmente, non regge bene le frustrazioni, si innervosisce facilmente e va sotto stress sfogandosi con chi gli sta vicino. È come se non sentendosi soddisfatto di se stesso abbia bisogno di cambiare sempre situazione e posto, e raramente qualcosa gli va davvero bene. Io, dal mio canto, dopo un evento per me traumatico ho iniziato ad avere disturbi psicosomatici. Ero già una persona poco "autonoma", nel senso che non guidavo la macchina e sono cresciuta poco a livello di interessi e di conquiste , nonostante le sue continue sollecitazioni. Ho fatto molte cose, ho preso una seconda laurea e trovato lavoro,ma a livello pratico non sono cresciuta, non come lui avrebbe desiderato. Mi rendo conto di essermi bloccata e di avere sbagliato delle cose: quando ho iniziato ad avere disturbi e ansia, per un annetto non riuscivo ad uscire molto da sola e nemmeno a fare la spesa. Mi sono rintanata a casa dei miei (perché forse con lui non mi sentivo capita, ad esempio se avevo un malore lui mi aiutava con sufficienza, se chiedevo di accompagnarmi in auto lui lo faceva ma pensava che la mia fosse pigrizia). A casa dei miei trovavo un angolo di serenità , dove forse potevo essere quello che ero (anche libera di stare sul letto senza fare niente, libera di chiedere aiuto, sfuggendo dalle responsabilità). Spesso ho dormito lì, quando ho passato questo periodo, e lui a volte criticava questo (come fossi una pigra o mammona), ma mai dicendomi che mi avrebbe voluta accanto. A volte non sentivo che la nostra casa fosse mia, mi chiedo ora il perché : forse sotto sotto non mi sentivo a mio agio? All'altezza? Come se lui implicitamente volesse di più di ciò che ero? Lui , in generale, era quello pratico della coppia, io quella presente emotivamente, che non è pratica in cucina, anzi che non cucina quasi mai, che ancora deve crescere in molte cose . Il dialogo con lui era scarso, perché di solito mi accusava oppure lanciava dei discorsi o battute a metà, senza mai avermi realmente detto con calma e serietà cosa non andava e che le cose stavano rotolando. In questo periodo si sarà sentito come un padre, carico di tutte le responsabilità pratiche. Me lo ha fatto capire a volte ma diceva sempre che fra noi non c'erano rischi , che mi facevo paranoie. Pensavo fosse solo un brutto periodo, come lui diceva. Qualche giorno dopo, mi lascia dicendo che vuole stare solo e che non sta bene, pur sentendo sentimento. Poi ritorna dopo un mese. Ricominciamo piano, gli mostrò che sono Cambiata, ho imparato a guidare , cucino per lui, dimostro che anche io posso essere un sostegno per lui, lo aiuto, lo ascolto. Lui, nel frattempo, purtroppo non è sereno, spesso mi riversa molta insoddisfazione sulla sua vita, si innervosisce con tutto e tutti, è triste . Appena spingo per tornare a convivere ( e ci torno per due settimane),litighiamo e ci separiamo di nuovo. Ora, a distanza di due mesi, ci siamo rivisti . Lui ha perso tanti chili, fuma tanto, non sta bene . Sento che c'è del sentimento, mi guarda con tenerezza e c'è passione. Non frequenta nessuna ragazza e dice che ha pensato di rivolgersi a uno psicologo per la sua insoddisfazione. Riguardo noi, dice che a riprovare secondo lui andrebbe male, è sfiduciato, si sente spento e dice che io inizierei a pretendere cose che ora non riesce a dare. D'altro canto, si percepisce che vuole che io gli stia dietro ( e so che è un meccanismo sbagliato). Purtroppo io, che per mesi ho fatto la finta forte, questa volta sono stata me stessa, e ho passato con lui un pomeriggio di lacrime, dove gli ho fatto capire che questo su e giù e sua confusione mi fa male . Il problema è questo: mi sento molto in colpa per la fine della storia, e non so mai se avvicinarmi a lui in modo leggero per sperare che riviva delle cose belle con me e non solo pesantezza, o lasciarlo stare e fargli capire che non si possono tenere le persone non si possono tenere in bilico ( lui è sicuro che io sono sempre qui a pensare solo alla nostra storia). Il vero problema è che non riesco ancora ora, dopo mesi, a capire se la sua apatia generale abbia influito sulla visione che ha di noi, in quanto vede il rapporto al momento come PESO, oppure se ci sia proprio un problema con me (ovvero che non gli piaccio a livello razionale). E quindi non so come comportarmi, se tenere un legame con lui senza pretendere o puntare al rapporto, oppure fargli realizzare che è davvero chiusa, per suo volere. In tutto ciò io sto molto male perché lui non chiude mai nettamente , fosse per lui ci vedremmo ancora . È come se dovessi crederci solo io e convincerlo. È come se abbia buttato tutto, come se non avesse ricordi, come se qualsiasi cosa io dica sia inutile. So che sembro aver sviluppato una dipendenza, ma so anche che io ci tengo tanto a lui in quanto lui, e forse l'ho capito tardi. Mi scuso per la lunghezza ma ci sarebbero tante cose da dire. Grazie, saluti
1 risposte - LeggiSesso e sogni
Salve, sono una ragazza di 25 anni. Recentemente ho fatto un sogno che mi ha altamente disturbato. Ho sognato di avere un rapporto sessuale con un cane, non ho molti ricordi ma quando mi sono svegliata la cosa mi ha completamente sconvolto. Non ho MAI avuto nella vita impulsi disgustosi di questo genere e non mi capacito di come sia stato possibile fare un sogno di questo tipo. Mi sento sporca e paranoica. Forse è eccessivo per quello che è solo un sogno ma é una cosa che mi ha messo molto stress e anche una sorta di paura, essendo anche io una persona alquanto ansiosa. Sono ancora vergine in quanto non ho trovato ancora la persona giusta e quindi ho pensato che questo sogno potesse essere il frutto di frustrazioni sessuali o indice di un mio desiderio di avere maggiori esperienze sessuali (come è normale a 24 anni), di "liberarmi" da questo punto di vista. Chiedo a voi perché mi vergogno di parlarne con qualsiasi altra persona. Vi prego ditemi che non sono una pazza malata...
2 risposte - LeggiIntrospezione e gestione di emozioni somatiche
Buongiorno, scrivo qui dopo il mio terzo fallito tentativo di trovare un terapeuta.
Nel futuro intendo riprovare a trovare un percorso di terapia che mi possa aiutare, ma nel frattempo mi ritrovo da solo a dover gestire le mie emozioni. Mi chiedevo se esistessero degli esercizi o dei compiti giornalieri che mi possano aiutare nel mio percorso di introspezione. Inoltre quando provo delle forte emozioni tendo ad avere delle reazioni fisiche molto forti (tipo tirando pugni a oggetti duri) e vorrei sapere se esiste un'altro modo per buttare fuori quello che sento dentro.
Ringrazio in anticipo per qualsiasi suggerimento possiate darmi.