
risposte dello specialista Giada Santi
Come comportarsi con un uomo che ha paura di amare
Apri domandaCara Sheila, leggendo le tue parole, mi viene in mente quello che diceva Bauman, grande sociologo e filosofo di origini ebraiche nel suo libro "Amore liquido": "la solitudine genera insicurezza ma altrettanto lo fa la relazione sentimentale". L'autore parla degli uomini che desiderano la sicurezza dei legami e un appoggio nel momento del bisogno ma poi hanno paura di restare "incastrati" in relazioni stabili e temono la responsabilità che ne deriva. Fermarsi per l'uomo che stai frequentando comporta tutto questo. Direi che potrebbe parlargli a cuore aperto dicendo quello che vede in lui e nei suoi comportamenti come se lei fosse lo specchio in cui lui difficilmente riesce a specchiarsi perchè scappa anche da se stesso. Può dire poi che è molto preoccupata per lui perché in fondo lo vede molto solo e impaurito e che se non si farà aiutare, probabilmente non riuscirà a realizzare quello che per adesso rimane solo un sogno (avere una famiglia tutta sua). E'probabile che quest'uomo abbia alle sue spalle una storia familiare difficile contraddistinta da legami di attacamento insicuri. Prima di salutarla, vorrei invitarla anche a pensare a se stessa e a non perdere di vista i suoi bisogni e i suoi desideri perchè a volte in queste situazioni si è più sbilanciati verso l'altro con il pericolo di perdere di vista noi stessi.Un saluto, dott.ssa Giada Santi...
Ansia pre esame
Apri domandaCara Elizabeth, l'ansia è per definizione un eccessivo stato di attivazione della nostra mente e del nostro corpo nei confronti di un pericolo o di un evento negativo futuro. L'attacco di panico, che rientra sempre nei disturbi di ansia, ha a che fare , in particolare, con l'incertezza sulla capacità di poter stare in piedi da sola, di contare su se stessa...in poche parole di crescere. I sintomi come l'ansia servono alle persone per comunicare qualcosa, lei cosa vuole dire con il suo malessere? Crescere cosa significa per lei? Di che cosa avrebbe paura? I farmaci sono utili ad abbassare l'intensità dell'ansia quando supera i limiti ma credo che una terapia farmacologica da sola non possa del tutto risolvere la sua situazione perchè placa il sintomo ma non le fa capire da dove nasce il suo malessere quindi le consiglierei di affiancare a quello che già sta facendo una psicoterapia che la può aiutare a dare il significato al blocco che sta vivendo oggi e che non le dà la possibilità di guardare al futuro senza avere paura. Coraggio! Un saluto, dott.ssa Giada Santi...
Come comportarmi?
Apri domandaSalve Roberta, intanto le faccio i miei complimenti per come ha affrontato questi 25 anni. Leggendo le sue parole mi viene da dire che in questo momento la rabbia, la delusione e il dolore che sente sono legate al mancato riconoscimento che la sua primogenita in particolare non le dà come lei vorrebbe." Ma come, io ho fatto tanto per te e mi tratti così?" (immagino sia questo il suo pensiero di fondo). Dall'altra mi viene da pensare , tenendo sempre a mente il coraggio che ha dimostrato in questi anni, quanto però le sue figlie siano state per lei un "contenitore" affettivo vitale vista la mancanza precoce di suo marito, nel senso che ha dato tutto a loro, togliendosi forse la possibilità di ricrearsi una vita sentimentale (lo dico visto la sua giovane età allora) e scegliendo di indirizzare tutto il suo amore solo verso le sue figlie. Scegliere comporta sempre delle conseguenze e lei ha fatto un gesto ammirevole pensando prima di tutto a fare da madre e padre alle sue figlie ma questo forse oggi che le sue ragazze sono cresciute e hanno la loro vita, le lascia anche un grande senso di vuoto e solitudine. Credo che la sua primogenita senta che lei è ancora legata alle sue figlie come se fossero ancora bambine e avessero bisogno della madre come allora e quindi prende le distanze perchè non riesce a trovare un modo più adulto di relazionarsi con lei. Quando i figli crescono e soprattutto formano una famiglia, inevitabilmente le modalità con cui si relazionano ai genitori cambiano come dovrebbero modificarsi anche i comportamenti dei genitori perchè non si tratta più di una relazione di accudimento ma di reciproco confronto tra adulti. Roberta parli con sua figlia, le chieda di cosa ha bisogno oggi che è adulta e poi , se riesce, si domandi di cosa ha bisogno lei per se stessa.......credo proprio che se lo meriti dopo tanti sacrifici. Un caro saluto, dott.ssa Giada Santi...
Non riesco ad avere una relazione stabile
Apri domandaSalve Cecilia, è chiaro come dentro di lei ci sia un'ambivalenza tra la paura di soffrire di nuovo e la voglia di costruire qualcosa di importante e di duraturo ( direi in linea con la sua età e i suoi bisogni). Nella creazione e nel mantenimento di una relazione affettiva giocano alcuni fattori: la nostra persanalità- quindi il carattere- e la nostra storia personale e familiare. Poi ci sono le caratteristiche dell'altra persona di cui bisogna tener presente gli stessi fattori. Lei racconta, inoltre, di un evento doloroso e traumatico accaduto da giovanissima che comprensibilmente pesa dentro di lei come un macigno e che ha bisogno che qualcuno lo accolga e lo capisca. La invito di cuore a riflettere sulla possibilità di iniziare una psicoterapia che accolga prima di tutto le sue sofferenze e che le possa permettere poi di capire quali sono le difficoltà che oggi non le permettono ancora di essere serena e di costruire relazioni stabili. Coraggio. Un saluto, dott.ssa Giada Santi...
Relazione con ragazza divorziata
Apri domandaSalve Alfa, mi verrebbe innanzitutto da consigliarle di parlare con la sua ragazza del cambiamento che vede in lei e di quanto questo, secondo quanto scrive, abbia ripercussioni nella vostra relazione. La invito a parlarle a cuore aperto di quello che vede e sente senza paura perchè il primo fattore che crea distanza nella coppia è proprio la mancanza di comunicazione. Cerchi di capire , per esempio se questo riavvicinamento -dopo un iniziale rapporto non buono con l'ex marito- sia dovuto a esigenze che riguardano la figlia perchè ,quando finisce un matrimonio, la coppia coniugale non esiste più ma la coppia genitoriale è utile che sia unita per una crescita sana e equilibrata dei figli. Se si rende conto che, una volta chiarita la sua preoccupazione, la situazione non migliora, può proporre alla sua compagna una terapia di coppia per indagare con l'aiuto di uno psicoterapeuta quali sono le difficoltà che tengono in stallo la sua relazione. Un saluto, dott.ssa Giada Santi...
Dipendenza da cocaina e relazione di coppia
Apri domandaSalve Simona, ho lavorato per tre anni in una comunità terapeutica per tossicodipendenti e conosco molto bene la sofferenza delle persone che vivevano nella struttura e quella di genitori, fidanzate, figli e amici che aspettavano che il proprio caro stesse finalmente bene. Sicuramente iniziare un percorso di affrancamento dalla cocaina presso il SERT vuol dire che il suo ragazzo sta provando a sostituire l'uso della sostanza con strumenti più adulti per affrontare la vita e le sue difficoltà. Imparare a esprimere i propri bisogni, le proprie emozioni e chiedere aiuto è quello che favorisce la crescita di persone con tali problematiche. Questo vale per lui. Ora passiamo a lei. Comprendo le sue preoccupazioni e quelle dei suoi genitori, stare accanto ad una persona che decide di smettere di far uso di sostanze, non è nè facile nè immediato anche perchè a volte possono verificarsi delle ricadute. Non è sbagliato pensare di poter dare un'altra possibilità a chi si ama come non è sbagliato potersi dire che si ha paura e che questa situazione è più grande di noi. La invito prima di tutto a guardarsi dentro e a capire di cosa ha bisogno e vuole adesso senza pensare a quello che è giusto o sbagliato ma solo a quello che sente di fare. Un saluto, dott.ssa Giada Santi...
Aereofobia: come superare la paura dell'aereo?
Apri domandaSalve Rino, mi rimane difficile darle un consiglio approfondito in quanto non ha dato tante informazioni su questo problema. Mi sembra di capire comunque che tutto parte da episodi di panico avuti in passato. Le paure e le ansie sono superabili ma a volte sono così strutturate che facciamo fatica a uscirne da soli. La invito a cercare uno psicoterapeuta nella sua zona con cui potersi confrontare su questa problematica e trovare le risorse per superare le sue difficoltà. Un saluto, dott.ssa Giada Santi...
Stress lavoro correlato
Apri domandaSalve Cristina, può senz'altro parlare del suo problema con uno psicologo e trovare le strategie per affrontare con più serenità il suo lavoro. Mi preme dirle che , forse, il suo malessere può essere legato a una condizione di stress persistente associato al contesto di lavoro chiamato burnout. E' una problematica tipica delle professioni sanitarie e di aiuto ( medici, infermieri, psicologi ecc..) E'caratterizzata da sintomi fisici come cefalea, mal di stomaco, insonnia accompagnati da una scarsa motivazione per lo svolgimento dell'attività lavorativa. Poi possono presentarsi sintomi legati alla sensazione di svuotamento e annullamento dal lavoro e la sensazione di sentirsi meno efficienti e più distaccati mentalmente. Vi sono poi sintomi emotivi e cognitivi come senso di colpa, fallimento, rabbia , risentimento, agitazione, irritabilità, nervosismo ecc.. Appoggio quindi la sua idea di poter contattare uno psicologo( della sua città) e trovare gli strumenti per affrontare questo malessere. Un saluto dott.ssa Giada Santi...
Andare sempre in bianco... basta
Apri domandaSalve Luca, leggendo la sua domanda mi chiedevo da quanto tempo le è stata diagnosticata la SM , malattia che conosco perchè sono la psicologa della sezione di Pistoia da diversi anni e so quanto l'impatto della malattia sia traumatico sia per la persona stessa sia per i familiari e il partner. Come ha reagito sua moglie? Siete riusciti individualmente e come coppia ad "accomodare" la SM nelle vostra vita? Questo è il primo pensiero che mi viene mente. Fa benissimo poi a chiedere al suo neurologo di riferimento se il farmaco che sta prendendo ha effetti collaterali che possono interessare la sfera della sessualità. Per quanto riguarda sua moglie è possibile che preoccupazioni quotidiane possono interferire sulla sfera intima. La nostra mente ha un grande potere sulla sessualità. Credo che qualche incontro di coppia presso uno psicoterapeuta della sua città potrebbe essere assolutamente utile sia nell'idea di poter affrontare la malattia (qualora insieme non l'aveste del tutto elaborata) sia per trovare dei modi nuovi di comunicare quello di cui avete bisogno nella coppia. Un saluto dott.ssa Giada Santi...
Sono molto confusa
Apri domandaSalve Marta, la prima cosa che mi sento di dirle è di cercare di non etichettarsi in categorie diagnostiche di disturbi di personalità che servono solo a peggiorare il suo malessere e il suo disorientamento. Le assicuro che io che faccio questa professione, non mi sono mai permessa di parlare con un paziente in questi termine perchè quello che conta è la persona, la sua vita e il suo dolore. Mi sento di dirle che più chiede agli altri (in primis al suo "amico") di essere definita come persona e più cade in un circolo vizioso di indefinitezza totale. Comprendo il suo sentirsi confusa perchè fino a quando sarà più importante cosa pensano gli altri di lei invece di quello che sente e pensa Marta, sarà difficile trovare una strada che la porti a stare bene. La invito di cuore a riflettere sulla possibilità di intraprendere un percorso di psicoterapia con l'idea di utilizzare quello spazio come contenitore prima di tutto delle sue ansie (così da non essere alla mercè di "tutti") e poi di scoperta di ciò che piace e vuole Marta e non il resto del mondo. Un saluto, dott.ssa Giada Santi...
Insicurezza di coppia e personale
Apri domandaSalve Jessica, ricorda il come detto "se non voglio bene a me stessa, come posso pensare che gli altri me ne vogliano"? Sembra una frase apparentemente banale invece se la si analizza meglio, andando in profondità, non risulta poi così scontata. Da quello che scrive, la sua storia personale ( le sue esperienze affettive precedenti) e la sua storia familiare (la crisi innescata dal tradimento di suo padre)sono state difficili e dolorose e hanno creato in lei non solo un'insicurezza di fondo personale ma anche una difficoltà a potersi fidare e affidare al partner e quindi alla coppia. Ognuno di noi ha dentro di sè una modello relativo alle relazioni primarie, quelle legate all'attaccamento, da cui attinge ogni volta che intraprende una relazione affettiva. Questo modello è costituito dalle parti "buone" e dalle parti più difficili e dolorose che abbiamo vissuto sia in maniera diretta sia in maniera indiretta. Il significato e la successiva integrazione di queste due parti può renderla secondo me più sicura e pronta poi a vivere le sue relazioni affettive in modo più fiducioso. La invito, se vuole, a intraprendere un percorso psicologico approfondito e lavorare se questi aspetti. Coraggio Jessica! Un saluto, dott.ssa Giada Santi...
Come approcciarsi? Consigliate una terapia di coppia?
Apri domandaSalve Ludovica, direi che entrambi avete alle spalle una storia familiare contraddistinta da grande sofferenza: lei parla di un abbandono precoce e di una perdita della figura paterna non in un'età infantile ma sicuramente in un momento di vita in cui cerchiamo di definire la nostra personalità e ci indirizziamo verso un'indipendenza prima di tutto emotiva e legata alle nostre figure di attaccamento. Lui è cresciuto in una famiglia dove probabilmente se non fosse stato per la presenza dei nonni, sarebbe andata molto peggio nonostante oggi il suo compagno paghi comunque lo scacco di aver avuto genitori che non sono riusciti a gestire i bisogno di un figlio perchè troppo impegnati ad anestetizzare il loro dolore. La terapia di coppia, specialmente di stampo sistemico relazionale, può aiutarvi a diminuire i tempi della sofferenza e capire insieme quanto quella bambina e quel bambino sofferente entrano in gioco nella vostra relazione e quanto, una volta capito questo, possiate introdurre nel vostro rapporto qualcosa di nuovo che possa cambiare la direzione al vostro legame per non ricreare vissuti che appartengono al vostro passato. Un saluto, dott.ssa Giada Santi...
Disturbi alimentari, come affrontarli?
Apri domandaSalve Elisabetta, non scrive quanti anni ha e se nella sua vita sta succedendo qualcosa tale da essere significativo rispetto a quello che ha scritto. Nel cibo noi troviamo di solito una fonte di nutrimento- quindi a livello fisiologico è importante per la nostra sopravvivenza- e una gratificazione psicologica ( fonte di piacere). Inoltre fin da piccoli attraverso il cibo interagiamo con le nostre figure di accudimento primarie. Il cibo può essere quindi un contenitore delle nostre ansie e dei nostri malesseri. Noto dalle sue poche righe che lei sente che sta diventando " un problema" quindi la invito a cercare uno psicologo nelle sue zone per poter affrontare il significato che ha il cibo nella sua vita oggi e trovare di conseguenza altre strategie per risolvere i suoi problemi futuri. Un saluto, dott.ssa Giada Santi...
Non so individuare il vero problema
Apri domandaSalve Sharon, in poche righe ha parlato di tanti aspetti che fanno parte di noi: l'autostima, le relazioni affettive, la genitorialità. Il suo nervosismo è alla base, in questo momento di questi aspetti di sè. Fa bene a usare calmanti come li chiama lei ma credo che possono essere utilizzati come una "boccata d'aria" e non come la soluzione alle sue difficoltà. Perchè non prova a parlare con qualcuno che ha competenze propri sugli aspetti che le fanno male? La psicoterapia è uno spazio che le persone si concedono per riconoscere prima un bisogno e poi per trovare soluzioni alternative - attraverso le risorse personali- al modo in cui stanno vivendo adesso. Coraggio! Saluti, dott.ssa Giada Santi...
Come aiutare un familiare che non vuole essere aiutato?
Apri domandaSalve, dalle sue parole mi sembra di capire che suo fratello, ad oggi, non manifesti un'apertura nei confronti di nessuna forma di aiuto (familiare o esterna), si è chiuso in se stesso"rabbiosamente". Probabilmente, come lei stessa ha scritto, già nella prima infanzia si sono evidenziate difficoltà nella gestione delle emozioni che i suoi genitori però riuscivano a contenere. In adolescenza- e con l'inizio della crescita- la situazione è peggiorata in un'escalation fino ad arrivare ad oggi. Io la invito a non forzare suo fratello verso qualche forma di cura al momento ma di rivolgersi lei o ancora meglio, lei con i suoi genitori ad uno psicoterapeuta se possibile ad orientamento sistemico relazionale e capire come voi potete aiutarlo ( trovando magari un'alternativa a come state facendo ora) dicendo a suo fratello che avete deciso di chiedere un mano ad un professionista perchè siete molto preoccupati per lui. E' possibile che lui all'inizio non si interessi di questa vostra scelta ma successivamente vedendovi costanti e convinti della vostra decisione, si unisca al percorso. In bocca al lupo. Saluti, dott.ssa Giada Santi unisca al percorso... anche li...
Come superare gli attacchi di panico?
Apri domandaSalve Marica, mi sembra un passo "importante" quello che sta facendo: dare un senso al suo malessere che si manifesta attraverso gli attacchi di panico per poter star meglio lei e di conseguenza i suoi legami. I soli farmaci ( seppur utili) a volte non bastano. Bisogna affiancarli a reali consapevolezze circa la natura del problema. Veda se nella sua zona ci sono psicoterapeuti e fissi un appuntamento. In bocca al lupo! Dott.ssa Giada Santi...
Sogni e autostima
Apri domandaSalve Chiara, a quanto scrive la relazione con il suo ex fidanzato la faceva sentire "capita e valorizzata" all'opposto di quanto invece percepiva/percepisce in famiglia. Sicuramente è stato un rapporto positivo e che in qualche modo le ha fatto vedere come è utile sentirsi nei legami. Oggi però si sente "sola" ma con una grande voglia di portare avanti le sue passioni e i suoi interessi per stare bene. Sa Chiara la solitudine fa parte del percorso di vita delle persone soprattutto dai venti anni in poi perché le scelte che prendiamo, gli obiettivi che dobbiamo raggiungere sono nelle nostre mani e in particolare cresce il senso di responsabilità che se prima era legato alle scelte che i genitori prendevano per lei, adesso la protagonista della sua vita è Chiara. Il blocco è su quella "paura di non farcela da sola" e quindi di camminare con le sue gambe tenendo presente che non tutti possono essere sempre d'accordo o appoggiarla. Ha bisogno di fare chiarezza dentro di lei e di trovare la sua strada. La invito a riflettere sulla possibilità di iniziare una psicoterapia proprio nell'idea di prendersi uno spazio individuale e lavorare su queste sue insicurezze ( che derivano anche da un assetto familiare difficile) e poter trovare le risorse per spiccare finalmente il volo! Coraggio! Saluti, dott.ssa Giada Santi...
Dipendenza affettiva e la regola dei 21 giorni
Apri domandaBuongiorno Giorgia, leggendo con attenzione le sue parole, ho percepito sicuramente sofferenza, smarrimento e senso di impotenza verso questa situazione che sta vivendo. Io onestamente non so se la regola del "no contact" possa essere efficace o meno, certamente non lo sarà in assoluto perchè dietro le strategie che decidiamo di utilizzare per non perdere ciò a cui teniamo, ci sono le persone con i loro vissuti, le loro storie personali e familiari, i loro pensieri. Questo vale per lei, per lui e per tutti noi. Probabilmente quest'uomo, come gli ha detto all'inizio della frequentazione e vista anche l'età, ha profonde difficoltà a creare relazioni stabili durature ( lei scrive che la relazione più lunga per lui sono stati due mesi). Forse appena percepisce in se stesso e nel partner "un'emozione in più" , non riesce ad affrontarla o a viverla serenamente perché ha paura e allora chiude senza chiudere davvero( quel rimaniamo amici). Chissà cosa si cela dietro la sua storia personale. Ma questo può interessare un terapeuta qualora lui facesse accesso da uno psicologo. A lei deve interessare che quest'uomo non è "in grado" oggi di darle quello di cui lei ha bisogno: amore e stabilità. Detto questo, giro a lei un'altra domanda: come mai viste le non possibili condizioni per avere quello che desidera, rimane così incastrata dentro questa "non relazione"? La risposta forse è nel suo passato? Rifletta sull'idea di iniziare, se vuole, un percorso di psicoterapia che la possa aiutare a capire se stessa soprattutto nelle sue relazioni personali e nel trovare un equilibrio affettivo di cui ha tanto bisogno. In bocca al lupo! Dott.ssa Giada Santi...
Ansia e problemi ricorrenti problema compagna
Apri domandaSalve Alberto, ricevere notizie che riguardano la salute personale o dei propri cari, non è mai un momento facile. Il problema è di sua moglie ma coinvolge comunque le persone affettivamente legate alla signora e in particolare lei e i vostri figli. Vorrei normalizzare quello che sta provando che ha a che fare con l'incertezza che in questo momento sente e proietta nel futuro, un pochino forse accentuata dalla sua ansia. Ripeto però che le emozioni che sente sono normali e sono le stesse- con qualche piccola differenza- che si provano durante l'elaborazione di un lutto, di cui la notizia di una malattia o di una situazione di cambiamento rispetto alla propria salute,ne fanno parte. C'è la rabbia, il senso di impotenza, il disorientazione, la paura per sé e per la relazione. Credo che anche sua moglie, seppur con un carattere forte come dice lei, possa provare queste emozioni. Chieda al personale sanitario, al medico che cura sua moglie, magari accompagnandola ad una visita ( se la signora vuole) tutte le informazioni che vuole e che possono aiutarla a capire meglio quello che potrebbe succedere in futuro. Questo la aiuterà anche da un punto di vista emotivo. Coraggio! Saluti, dott.ssa Giada Santi...