Maladaptive daydreaming: il sognare ad occhi aperti diventa problema

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maladaptive daydreaming


Il maladaptive daydreaming, anche noto come “sognare ad occhi aperti patologico” o “disturbo da fantasia compulsiva”, è una condizione che porta a immergersi in fantasie vivide, dettagliate e complesse per lunghi periodi di tempo.

Lo psicologo Eli Somer ha individuato e descritto per la prima volta il maladaptive daydreaming nel 2002. Secondo la sua definizione, questa condizione è “un’estesa attività della fantasia che sostituisce l’interazione umana e/o interferisce con il funzionamento scolastico, interpersonale o professionale”.

Si tratta di un fenomeno volontario. Le persone scelgono di accedere a determinati scenari paralleli nella loro fantasia, dove costruiscono diversi episodi dalle trame elaborate, con i dettagli che preferiscono, in modo da poterne trarre un intenso piacere. Queste fantasie sono vissute come fossero la realtà, nonostante ci sia la consapevolezza che si tratta di un prodotto della mente.

Le persone che sperimentano episodi di maladaptive daydreaming non hanno il controllo delle loro fantasie, sentono il bisogno di stare in quella dimensione, trovano difficile ridurre o smettere di sognare a occhi aperti e provano fastidio o rabbia se la loro attività viene interrotta. Possono passare anche più della metà delle ore di veglia nelle loro realtà parallele, con conseguenze significative su tutti gli aspetti della loro vita. È per questo che il maladaptive daydreaming è considerato una forma di dipendenza comportamentale.

Secondo le stime attuali, il fenomeno del maladaptive daydreaming avrebbe una prevalenza del 2,5% nella popolazione generale, con una percentuale maggiore nei giovani.


Caratteristiche

Gli episodi di maladaptive daydreaming assorbono completamente l’individuo che li sperimenta.

Vengono concepiti come una forma di dissociazione dalla realtà circostante: la persona si disconnette del tutto dal mondo e dagli stimoli sensoriali reali e si immerge in una realtà illusoria.

I mondi fantastici del maladaptive daydreaming si caratterizzano per la loro intensità, vividezza e lunga durata. Sono complessi, con trame elaborate e personaggi ben caratterizzati. Insomma, hanno caratteristiche cinematografiche, proprio come un film. Inoltre, si strutturano in episodi, nel corso dei quali gli scenari e i personaggi possono evolversi.

Di solito, la persona ha la facoltà di immergersi deliberatamente nella propria realtà in qualsiasi momento per potere continuare la storia, ma può anche accadere che si ritrovi lì involontariamente.

Questi processi creativi possono essere innescati da diversi trigger (cioè, “inneschi”). La musica è il principale. Non è ancora chiaro il motivo per cui dei suoni specifici possano fungere da stimolo così potente per il maladaptive daydreaming.

Ad oggi, è in corso una ricerca collaborativa tra l’Università degli Studi di Pavia, l’Università di Parigi Cité e l’Università La Sapienza di Roma proprio per studiare la capacità della musica di modulare gli stati mentali e di assorbimento nei mondi immaginari. I risultati faranno luce sui meccanismi che fanno della musica un trigger per gli episodi di daydreaming.

Alcune persone, per facilitare l’entrata nel mondo immaginario, mettono in atto dei particolari comportamenti in modo ritualistico, tra cui movimenti ripetitivi, come girare in tondo o camminare avanti e indietro, e delle espressioni facciali connesse a specifiche emozioni, come la felicità o la tristezza.

Come accennato, una delle caratteristiche del maladaptive daydreaming è la difficoltà nel controllare l’attività. Sono proprio la necessità di ripetizione e la compulsività a rendere il maladaptive daydreaming una forma di dipendenza comportamentale, con conseguenti problemi nel funzionamento quotidiano e un impatto negativo su relazioni, lavoro, scuola e altri aspetti della vita personale.


Sognare ad occhi aperti: fenomeno normale vs fenomeno che può diventare problema

Sognare a occhi aperti o avere la testa fra le nuvole è un comportamento umano comune, considerato del tutto normale. Nella letteratura viene chiamato “mind wandering”, che letteralmente significa “vagabondaggio mentale”.

La capacità di sfuggire al presente, staccarsi dal qui ed ora e perdersi nella propria mente è un’esperienza piacevole, e in più offre dei vantaggi. Infatti, è utile per pianificare eventi futuri, ricordare esperienze passate, formulare strategie per risolvere i problemi, stimolare la creatività, e anche come antidoto alla noia e alla solitudine. Tuttavia, è bene specificare che il mind wandering non è sempre un fenomeno funzionale. Infatti, in alcuni contesti specifici può anche essere sconveniente, per esempio quando dovremmo ascoltare qualcuno che ci sta parlando di una questione importante ma ci distraiamo scivolando nelle nostre fantasie.

Tuttavia, il mind wandering, sia nelle situazioni in cui risulta utile che in quelle in cui è inappropriato, è comunque un fenomeno passeggero e innocuo, che viene descritto come una forma di pensiero spontaneo transitorio. Se stiamo sognando ad occhi aperti e d’improvviso ci scontriamo con le esigenze della vita reale, le nostre fantasie perderanno immediatamente il loro potere originale e ritorneremo senza sforzo nel mondo reale. Ciò significa che il mind wandering implica un certo controllo, che invece non è presente nel maladaptive daydreaming.

Esistono dei fattori che rendono disfunzionale il sogno ad occhi aperti. Quando presenti, si parla di maladaptive daydreaming. Ecco i principali fattori che lo distinguono dal normale fantasticare:

  1. L’impossibilità di controllare l’impulso a creare le fantasie, che fa sì che ci si ritrovi intrappolati in una realtà parallela, sebbene vi si entri in modo volontario.

  2. La complessità delle fantasie, nelle quali il soggetto possiede straordinarie qualità e riceve spesso l’approvazione altrui, cosa che non avviene nel mondo reale e che rende la dimensione immaginaria una realtà preferibile.

  3. L’eccessivo tempo trascorso nelle fantasie, che può raggiungere le 10 ore al giorno.

  4. I trigger che innescano l’esperienza, come la musica, i libri, la tv o determinati stati d’animo.

  5. L’attività cinestetica, come camminare avanti e indietro, che rappresenta l’elevato coinvolgimento del proprio mondo interiore.

  6. La compromissione del funzionamento della persona nei vari domini della vita.


Cause

Le cause del maladaptive daydreaming non sono ancora del tutto chiare, ma si ritiene che siano implicati fattori biologici, psicologici e ambientali.

Da uno studio del 2020 in cui sono state esaminate le risposte di 539 adulti con maladaptive daydreaming, è emerso che il 69% dei soggetti usava le proprie fantasie per distrarsi da ricordi dolorosi e l’87% di essi per regolare emozioni difficili.

Dalle evidenze scientifiche, appare chiaro agli esperti che la presenza di traumi pregressi, specialmente infantili, e le emozioni negative svolgano un ruolo importante nello sviluppo di questa condizione. Il maladaptive daydreaming sorgerebbe in questi casi come una strategia di autoregolazione interna, per far fronte a emozioni negative e situazioni traumatiche.

Per esempio, in una situazione di trascuratezza o abuso, un bambino potrebbe sperimentare il maladaptive daydreaming perché percepisce il suo mondo immaginario come più sicuro e confortevole, e potrebbe così finire per preferire la sua realtà alternativa illusoria alla difficile realtà in cui vive. Una volta cresciuto, lo stesso individuo continuerebbe a rifugiarsi nelle sue fantasie per evitare le emozioni negative associate al riemergere di questi traumi.

In particolare, la vergogna è un’emozione spesso presente nei casi di maladaptive daydreaming, e potrebbe essere uno degli elementi più decisivi per lo sviluppo di questa condizione. Secondo uno studio del 2019 condotto su 135 persone che manifestano maladaptive dreaming, nelle esperienze immaginarie sono presenti sentimenti di vergogna, insieme ad altri sintomi patologici, come la dissociazione. Gli esperti hanno evidenziato che il maladaptive dreaming potrebbe servire proprio ad allontanarsi e distrarsi da questi sentimenti di vergogna e ad avere più sicurezza nella vita.


Conseguenze

Il maladaptive daydreaming può comportare gravi conseguenze sulla vita quotidiana.

Passare diverse ore al giorno nel proprio mondo può inficiare le relazioni interpersonali, causare isolamento sociale, impattare negativamente il lavoro o lo studio per la ridotta produttività, compromettere i bisogni fisiologici come il sonno notturno e l’alimentazione, e ostacolare il benessere in diversi aspetti.

Inoltre, nonostante l’impulso a rifugiarsi nelle proprie fantasie, queste persone sperimentano disagio e malessere quando ritornano alla realtà. In particolare, provano emozioni di vergogna e colpa per aver passato tanto tempo in una realtà parallela, e angoscia per la mancanza di controllo.

Uno studio del 2018 ha evidenziato la gravità della condizione e devitalle sue conseguenze: la metà del campione analizzato, costituito da persone con maladaptive daydreaming, era disoccupato e oltre un quarto aveva tentato il suicidio almeno una volta nel corso della .


Maladaptive daydreaming e disturbi mentali

Attualmente il maladaptive daydreaming non è riconosciuto come patologia all’interno del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM5). Per questo, non esiste una definizione universalmente accettata né dei criteri diagnostici che possano identificarlo.

Tuttavia, alcuni esperti sostengono che andrebbe considerato come un disturbo mentale a sé stante. Altri ricercatori sostengono invece che il maladaptive daydreaming potrebbe essere una manifestazione di una diversa patologia sottostante, come l’ansia o il disturbo ossessivo compulsivo.

Un recente studio ha analizzato un campione di 77 individui con maladaptive daydreaming per identificare eventuali correlazioni con sintomi o cambiamenti emotivi che potrebbero fungere da precursori. Dalla ricerca è emersa una certa associazione con il disturbo ossessivo compulsivo: i sintomi ossessivo-compulsivi si manifestano come precursori temporali del maladaptive daydreaming e si mantengono per la durata dell’esperienza e anche successivamente, insieme a dissociazione e altre emozioni negative. Queste evidenze suggeriscono che esiste una sorta di circolo vizioso tra maladaptive daydreaming e sintomi ossessivo-compulsivi e che la natura compulsiva del fenomeno dovrebbe essere meglio studiata per aprire nuove possibilità terapeutiche.

Un’altra associazione è stata stabilita con il deficit di attenzione (ADHD). Molti soggetti con maladaptive daydreaming presentano anche ADHD ma non viceversa. L’ipotesi clinica è che alcuni soggetti con ADHD potrebbero sperimentare il maladaptive daydreaming come effetto collaterale.

Infine, sembra che il maladaptive daydreaming sia anche correlato alla dipendenza da tecnologia e videogiochi, che spesso è presente nei soggetti che lo sperimentano.


Consigli utili per affrontare il problema

Nonostante negli ultimi anni si stia assistendo ad un progressivo interessamento nel maladaptive daydreaming da parte della comunità scientifica, rimane ancora una condizione poco studiata, non riconosciuta ufficialmente e spesso confusa con altre patologie. Per questa ragione, le opzioni terapeutiche proposte per sono ad oggi limitate.

Un recentissimo studio condotto quest’anno ha formulato un programma di intervento online di auto-aiuto per il maladaptive daydreaming e ne ha valutato l’efficacia. Il programma, della durata di 8 settimane comprendeva diversi strumenti. Due sono risultati particolarmente efficaci:

  • L’utilizzo di un diario di automonitoraggio delle esperienze di maladaptive daydreaming, utile per identificare gli stimoli attivanti.

  • La pratica di tecniche di mindfulness, per ridurre la difficoltà di attenzione e la disconnessione dalla realtà.

In caso di maladaptive daydreaming, è consigliabile consultare un professionista della salute mentale per una valutazione accurata della storia della sintomatologia e una consulenza psicologica personalizzata. Ricevere un supporto psicologico è l’opzione migliore, in quanto permette di giungere alle cause profonde alla base del disturbo, elaborare eventuali traumi del passato e sviluppare le abilità sociali e l’autostima necessaria per interagire positivamente e funzionalmente nel mondo reale.


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