Stefania  domande di Sesso, Coppia, Amore e Relazioni  |  Inserita il

Roma

Ritorno del primo amore, durante una nuova relazione

Ho 28 anni, sono fidanzata da tre e convivo da due. Il mio ragazzo è la persona più meravigliosa che conosca: è premuroso, è bontà pura, è sincero, sensibile, rispettoso, simpatico, intelligente ed estremamente equilibrato. La convivenza va bene, abbiamo creato il nostro nido, abbiamo i nostri equilibri, abbiamo passato insieme la quarantena e non avrei potuto desiderare miglior compagno. Avrei tutte le carte in regola per essere felice... ma non lo sono, affatto.
Da circa un anno vivo una situazione di depressione ciclica e profonda, per affrontare la quale ho di recente iniziato ad andare dallo psicologo (anche sotto consiglio del mio ragazzo, che vedendomi stare così non sa più come potermi aiutare). Ha a che vedere con gli sconvolgimenti della vita post pandemia, con problemi sul lavoro e con enormi incertezze sul futuro, a cui ormai guardo con terrore. La sensazione, opprimente, è di essere arrivata alla soglia dei 30 anni con niente in mano, aver "tradito" la me adolescente, la me giovane adulta, sempre così carica, centrata sull'obiettivo, ferrata e ottimista.
In questa situazione, quasi in contemporanea, sono accadute due cose che hanno sconvolto il mio umore e mi hanno gettato in un vortice di instabilità e pensieri distruttivi. Per prima cosa il mio ragazzo, che è straniero e vive nella mia città ormai da anni, durante una normalissima conversazione ha accennato, come se fosse la cosa più normale del mondo e io ne fossi perfettamente consapevole, che lui non ha nessuna intenzione di vivere qui in futuro. Che vorrebbe starci ancora qualche anno e poi andare in Francia, Germania, Spagna o altri luoghi d'Italia: è uguale, ma non nella mia città. Ovvero, dove io vorrei vivere. È un timore che io ho sempre avuto, e di cui non abbiamo mai parlato perché so che lui tende a non farsi problemi e paranoie sul futuro, e affrontare ogni tappa al meglio per come essa si presenta. Ha appena ottenuto un contratto indeterminato in un posto che gli piace molto ed è ciò per cui ha studiato, avevo finalmente tirato un sospiro di sollievo circa la possibilità di iniziare a pianificare un minimo della nostra vita, a vedermi con lui a lungo termine, a pensare alla nostra casa come un luogo in via di costruzione che avrebbe accolto le nostre vite, anziché un rifugio temporaneo da abbandonare da un momento all'altro. Alla sua frase è seguita una discussione abbastanza accesa, dal momento che conosce tutte le mie insicurezze e, non potendoli certo costringere a rimanere con me per sempre, avrei gradito almeno affrontasse il discorso con più tatto. Essa si è conclusa con le sue rassicurazioni spontanee sul fatto che il luogo in cui desidera vivere non ha niente a che vedere con la nostra relazione, che ovunque si veda lui si vede al mio fianco (pur sapendo bene, fin dall'inizio della nostra storia, che per ciò che ho studiato e per le specializzazioni che ho ottenuto io non ho possibilità di lavoro all'estero...). Io però, in questo stare insieme nonostante tutto, nonostante il luogo dove potremmo vivere non piaccia ad entrambi, o nonostante l'eventuale distanza, credo molto meno. Ciò ha acuito le mie insicurezze, ha risvegliato la mia paura dell'abbandono e soprattutto la sensazione opprimente di precarietà che già da un anno mi sta mangiando.
A distanza di pochi giorni, un altro scossone. Ho rivisto per caso il mio ex storico, eravamo con amici in comune e abbiamo passato una serata e l'intero giorno successivo insieme. Abbiamo parlato tutto il tempo, ma in modo molto superficiale e quasi imbarazzato. Arrivata la fine del weekend, la sensazione di sconforto nel salutarci nuovamente "per sempre" era palese in entrambi, ed acuita dal fatto che non avevamo toccato alcun punto rimasto in sospeso della nostra passata relazione.
Noi siamo stati insieme sei anni, dai 17 ai 23, e la nostra è stata per molti versi una relazione tossica. Ad un amore immenso hanno iniziato, dopo i primi due anni di idillio, a subentrare dinamiche malate: lui mi dava per scontata e aveva iniziato a mentire in modo quasi patologico, io, spaventata dal suo allontanamento e dalle sue bugie (su qualsiasi cosa, nella sua testa sempre a fin di bene per non causarmi pensieri strani, di fatto erano proprio quelle bugie e generarli), ero diventata ossessivamente gelosa. Negli ultimi tempi la relazione si fondava esclusivamente sulle mie spalle, lui era apatico e, a suo dire, andava avanti a vivere d'inerzia (non solo con me, non prendeva iniziativa in nulla, dalla famiglia, agli amici, allo studio, niente). Non facevamo più niente, quando i suoi amici lo convincevano ad uscire io non ero mai prevista in quei piani, sentendomi sempre più mortificata e di scarso valore, sia oggettivamente che per la sua vita. Per anni abbiamo alternato liti furiose a momenti di amore puro, ogni volta che provavamo ad allontanarci ci sembrava ci avessero tagliato un arto, e immancabilmente trovavamo il modo di risolvere e riunirci. Ovviamente i problemi non erano mai risolti davvero, per un paio di mesi le cose andavano benissimo e poi tutto si ripeteva uguale a prima, con pianti immensi e conseguente immensa gioia nel ritrovarci. Tutto ciò venne interrotto bruscamente più di 5 anni fa, dopo l'ennesima lite e l'ennesima umiliazione lo lasciai io e, come aggrappandomi ad un'ancora di salvezza, per non rischiare di ricadere ancora e ancora nelle sue braccia mi misi immediatamente con un altro ragazzo con cui mi divertivo, che mi apprezzava, ma per cui in sostanza non provavo nulla. Di ciò mi sono ovviamente resa conto successivamente, quando anche questa storia è finita e io ho razionalizzato il tutto, ho imparato a stare da sola, sono rinata. Nel momento in cui lui ha capito di avermi persa davvero, come nella più classica delle storie, si è reso conto del pilastro fondamentale che rappresentavo nella sua vita, di quanto mi amasse davvero, per quel che ero e per come lo rendevo migliore, e del vuoto incolmabile che la mia mancanza gli faceva sentire. Ci ha messo oltre due anni a superare la nostra storia, poi si è fidanzato con un'altra ragazza con cui è stato tre anni, ma anche questa storia è andata male e una delle cause principali è stata la gelosia che lei nutriva nei miei confronti, motivata dal sentimento per me che lei vedeva in lui non fosse mai passato.
In questi anni (eccetto l'ultimo) la mia vita è stata come l'avrei sempre desiderata: ho ritrovato una forte sicurezza in me stessa, sono stata spensierata, felice, ho smesso di fare incubi quasi ogni notte e trovare normale piangere a giorni alterni. Ho conosciuto persone nuove, ho trovato una mia dimensione che non dipendesse da quella di coppia, sono tornata ad innamorarmi e, come dicevo all'inizio, ho trovato una persona fantastica che non mi ha mai fatto vivere uno solo di questi problemi.
Ma nel weekend ci siamo rivisti, nel momento per me più duro degli ultimi anni e forse di sempre, ed è stato un cocktail di emozioni letale. Come accennato, non siamo riusciti a parlare della nostra relazione e di tutte quelle cose che erano rimaste in sospeso, non dette, e su cui ciascuno dei due aveva tanto riflettuto in questi anni. Nei giorni successivi ci siamo scritti, e poi mi ha chiesto di rivederci per parlare. Senza alcun altro fine, nutre profondo rispetto per me e sa che sono fidanzata, ma ad entrambi quel weekend aveva lasciato addosso un senso di irrisolto e frustrazione che, senza venire al nocciolo della questione, non sarebbe passato. Il mio ragazzo sa tutto ciò, ed è stato il primo a dire che avrei dovuto andare a parlarci se sentivo che ciò mi avrebbe alleggerito.
Dunque ci siamo rivisti, abbiamo ripercorso la nostra storia, ci siamo raccontati le rispettive vite, ci siamo chiesti scusa per gli errori commessi a vicenda, abbiamo dato un senso a tante domande che per entrambi erano rimaste prive di risposta. E poi ci siamo salutati.
Da allora io ho un magone costante. Ho ritrovato la persona di cui mi ero innamorata perdutamente a 17 anni, più matura e consapevole, più adulta, più rispettosa. E ancora innamorata di me. Io non potrei mai dire di esserlo, l'ho pensato raramente in questi anni e sempre con allegria. Eppure rivederlo mi ha destabilizzato totalmente, non faccio che pensare a lui. Non lascerei mai il mio ragazzo per un insensato ritorno al passato, e mi odio anche solo per aver formulato l'ipotesi. Lui è tutto ciò che nel mio ex avrei voluto vedere, esattamente il compagno di vita che augurerei a chiunque di trovare. Ma, rigettata in un momento di forte instabilità personale nel ricordo di questo intensissimo primo amore, mi rendo conto che ciò che provo per lui non si avvicina alle emozioni vissute allora, che il mio ex ritrovato riesce a risvegliare.
Quanto c'è di normale in tutto ciò? Come si può assopire un sentimento che ritenevo già morto e sepolto, che credo sia riaffiorato a causa dello stato di profonda insicurezza ed instabilità che mi sto trovando a vivere, e che tuttavia mi occupa le giornate e mi lascia sfibrata, triste e con un enorme senso di colpa addosso?

  1 Risposte pubblicate per questa domanda

Dott.ssa Francesca Cilento Inserita il 30/09/2021 - 12:14

Gentile Stefania,
la sua mail è lunga e molto sentita, ma una cosa mi ha colpita. Lei ha già iniziato un percorso con uno psicologo e quindi perchè sente il bisogno di scrivere qui?
Cerco di spiegarmi, lei tocca moltissimi punti per cui non sarebbe possibile una sola mail di risposta, oltretutto il suo disagio si ripercuote su diversi ambiti. Il professionista che la accompagna è quindi la persona più indicata per dare una risposta ai suoi dubbi perchè a conoscenza dell'intera "storia".
Quindi il mio suggerimento è di parlarne con lui/lei o di chiedersi come mai non lo ha fatto, cioè se questo percorso non la soddisfa perchè forse è il caso di cambiare professionista. Non è una critica a nessuno, ma la terapia come il counseling si basa su fiducia reciproca e su un buon rapporto professionale, se , per qualunque motivo, non esistesse è il caso di fare ulteriori valutazioni.
Mi spiace se la mia risposta non la soddisfa, ma è davvero il consiglio migliore che mi sento di poterle offrire in questo spazio.
Buona giornata
dott.ssa Francesca Cilento