Depressione e lutto

Una semplice descrizione psicodinamica

Pubblicato il   / Ansia e Depressione
Depressione e lutto

Ciò che comunemente intendiamo per depressione è in realtà una sottocategoria di un ampio spettro di patologie definite “Disturbi dell'umore”.

Il termine “Umore” deriva dalla medicina Ippocratica; la Teoria degli umori prevedeva la presenza di quattro umori (bile gialla, bile nera, sangue, flegma) nel corpo umano, la cui prevalenza determinava caratteristiche fisiche e comportamentali.

L'accezione di umore che utilizziamo ha dunque una radice antica che si ritrova nel linguaggio più comune e odierno definendo la “disposizione d'animo”, la vitalità con la quale si affrontano le vicissitudini della vita; con questa semplice chiave di lettura possiamo quindi determinare come un disturbo dell'umore ha come manifestazione sintomatologica più ecclatante una alterazione dello stato vitale dell'individuo che in maniera un po' semplicistica può essere “alto” o “basso” o entrambi in maniera alternata.

Per essere sintetici i primi due casi definiscono un disturbo unipolare (depressivo o maniacale) e l'ultimo caso un disturbo bipolare (maniaco-depressivo).

La moderna medicina utilizza farmaci molto efficaci per tali disturbi quali gli antidepressivi e gli stabilizzatori dell'umore, ma cosa c'è a monte di questi disturbi?

Il discorso è ovviamente molto complesso e osservabile da diverse prospettive. E' doveroso precisare che la sofferenza è sempre soggettiva e la generalizzazione si pone unicamente come una necessità di inquadramento. Possiamo dire che nella prospettiva psicodinamica mania e depressione sono due facce della stessa medaglia e sono espressione di un profondo malessere che ha a che fare con la perdita o l'assenza.

La perdita, il rifiuto o l'abbandono devono esser collocati nel tempo e misurati nella loro intensità. A volte sono collocati nelle esperienze infantili e relegate alla sfera inconscia; tali esperienze generano un cronico senso di vuoto nell'anima e posso diventare istanze organizzatrici della personalità: un senso costante di inadeguetezza, di non poter esser amati da alcuno, di indegnità e senso di colpa costituiscono quella grande sofferenza che i pazienti con un disturbo depressivo si trovano a dover affrontare ogni qualvolta se ne presenti l'occasione.

Lavoro, amicizia, relazioni sentimentali e qualsiasi sfera dell'esistenza dell'individuo sono pervasi di tali sentimenti di sofferenza.

Senza entrare in argomentazioni cliniche che renderebbero il discorso complesso possiamo anche dire che i disturbi depressivi possono insorgere anche rispetto a eventi della vita adulta.

Intanto perdita, rifiuto e abbandono sono esperienze comuni nella vita di ognuno, ma in alcuni frangenti risultano essere traumatici: ciò accade quando un evento radicale sconvolge il nostro equilibrio facendoci sentire impotenti ed in balia di qualcun'altro o di qualcosa che ci sta accadendo.

Questo vale per qualsiasi evento destabilizzante, persino una promozione o la nascita di una nuova vita in famiglia: in questi casi ad esempio si perde una immagine di Sè, un ruolo consolidato (ma che da sicurezza).

Accade quindi che la perdita del ruolo di subalterno per lasciare spazio a quello sconosciuto di “capo” o la perdita del ruolo di figlia per divenire madre, possa sconvolgere e generare profondi sentimenti di inadeguatezza (nel secondo caso si parla di depressione post-partum).

Ma questo accade in maniera più ecclatante per perdite meno “sottili”, come lutti, licenziamenti, pensionamento, invecchiamento o quando un progetto di vita si conclude (come può esser anche concludere la scuola).

Freud riesce a effettuare una distinzione molto esemplificativa tra il lutto e quella che all'epoca veniva definita melanconia, distinzione che sebbene abbia più di 100 anni e abbia avuto notevoli modificazioni e revisioni, mantiene tutta la sua potenza descrittiva: “Nel lutto il mondo è divenuto povero e vuoto, nella melanconia lo è l'Io stesso. Il malato ci descrive il suo Io come indegno, incapace di azione e moralmente riprovevole; si rimprovera, si ingiuria e si aspetta esclusione e punizione.” (Lutto e melanconia, 1915)

Spiegato in questo modo appare chiaro che chi soffre di depressione percepisce solo il dolore dell'inadeguatezza, dell'impotenza e del vuoto senza afferrare esattamente da dove essa provenga e perchè. Nonostante l'individuo elabori spesso tutta una serie di motivazioni è in realta difficile chiedersi cosa sta autenticamente capitando e attuare un processo di cambiamento, così come è difficile dare voce a ciò che fa soffrire, qual'ora vi sia uno specifico evento traumaticamente luttuoso, perchè quando lo si mette in parole è come se lo si rivivesse.

Può accadere così che si cerchi di barcamenarsi in solitarie soluzioni che diano un rapido sollievo (maturando ad esempio delle dipendenze o dei disturbi alimentari o attuando condotte impulsive), che seppur diano quell'impressione, non cancellano il dolore anzi complicano ulteriormente le cose, trascinando l'individuo “sempre più in basso”.

La psicoterapia in tutti questi casi può essere fondamentale per trovare in Sè stessi le energie per far si che un evento drammatico possa diventare generativo di nuove consapevolezze.

Nel pensiero di Diego Napolitani, maestro della gruppoanalisi italiana, vengono distinti "Accadimento" e "Invento", delinenando con questi due termini una differenza sostaziale tra ciò che accade e ciò che l'individuo fa suo, apprende da ciò che è accaduto.

La creazione di significato è un processo dotato di grande mobilità così un periodo di grande dolore e confusione può diventare generativo, qualora ciò che è successo "divarica e lacera quelle stesse maglie che il pensiero razionale aveva fin lì tessuto, esponendo l'uomo allo stupore dell'ignoto, costringendolo al travaglio di nuovi concepimenti" [Napolitani 1987]

Come detto è sempre una questione soggettiva e ogni terapia è diversa dall'altra. Giusto per capire cosa accade nel trattamento psicoterapeutico possiamo a titolo di esempio dire che è auspicabile che nella relazione terapeutica si riversino tutti quei contenuti (certo di tipo esplicito-verbale ma anche e soprattutto in termini traslativi) di ciò che quel rapporto è stato ed è qui ed ora e attraversando la sofferenza della mancanza di una persona cara, adeguatamente sostenuti e non sentendesi soli, è possibile ribaltare ciò che è successo sconvolgendo tutti i nostri sistemi di valori e giungere infine a poter assaporare quello che spesso è appannato da una posizione spesso “psicologicamente immatura” vivendo la bellezza delle piccole cose e l'amore per le persone importanti come qualcosa di prezioso, proprio perchè non scontato e non eterno.

Bibliografia

  • S. Freud - L'elaborazione del lutto. Scritti sulla perdita - Ed. Bur minima (2014)
  • F.Di Maria, I. Formica - Fondamenti di Gruppoanalisi - Ed. Il Mulino (2009)
  • N. McWilliams - La diagnosi psicoanalitica - Ed. Astrolabio (1999)
  • G. O.Gabbard - Psichiatria psicodinamica - Raffaello Cortina editore (2002)