Ansia e attacchi di panico: come funzionano e perché li proviamo

Pubblicato il   / Ansia e Depressione
Ansia e attacchi di panico: come funzionano e perché li proviamo

L'ansia, sembra quasi scontato dirlo, è un'emozione, come la rabbia, la gioia, la tristezza, la paura, ecc. Come tutte le emozioni non possiamo eliminarla, anche se spesso è spiacevole, dobbiamo imparare ad accettarla, conviverci e cercare di tenerla sotto controllo quando possibile.

L'ansia spesso spaventa perché si manifesta con sintomi fisici anche intensi (tachicardia, senso di soffocamento, nausea, vomito, diarrea, tremori, vertigini, testa vuota, capogiri, sensazione di assenza, ecc). Se ci riflettiamo un attimo, tutte le emozioni, anche la gioia o la rabbia, si esprimono sul piano fisico, solo che di queste non ce ne preoccupiamo.

Ecco che quindi, nel mantenimento dell'ansia gioca un ruolo fondamentale il nostro pensiero, le nostre interpretazioni catastrofiche di questi sintomi (sto impazzendo, è un infarto, sto svenendo, farò una figuraccia, mi sta venendo un ictus, ecc) spesso spaventosi, e i comportamenti che mettiamo in atto per proteggerci o rassicurarci (assumere farmaci, non andare più in certi posti, non uscire da soli, non prendere il bus, ecc).

Spesso poi ci mettiamo in ascolto del nostro corpo, controlliamo se è tutto a posto, se il cuore batte bene, se la testa gira, se abbiamo la nausea, ecc. Purtroppo, quanto più ci concentriamo sui sintomi o sui segnali del nostro corpo, tanto più essi si amplificano. Alla lunga, tutto questo rafforza la paura e l'ansia si cronicizza, crediamo di proteggere noi stessi ma in realtà rafforziamo l'ansia. Così facendo poi togliamo fiducia a noi stessi e alle nostre capacità autonome di reagire.

L'ansia è un'emozione che anticamente serviva ai nostri antenati preistorici a proteggerli dai pericoli, a stare attenti ogni volta che uscivano dalla grotta ed eventualmente prepararsi a combattere o a scappare se attaccati da nemici o predatori. E' regolata da una zona del cervello molto antica, il sistema limbico (l'amigdala in particolare ne è la principale responsabile), mentre invece, solo successivamente si è evoluta la corteccia cerebrale, è questa che oggi ci dice che il pericolo in realtà non è così temibile come lo era per i nostri antenati.

Insomma, è come se oggi avessimo un sistema di allarme dentro di noi sempre attivo che scatta spesso ma senza un motivo preciso, non abbiamo più predatori, non abbiamo più tribù rivali, ma questo, il nostro cervello più antico non lo sa. Alcune persone, in seguito a periodi di forte stress, per temperamento, per altri motivi legati ad esperienze di vita o di apprendimento, hanno un allarme molto sensibile, che scatta facilmente anche senza un motivo apparente (in realtà c'è sempre un motivo che scatena una crisi d'ansia o un attacco di panico anche se la persona non se ne rende conto).

Queste reazioni molto intense coinvolgono il corpo perché il messaggio che arriva dal cervello più antico è quello di SCAPPARE o COMBATTERE, il cervello ci dice di proteggerci. Quindi, ecco arrivare i sintomi fisici: i muscoli si tendono, il cuore pompa più forte per fare arrivare più ossigeno ai muscoli degli arti, anche il respiro si velocizza per questo, vampate di calore sono causate dall'attivazione di tutto il corpo per utilizzare tutte le energie disponibili per scappare o combattere, il formicolio è causato dal fatto che in quelle zone c'è meno afflusso di sangue il quale è convogliato negli arti necessari all'azione, il senso di stordimento è causato da una parte di noi che vorrebbe scappare in conflitto con l'altra che invece dice che non c'è un pericolo reale, inoltre spesso senza accorgersene si inizia a respirare in modo irregolare, questo crea un lieve calo del flusso di ossigeno verso il cervello e uno squilibrio tra ossigeno e anidride carbonica che può portare a sensazioni di stordimento, testa vuota, vertigini, vista confusa o giramenti di testa, tutto ovviamente dura pochi istanti ma noi in quel momento crediamo che stiamo impazzendo o svenendo.

Ancora, la nausea è causata dal fatto che la digestione si blocca perché l'organismo ha bisogno di utilizzare le energie per scappare o combattere, i muscoli si sono tesi improvvisamente e possono essere indolenziti e far male, la gola secca è causata dal fatto che senza accorgersene, si respira molto intensamente a bocca aperta e non usando i filtri nasali. Il cervello invia messaggi anche all'apparato digerente, per scappare o combattere la digestione si deve fermare, quindi possono comparire anche fenomeni come diarrea o vomito, era più facile per l'uomo primitivo scappare con una zavorra in meno. Se ci fate caso, spesso si vede anche nei documentari, quando la gazzella è inseguita dal leone per velocizzare la fuga "si libera", capita lo stesso anche a noi.

Quindi, in effetti accade quanto segue: ci troviamo in una situazione o pensiamo qualcosa che ci appare come minaccioso, proviamo ansia, arrivano i sintomi fisici, li interpretiamo come qualcosa di preoccupante (invece sono perfettamente normali), li vediamo come un problema di salute serio, questo ci provoca ansia maggiore che ovviamente fa accrescere i sintomi fisici e così via.

Il circolo vizioso si alimenta e spesso sfocia in un vero e proprio attacco di panico. L'amigdala ci dice che quella situazione iniziale era pericolosa (ad esempio un cane) poi, qualche millisecondo dopo, la corteccia ci dice che non vi è nulla da temere (ci dice che il cane scodinzola e affettuoso) ma tuttavia i sintomi non se ne vanno subito, perché l'allarme è già suonato, la risposta SCAPPA o COMBATTI è innescata e quindi il corpo è tutto attivato con i sintomi che ho descritto sopra. E infatti, dopo, noi ci preoccupiamo dei sintomi, ci chiediamo: cosa sta succedendo? Perché non se ne vanno? Non è che sto impazzendo? Ecc.

Purtroppo una volta che il corpo si è attivato necessita di qualche minuto per acquietarsi, quei minuti però possono diventare ore se continuiamo ad agitarci e a preoccuparci. Spesso si corre al Pronto Soccorso, e solo quando il medico ci rassicura e ci dice che non è un infarto si ritrova la calma. Tutto questo per degli errori automatici di valutazione.

A questo proposito è utile sapere quanto segue:

  • L'ANSIA NON PROVOCA L'INFARTO (a meno che non si abbiano dei seri problemi cardiaci).

L'ansia provoca un intenso rilascio di adrenalina, durante l'infarto invece l'adrenalina viene meno, e infatti in ospedale una delle prime cose che fanno è proprio somministrare adrenalina agli infartuati. Il dolore che si può avvertire al torace è causato dalla tensione muscolare.

  • DI ANSIA NON SI PUO' SOFFOCARE, la respirazione è un processo automatico, si respira anche sott'acqua, annegando purtroppo.

  • DI ANSIA NON SI PUO' SVENIRE perché la pressione si innalza, lo svenimento è causato invece da un abbassamento di pressione, si può svenire solo alla vista del sangue, questo per altri motivi che magari spiegherò in un'altra sede.

  • DI ANSIA NON SI PUO' IMPAZZIRE, chi impazzisce non se ne accorge, chi si dice "sto impazzendo", anche se in preda al terrore, comunque sta ragionando, è consapevole di cosa sta accadendo, il "pazzo" no.

  • L'ANSIA NON PROVOCA L'ICTUS, l'ictus è causato da un embolo non dall'ansia, inoltre ha sintomi diversi anche se spesso simili.

  • DI ANSIA NON SI MUORE, non è mai successo, mai!!! Molte persone purtroppo hanno così paura di morire da non riuscire a vivere.

Un trattamento per l'ansia e gli attacchi di panico, secondo l'approccio Cognitivo Comportamentale dura più o meno 6 mesi, a meno che non ci siano tratti di personalità disfunzionali sottostanti che possono contribuire ad allungare i tempi.

Si lavora su cinque aspetti (almeno questo è il mo iter):

  1. Le emozioni, imparando a viversele anche se spiacevoli. "Guarda in faccia la paura e questa cesserà di turbarti" (Sri Yukteswar).
  2. I pensieri e le interpretazioni catastrofiche, riconoscerle e modificarle, allenandosi a fare questo.
  3. Il riconoscimento e la familiarizzazione con i sintomi fisiologici.
  4. La modifica di comportamenti evitanti e protettivi non utili, sostituendoli con comportamenti funzionali e rafforzativi.
  5. L'apprendimento di tecniche di respirazione e di rilassamento che contribuisco a ridurre l'attivazione eccessiva dell'organismo.

Prima di tutto questo è necessaria però un'attentissima valutazione, che inquadri le caratteristiche del problema ma che tenga conto della specificità della singola persona. Ogni soggetto ha una sua struttura di personalità unica, le proprie esperienze e i propri vissuti, è indispensabile tenere conto di questo per poter agire in modo proficuo. Sono necessarie inoltre tanta pazienza, motivazione e fiducia, sia nel clinico ma soprattutto in se stessi.