Caro Andrea,
grazie per aver espresso con tanta sincerità un disagio che, quando riguarda il corpo e la relazione, può confondere e spaventare. Quello che descrivi non è affatto raro: a volte il corpo “parla” prima della mente e segnala che qualcosa non è in equilibrio, anche quando la partner è una persona valida e affettuosa.
L’attivazione fisica, il disagio, la tensione interna che senti quando sei con lei non indicano necessariamente che la relazione è sbagliata, ma che c’è un bisogno tuo che non sta trovando spazio, o un’emozione che non riesci a riconoscere.
Il corpo può reagire per:
eccesso di autocontrollo (“devo essere perfetto con lei”);
paura di deludere o di perdere l’altra persona;
mancanza di spontaneità emotiva;
differenze nei bisogni di profondità, confronto, ritmo;
conflitti interni non ancora elaborati.
Quando dici “forse non riesce questa relazione a soddisfare dei miei bisogni, ma non so quali siano”, stai già individuando il centro del problema:
non c’è un fallo nella partner, ma una difficoltà tua nel riconoscere cosa ti serve davvero per sentirti vivo, coinvolto e sereno.
Il fatto che lei sia gentile, buona, solare e supportiva non annulla la possibilità che tu abbia bisogni diversi in termini di:
intensità emotiva;
confronto;
dinamica di coppia più attiva;
passione e stimolazione.
Alcune persone si sentono amate nella calma, altre hanno bisogno di “frizione sana”, discussioni costruttive, scambi più vivaci per sentirsi realmente connesse. Non c’è giusto o sbagliato: ci sono bisogni diversi.
La tendenza a “osservarti” continuamente — il corpo, le emozioni, le sensazioni — rischia di trasformarsi in una iper-analisi che ti allontana dall’esperienza reale.
Questo può generare:
ansia anticipatoria,
tensione fisica,
difficoltà a lasciarti andare,
dubbi costanti.
Quando dici “non mi fa benissimo vivere la mia relazione”, stai riconoscendo che questa iper-riflessività sta rubando spazio alla presenza.
Ti propongo alcuni passi concreti:
• 1. Inizia a chiederti: “Di cosa ho bisogno per sentirmi vivo e connesso?”
Potrebbe essere spontaneità, profondità emotiva, gioco, confronto più deciso, complicità fisica diversa.
Annota tutto ciò che senti, senza giudicarti.
• 2. Parla con lei, ma non per accusare: per condividere.
Puoi dirle che stai attraversando un momento di ascolto interno e che vorresti esplorare insieme come rendere la relazione più autentica per entrambi.
• 3. Smetti (per quanto possibile) di controllare il corpo.
Più lo osservi, più amplifichi i segnali. Prova a portare attenzione a ciò che fate, non a come ti senti “dentro”.
• 4. Consenti a qualche piccolo conflitto di emergere.
Non per litigare, ma per conoscervi meglio.
Una relazione senza mai attrito rischia di diventare “piatta”, non perché manchi amore, ma perché manca dialettica.
• 5. Chiediti se stai cercando la relazione ideale o quella reale.
A volte l’insoddisfazione nasce da aspettative interiori, non dalla persona accanto.
Tu stesso dici di essere “la migliore versione” di te da quando siete insieme: questo è un dato prezioso, che non va ignorato.
Al tempo stesso, non basta che l’altro sia “speciale”: serve che la relazione rispecchi anche te, i tuoi bisogni, il tuo modo di amare.
Quello che stai vivendo non è un problema da “risolvere” subito, ma un processo da ascoltare con pazienza.
Se sentirai la necessità di chiarire ulteriormente ciò che il corpo sta comunicando, un percorso psicologico può aiutarti a decodificare questi segnali e trovare una direzione più serena.
Resto a disposizione per approfondire, se lo desideri.
Dr.ssa Anna Bianca Iero
Psicologa Clinica e della Salute