Daniela  domande di Sesso, Coppia, Amore e Relazioni  |  Inserita il

Catania

Il mio ragazzo e il rapporto morboso con la sua famiglia

Salve, scusate se sarò parecchio prolissa. Sono una ragazza di 26 anni fidanzata da 4 anni. Io e il mio ragazzo abitiamo in due città diverse e viviamo ancora con i nostri genitori e questo ci ha portato a dover trascorrere intere giornate o settimane nelle rispettive case per determinati periodi pur di vederci. In questi 4 anni sono sempre andata io da lui, mentre lui è venuto solo poche volte (5/6) a casa mia tra l'altro per pochissimi giorni quindi mentre io ormai sono ben integrata nella sua famiglia, lui nella mia sembra quasi uno sconosciuto. Quando gli chiedo di venire qui, si infastidisce quasi e inventa sempre scuse per farmi andare lì da lui (si è vero, a casa sua abbiamo più privacy e libertà essendo che i genitori sono separati e quindi spesso ci ritroviamo da soli ma anche io ogni tanto avrei voglia di "viverlo" a casa mia). Alla fine mi lascio sempre convincere pur di vederlo e vado io da lui. Il vero problema però è che negli anni e soprattutto negli ultimi 2 anni ho iniziato a vedere il suo atteggiamento quasi come morboso nei confronti della sua famiglia tanto che ormai quando vado da lui passo quasi tutti i giorni con loro. A volte dopo giornate intere passate a casa sua vivendo in casa di sua madre o di suo padre sento il bisogno di ritagliarci dei momenti per stare da soli mentre lui questo bisogno non lo manifesta proprio e anzi nel weekend, quando abbiamo un po' di tempo libero per fare qualcosa, lui organizza sempre qualcosa per stare con la sua famiglia. Ad esempio ci ritroviamo a fare passeggiate al centro commerciale con la sorella e il compagno, o un pranzo a casa loro tutti insieme, oppure andare a mangiare fuori con la sua famiglia. Anche quando abbiamo qualcosa in programma, se gli viene proposto qualcosa da fare insieme lui cambia i nostri programmi per stare con loro, ad esempio anche se abbiamo in programma una passeggiata da soli lui cambia subito idea e mi chiede in loro presenza se per me va bene unirmi a loro (tra l'altro mettendomi in difficoltà perché sembra brutto dire di no in faccia e sembrare quasi la "guasta feste").
Non dico che con la sua famiglia mi trovi male ma vedendoli e vivendoci insieme H24 per giorni interi, mi sembra naturale voler fare qualcosa da soli. Lui mi liquida dicendomi che lo fa per noi, perché è meglio che stare da soli così almeno abbiamo la compagnia, ma sa bene che tipo di persona sono e sa che io amo ritagliarmi del tempo per stare sola con me stessa anche, quindi figuriamoci in coppia. Inoltre noto che lui ha un atteggiamento un po' infantile, quasi a voler dimostrare ai propri genitori di essere un bravo figlio. Mi spiego: se i suoi hanno un bisogno o un desiderio sembra quasi che lui "corra" per ogni cosa che loro chiedono, anche se si tratta una cavolata. Ad esempio se la mamma esprime il desiderio di qualcosa lui subito l'accontenta andandogli a comprare la cosa desiderata (voleva un pianta particolare e lui il giorno dopo è uscita a comprargliela e piantargliela), se la mamma desidera spostare un mobile lui subito fa ciò che lei dice. Il problema è che lo fa quasi a voler dimostrare di essere un bravo figlio, non so come spiegarlo ma è un po' come quando un bambino fa un disegno ai genitori e glielo mostra con fierezza. Sembra farsi carico di tutte le dinamiche familiari, sembra non saper dire di no ai suoi genitori e sembra ossessionato anche dalla casa di sua madre dove loro sono cresciuti (pensa a tutto lui e quando usciamo pensa continuamente a cosa poter comprare per quella casa). Non dico che sia sbagliato voler bene e pensare ai bisogni dei genitori, dico solo che a 26 anni non puoi solo pensare ai loro bisogni (assecondando a volte anche inutili capricci per farli contenti) e trascurare i bisogni individuali e di coppia. Ad esempio, il fratello che è un anno più grande sta pensando a costruirsi la propria vita, la propria casa, mentre lui sembra solo pensare ai suoi genitori e alla loro casa. Non è gelosia la mia ma lo vedo come un bambino per certi versi ancora. Anche io sono legata alla mia famiglia ma non ossessionata. Se vedo qualcosa che mi piace lo penso per la mia futura casa, immaginandola già, mentre lui la pensa in funzione di casa dei suoi. Abbiamo anche discusso per questo suo atteggiamento e io mi sono ritrovata a dirgli che non vorrei vivere nella sua città perché poi lui continuerebbe ad essere ossessionato dalla sua famiglia e ci ritroveremmo sempre in queste dinamiche e ovviamente lui non la prende affatto bene ma anzi si inalbera parecchio e arriva a dirmi che io lo voglio solo allontanare dalla sua famiglia (cosa non vera, ma mostro solo il mio modo di vivere la vita e la relazione che è diverso dal suo). Non so come descrivere questa situazione, ma io vorrei un ragazzo più maturo, meno attaccato alla famiglia e al "nido familiare", che penserebbe più alla coppia. Non voglio lasciarlo perché ci troviamo bene su tanti altri aspetti, ma questo suo lato inizia a diventare davvero pesante per me.

  1 Risposte pubblicate per questa domanda

Dott.ssa Manuela Leonessa Inserita il 13/10/2023 - 12:15

Torino
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Buongiorno Daniela,
capisco quanto possa essere frustrante la situazione con il suo ragazzo e quanto questo suo modo di relazionarsi con la famiglia possa suscitare in lei dubbi e perplessità. Non è in suo potere cambiare il rapporto che esiste tra lui e la famiglia d’origine, ma è giusto fargli sapere come questo la faccia sentire. Ci scrive che spesso ha provato ad affrontare l’argomento e di come lui abbia sempre reagito male. Forse potremmo fermarci a riflettere su come propone l’argomento al suo ragazzo. Forse il disagio per la situazione la spinge ad affrontare l’argomento in maniera poco assertiva spingendo il suo ragazzo a rifiutare il confronto . Il suo disappunto è comprensibile ma forse manifestarlo non l’aiuta nel raggiungimento del suo obiettivo. Non so se posso averle dato uno spunto di riflessione, ma se pensa che approfondire l’argomento possa esserle d’aiuto resto a sua disposizione. Un cordiale saluto, dott.ssa Manuela Leonessa