Come gli algoritmi influenzano il nostro benessere mentale

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algoritmi e salute mentale


Cosa sono gli algoritmi e come funzionano?

Ogni volta che passiamo del tempo su un social network, facciamo una ricerca su Google o ci appare una pubblicità online, stiamo interagendo con un algoritmo.

Un algoritmo è un insieme di istruzioni che decide quali contenuti mostrarci basandosi sulle nostre preferenze e azioni fatte precedentemente. Tutto ciò avviene grazie a delle sequenze matematiche che analizzano dati e prendono decisioni in modo automatico.

Gli algoritmi “imparano” da ciò che facciamo online e, a partire dai contenuti che ci interessano, cercano di tenerci il più possibile collegati con notizie, pubblicità, post e video che ritengono siano più "adatti" a noi. Più interagiamo con certi contenuti, più l’algoritmo ci mostrerà contenuti simil, in un processo chiamato “personalizzazione”. Per esempio, quando su Instagram vediamo una pubblicità di un profilo che ci sembra interessante o quando Netflix ci consiglia un film, è un algoritmo che ha selezionato quei contenuti per noi.

Il fatto che tutto ciò con cui interagiamo online sia “filtrato” da un algoritmo personalizzato, presenta un aspetto positivo e uno negativo. Il bello è che ci aiuta a trovare cose che ci interessano.

L’altra faccia della medaglia è che limita la nostra visione del mondo, selezionando solo ciò che vogliamo vedere e ci piace. Infatti, ogni visualizzazione, like, commento o clic viene registrato dall’algoritmo come una nostra preferenza, ma questo non vuol dire necessariamente che sia positivo per noi. Ciò che accade è che spesso finiamo per ricevere contenuti che rinforzano insicurezze, ansie o visioni distorte della realtà, perché abbiamo interagito in passato con contenuti simili.

Si tratta di un meccanismo invisibile e pericoloso, alla base di dinamiche che possono influenzare la nostra percezione della realtà, potendo mettere a rischio il nostro benessere mentale.


Come gli algoritmi influenzano il modo in cui ci vediamo

Le nostre esperienze online nei social media, nei motori di ricerca e nel web in generale sono governate da algoritmi. Questi possono influenzare la nostra percezione di noi stessi, autostima e salute mentale, per via di diversi meccanismi. Ecco i principali:

  • Confronto sociale: Gli algoritmi dei social media ci mostrano immagini idealizzate della vita degli altri, come foto perfette, successi professionali e momenti felici. Si tratta di contenuti che vengono premiati perché generano più interazioni, ma che non rispecchiano la realtà. Il problema è che la visualizzazione di questi contenuti stimola il confronto sociale, portandoci a vedere la vita degli altri come migliore o più perfetta della nostra e abbassando la nostra autostima o soddisfazione personale.

  • Convinzioni rinforzate: I motori di ricerca e i social media alimentano un "effetto bolla", dove gli algoritmi ci espongono solo a contenuti che rispecchiano le nostre convinzioni preesistenti. Questo rinforza idee e pensieri limitati, impedendoci di vedere una varietà di opinioni. Sebbene questo possa farci sentire validati nelle nostre convinzioni, limita l'esposizione a punti di vista diversi, rinforzando convinzioni polarizzate. Approfondiremo questo concetto nel prossimo paragrafo.

  • Gratificazione immediata e dipendenza emotiva: Gli algoritmi dei social media sono progettati per mantenere alta la nostra attenzione. Infatti, facendo scrolling e vedendo continuamente contenuti nuovi, o anche ricevendo notifiche, stiamo dando al cervello una ricompensa immediata, che stimola il rilascio di dopamina, il neurotrasmettitore legato al piacere e alla gratificazione. Questo meccanismo crea una dipendenza psicologica: cerchiamo costantemente novità e approvazione, “disimparando” a mantenere l’attenzione a lungo e diventando emotivamente dipendenti dalla validazione esterna per sentire il nostro valore personale.

  • Sovraccarico informativo: L'abbondanza di contenuti continui che ci vengono proposti dagli algoritmi può portare a stress, ansia e senso di disconnessione, poiché siamo costantemente bombardati da informazioni che non possiamo digerire completamente. Questo sovraccarico informativo può portare a un abbassamento della capacità di concentrazione e di prendere decisioni, influenzando negativamente la nostra salute mentale.

  • FOMO (Fear of Missing Out): Gli algoritmi tendono a farci sentire che stiamo perdendo qualcosa, mostrandoci attività, eventi e successi di altre persone. Questo può creare un senso di insoddisfazione e frustrazione, spingendo a una continua ricerca di approvazione e a un desiderio di far parte di una realtà che non corrisponde sempre ai nostri valori.

  • Cicli di emozioni negative: Molti contenuti online sono progettati per suscitare emozioni forti, come indignazione, paura o tristezza, specialmente nelle notizie o nei post sensazionalistici. Gli algoritmi tendono a spingerli poiché queste interazioni attirano più attenzione. Se ci troviamo a interagire continuamente con contenuti negativi o che ci suscitano rabbia o paura, possiamo finire per rinforzare questi stati emotivi, che possono innescare ansia, stress o anche depressione.

  • Costruzione della propria identità online: Gli algoritmi dei social media e delle piattaforme online ci incentivano a costruire una versione ideale di noi stessi. Quando creiamo contenuti per condividerli, tendiamo a presentare una versione perfezionata della nostra vita. Questo processo può distorcere la nostra percezione di sé e della realtà, facendo sentire la nostra vita meno interessante o soddisfacente rispetto a quella degli altri. In questo modo, la nostra identità online può entrare in conflitto con la nostra identità reale, creando un disallineamento che impatta negativamente sulla nostra autostima e sul nostro benessere mentale.


Cosa sono le echo chambers e quali sono i pericoli?

Le echo chambers, che si traduce con “camere dell’eco” o “camere di risonanza”, sono spazi online in cui si entra in contatto quasi esclusivamente con opinioni e visioni simili alle proprie. In questi contesti, le idee simili si rinforzano a vicenda creando un “eco”, mentre le opinioni considerate “divergenti” rimangono al di fuori.

Queste “camere” si vengono a creare proprio come effetto degli algoritmi. Infatti, l’algoritmo ci espone a diversi tipi di echo chamber, per esempio di natura scientifica, culturale, politca, o di diverse nicchie etc.

Come descritto da Eli Pariser, “gli algoritmi di Google, i misteriosi e affascinanti filtri che selezionano le nostre domande non sono ­affatto casuali, ma basandosi sulle nostre precedenti richieste ci guidano verso gusti, opinioni, persone, ambienti, stanze di Weinberger a noi affini, ­allontanandoci da quelli disomogenei.”

In questo modo, l’algoritmo ci mostra contenuti che confermano ciò che già pensiamo, perché sa che è più probabile che li guarderemo o condivideremo. Di conseguenza, il nostro punto di vista viene rinforzato, mentre il confronto con prospettive diverse si riduce.

Un recente studio, coordinato da Walter Quattrociocchi dell'Università La Sapienza di Roma, ha analizzato come si formano le echo chambers su quattro social network: Facebook, Twitter, Reddit e Gab. I ricercatori hanno osservato che chi interagisce frequentemente con contenuti di una certa area politica tende ad avere contatti con persone che condividono gli stessi interessi. Studiando temi controversi come il controllo delle armi, l'aborto e i vaccini, è emerso che su Facebook e Twitter la polarizzazione delle opinioni è particolarmente forte. Quattrociocchi sottolinea quanto sia fondamentale comprendere il funzionamento delle echo chambers per analizzare come si formano le opinioni pubbliche, come si diffondono informazioni e disinformazione e persino per sviluppare modelli predittivi simili a quelli utilizzati nelle pandemie.

Dal punto di vista cognitivo, le echo chambers rafforzano un particolare meccanismo del cervello: quello dei “bias” o scorciatoie mentali. Il bias di conferma, la tendenza della mente a cercare conferme e a ignorare le informazioni che mettono in dubbio le nostre convinzioni, è il principale meccanismo sottostante le echo chambers, insieme al bias di appartenenza, che ci porta a sentire la necessità di sentirsi parte di un gruppo. Le echo chamber amplificano questi fenomeni cognitivi, portandoci a sminuire le opinioni diverse e condividendo con i “nostri simili” ciò che crediamo.


I rischi delle echo chamber e dell’algoritmo

Le principali conseguenze negative delle echo chambers sono le forti polarizzazioni e gli scontri tra gruppi con credenze tra loro opposte.

Inoltre, la costante selezione di opinioni affini alla propria prospettiva, elimina quella diversità necessaria per lo scambio di idee, il confronto critico e la crescita personale e professionale, portando a radicalizzazione, chiusura mentale e crescente intolleranza verso chi pensa in modo diverso da noi.

Esiste anche un rischio psicologico derivante dal percepire l’opinione diversa come una minaccia: aumento di stress, riduzione dell’empatia, polarizzazione delle emozioni, difficoltà nella gestione emotiva, problemi relazionali e ridotto senso di sicurezza personale.

Un altro pericolo delle echo chamber è che possono venire create appositamente a favore di specifici scopi manipolatori.

L’algoritmo tende anche a rinforzare certi “modelli di successo”, come guadagni facili, popolarità rapida, corpi “perfetti” e vite senza difficoltà. Questo non solo porta a una pressione costante per via del confronto, ma può anche portare a una visione distorta di ciò che è normale o desiderabile, spingendoci a misurarci con standard irreali.

Il rischio di tutto ciò è che, esponendosi all’algoritmo, chi osserva può alimentare frustrazione, senso di inadeguatezza o ansia da prestazione, specialmente se adolescente o vulnerabile.

Una revisione sistematica pubblicata su PubMed nel 2024 ha analizzato 67 studi quantitativi e ha concluso che l'uso problematico dei social media è associato a sintomi di depressione e ansia nei bambini e negli adolescenti, con una correlazione più evidente nelle ragazze.

Inoltre, una ricerca pubblicata su JMIR Pediatrics and Parenting nel 2024 ha rilevato che l'uso quasi costante dei social media tra gli adolescenti è significativamente associato a un aumento del disagio psicologico, anche dopo aver controllato per fattori familiari e esperienze infantili avverse. ​


Come i social rinforzano emozioni e pensieri

Oggi i social media sono uno strumento quotidiano per distrarsi, cercare conforto, combattere la solitudine, trovare ispirazione o ottenere gratificazioni rapide. Tuttavia, i contenuti selezionati dagli algoritmi possono condizionare o distorcere il nostro modo di vivere ed elaborare le emozioni.

Gli algoritmi dei social media mostrano contenuti che generano più interazioni, come "mi piace", commenti e condivisioni. Questi contenuti spesso suscitano emozioni come felicità, rabbia, sorpresa o tristezza, e ci spingono a reagire, interagendo ulteriormente con il contenuto. Più interagiamo, più gli algoritmi ci propongono contenuti simili, creando un ciclo che rinforza determinate emozioni e pensieri, spesso enfatizzando quelli più estremi o polarizzati.

Inoltre, i contenuti sui social media spesso fanno leva su emozioni forti come rabbia, indignazione o invidia, perché tendono ad avere tassi di coinvolgimento più alti. Le notizie, le storie virali o i video emotivi sono progettati per colpirci a livello emotivo. Questo può rinforzare determinati stati emotivi o pensieri legati a temi caldi, come la giustizia, la politica o eventi personali.

Nel tempo, potremmo esporci a una sovra-stimolazione emotiva, che non rispecchia la realtà ma che può mantenere il nostro sistema nervoso in uno stato di iperattivazione. Dal punto di vista psicologico, questo è collegato a una maggiore incidenza di stress, irritabilità, ansia e persino insonnia.

Inoltre, con il rinforzo delle opinioni e convinzioni per l’effetto dell’echo chamber, anche le emozioni legate a queste convinzioni (come la rabbia o il disappunto) vengono amplificate, creando un ciclo in cui ci sentiamo costantemente validati nelle nostre opinioni.

In definitiva, i social media amplificano e rinforzano le nostre emozioni e pensieri attraverso meccanismi di feedback, conferma delle nostre convinzioni e stimolazione costante della gratificazione.


Consigli su come stare meglio online

Non possiamo spegnere gli algoritmi, ma possiamo usarli in modo più consapevole.

È importante sapere che ciò che vediamo online non è neutro: sviluppare senso critico è già un atto di cura.

Praticare l'igiene digitale aiuta: scegli con attenzione i contenuti che segui, limita il tempo sui social, evita il doomscrolling e alterna momenti online con attività reali come natura, creatività e relazioni autentiche.

Puoi anche usare gli strumenti offerti da diverse app e piattaforme per gestire il feed e il tempo di utilizzo.

Ricorda che la qualità delle interazioni conta più della quantità: segui solo ciò che ti fa stare bene e impara a disconnetterti quando serve.

Se senti che i social ti stanno sovraccaricando emotivamente, è consigliabile parlarne con qualcuno.

Infine, per i genitori e gli insegnanti, è bene tenere a mente che educare i più giovani a un uso consapevole della tecnologia è essenziale per proteggere il benessere mentale in un mondo sempre più digitale.


Come può esserti d’aiuto Psicologi Online?

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Oggi ad esempio abbiamo parlato di algoritmi e benessere mentale.

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Bibliografia

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