Confronto continuo
Salve,
sono una ragazza di 30 anni che vive all'estero (Giappone) da 3 anni. Nell'ultimo anno, che ha coinciso con l'inizio del lavoro (prima ero studente) ho notato una tendenza a pormi in continuo confronto con tutte le persone che ho intorno, specialmente tra quelle che non conosco bene. Passanti per strada, colleghi a lavoro, non accade tuttavia con conoscenti stretti.
Da questo confronto sono sempre gli altri a risultare nella mia testa "inferiori". Il loro abbigliamento, il modo di parlare, gli argomenti, le abitudini, gli ideali. Trovo sempre qualche cosa di sgradevole e comunque non consono a me. Questo continuo controntarli con me mi porta a provare come un senso di irritazione. Ovviamente questi pensieri li tengo sempre per me, e sono sempre cortese quando ho occasione di rapportarmi. Cerco sempre di approfondire la cultura del paese in cui vivo, però dopo averla compresa e valutata arrivo spesso alla conclusione che i miei ideali da persona nata e cresciuta in Italia, Europa siano i più validi. I primi due anni forse ho cercato sempre di adeguarmi alla gente del posto il più possibile, per sentirmi probabilmente accettata. Però man mano che la mia indipendenza mentale ed economica è aumenta ho sentito il bisogno di difendere le mie idee, i miei principi, la mia cultura. Affermare nella mia testa la diversità. "Vivi e lascia vivere" direte voi. Razionalmente mi rendo conto che sarebbe la scelta migliore, eppure non riesco a smettere di essere critica. Convivo con il mio ragazzo giapponese da 3 anni, ma lui per molti aspetti è diverso dal tipico giapponese , è molto aperto alla cultura estera per cui non ho di questi problemi con lui. Inoltre ho notato che questo mio atteggiamento critico è molto più evidente con le donne della mia età. Sento anche che questo mio atteggiamento è dettato molto dal sentirmi continuamente diversa. Intendo fisicamente parlando un occidentale risalta immediamente nella sua diversità. Sento sempre gli occhi puntati essendo sempre la minoranza. Nella metro, per strada, in un negozio. Ci sono io e poi gli altri. Mentre quando ero in Italia mi sentivo empatica, io ero parte di un noi, compresi gli estranei. Anche quando parlo con gli altri si finisce sempre con il parlare delle differenze Italia Giappone, eppure vorrei sentirmi solo io, e non la tipa straniera/italiana. In quanto a comunicaizone, parlo fluentemente la lingua e ormai parlo il 100% del tempo in giapponese perchè non ho amici italiani qui. Mi scuso per la lunghezza di questo intervento, spero di ricevere qualche dritta per uscire da questo circolo poco piacevole. Grazie per il tempo dedicato alla lettura.
M.Y.