Ci mangio sù: quando il cibo diventa strumento per gestire le emozioni

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mangiare per gestire le emozioni


Nutrirsi è un bisogno fondamentale. Oltre alla sua funzione principale, il cibo, ha anche una connotazione sociale: accompagna gran parte dei nostri ricordi ed è uno strumento di condivisione e, come tale, può essere fonte di soddisfazione oppure il nostro più grande nemico.

Se il cibo è diventato uno strumento che ti permette di abbassare la tristezza, sfogare la rabbia o annientare il senso di colpa, può sembrarti il tuo principale alleato, ma in realtà lo stai utilizzando per neutralizzare o allontanare le tue emozioni e a lungo andare puoi perdere la capacità di gestire i tuoi comportamenti e i tuoi pensieri.

Per tornare ad avere il timone delle tue emozioni e del tuo comportamento, liberandoti dalla prigione del cibo, prova a fermarti e a puntare il tuo sguardo in tre direzioni diverse: passato, presente e futuro.
 

UNO SGUARDO AL PASSATO

Voltati indietro e chiediti:

  • Quando ho iniziato a cercare sollievo nel cibo? Cercare il fattore scatenante è il primo passo da fare. Puoi andare indietro nel tempo e cercare di ricordarti come eri prima e come sei adesso per trovare quale evento o quali eventi della vita ti hanno portato a rifugiarti nel cibo.

 

UNO SGUARDO AL PRESENTE

Poni l'attenzione al momento attuale che stai vivendo e chiediti:

  • Quali emozioni provo? Il secondo passo da fare è cercare di capire quali emozioni cerco di neutralizzare o reprimere attraverso il cibo. Nel momento preciso in cui inizio a mangiare cosa provo? Sono arrabbiato? Sono triste? Sono infelice? Sono in ansia?

  • Quali pensieri mi passano per la testa nel momento in cui inizio a mangiare? Ad ogni emozione sono collegati uno o più pensieri e sono proprio questi ultimi che guidano le nostre sensazioni e il nostro comportamento.

    Per identificare pensieri ed emozioni puoi aiutarti con un Diario Giornaliero dove scriverai:

    • Colazione, pranzo, merenda, cena: cibo e bevande; emozioni e pensieri; motivo per il quale mangio (fame, noia, condivisione, piacere, routine...).

 

UNO SGUARDO AL FUTURO

Immaginati tra un anno e chiediti:

  • Come sarò una volta che sarò riuscito a riprendere in mano la mia vita? Sarò in grado di affrontare il cambiamento e familiarizzare con il “nuovo me stesso”? A lungo andare finiamo per identificarci con i nostri problemi e facciamo fatica ad immaginare una vita senza di loro. Questo perché la sofferenza purtroppo diventa una sensazione familiare e anche se vorremmo liberarcene, facciamo fatica a farlo.

    Per aiutarti in quest'ultimo passo puoi cercare nelle tue Risorse, ovvero puoi fare un elenco di tutti i tuoi successi, anche piccoli, l'importante è che ti concentri su tutte le volte in cui ce l'hai fatta. Questo ti permette di identificare le tue risorse, i tuoi punti di forza da sfruttare per raggiungere il tuo obiettivo anche questa volta.

Rispondere a queste domande può aiutarti a chiarire meglio la tua problematica e può indirizzarti nella scelta di un percorso psicoterapico.

 

Fonti

  • Tahon P. (2019). Metti a dieta la tua mente. Gribaudo

  • Dalle Grave R. (2015). Alle mie pazienti dico... Positive Press