articoli di psicologia della Dott.ssa Flavia Massaro

risposte dello specialista Flavia Massaro

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Non sopporto più mia mamma

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Cara Ale, i rapporti fra madre e figlia possono essere molto complicati e non scevri da invidie, rancore, sentimenti ambivalenti. E' possibile che Sua madre sia una persona infelice e invidiosa, che non tollera che Lei possa avere successo nella vita, e che per questo tenda a scoraggiarLa e a prevedere per Lei un futuro poco felice. E' però anche possibile che i discorsi sgradevoli che Le rivolge siano motivati dalla convinzione di spronarLa in questo modo a prendersi più cura di sè: non pochi genitori sono convinti che insultare e offendere i figli sia un buon metodo per incoraggiarli a migliorare, anche se questo non funziona quasi mai, e a volte non si risparmiano nell'utilizzo di questo metodo. Cerchi di capire come mai Sua madre si comporta così e magari glielo chieda apertamente, dicendole che gli effetti di queste sue affermazioni non sono certo positivi per Lei e per il vostro rapporto. In ogni caso a questo punto della Sua vita è importante che Lei si prepari al futuro distaccandosi gradualmente dalla necessità di ricevere compimenti in famiglia per sentire di valere e di essere una persona che merita di essere apprezzata e amata. E' importante che la Sua autostima e la Sua opinione di sè stessa dipenda sempre più da sue valutazioni e percezioni e sempre meno da quelle di altri, altrimenti rimarrà in loro balia. Cerchi quindi di concentrarsi di più su sè stessa e di valutare oggettivamente la situazione, riflettendo sul fatto che Sua mamma non ha automaticamente ragione sul Suo conto solo perchè è la persona che l'ha cresciuta. Le faccio tanti auguri, dott.ssa Flavia Massaro psicologa a Milano e Mariano Comense www.serviziodipsicologia.it...

Ho lasciato il mio lavoro e mi sento vuoto

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Caro Vincenzo, ogni scelta comporta una rinuncia e quando si tratta di scelte compiute in ambito lavorativo le ripercussioni economiche non sono mai indolori. Se il lavoro che ha lasciato Le causava forte ansia, al punto tale da farLa dimagrire, penso che il rimpianto possa riguardare solo l'aspetto economico e non il resto, dal momento che rischiava di ammalarsi rimanendo in quell'ambiente. Si trattava inoltre di un impiego a termine, che quindi non avrebbe risolto il Suo problema occupazionale, e quindi il Suo rimpianto può essere mitigato anche da questa considerazione. Provi a pensare che, come ha trovato quell'impiego, ne può trovare un altro, e a focalizzarsi sulle Sue capacità e risorse: questo le sarà utile per trovare un altro lavoro presentandosi al meglio e mantenendo un atteggiamento fiducioso. In bocca al lupo! dott.ssa Flavia Massaro psicologa a Milano e Mariano Comense www.serviziodipsicologia.it...

Incapace di amare

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Cara Narcisa, la situazione che descrive è decisamente complessa e per avere una risposta sul piano diagnostico è necessario che si rivolga di persona ad uno psicologo, dal momento che non ci è possibile porre diagnosi senza esaminare di persona chi si rivolge a noi. In linea di massima in Lei possono essere presenti tratti narcisistici, ma anche di dipendenza e forse una certa quantità di ansia da separazione che emerge a fasi alterne. Per spiegare i motivi di tutto questo è necessario esaminare con attenzione la Sua vita e soprattutto la qualità delle Sue relazioni primarie, risalenti all'infanzia, che sono solitamente alla base delle modalità di relazione dell'adulto: in esse può risiedere sia la spiegazione, sia la soluzione, della Sua "coazione a ripetere", nelle parole di Freud. Considerando che aspetta un figlio, e che quindi questa volta è coinvolto anche un terzo soggetto in questa dinamica che tende a ripetersi, è molto importante che Lei si rivolga di persona ad uno psicologo per farsi aiutare. Rifletta seriamente su questa possibilità, spero che seguirà il mio consiglio. Tanti cari auguri, dott.ssa Flavia Massaro psicologa a Milano e Mariano Comense www.serviziodipsicologia.it...

Paura di viaggiare in auto se guidano gli altri

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Caro Andrea, la sua paura non è così rara o incomprensibile, soprattutto se deriva da situazioni traumatiche vissute in passato. Oltre alle cause legate a traumi e incidenti, in genere la paura di salire su una vettura condotta da altri si presenta quando si prende la patente e si inizia a guardare in maniera diversa la strada quando si non guida (con "occhio" non più da passeggero, ma da guidatore), perchè ci si è abituati a stare attenti alla segnaletica e alle altre macchine: non avendo in mano in volante - e quindi il controllo della situazione - si può soffrire per lo stato di passività in cui ci si trova, ad es. per il fatto di non poter frenare quando si ritiene siail momento di farlo perchè questa rimane prerogativa del guidatore. Trattandosi nel suo caso di una paura datata, e quindi presumibilmente radicata, non penso possa fare molto da solo (di sicuro ha già provato a risolvere da sè il problema), quindi le suggerisco di rivolgersi ad uno psicologo che utilizzi ipnosi, PNL o Emdr per superarla. Le faccio tanti auguri, dott.ssa Flavia Massaro Psicologa a Milano e Mariano Comense www.serviziodipsicologia.it...

Abbuffate compulsive

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Cara Benedetta, solitamente i disturbi del comportamento alimentare (e in generale le condotte alimentari non equilibrate) hanno paradossalmente poco a che fare con l cibo e traggono origine da difficoltà legate alle relazioni, alla famiglia, alla costruzione di un'immagine di sè positiva. Di conseguenza la via maestra per occuparsene è la psicoterapia ed è necessario comprendere prima di tutto quali dinamiche scatenano i comportamenti problematici e le emozioni ad essi connesse, pr arrivare poi alla soluzione del problema. Le suggerisco di rivolgersi ad uno psicologo psicoterapeuta di orientamento psicoanalitico/psicodinamico e le consiglio la lettura di questi due testi: "Donne che mangiano troppo" e "Troppo buone!", entrambi di Renate Gockel, che possono darle molti spunti di riflessione sull'argomento, aiutandola da subito a capire meglio sè stessa. Tanti cari auguri, d.ssa Flavia Massaro...

Paura di guidare e di uscire

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Cara Valeria, se la sua difficoltà è nata come "paura di uscire a piedi" e ora si è trasformata in "paura di guidare" (Amaxofobia) è possibile che lei soffra di un disturbo d'ansia e in particolare di una forma di agorafobia che le provoca intenso disagio quando si trova "allo scoperto", lontano da quelli che ritiene luoghi sicuri (casa sua in primis). La diagnosi spetta in ogni caso allo psicologo che la esaminerà di persona: le suggerisco sicuramente di rivolgersi ad un mio collega di orientamento psicodinamico o psicoanalitico per farsi aiutare a trovare la causa del suo malessere per poi risolverlo, poiché la paura di guidare è probabilmente solo una manifestazione "esteriore" di altre paure più profonde (essere vulnerabile, essere indipendente, non avere il controllo della situazione). Un caro saluto, d.ssa Flavia Massaro...

Trascorro le giornate tutte allo stesso modo

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Cara Arianna, il consiglio che le ha dato il suo amico virtuale è molto sensato, anche se gliel'ha dato perchè non riesce più a sostenere il peso delle sue lamentele sulla situazione che sta attraversando e/o perchè non sa come aiutarla. Nella sua richiesta non dice nulla di sè e senza conoscere altri elementi non posso risponderle entrando nel dettaglio, non sapendo ad esempio se si è sempre sentita insicura o se è una , se si è "barricata in casa" perchè si sta laureando e ha paura del futuro o invece perchè è indietro con gli studi e si vergogna della sua situazione, se ha un passato (o presente) di disturbi d'ansia e/o depressivi e così via. La cosa migliore che può fare è rivolgersi di persona ad uno psicologo per fare il punto della situazione e ricevere un aiuto qualificato per uscire da questa situazione di stallo, risolvendo eventuali problemi che forse si trascina da tempo. Tanti cari auguri, d.ssa Flavia Massaro...

Il sesso, un problema per la mia ragazza

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Caro Lo, i livelli di desiderio possono essere anche molto differenti fra i due partner di una coppia e la sua ragazza probabilmente non mente quando dice che prova per lei gli stessi sentimenti di prima, anche se il desiderio è calato. E' possibile che effettivamente per la ragazza il sesso non sia indispensabile e che quindi stia bene anche manifestandole affetto solo in altri modi, ma questo non toglie che siete in due e che quindi è bene che troviate un punto di accordo su questo aspetto del vostro rapporto. Per prima cosa è importante capire se la ragazza ha qualche difficoltà psicologica, dovuta ad esempio ad un'educazione rigida e sessuofobica, o se risente magari dell'effetto qualche farmaco (pillola anticoncezionale, antidepressivi, ...), in modo tale da inquadrare il problema per ciò che è realmente. Una volta appurate le vere cause della mancanza di desiderio potrete agire di conseguenza, attivando un percorso psicologico di coppia o individuale per la ragazza, oppure chiedendo al suo medico curante di modificare la natura di eventuali terapie farmacologiche che interferiscono con la vita sessuale. Un caro saluto, d.ssa Flavia Massaro...

Tradimento

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Gent.ma Lella, da quanto ci scrive sembra che lei abbia perdonato e concesso nuove possibilità più e più volte a suo marito, dopo l'iniziale scoperta della sua relazione extraconiugale. Suo marito ha reagito respingendo ogni accusa e confermando anzi i propri sentimenti per lei, mostrandosi interessato a non perdere il vostro rapporto, ma non ha fatto concretamente nulla - a quanto ci dice - per riavvicinarsi a lei o per risolvere i problemi di coppia ai quali lei stessa accenna. E' possibile che suo marito conti sul fatto che lei non avrà mai il coraggio di mettere seriamente in discussione il vostro matrimonio o di chiuderlo, considerando che avete un rapporto di lunghissima data e siete (immagino) cresciuti assieme. Probabile che per questo lui sembri risponderle quello che lei vuole sentirsi dire, per poi proseguire indisturbato con la relazione che ha intrapreso. A questo punto è necessario comprendere se il buon andamento e la continuazione del vostro matrimonio interessano solo a lei o anche a lui, che sembra non temere alcuno scossone nè alcuna seria presa di posizione da parte sua. Può decidere di seguire due strade: può proporgli (in maniera decisa) una consultazione di coppia con uno psicologo come dimostrazione di buona volontà oppure può passare direttamente ai fatti, magari chiedendogli di allontanarsi per un periodo in modo tale che entrambi vi possiate chiarire le idee, dal momento che soprattutto quelle di lui sembrano piuttosto confuse. Credo che un'iniziativa di questo tipo, che non equivarrebbe a chiedere direttamente la separazione, lo potrebbe sorprendere, facendogli capire che lei non è più disposta a proseguire in questo modo e a tollerare ogni suo comportamento. Nel caso in cui lei gli chiedesse una pausa sarebbe in ogni caso utile che vi deste delle scadenze e che faceste poi il punto della situazione con l'aiuto di uno psicologo. Un caro saluto, d.ssa Flavia Massaro...

Relazioni tra minorenni

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Caro Domenico, se sta parlando di sé stesso ed è attratto da una ragazza di 4 anni più piccola va da sé che l'attrazione è "possibile" proprio perché la sta vivendo, per rispondere alla prima domanda che ci pone. Riguardo alla "anormalità" di questa attrazione le posso dire che, tecnicamente, occorre una differenza di almeno 5 anni di età rispetto al bambino/a oggetto di attrazione perché un soggetto sia considerato affetto da un Disturbo Pedofilico: mi sembra quindi di capire che si possa escludere una possibile diagnosi in tal senso. Un'eventuale diagnosi in ogni caso decadrebbe al compimento dei 14 anni della ragazza. Al di là dell'aspetto diagnostico o patologico sottolineerei il fatto che una relazione fra due adolescenti di età così diversa può rappresentare un problema se si tratta di persone che vivono fasi molto diverse della propria esistenza e hanno alle spalle esperienze molto lontane fra loro, cosa che da qui non ci è data sapere. Esistono adolescenti ancora molto giovani (14-15 anni) che hanno un vissuto particolarmente denso di esperienze e adolescenti più grandi (18-19 anni) che hanno un passato povero di esperienze di vita e di relazione e sono meno maturi rispetto a quanto ci si aspetterebbe per la loro età. Lei è in grado di vedere e capire se la ragazza ha un aspetto e modi ancora infantili o no: se per caso così fosse, e la sua attrazione nascesse da questo, avrebbe a mio avviso qualcosa su cui riflettere e di cui preoccuparsi. In caso contrario le preoccupazioni dovrebbero invece riguardare le implicazioni pratiche e i rischi da non correre, dei quali si dovrebbe far carico lei in primis in quanto partner più grande della coppia. Spero di averle dato degli spunti utili a chiarirsi le idee e le raccomando di tenere sempre ben presente che la differenza di età esiste e permane, anche se la ragazza sembra più grande di quello che è. Cordialmente, d.ssa Flavia Massaro...

Sono depresso?

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Caro Wolfango, credo che la cosa peggiore che possa fare sia continuare a mantenere una facciata di imperturbabilità anche con i suoi familiari, mentre dentro di lei si sente annoiato, insoddisfatto e in parte impensierito per il futuro. Dal momento che l’anno prossimo concluderà la sua esperienza scolastica si trova a un punto di svolta: le decisioni che presto dovrà prendere, unite ai cambiamenti che la attendono, richiedono una riflessione sul suo presente e futuro e questo non può avvenire senza condividere con altri i suoi pensieri. Quando ci si abitua a essere una presenza silenziosa e mai problematica - e si abituano le persone vicine a non aspettarsi mai che possiamo avere qualche problema o difficoltà - finiamo con il reprimere e far crescere dentro di noi il malessere che proviamo e che potrebbe invece trovare delle risposte, se ci aprissimo un po’ di più agli altri. Pensa di deludere o far preoccupare i suoi se raccontasse quello che le passa per la testa? Credo che non accadrebbe, perché non si tratta di nulla di allarmante, stando a ciò che ci riferisce, e che le farebbe bene iniziare a confidarsi con un genitore, un parente o un amico. Da quanto ci dice sembra non avere particolari progetti o aspettative per il futuro, né particolari interessi al di fuori dei videogiochi: può iniziare a riflettere su chi vuole diventare, su quali attività potrebbero riempire il suo tempo e su quali amicizie le piacerebbe avere. Anche se dice di essere abituato a passare molto tempo da solo ciò non significa che questa sia per lei una situazione accettabile e priva di conseguenze: i rapporti sociali sono importanti per l’equilibrio e il benessere psicologico e la loro assenza può contribuire a creare apatia, senso di vuoto, carenza di progettualità per il futuro. Le suggerisco quindi di iniziare a condividere con chi le è vicino quello che sta passando dentro di sè e di avviare una riflessione complessiva sulla sua situazione personale e sui suoi piani per il futuro. Se le occorrerà un aiuto per chiarirsi le idee o per trovare la giusta motivazione al cambiamento potrà sicuramente rivolgersi anche ad uno psicologo. Un caro saluto, d.ssa Flavia Massaro...

Non capisco se lo amo ancora

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Cara Giulia, lei scrive: "Premetto che soffro di ansia sociale, sono stata in terapia molto tempo per questo motivo e prendevo la paroxetina. Queste ossessioni sono incrementate proprio quando due mesi fa l'ho interrotta perché credevo di stare meglio" e le direi che ha probabilmente sbagliato ad interrompere la terapia, se ha riscontrato un netto peggioramento non appena ha deciso di abbandonarla. Può eventualmente decidere di cambiare terapeuta, se pensa che chi la seguiva abbia esaurito il proprio compito, ma, data la situazione, non credo che proseguire senza un aiuto sia una scelta saggia ed efficace. Passare il tempo a guardare e analizzare le foto di un ragazzo che ha al suo fianco nella vita reale non ha alcun senso, se non quello di dare sfogo alla sua ansia cercando di controllare la realtà e le sue reazioni ad essa. Questo tipo di comportamento non può che alimentare i suoi dubbi ogni volta che lo mette in atto e serve solo a far aumentare confusione e agitazione. Per imparare a tranquillizzarsi può solo riprendere a lavorare su di sè e curare adeguatamente il suo disturbo d'ansia. Un caro saluto. d.ssa Flavia Massaro...

Superare tradimento

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Caro Edoardo non commetta l’errore di ricostruire l’accaduto facendo iniziare tutto nel momento in cui la sua ragazza ha scoperto dell’altra, perché il problema è sorto prima. Il suo “tradimento” è infatti avvenuto dopo una discussione molto seria che vi ha portati addirittura a lasciarvi: i vostri problemi di coppia non sono quindi iniziati nel momento in cui lei si è avvicinato a un’altra. Il punto può non essere che lei “cambi” o meno, perché potete essere entrambi corresponsabili delle precedenti incomprensioni (delle quali non ci racconta nulla). Sarebbe importante tornare con il pensiero al “prima”, a ciò che vi ha fatti litigare e lasciare e che ha portato lei a “tradire” la sua (in quel momento) ex ragazza. Si chieda se l’ha fatto per rabbia, per ripicca, per dimostrare a sé stesso che può trovare un’altra quando vuole o per ulteriori motivazioni e analizzi la causa del suo gesto in relazione alla precedente litigata. In questo modo potrà vedere l’accaduto nella giusta prospettiva e anche chiedersi se la scelta che era stata presa, quella cioè di chiudere la relazione, non fosse quella giusta in base ai problemi che l’hanno generata. Se questi costituiscono di fatto un’incompatibilità caratteriale possono non essere risolvibili e in ogni caso non devono essere ignorati o messi da parte senza risolverli. Le suggerisco quindi questo tipo di riflessione e di condividere con la sua ragazza le conclusioni alle quali arriverà, in modo tale da poter o prendere una decisione meditata (se sarà il caso) o impegnarvi entrambi per cambiare e risolvere le vostre incomprensioni. Un caro saluto, d.ssa Flavia Massaro...

Il mio compagno si masturba su live cam erotiche

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Cara Valentina, la fruizione di quel tipo di servizi si differenzia non poco dalla visione di contenuti pre-registrati, proprio per la possibilità d'interazione con chi li fornisce. La percezione della "consistenza" di questo tipo di interazione è sempre individuale e si può anche considerare come un vero e proprio tradimento il contatto con chi, di fatto, esercita una forma di prostituzione online (per lo scopo di natura sessuale del servizio a pagamento). Il fatto che questo contatto non avvenga in presenza non rende meno reale l'interazione, nè meno umiliante per una donna scoprire cosa sta succedendo. Ridimensiona unicamente il senso di colpa di chi utilizza il servizio. Credo quindi che sia perfettamente comprensibile la sua reazione emotiva e che sia bene che affronti il discorso con il suo compagno, magari partendo dalle difficoltà nella vita di coppia che riferisce. Immagino che lui non pensi di fare qualcosa di male (per quanto lo penserebbe immediatamente, a parti invertite), perciò può anche iniziare il discorso riferendogli di averlo visto per poi chiarirgli come si è sentita, parlando di sè e senza focalizzarsi sull'incolparlo: questo potrà aiutarlo a riflettere sui propri comportamenti e su cosa lo ha portato a cercare soddisfazione fuori dalla coppia. Un caro saluto, dott.ssa Flavia Massaro...

Come curare un disturbo ossessivo compulsivo?

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Cara Giulia, come le è stato correttamente indicato, la terapia del DOC deve includere sia l'assunzione di farmaci, sia un percorso di psicoterapia, perchè si tratta di un disturbo complesso. Se nel corso dei 2 anni di terapia Cognitivo-Comportamentale ha appreso strategie utili nel relazionarsi con assertivamente gli altri potrà sicuramente continuare ad applicarle, ma se ha interrotto quel tipo di terapia in accordo con la psicologa che la seguiva è forse utile intraprendere un tipo di psicoterapia differente, ad esempio psicodinamicaa o ipnotica. Tenga in ogni caso presente che ciò che cura è la relazione terapeutica, più che la particolare tecnica utilizzata, come indicato da molti studi in materia. E' quindi di primaria importanza che si crei un'alleanza terapeutica costruttiva con chi la seguirà e che lei si senta capita, sostenuta e aiutata. Le faccio tanti auguri per il percorso che intraprenderà, d.ssa Flavia Massaro...

Università: abbandonare oppure continuare?

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Caro Alessandro, non conoscendo direttamente la sua situazione non è possibile darle un consiglio preciso e immagino che il mio collega che la segue le abbia dato quel suggerimento perchè in questo momento lei non ha le energie per occuparsi di tutto. Una situazione come la sua (lavoratore full-time che inizia un nuovo corso di studi mentre vive solo e deve gestire ogni aspetto pratico della propria vita) sarebbe impegnativa anche per un ragazzo che non avesse nessuna particolare difficoltà, quindi lo è ancora di più per lei, che oltre a tutto questo sta utilizzando tempo ed energie per curarsi. A questo proposito non è chiaro se assume anche una terapia farmacologica e, se per caso così non fosse, le consiglierei di rivolgersi anche ad un medico psichiatra per una valutazione. A mio avviso deve ragionare sia sugli aspetti economici (gli studi rappresentano un costo che le può creare ansia e si possono congelare per un anno o più), sia sulle conseguenze psicologiche del pensiero di fermarsi anche solo per un periodo. Se fermandosi avesse la sensazione di sprecare per sempre le sue potenzialità, e se riuscisse a non sentirsi demoralizzato se non le fosse possibile dare esami per un periodo, potrebbe anche continuare il percorso universitario secondo i suoi tempi, con tranquillità (anche perchè non ha preoccupazioni sul fronte lavorativo). Ovviamente, come le dicevo, questo non può essere un consiglio fondato sulla conoscenza del suo caso, che non possiedo, ma solo un invito a riflettere sulle conseguenze psicologiche dell'una e dell'altra opzione. Le suggerirei quindi di decidere in base alle conseguenze e cioè a come prevede che si sentirà. In ogni caso in bocca al lupo, d.ssa Flavia Massaro...

Tagliare i ponti con la famiglia: è possibile trovare una soluzione con il dialogo?

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Caro A., l'ambiente che frequenta sua madre (e i suoi parenti con lei) sembrerebbe quello di una setta, più che un contesto religioso nell'accezione moderna, ma non solo, del termine. Probabilmente in quel contesto trova regole e precetti da rispettare rigidamente che la aiutano a sostenersi psicologicamente e a sentirsi in pace, se è una persona debole come lei la descrive. Questo può valere in diversa misura anche per gli altri parenti. Sono sicura che sua madre compie in buona fede ogni singolo gesto che sta opprimendo lei (e immagino anche sua sorella), se davvero ritiene che sia il solo modo per raggiungere la salvezza dell'Anima. L'adesione a una Fede deve tuttavia venire da "dentro" e non si sostanzia certamente in gesti vuoti e vani, se praticati come una forma di scaramanzia, come un rito apotropaico che allontani la possibilità di sventure e il rischio di finire all'inferno. Non c'è dubbio che ciò che conta è invece la partecipazione spontanea ai riti e la volontà di vivere i precetti della Fede che si professa nella vita di ogni giorno, cose che nessuno può imporre ad altri. Credo però che il punto non sia tanto la modalità con la quale sua madre esprime la propria religiosità, quanto il fatto che parrebbe non volersi rassegnare all'idea che lei ha 21 anni e ha il diritto di scegliere per sè stesso. Questo vale in ogni ambito e immagino che non sia propensa a lasciarle libertà di scelta nemmeno in altri ambiti. E' perciò importante che lei si renda economicamente autonomo il prima possibile e che nel frattempo non vada allo scontro con sua mamma, cosa che la convincerebbe ancora di più che lei debba essere "governato" dall'esterno perchè non faccia una brutta fine. Provi ad accontentarla in parte, se possibile, e a spiegarle nel frattempo che quelle regole così rigide non portano al Paradiso, se seguite senza l'adesione interiore che in questo momento le manca. Le spieghi che capisce che agisce così perchè si preoccupa per lei, ma che ha bisogno di spazio e tempo per riflettere su ciò che le propone. Quando avrà la sua autonomia potrà decidere come gestire la distanza dalla famiglia d'origine e cosa "salvare" dell'esperienza religiosa (e non solo) che ha vissuto, che adesso ovviamente rifiuta in toto come reazione all'insistenza e invadenza materne. Un caro saluto, d.ssa Flavia Massaro...

Quando il tuo amante ti chiede di avere un rapporto a 3 con sua moglie

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Cara Ilaria, da quel poco che ci dice sembra piuttosto chiaro che lui abbia in mente di strumentalizzare il legame con lei, immaginando che possa accettare una proposta che, invece, la mette a disagio proprio perchè si rende conto che si tratta di farsi usare da lui per qualche scopo. Le persone solitamente non si sentono a proprio agio se si trovano a essere utilizzate come *mezzi* per raggiungere degli *scopi*, e questo parrebbe essere il vostro caso. Lei ipotizza che quest'uomo voglia introdurre un'esperienza nuova nel proprio menage di coppia per salvare un matrimonio barcollante e non è da escludere che abbia questo obiettivo. Probabilmente il loro rapporto è in bilico e la moglie è infelice, ma non so quanto un'esperienza di questo tipo possa apportare un cambiamento in senso positivo al loro matrimonio. Non sappiamo inoltre se la moglie sia stata interpellata e sia d'accordo a partecipare ad un menage a 3 e, se lui non gliel'avesse detto, questo avvalorerebbe ancor più l'ipotesi che la veda annoiata e infelice e che magari, temendo che abbia a propria volta un amante, pensi che questa sia una soluzione per la loro coppia in via di disfacimento. Forse ha iniziato a "sondare il terreno" parlandone a lei e si riserva di proporlo alla moglie dopo aver ricevuto il suo assenso. Se è così non abbiamo idea di come possa reagire la moglie a una simile proposta, se sono una coppia già in crisi. Tornando a lei, il fatto che non desideri un rapporto esclusivo con quest'uomo può portarlo a considerarla di "mentalità aperta" e ad immaginare che gradisca quella che invece sarebbe solo una strumentalizzazione in favore di un matrimonio del quale lei non fa parte. In conclusione, se ha motivo di pensare che quest'uomo la voglia usare per salvare il proprio matrimonio è comprensibile che si senta a disagio e farebbe bene a chiarire questo punto con lui, perchè non pensi di poter disporre di lei a piacimento e per capire che considerazione ha di lei, per quanto non progettiate alcun futuro insieme. Un caro saluto, d.ssa Flavia Massaro...

Situazione difficile con mia moglie

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Caro Mattia, è possibile che sposandovi poco dopo esservi conosciuti abbiate entrambi sottovalutato e non discusso a sufficienza il rapporto fra sua moglie e questo ex fidanzato/coinquilino, che evidentemente occupa un posto speciale nella sua vita. Questo non significa che ci sia necessariamente qualcosa di ambiguo, anche perchè in caso contrario immagino che sarebbero tornati assieme. Non so quale età abbiate, ma se loro due si sono lasciati 8 anni fa forse erano ancora sufficientemente giovani da coltivare un rapporto di amicizia/fratellanza dopo aver chiuso il rapporto di coppia. A volte questo succede e non ci sono automaticamente secondi fini o "porte lasciate aperte" in questo tipo di legami. E' possibile che sua moglie stia semplicemente portando avanti un'abitudine che aveva già prima e che, se lei non solleverà obiezioni, proseguirà a mantenere, non vedendo problemi. Non è chiaro se ha parlato a sua moglie di quanto si senta sminuito e messo da parte: se non l'ha fatto le suggerisco di chiarirle come si sente e magari di cercare a sua volta di creare un rapporto con questo ex, che potrebbe scoprire del tutto inoffensivo per il vostro matrimonio e del quale potrebbe perfino diventare amico a sua volta. A quanto capisco ciò che più la irrita e la fa sentire svalutato e sminuito è il fatto che lo chiami per chiedere consigli pratici: ora che è sposata con le sarebbe buona cosa che iniziasse a rivolgersi a lei per primo, quando le occorre un parere (a meno che non si tratti di questioni delle quali lei non si occupa). Le dica pure che le farebbe piacere che si rivolgesse a lei per primo, ma che comprende che, per quanto forse su questioni specifiche il suo ex possa essere più competente, ciò non toglie che non è piacevole sentirsi "scavalcati" se non sussistono motivi particolari perchè ciò accada. Eviti scenate di gelosia e le dica che sa che non sono più legati sentimentalmente e che comprende che sia abituata ad agire in questo modo, ma che vorrebbe che considerasse anche che ora la situazione è cambiata e a lei non fa piacere non sentirsi considerato. Un caro saluto, d.ssa Flavia Massaro...

Provare a capire un comportamento

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Cara Brina, le persone a volte non stanno insieme perchè legate da sentimenti d'amore o almeno affetto, ma per abitudine, per comodità, per convenienza, per mantenere una qualche facciata rispetto agli altri, per ottenere supporto anche economico e per molti altri motivi ancora. Se lui - con il quale ormai ci dice che è finita - tornasse a vivere con la (ex?) moglie non credo sarebbe per amore, ma per una sorta di dipendenza mista a comodità e alla garanzia di non essere privato del rapporto con le figlie, alle quali lei ci dice che tiene molto. Per lei non può che rappresentare una svolta che tutto questo sia finito, considerando che le è costato (oltre a tutto il resto) anche un aborto, che non è mai un'esperienza che si dimentica. Nel suo racconto non mi sembra di cogliere nulla di positivo riguardo a quest'uomo debole, indeciso, vittimista, manipolatore: non so quale apporto positivo potrebbe dare alla sua vita. Lei avrebbe potuto avere la "soddisfazione" di vincere la "sfida" con la (ex?) moglie, ma si sarebbe ritrovata legata a una persona che non mi pare possa rappresentare un punto fermo, un riferimento solido, una sicurezza per una donna. Alcune persone (uomini e donne) sono instabili e infantili e trascinano nella palude del proprio disagio personale quelli che si avvicinano. C'è chi li definisce non a torto "vampiri energetici", perchè prendono tutto quello che hanno da prendere e poi si allontanano quando non c'è più nulla e nè nessuno da sfruttare. Il fatto che una psicologa lo abbia definito "narcisista" può spiegare perchè è così incapace di rinunciare a qualcuno o qualcosa, tendente a colpevolizzare gli altri, pronto a mantenere la porta mezza aperta quando chiude un rapporto (lo ha fatto con lei e magari anche econ altre), centrato su sè stesso ( = non empatico). Le suggerisco di approfondire il tema del narcisismo maligno perchè penso che troverà molte spiegazioni ai suoi comportamenti e a ciò che ha vissuto. Adesso è il momento di guardare avanti e di provare soddisfazione per lo scampato pericolo di vivere un lungo futuro con una persona del genere da gestire e sopportare. Un caro saluto, d.ssa Flavia Massaro...

La relazione sta davvero per finire?

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Caro Ugo, sembra che questa ragazza soffra per difficoltà che vanno ben oltre la recente perdita del lavoro. E' possibile che abbia una bassa autostima che non la porta a concedersi di stare bene ed essere felice, o che abbia imparato in famiglia che non vale nulla e quindi non merita nulla. Bisognerebbe anche sapere se è cresciuta con un modello di coppia genitoriale conflittuale e infelice, il che potrebbe farle pensare che tutte le coppie prima o poi finiscano così e, torniamo sempre allo stesso punto, che non ha il diritto di essere più felice dei propri genitori. Queste sono ovviamente solo ipotesi, ma la invito a ragionare sul perchè si senta attratto da una persona così problematica e infelice, oltre che instabile. Ha avuto esperienze analoghe in famiglia? Ha dovuto prendersi cura di qualcuno nel suo passato, anche remoto, sentendosi impotente e inefficace? Credo che se giungerà alle risposte su sè stesso e sui motivi profondi della sua attrazione (vuole sentirsi utile/forte? Vuole riparare a una situazione del passato che non è riuscito a risolvere? Pensa di non avere altro da dare, se non aiuto e ascolto?) capirà anche come affrontare questa ragazza e capirà se le interessa veramente un rapporto di questo tipo e perchè (cosa del tutto lecita, ma della quale deve essere consapevole perché è coinvolta anche una bambina, la figlia di questa ragazza.) Le suggerisco la lettura di "Illusioni d'amore" di Jole Baldaro Verde, che può essere molto illuminante. Un caro saluto, d.ssa Flavia Massaro...

È normale che il mio ragazzo provi affetto per la sua ex?

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Cara P., non so quanti anni abbiate, ma il ragazzo e la sua ex hanno convissuto per molto tempo e, se non si sono "lasciati male" (ad es. per un tradimento), è comprensibile che l'amore si sia trasformato in affetto. Il punto fondamentale è questo: se il sentimento era autentico (il che significa che lui è una persona autentica, e lei non può che esserne felice) ciò che rimane quando finisce l'amore è un affetto simile a quello presente nelle amicizie, del quale lei non ha motivo di essere gelosa - anche perchè lui ha chiarito che non prova più amore nè interesse romantico per la ex e che non tornerebbe mai con lei. In fin dei conti ha scelto di stare con lei e questo è ciò che conta, assieme al fatto che una persona equilibrata non può fare "tabula rasa" del proprio passato come se non ne avesse uno. E' quindi bene che lui ne parli serenamente e che le stia fornendo chiarimenti e rassicurazioni: direi che gli può credere e dare fiducia, fino a quella prova contraria che mi pare di capire non sia mai arrivata. Un caro saluto, d.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano...

Ho avuto la certezza di essere gay ma sono stato spiazzato dall'arrivo di una nuova amica

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Caro Lorenzo, forse lei ha concluso un po' troppo rapidamente di essere gay anche a causa della sua (presumo) giovanissima età e dell'impatto dirompente che quell'unica relazione gay ha avuto. In fin dei conti, se ho capito bene, ha avuto una sola relazione che è durata solamente 3 mesi, ma questo ha portato a una modifica del suo modo di presentarsi agli altri che probabilmente è stata rassicurante, in quel momento, come può essere rassicurante (quando si è molto giovani) pensare di aver finalmente "messo un punto" alla questione della propria identità. Immagino che l'ansia e le fobie delle quali dice di soffrire non abbiano aiutato a fare chiarezza e sarebbe bene che si facesse aiutare da questo punto di vista, se ne soffre ancora oggi. Essendo passati ben 5 anni da quell'unica relazione gay possiamo dire che nel frattempo lei è cresciuto e oggi parrebbe aver trovato una ragazza che le smuove forti sentimenti: non se ne meravigli e provi a pensare che - magari - si è sbagliato in precedenza, auto-etichettandosi come gay. In ogni caso darei corso a quello che prova e starei a vedere cosa succede, così come asseconderei il suo improvviso desiderio di cambiare il modo in cui gli altri la vedono e quindi la considerano, a partire dalle significative modifiche al suo look che possono corrispondere ai cambiamenti che sta percependo "dentro". Un caro saluto, d.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano...

Musica incessante in testa

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Caro Alessio, la persistenza di contenuti intrusivi (che siano pensieri, immagini, ricordi o "file" musicali) è solitamente rilevabile all'interno di quadri connotati da ansia e ossessività più o meno patologiche. Le suggerisco di rivolgersi ad uno psicologo per ottenere prima di tutto una diagnosi e capire se soffre di un disturbo d'ansia/ossessivo, perchè qualunque intervento non può prescindere da un'analisi preliminare (anche tramite test psicologici) e dal chiarimento sulla presenza o meno di un disturbo psicologico. Oltre a quanto già suggerito dalla Collega le indico anche gli approcci che utilizzano ipnosi e/o PNL come utili per affrontare un sintomo di questo tipo, sempre dopo aver chiarito se è presente o no una diagnosi. Le faccio tanti auguri, d.ssa flavia Massaro, psicologa a Milano...

Dubbi su chirurgia estetica

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Caro Ale, penso che lei farebbe bene a parlare di persona con il nostro collega che la sta seguendo degli interrogativi che si sta ponendo, anche perchè (banalmente) ha la possibilità di valutare la sua situazione dal vivo. Dal punto di vista oggettivo ci dice: "il mio naso è ora decisamente più proporzionato e generalmente sono considerato un bel ragazzo", quindi lei stesso riconosce che il disagio che vive è molto probabilmente legato al senso di diversità e di umiliazione che ha vissuto ormai quasi 20 anni fa. Se oggi non è presente la disarmonia che si era creata con la crescita, e nel corso degli anni ha avuto diversi incontri e 2 relazioni importanti, immagino che la situazione non sia così preoccupante. In caso contrario lei non sarebbe generalmente considerato "un bel ragazzo", non trova? Penso che prima di decidere il da farsi farà meglio a parlarne di persona a chi la sta seguendo, per capire se quello che cerca di combattere non è un difetto estetico, quanto lo strascico del disagio emotivo che ha vissuto quando la prendevano di mira da ragazzino. Se il reale obiettivo (anche inconsapevole e inconscio) fosse questo non le servirebbe probabilmente a nulla operarsi: rischierebbe anzi di continuare a vedere dei difetti e a "sentirsi addosso" quel senso di disagio che risale a molto tempo fa. Non si preoccupi di sollevare la questione in seduta, perchè non si tratta di un argomento imbarazzante: tutti quelli che intendono sottoporsi a trattamenti estetici dovrebbero essere valutati prima dal punto di vista psicologico per comprendere se il vero problema risieda altrove, per prevenire delusioni, innesco di dipendenza da interventi estetici, fraintendimento del vero problema del paziente. In ogni caso le faccio tanti auguri, d.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano...

Cosa mi sta succedendo?

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Cara Sara, non so che tipo di lavoro psicologico abbia svolto, nè per quanto tempo o con quale frequenza, ma è possibile che non sia stato realmente concluso o che non sia stato sufficientemente approfondito da consentirle di costruire un equilibrio più solido, se non si sente di nuovo serena a breve distanza dalla conclusione delle sedute. Chiaramente non ci è possibile porre alcuna diagnosi a distanza, ma le suggerisco di riprendere il lavoro su sè stessa con un altro professionista. Quella parte di percorso che ha già svolto non andrà sprecata, ma può essere necessario approfondirlo per risolvere alla radice i motivi del suo malessere. Un caro saluto, d.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano...

Si puo' decidere di non amare?

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Cara Sabrina, alcune persone rimangono sostanzialmente ferme, dal punto di vista emotivo, agli anni dell'adolescenza: in tal caso non trovano realmente spazio ed energie da spendere per creare, nutrire e far crescere una relazione con un'altra persona. Esistono solo loro e sono la priorità di loro stessi. Se lui afferma di aver "funzionato sempre così" è possibile che appartenga a questo gruppo di persone e non conta nulla che abbia altri pregi, perchè l'aspetto affettivo può rimanere scisso, mentre l'Ego continua a essere messo al primo posto. In altri casi si tratta di narcisisti patologici, che non vogliono veder limitare da un partner le proprie possibilità (di fare altri incontri, di essere liberi di fare tutto quello che vogliono, ...) e scendere a compromessi, sempre necessari perchè una relazione duri. In ogni caso quella di non volere una relazione stabile non è una "decisione", ma un atteggiamento basato su aspetti inconsci che deriva dalla storia di vita del soggetto. Le spiegazioni apparentemente razionali che queste persone esternano servono semplicemente a coprire e celare l'incapacità di legarsi profondamente a qualcuno ed essergli fedele, scendendo a compromessi e facendo delle rinunce. Non conosco ovviamente la persona in questione, ma spero di averle dato qualche spunto di riflessione sui possibili motivi del suo atteggiamento, che può essere condizionato anche (ma non solo) dal disturbo dell'umore di cui soffre. Un caro saluto, d.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano...

Genitori sempre in mezzo?

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Cara Alessandra, si può pensare che l'aiuto economico arrivato dai suoi genitori sia esattamente quello che lei dice: un pretesto per continuare a intromettersi nella sua vita e nelle sue decisioni. Un simile aiuto dovrebbe essere gratuito e non legato a contropartite di questo genere, del tutto disfunzionali da ogni punto di vista. Non si deve meravigliare se sua madre cerca di manipolarla ancora oggi, a 30 anni di età: se si è relazionata a lei da sempre in questo modo è comprensibile che cerchi di proseguire così, perchè manipolarla le dà probabilmente un senso di potere e di controllo sulla sua "bambina". Le scene che lei descrive sono plausibilmente da attribuire ad uno scarso controllo della rabbia, ma non posso dirle da qui se vi sia anche qualche aspetto psicopatologico in sua madre, alla base del suo comportamento. In ogni caso oggi è un'adulta e spetta a lei opporsi alla manipolazione, anche mantenendo le distanze in maniera più netta rispetto a quanto in fondo potrebbe piacerle, visto che parliamo pur sempre della sua famiglia d'origine. Dal momento che le intromissioni aumenteranno nuovamente se doveste avere dei figli è meglio che lei tracci un confine netto ora, che non ci sono ancora nipotini da accudire che forniscano ulteriori spunti per i tentativi di intromissione di sua madre. E' necessario farle capire adesso che non gradirebbe avere troppi contatti se continuasse così e che lo deve accettare, che le piaccia o meno. Le ricordi che quando aveva la sua età ha potuto fare delle scelte e seguire il proprio percorso senza intromissioni, se così è stato. In caso contrario, le ricordi che a sua volta si è trovata in difficoltà, se ha avuto una madre o una famiglia invadente, portandola a empatizzare con lei e ad immaginare come si possa sentire in certe situazioni. Un caro saluto, d.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano...

Relazione e sesso

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Cara Silvia, vi siete messi assieme davvero giovanissimi (17 e 19 anni) e in 13 anni di relazione non solo molte cose sono cambiate, ma voi stessi siete cambiati, perchè siete cresciuti e diventati adulti. E' abbastanza raro che le storie iniziate in così giovane età proseguano senza scossoni, in mezzo a questo mare di cambiamenti, soprattutto se non avviene entro qualche anno una svolta, un "salto in avanti" come il matrimonio o la nascita di un figlio e quindi un progresso nella costruzione di una famiglia comune. Se ho capito bene convivete da circa 3 anni e sembra che i problemi si siano presentati in quel momento, tutti assieme. Si può quindi pensare che qualcosa non andasse già prima e che non ne abbiate avuta la percezione fino a quel momento. Non ho risposte per lei, non conoscendola, ma qualche spunto di riflessione e domanda: è sicura che i vostri sentimenti non siano cambiati in tanti anni di rapporto senza progressi? E' certa che lui la ami ancora - e che lei stessa lo ami come prima? Quanto hanno pesato l'abitudine, il senso di familiarità e la sicurezza nel continuare a stare assieme? Chi ha tenuto di più ad andare a convivere e quindi a dare una svolta alla storia? Fate dei progetti? Parlate mai di avere dei figli? Le suggerisco di riflettere sul fatto che, negli anni, può essere forse cambiato molto più di quanto ammettiate a voi stessi e sul fatto che a volte una storia prosegue perchè si è instradati su quel percorso, come fosse naturale non interromperla e non metterla mai in discussione. Le auguro che tutto si possa risolvere e le consiglio di parlare seriamente con lui dei vostri sentimenti e progetti, senza limitarvi a citare vagamente i "problemi" che vi rendete conto di avere. Se ci fossero delle decisioni da prendere (in qualunque direzione) il momento sarebbe proprio questo, visto che lei sta pensando di trovarsi un amante ed è quindi piuttosto esasperata, ma nonostante questo non mette in discussione la vostra relazione. Fate chiarezza e stabilite se qualcosa dev'essere cambiato o risolto. Un caro saluto, d.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano...

Non so se voglio fare un figlio

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Cara Mona, a quanto risposto dalla mia Collega aggiungo che l'esperienza della maternità è profondamente influenzata dal rapporto con la propria madre e dalla propria esperienza di figlia, che rimane "scritta" profondamente nell'inconscio e riemerge quando si progetta o si intraprende una gravidanza. Se l'esperienza "da figlia" non è stata del tutto serena è possibile rivivere in prima persona i pensieri e le paure della propria madre per come si sono percepiti da bambine. Se, per esempio, una bambina si sente un peso e vede sempre la madre stanca e stressata crescerà con la convinzione che i figli siano un peso, che rovinino la vita, che costringano a rinunce non ripagate dall'essere genitore. Rifletta su quale è stata la sua percezione da figlia di cosa sia la maternità, tenendo presente che in parte gli eventi si sono svolti in un'epoca che non consente di avere ricordi diretti (0-2 anni), ma nella quale l'esperienza del bambino gli lascia profondi segni dal punto di vista emotivo. Questi segni dentro di lei possono essere recuperati e spiegati alla luce dei racconti che può raccogliere da altri, da sua madre in primis: come ha vissuto la gravidanza? Stava bene? Dopo il parto come si sentiva? Stanca? Inadeguata? Depressa? E così via. Queste sono domande importanti da porre a sua madre o a suo padre, o a chi altri fosse presente all'epoca e ancora in vita, così come è importante porre attenzione ai fatti che accadevano normalmente e al clima presente in casa negli anni successivi. Può iniziare da sola questo approfondimento, ma le suggerisco di farsi aiutare da uno psicologo a condurlo in maniera efficace e risolutiva, per giungere alle risposte che cerca sui suoi desideri per il futuro. Un caro saluto, d.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano...