Cos’è il cat calling?
Il fenomeno del cat calling (dall’inglese call: “richiamare, attirare l’attenzione” e cat: “gatto”), tradotto in italiano con “pappagallismo”, indica quell’insieme di comportamenti verbali e non verbali finalizzati a commentare, infastidire o importunare una persona sconosciuta che si incontra per strada. Si tratta di atteggiamenti volgari che spesso implicano allusioni sessuali e generalmente sono rivolti alle donne.
Tipicamente questo tipo di molestia avviene da parte di persone sconosciute per strada, sui mezzi di trasporto, in parchi o in altri luoghi pubblici. Per questo, le espressioni street harassment (“molestia di strada”) e stranger harassment, (“molestia da parte di sconosciuti”) sono sinonimi di catcalling.
L’origine del termine catcalling deriva dal catcall, uno strumento che emetteva un fischio stridulo simile al verso di un gatto arrabbiato, che veniva usato nel XVII secolo in Inghilterra dal pubblico di teatro per manifestare disapprovazione nei confronti dello spettacolo.
Esempi pratici
Esempi di catcalling sono commenti indesiderati (sull’abbigliamento, l’atteggiamento, l’aspetto fisico), battute sessiste, complimenti che mettono a disagio, domande allusive, avances, fischi, gesti rudi, sguardi fissi, strombazzi, suoni di clacson, palpeggiamenti, inseguimenti e affiancamenti.
Il catcalling può anche avere una connotazione non-sessuale. Infatti, anche insulti razzisti ed omofobici sono esempi di catcalling.
Info e dati sul fenomeno del catcalling
Nell’ottobre del 2014, il fenomeno del catcalling ha acquisito una gran rilevanza, grazie a un video girato con una telecamera nascosta che mostra la giornata di una donna che cammina per strada a New York.
In 10 ore questa telecamera ha registrato oltre 100 casi di catcalling rivolti alla donna. Il video è stato pubblicato su Youtube dal gruppo di attivisti per la violenza domestica “Hollaback!” ed è diventato rapidamente virale.
In seguito, il movimento Hollaback e la Cornell University hanno condotto uno studio interculturale in 22 Paesi, su un campione di 16.000 donne, da cui è emerso un dato allarmante: l‘84% delle intervistate aveva subito molestie di strada da parte di sconosciuti già prima dei 17 anni.
Riguardo alla situazione del catcalling in Italia, il 69% delle donne italiane intervistate ha dichiarato di essere stata pedinata da uno o più uomini e più del 50% ha dichiarato di aver subito carezze e palpeggiamenti indesiderati da parte di sconosciuti.
Motivazioni
Ma che cosa è che spinge gli uomini al catcalling? Nello studio del 2020 condotto dalla dottoressa Del Greco su 348 studenti americani di sesso maschile sono state esaminate le motivazioni che portano a compiere atti di catcalling.
Dallo studio, innanzitutto, è emerso che il 78% degli uomini del gruppo ammetteva di avere compiuto molestie di strada. Le motivazioni più riportate erano “flirtare” ed “esprimere interesse sessuale”. L’87% di essi ha dichiarato di aver compiuto tali atti animato dal desiderio di ottenere risposte positive da parte delle donne, in particolare reazione più desiderata dai destinatari era la cordialità. Gli obiettivi più frequenti erano il desiderio di affettività, il piacere, l’inclusione, lo svago, il relax e la manipolazione.
Dallo studio è emerso anche che gli uomini che compiono catcalling hanno una maggiore tolleranza alle molestie sessuali, delle forti convinzioni sui tradizionali ruoli di genere, un alto grado di mascolinità o di dominanza sociale e atteggiamenti sessisti.
Da questi dati emerge che il catcalling viene spesso usato dagli uomini come mezzo di controllo, con il fine di modificare il comportamento del bersaglio. Allo stesso tempo, chi compie catcalling non percepisce la negatività dell’atto e spera una reazione positiva. Il tutto è sicuramente influenzato da fattori culturali, come la cornice sociale di natura maschilista, a cui si affiancano le motivazioni sopramenzionate.
Differenza tra apprezzamento e molestia
L’aspetto subdolo del catcalling è che questo comportamento molesto spesso viene giustificato come un lecito tentativo di approccio. Infatti, il catcalling si nasconde dietro ai complimenti o ai “normali” flirt.
Ma c’è una differenza tra un complimento e una molestia, ed è il fine: un complimento dovrebbe essere fatto per far sentire bene l’altro mostrando apprezzamento. Fare “un complimento” in assenza del contesto adeguato, senza chiari segni di disponibilità e consenso della persona bersaglio, rende l’atteggiamento una vera e propria prevaricazione: in questo caso, non è affatto un complimento. Inoltre, un complimento va fatto con gentilezza e con un tono amichevole e non con esclamazioni volgari.
Purtroppo, è comune che siano le donne stesse a normalizzare o addirittura a romanticizzare la molestia, considerandola un goffo tentativo di corteggiamento e di dare attenzioni.
Questa mentalità è frutto di una cultura sessista. Infatti, in molti abbiamo sentito dire che è normale che l’uomo non si controlli o altri luoghi comuni di questo tipo, che derivano dalla mentalità della nostra società. Tuttavia, il catcalling è una manifestazione della violenza di genere e legittimare questi atti discriminatori svaluta la donna stessa.
Esistono norme sociali che regolano il flirt e il corteggiamento: il rispetto e il consenso sono alla base dell’approccio. Il contesto di socializzazione deve essere appropriato, l’interazione deve essere condivisa e l’adesione allo scambio da parte di entrambe le persone deve essere chiara.
Al contrario, il catcalling non è né un complimento sincero né un tentativo consensuale di corteggiamento, ma un atteggiamento maschilista di prevaricazione in cui la donna diventa una preda sessuale di sesso femminile.
Oggettivazione sessuale
La teoria dell’oggettivazione sessuale proposta da Fredrickson e Roberts nel 1997 spiega gli effetti del contesto socioculturale maschilista e sessista in cui le donne sono costantemente oggettivate sessualmente, cioè private dell’identità di persone e ridotte a un mero oggetto sessuale, o a un corpo da usare o giudicare.
Gli autori stessi scrivono: “il filo conduttore che attraversa tutte le forme di oggettivazione sessuale è l’esperienza di essere trattati come un corpo (o un insieme di parti del corpo) valutato prevalentemente per il suo utilizzo (o il consumo da parte di) altri”.
Il catcalling è considerato una forma di oggettivazione sessuale. Durante il catcalling l’uomo si sente in diritto di esprimere i suoi giudizi senza che siano richiesti, e oggettivizza sessualmente il corpo della donna, piuttosto che valorizzarlo con le qualità che appartengono alla donna come persona.
La pericolosa conseguenza dell’oggettivazione è l’auto-oggettivazione, cioè l’interiorizzazione da parte della donna della visione del proprio corpo come oggetto sessuale, dovuta alle ripetute esperienze di esposizione all’oggettivazione sessuale. Questo è un grave rischio psicologico che può portare a distruggere la propria identità a favore degli stereotipi.
L’oggettivazione nel catcalling implica anche la deumanizzazione, cioè la privazione di umanità, la scomposizione della persona umana. Così come chiamare uno studente “somaro” è un atto di deumanizzazione, allo stesso modo lo è anche ridurre una persona a un insieme di parti del corpo, come avviene nel catcalling.
Conseguenze psicologiche del catcalling
Per via dell’auto-oggettivazione, le donne possono preoccuparsi eccessivamente del proprio fisico in pubblico arrivando a monitorare costantemente il proprio aspetto esteriore. All’auto-oggettivazione si associano vissuti di vergogna associata alla propria immagine corporea, disagio psicologico e persino disturbi alimentari, depressione e disfunzioni sessuali.
Il catcalling causa un forte disagio emotivo, che si può manifestare con sentimenti di imbarazzo, nervosismo, percezione di insicurezza, timore di stupro, sintomi di ansia e depressione. La rabbia repressa è un’altra emozione molto comune, che deriva dall’avere subito la molestia ed è aggravata dalla frustrazione per non aver reagito a causa della paura del molestatore.
A livello comportamentale, le sensazioni di paura, minaccia e pericolo portano a comportamenti di evitamento, messi in atto per evitare che quell’evento si verifichi nuovamente. Tipici comportamenti di evitamento sono:
Rinunciare ad uscire da soli, specialmente la sera, o rincasare prima che sia buio
Smettere di fare attività all’aria aperta, come il jogging
Cambiare i propri percorsi ed orari
Modificare il proprio abbigliamento per cercare di essere meno attraenti
Cercare di ridurre la propria visibilità indossando cappuccio o occhiali
Ridurre la socializzazione.
Questi comportamenti dipendono molto dalla propria autostima. Infatti, in assenza di una forte autostima la persona vittima di catcalling potrebbe auto-colpevolizzarsi e ritenersi responsabile delle molestie ricevute.
Anche il tipo di molestia influisce sulle conseguenze psicologiche, per esempio un inseguimento o una violenza fisica hanno un grande impatto sulla persona, che ha più probabilità di sperimentare un vissuto traumatico.
Come difendersi dal catcalling?
Di fronte a una molestia di strada, di solito le donne rispondono con comportamenti passivi non assertivi, come ignorare la persona, evitare il contatto visivo abbassando lo sguardo e allontanarsi. Come accennato, secondo gli studi, se la donna ha una scarsa autostima, tenderà ad auto-colpevolizzarsi e provare vergogna. Invece, se ha una forte autostima, cercherà di mettere in atto un tentativo di controllo come una risposta verbale o uno sguardo aggressivo.
Ma qual è il modo giusto per difendersi? Il movimento Hollaback, in collaborazione con L’Oréal Paris, ha promosso un programma di formazione e sensibilizzazione per istruire le persone ad affrontare le molestie di strada.
Le indicazioni per disinnescare la molestia, o intervenire in caso in cui siamo testimoni di una molestia, si basano sulle “5 D”: Distract, Delay, Document, Delegate, Direct.
Secondo questo metodo bisognerebbe distrarre il molestatore, ritardare il tentativo di molestia (come chiedendo l’ora), documentare la molestia (facendo un video o testimoniando in caso di denuncia), delegare, cioè richiedere, quando possibile, l’intervento di chi in quel momento ha l’autorità (come il conducente se la molestia avviene su un mezzo pubblico), e infine dirigere e coordinare la situazione (dando conforto alla vittima o affrontando il molestatore verbalmente).
In caso di avere subito una molestia traumatica, è importante anche chiedere un supporto psicologico per elaborarla e tornare a condurre una vita normale senza paure e comportamenti di evitamento.
Cosa dice la legge?
Alcuni governi, come quello francese, prevedono salate multe per il catcalling, che è considerato un vero e proprio reato. In Italia non è prevista alcuna pena, in quanto il codice penale non prevede una disciplina ad hoc per il catcalling.
Sebbene ci sia chi ritiene che potrebbe essere ricondotto all’art. 660 del Codice penale, che disciplina la contravvenzione di molestia o disturbo alle persone, gli esperti affermano che legalmente il catcalling non è riconducibile all’art. 660 per via di alcuni elementi che differenziano il catcalling dalla molestia.
In assenza di normative specifiche contro il catcalling e vista la diffusa banalizzazione del problema, bisognerebbe puntare sulla prevenzione delle molestie e sull’educazione alla comunicazione e sui sentimenti ed esperienze delle donne e, in modo da sradicare la mentalità sessista e l’oggettivazione della donna.
IN SINTESI
Cos'è il catcalling?
Il catcalling è una forma di molestia verbale in cui si fanno commenti indesiderati, fischi o osservazioni sessuali in pubblico, spesso rivolti a donne.Quali sono le conseguenze del catcalling?
Può provocare disagio, paura e influire negativamente sull'autostima delle vittime.Come si può contrastare il catcalling?
È importante educare alla sensibilità e al rispetto, e denunciare queste forme di molestia quando possibile.
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