Cos’è il disturbo bipolare?
Il disturbo bipolare, detto anche bipolarismo, sindrome maniaco-depressiva o depressione bipolare, è un disturbo mentale che si caratterizza per sbalzi d’umore estremi. Chi soffre di questa condizione sperimenta periodi di depressione che si alternano a periodi di mania o ipomania, spesso intervallati da una fase di umore normale.
Esistono diversi tipi di disturbo bipolare che si manifestano con sintomi diversi. Per questo, si parla di spettro bipolare, che comprende varie tipologie di bipolarismo.
Avere delle oscillazioni del tono dell’umore è assolutamente fisiologico e capita a tutti nella vita. Basti pensare a quando, in un momento di estrema gioia, incappiamo in una situazione difficile e reagiamo con tristezza o rabbia.
Nel caso di disturbo bipolare, invece, i cambiamenti dell’umore presentano delle caratteristiche patologiche: sono imprevedibili, improvvisi, inspiegabili, incontrollabili, prolungati ed eccessivi.
Senza una ragione apparente, una persona affetta da bipolarismo può passare da uno stato di grande eccitazione a un profondo stato di depressione, tanto grave che può associarsi ad autolesionismo o abuso di sostanze stupefacenti. Allo stesso modo, può passare improvvisamente da uno stato di depressione a uno stato di mania, con manifestazioni di estrema disinibizione e comportamenti socialmente inappropriati.
Origine del termine
Già nel II secolo d.C il medico greco Aretaeus di Cappadocia descrisse un disturbo che egli definì “melancholia mista”, le cui caratteristiche corrispondono a ciò che oggi chiamiamo bipolarismo.
Tuttavia, il concetto di “disturbo bipolare” compare nel XIX secolo con il medico francese Baillarger che lo utilizzò per descrivere una condizione in cui si alternano stati d’animo opposti. In seguito, il medico italiano Tanzi descrisse la stessa condizione con l’espressione “psicosi circolare”.
La definizione moderna del disturbo si deve allo psichiatra tedesco del XX secolo Kraepelin, il quale lo denominò “psicosi maniaco depressiva” e ne descrisse i sintomi in dettaglio. Da lì, il bipolarismo fu ulteriormente studiato e la sua diagnosi fu standardizzata nel Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali (DSM) dell'American Psychiatric Association.
Dati epidemiologici
Secondo le statistiche, una percentuale che va dall’1% al 2,4% della popolazione mondiale soffrirebbe di una patologia dello spettro del disturbo bipolare, con notevole variabilità tra i paesi del mondo. Negli Stati Uniti, sarebbe circa il 2,6% della popolazione adulta a esserne colpita, secondo le stime del National Institute of Mental Health, mentre in Italia l’1-2%.
La prevalenza dei vari tipi di bipolarismo è dello 0,6% per il disturbo bipolare I, dello 0,4% per il disturbo bipolare II e dell’1,4% per le manifestazioni sottosoglia.
Il bipolarismo colpisce in proporzioni simili uomini e donne. Tuttavia, da un recente studio italiano sembra che la prevalenza del disturbo sia leggermente superiore nel sesso femminile.
I primi sintomi insorgono generalmente nella fascia d’età che va dai 15 ai 30 anni.
Fattori di rischio
L’eziopatogenesi del disturbo bipolare si considera multifattoriale. Sono quindi diversi fattori genetici, biologici, psicologici e sociali che insieme ne costituiscono le cause.
Tra i vari fattori di rischio che possono contribuire all’insorgenza del disturbo bipolare, vi sono:
Fattori biologici: Sono state identificate delle alterazioni nei circuiti cerebrali come fattori che predispongono al bipolarismo. Tali alterazioni causano cambiamenti dei livelli dei neurotrasmettitori serotonina, noradrenalina e dopamina, tutti implicati nella regolazione del tono dell’umore, l’affettività, gli impulsi e molte funzioni biologiche come l’appetito e il sonno.
Fattori genetici: È stato dimostrato che avere un genitore affetto da bipolarismo incrementa di ben 10 volte il rischio di soffrire della stessa patologia.
Fattori psicosociali: Eventi stressanti come un lutto, degli insuccessi scolastici, o dei traumi familiari contribuiscono al manifestarsi della patologia. Anche l’abuso di sostanze stupefacenti, disturbi del sonno e altre condizioni della salute mentale aumentano il rischio d’insorgenza del bipolarismo.
Fasi
Gli sbalzi di umore tipici del bipolarismo si caratterizzano da un alternarsi più o meno regolare di fasi (o episodi) maniacali/ipomaniacali e fasi depressive.
Solitamente tra una fase e l’altra esistono degli intervalli inter-episodici, caratterizzati da un umore normale o “eutimico”. Questi intervalli possono durare settimane, mesi o anni. In alcune persone possono anche non presentarsi e il susseguirsi da una fase all’altra può essere brusco e improvviso.
Ogni fase è caratterizzata da umore, emozioni e comportamenti diversi.
La fase maniacale è connotata da un umore elevato in maniera persistente ed eccessiva. Questa fase dura generalmente una o due settimane. La fase ipomaniacale è simile ma di durata e gravità inferiori.
La fase depressiva è connotata da un umore depresso. Questa fase è generalmente più lunga di quella maniacale, con una durata variabile di settimane o mesi.
Tra la fase depressiva e quella maniacale può esserci una fase mista, caratterizzata dalla presenza simultanea di sintomi ipomaniacali e depressivi, che portano ad ansia e irritabilità.
Sintomi
Le fasi che caratterizzano il disturbo bipolare presentano sintomatologie specifiche.
I sintomi maniacali sono:
Aumento di loquacità e produzione verbale con difficoltà a frenarla
Eccessiva espansività
Euforia
Irritabilità
Agitazione psicomotoria
Aspirazioni esagerate, aumento dell’autostima e senso di grandiosità e onnipotenza
Aumento delle energie
Comportamenti iperattivi, impulsivi e pericolosi (tra cui attività sessuale promiscua, assunzione di sostanze, avventure rischiose, guida spericolata e shopping compulsivo)
Susseguirsi rapido e bruschi di pensiero, fuga delle idee, volubilità nel cambiare opinione
Distraibilità continua
Riduzione della capacità di giudizio e dell’autocritica
Aumento delle attività lavorative, scolastiche e sociali
Riduzione delle ore di sonno
Riduzione dell’appetito
In casi gravi sintomi psicotici (come sentire voci inesistenti o avere falsi convincimenti).
Per potere essere definito tale, l’episodio maniacale deve durare almeno una settimana. Quando l’episodio dura dai 4 ai 6 giorni si definisce ipomaniacale.
L’episodio ipomaniacale è molto simile a quello maniacale, ma i sintomi sono meno gravi e la durata è inferiore. Mentre nella mania i sintomi possono interferire seriamente con la vita quotidiana, talvolta al punto di richiedere l’ospedalizzazione, nell’ipomania generalmente il soggetto si sente bene. Spesso non si rende conto di essere entrato in una fase ipomaniacale e sono i familiari ad accorgersi dei cambiamenti del tono dell’umore.
I sintomi ipomaniacali sono:
Umore, energie, desiderio sessuale, loquacità e sociabilità più elevati del solito
Irritabilità e comportamento maleducato
Eccessiva sicurezza di sé
Forte sensazione di benessere fisico e mentale
Aumento dell’attività lavorativa e difficoltà a “rilassarsi”
Meno necessità di dormire del solito.
In alcuni casi, può accadere che la fase maniacale o ipomaniacale si manifesti con un umore disforico piuttosto che con grandiosità. Quando si presenta un episodio disforico, le emozioni predominanti sono la rabbia, l’aggressività, l’irritabilità e il senso di ingiustizia.
I sintomi depressivi sono:
Perdita di interesse e motivazione verso attività considerate piacevoli fino ad allora
Sconforto, sensazione di vuoto, tristezza
Pessimismo, scoraggiamento e disperazione
Sentimenti di autosvalutazione e riduzione dell’autostima
Senso di colpa e inadeguatezza
Alterazione della condotta alimentare, come riduzione o aumento dell’appetito e conseguenti variazioni di peso
Alterazioni del sonno, come insonnia, ipersonnia, risvegli precoci
Rallentamento della capacità di pensare
Incapacità di prendere decisioni e di concentrarsi
Mancanza di energie e faticabilità
Rallentamento psicomotorio
Pensieri di morte ricorrenti, come paura della morte o ideazioni suicidarie
Sintomi fisici, come mal di testa e palpitazioni.
Le fasi tendono a variare in durata e intensità in particolari periodi dell’anno. In genere, l’episodio depressivo tende a manifestarsi in autunno per via della diminuzione della luce ambientale, mentre quello maniacale può essere scatenato dal cambio di stagione in primavera o in estate.
Conseguenze
I sintomi del disturbo bipolare possono avere un impatto molto forte sulla vita della persona e dei suoi cari. I cambiamenti dei pensieri, dei comportamenti e delle abitudini legate al sonno e all’alimentazione possono risultare particolarmente debilitanti. Possono alterare la capacità di giudizio della persona e comprometterne il funzionamento quotidiano sul piano sociale, relazionale, lavorativo e scolastico.
La conseguenza più temibile è che possa essere messo in atto un tentativo di suicidio, che avviene tipicamente nella fase depressiva. Nei pazienti con disturbo bipolare il rischio suicidario è di circa 15 volte maggiore rispetto alla popolazione generale, con un 43% di essi che riferisce ideazione suicidaria, un 21% che ne descrive una pianificazione dettagliata e un 16% che ha messo in atto un tentativo suicidario nell’ultimo anno. Circa il 15% dei pazienti con disturbi dell’umore perde la vita per suicidio e la metà di essi commette almeno un tentativo di suicidio nella vita.
Diagnosi
Lo spettro bipolare, secondo il DMS, include le seguenti tipologie:
Disturbo Bipolare di I tipo:
Per diagnosticare il disturbo bipolare di I tipo, deve esserci almeno un episodio maniacale o misto e uno depressivo.
Disturbo Bipolare di II tipo:
Per diagnosticare il disturbo bipolare di II tipo, deve esserci almeno un episodio depressivo di almeno 2 settimane e uno ipomaniacale. In questo sottotipo non c’è una disfunzione sociale o lavorativa, né ospedalizzazione, né sintomi psicotici.
Disturbo Ciclotimico:
Per diagnosticare il disturbo ciclotimico devono esserci diversi periodi con sintomi ipomaniacali e diversi periodi con sintomi depressivi, che però non soddisfano i criteri diagnostici per durata, numero, gravità e pervasività. Questi devono durare almeno due anni ed essere presenti per più della metà del tempo, con intervalli asintomatici non più lunghi di 2 mesi per volta. In pratica, si tratta di un’alterazione del tono dell’umore cronica e fluttuante con sintomi ipomaniacali e depressivi che non rientrano nei criteri delle altre tipologie di disturbo bipolare.
Disturbo Bipolare Non Altrimenti Specificato.
Nel processo diagnostico è importante prestare attenzione a delle patologie che potrebbero presentare sintomi simili, le quali potrebbero coesistere con il bipolarismo o meno. In particolare, la diagnosi differenziale va fatta con il disturbo di personalità borderline, il disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività e la schizofrenia.
Trattamento e cura
Il disturbo bipolare è una patologia seria che necessita di un trattamento. Nella maggior parte dei casi, viene trattato con psicoterapia e farmacoterapia, considerata l’associazione più efficace. In alcuni casi gravi, può essere necessaria l’ospedalizzazione durante un episodio acuto, soprattutto per scongiurare comportamenti autolesionistici.
La psicoterapia è mirata alla riduzione della frequenza e la gravità degli episodi maniacali e depressivi, alla prevenzione delle ricadute, alla riduzione dei fattori di stress, all’apprendimento di strategie di problem-solving, alla psicoeducazione e all’individuazione precoce dei sintomi. Inoltre, gioca un ruolo fondamentale per aumentare la collaborazione del paziente con il trattamento farmacologico.
I farmaci generalmente comprendono stabilizzatori dell’umore, antipsicotici di seconda generazione e antidepressivi. Tra i più utilizzati vi è il litio, che fornisce controllo sugli eventi acuti e aiuta a prevenire le ricadute.
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