Come difendersi dalle persone passivo aggressive?

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comportamento passivo aggressivo


Comportamento passivo aggressivo, cos’è e caratteristiche

Il comportamento passivo aggressivo è definito come un “modo deliberato e mascherato di esprimere sentimenti di rabbia”. Venne identificato durante la Seconda guerra mondiale dal colonnello William Menniger, il quale notò nei suoi soldati comportamenti particolari, che erano aggressivi e problematici ma diversi dagli altri comportamenti "ribelli". Questi si manifestavano in modo passivo, attraverso ostinazione, ritardi, bronci e sabotaggi indiretti dei loro compiti militari.

Le persone passivo aggressive non sono in grado di esprimere i propri sentimenti in forma razionale né di comunicare in forma assertiva. Per questa incapacità, mistificano le emozioni mediante l’immagine di una persona carismatica, ironica e da una forte personalità, mettendo in atto comportamenti di aggressività passiva. Di fronte a delle richieste, mettono in atto attitudini di opposizione e resistenza passiva, mentre sviluppano sentimenti di rabbia e ostilità che trasmettono agli altri con modalità indirette, e mai apertamente conflittuali.

Il comportamento passivo-aggressivo è un atteggiamento non palese, piuttosto occultato, e si caratterizza per l’indifferenza, non-azione e aggressività. Si tratta di una forma di aggressione non verbale né fisica, ma sottile, dove l’avversione viene mascherata.

Una persona passiva aggressiva si comporta tipicamente in maniera educata, fino a che riesce a non far trapelare i suoi stati d’animo, ma facilmente diventa scontrosa o si infastidisce, potendo anche interrompere il dialogo con l’interlocutore.

Per queste motivazioni, stare accanto a una personalità passivo-aggressiva mette a dura prova il benessere personale e la relazione interpersonale, che è disfunzionale e spesso causa sofferenza in tutti i coinvolti.


È un disturbo?

Fino a qualche decennio fa il disturbo passivo aggressivo veniva considerato in psichiatria come un disturbo della personalità. Recentemente, ne è stato rivalutato l’inquadramento diagnostico, e oggi il comportamento passivo aggressivo in sé non rientra più nello spettro dei disturbi patologici.

Secondo i criteri attuali, sono importanti la frequenza e la modalità con cui tali atteggiamenti passivo-aggressivi vengono esibiti. Il comportamento passivo aggressivo può essere anche essere conveniente nel breve periodo in certe situazioni della vita, perché permette di evitare i problemi e conferisce potere. Diventa problematico quando si protrae nel tempo e diventa un un modello comportamentale abituale e cronico.

Quando i comportamenti passivo aggressivi sono realizzati in forma reiterata e sistematica, con atteggiamenti dominanti, ostili, rancorosi e pessimisti, allora si parla di disturbo di personalità passivo aggressivo.

È importante notare che non tutte le espressioni di aggressività passiva sono indicative di un sottostante disturbo passivo aggressivo. Per questo, il comportamento passivo aggressivo occasionale rientra nell’ambito non patologico della normale vasta gamma di variabilità comportamentale.


Come riconoscerlo?

L’individuo con comportamento passivo aggressivo presenta un insieme distintivo di comportamenti che possono essere riconosciuti quando messi in atto ripetutamente. Ecco alcune delle condotte tipiche:

  • Silenzio: Di fronte a una situazione che non gli piace, la tipica arma del passivo aggressivo è il silenzio. Incapace di esprimere la propria rabbia, si chiude e smette di rivolgere la parola all'altro. Poi, per paura e orgoglio, fingerà che non vi sia alcun conflitto e eviterà qualsiasi confronto, alzando un muro tra sé e l’altro.

  • Vittimismo: Si lamenta di non essere capito e apprezzato dagli altri, passando per vittima di ingiustizia. In questo modo, si giustifica per ciò che fa, addossa la colpa ad altri ed evita le critiche, pur mantenendo un atteggiamento di resistenza passiva aggressiva.

  • Procrastinazione: Il rinvio intenzionale e sistematico di compiti o responsabilità è un elemento tipicamente presente, come forma di resistenza passiva alle aspettative altrui. Infatti, tende sempre a rimandare e a lasciare incompleto quanto iniziato.

  • Ostilità e polemica: Tende a criticare tutto ciò che lo circonda e è costantemente di malumore. Adotta comportamenti ostruzionistici, che ostacolano il successo, il processo o il lavoro degli altri, senza una vera ragione, ma come forma di vendetta o espressione di risentimento.

  • Critiche indirette: Fa frecciatine, commenti sarcastici e battute taglienti, nella forma di critiche velate, per esprimere disapprovazione senza dichiararla apertamente. Un altro modo di esprimere il malcontento e criticare in maniera indiretta sono le espressioni facciali, i sospiri, i gesti e le altre forme di comunicazione non verbale.

  • Evitamento del conflitto diretto: Nega il confronto diretto, evitando di affrontare sentimenti spiacevoli. Pur provando rabbia, preferisce esprimere il proprio dissenso in modo indiretto, non prendendosi responsabilità.

  • Dimenticanze selettive: Finge di dimenticare appuntamenti, scadenze o impegni, facendo il finto tonto. Tuttavia, quando vuole qualcosa, si mostra affabile e premuroso.

  • Invidia e scarsa autostima: Sebbene possa mostrarsi spavaldo, in realtà ha una scarsa autostima. Si sente sfortunato, come se fosse sempre in difetto rispetto a ciò che gli è dovuto, e si lamenta esageratamente riguardo alle sue sciagure e difficoltà personali. Guarda spesso agli altri, essendo invidioso e risentito nei confronti delle persone apparentemente più fortunate.

  • Resistenza e difficoltà in ambito lavorativo: Quando gli viene affidato un compito che ritiene inadeguato, anche se apparentemente accetta di adempiere alla richiesta, non lo esegue o lo svolge in maniera polemica e non efficiente, anche commettendo volutamente degli errori per esprimere insofferenza in modo subdolo. Inoltre, tende a rimandare il più possibile il compito, senza palesare la propria avversione ma sviluppando rabbia interiormente.

  • Difficoltà nelle relazioni: Le sue relazioni sono caratterizzate da dipendenza affettiva e controllo manipolatorio. Da un lato, cerca di ottenere ciò che vuole e di essere indipendente, dall’altro desidera essere accudito e ha paura dell’autonomia. Questo conflitto interno porta a manipolazioni, conflitti e dinamiche relazionali tossiche con partner, amici, familiari e colleghi.


Motivazioni

Le motivazioni per cui il comportamento passivo-aggressivo si può radicare in una persona sono diverse e molte di esse hanno origini nell’infanzia.

Per la psicologia clinica, la principale causa dei comportamenti passivo aggressivi è la famiglia iperprotettiva, che manda messaggi contraddittori o in cui un genitore controlla eccessivamente l’altro che è assente.

Il bisogno di confinare le emozioni, e quindi non esprimerle, è un modello di comportamento appreso, in particolare in quegli ambienti familiari in cui la rabbia è additata come un sentimento negativo o un tabù, in ogni caso inaccettabile, e i bambini vengono incitati a reprimere e negare i propri stati affettivi.

In questi contesti, non si impara ad esprimere correttamente le proprie emozioni e di conseguenza si interiorizzano meccanismi espressivi alternativi. Cercando di ricorrere a espressioni emotive sostitutive, si mettono in atto comportamenti passivo aggressivi, come procrastinare o fare i vittimisti, che possono sembrare più socialmente accettabili.


Frasi ed esempi pratici

Le persone passivo aggressive, come elementi fondamentali del loro comportamento, utilizzano delle frasi particolari, che possono fungere da campanello d’allarme per aiutarci a riconoscere l’ostilità nascosta. Ecco degli esempi pratici del linguaggio passivo aggressivo:

  • "Perfetto, come vuoi", “Bene, ok”, “Che cosa mai”: Queste frasi esprimono una sottile resistenza. Apparentemente accondiscendenti, nascondono in realtà un malcontento non espresso apertamente. La persona passivo-aggressiva evita così di affrontare direttamente la questione, manifestando il proprio disagio con ambiguità.

  • "Lo faccio più tardi", “Tra poco penso a tutto”: Una persona passivo-aggressiva spesso accetta di svolgere un compito, ma poi ritarda volutamente l’azione. Questa procrastinazione è una strategia per evitare il conflitto diretto, pur infastidendo l’altro.

  • "Non avevo capito che la consegna era per oggi", "Per come ti sei espresso/a, non era chiaro che intendessi adesso": La procrastinazione viene giustificata con la scusa di una mancata comprensione, generalmente “colpa” dell’altro. La persona passivo-aggressiva ritarda l’esecuzione di un compito o un'azione, ma evita di assumersi la responsabilità diretta del ritardo, causando frustrazione.

  • "Vuoi sempre che tutto sia perfetto": Quando la procrastinazione non è possibile, un’altra strategia è quella di svolgere il compito richiesto in modo volutamente imperfetto. Questo comportamento passivo-aggressivo suggerisce che l’altra persona sia eccessivamente esigente o perfezionista, riducendo la responsabilità dell’aggressore.

  • "Pensavo che lo sapessi già", “Non ne eri al corrente?”: Le omissioni di informazioni importanti sono una tecnica per generare disagio. La persona passivo-aggressiva, evitando di comunicare dettagli cruciali, provoca situazioni problematiche per l’altro, giustificandosi con frasi del genere.

  • "Perché sei sempre così nervoso?", “Reagisci in modo esagerato”, Sei troppo rigido/a”, “Che perfezionista”: Frasi simili sono utilizzate per sminuire le reazioni emotive altrui. La persona passivo-aggressiva si finge sorpresa dall’irritazione dell’altro, alimentando ulteriormente il conflitto con la propria apparente calma.

  • "Non ho niente, tutto a posto", "È tutto ok", "Non sono arrabbiato”: Quando affrontata, la persona passivo-aggressiva nega apertamente i suoi sentimenti, specialmente la rabbia. Anche quando è visibilmente arrabbiata, la persona continua a negare i propri sentimenti, lasciando l’altro in uno stato di confusione. Questo blocca la comunicazione, rendendo impossibile una risoluzione chiara del conflitto.

  • "Hai fatto un ottimo lavoro... considerando tutto", “Sei stato d’aiuto nonostante il tuo livello culturale”, “Sei carino/a anche se sei in carne”: I complimenti ambigui sono uno strumento molto efficace del linguaggio passivo-aggressivo. Sminuiscono l’altra persona, mascherando l’insulto sotto un’apparente approvazione.

  • "Puoi fare di più", "Mi sembrava abbastanza ovvio": Queste frasi sono tipici esempi di insinuazioni passivo-aggressive, spesso utilizzate in ambito lavorativo. Per esempio, il capo ti loda per il tuo lavoro, ma subito dopo insinua che avresti potuto fare meglio, lasciandoti la sensazione di non essere mai all’altezza. Questo tipo di commento non solo ridimensiona i tuoi sforzi, ma ha lo scopo di farti sentire inadeguato e poco perspicace, alimentando insicurezze e abbassando l’autostima.

  • "Scherzavo, non te la prendere", “Era solo uno scherzo”: Quando smascherata, la persona passivo-aggressiva spesso giustifica il suo comportamento sarcastico o offensivo come uno scherzo, insinuando che l’altra persona stia reagendo in modo eccessivo.

  • "Sarò felice di aiutarti!": Un'offerta di aiuto eccessivamente entusiasta, seguita dall'inazione, è un'altra tattica passivo-aggressiva. L’apparente disponibilità nasconde un’irritazione che verrà espressa solo attraverso il mancato sostegno.
     

Come difendersi da queste persone?

Se hai a che fare con una persona passivo-aggressiva, è importante saper riconoscere il suo comportamento. In questi casi, affrontarla direttamente durante un conflitto non è utile, poiché la persona tende a chiudersi o a fare la vittima. È preferibile mantenere un atteggiamento distaccato, evitando di prenderla sul personale, rimanere calmi e non usare un tono autoritario, per evitare che l’altro si irrigidisca.

Quando la situazione è più tranquilla, prova a discutere in modo aperto e onesto, senza accusare. Utilizzare la strategia delle 3 A (“Attend, Assess, Address”, cioè “Osserva, Valuta, Affronta”) può essere utile: osserva ascoltando attentamente, valuta le emozioni dell’altro e poi affronta la situazione guidando la conversazione verso una soluzione.

Ricorda sempre di concentrarti su te stesso, poiché stare accanto a una persona passivo-aggressiva può essere faticoso e, in alcuni casi, può essere meglio allontanarsi.

Se non si riesce a risolvere, potresti suggerire un supporto psicologico, dato che chi adotta questi comportamenti spesso ha difficoltà a esprimere le proprie emozioni in modo sano.

Se invece sei tu a manifestare atteggiamenti passivo-aggressivi, sappi che è possibile cambiare.

Esistono programmi di training di assertività e percorsi di psicoterapia pensati per aiutare le persone a esprimere il proprio punto di vista in modo più chiaro e diretto, a fare richieste o rifiutare in modo adeguato, e a gestire meglio il conflitto.

Due approcci terapeutici particolarmente efficaci sono la Terapia Relazionale Emotiva Comportamentale (REBT) e l’Acceptance and Commitment Therapy (ACT). Queste terapie aiutano a riconoscere pensieri disfunzionali e a orientare il comportamento verso i propri valori, in modo da potere affrontare le relazioni in modo più equilibrato e soddisfacente.


IN SINTESI

  • Cos'è il comportamento passivo-aggressivo?
    È un modo indiretto di esprimere rabbia o disaccordo, attraverso azioni o atteggiamenti sottilmente ostili, piuttosto che con un confronto diretto.

  • Quali sono i segni di comportamento passivo-aggressivo?
    Silenzi prolungati, procrastinazione, sarcasmo e resistenza passiva a richieste o aspettative.

  • Come si può gestire il comportamento passivo-aggressivo?
    Riconoscere il problema, migliorare le capacità comunicative e, in alcuni casi, cercare supporto psicologico può aiutare a sviluppare un’espressione più diretta e sana delle emozioni.


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Oggi ad esempio abbiamo parlato di comportamento passivo-aggressivo.

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Fonti

  • Long, J.E., Long N.J., Whitson, S. (2008). The Angry Smile. The psychology of passive aggressive behavior in families, schools and workplaces. Austin, USA: Pro Ed.

 

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