Si può dimenticare una persona? Come fare?

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dimenticare una persona


Il desiderio di dimenticare qualcuno nasce spesso da esperienze dolorose come la fine di una relazione amorosa, un’amicizia tradita, un conflitto familiare o la perdita di fiducia in una persona importante.

Quando si cerca di cambiare pagina, è normale provare emozioni intense, come senso di vuoto, nostalgia e tristezza. In molti casi, una perdita affettiva, di qualsiasi natura essa sia, sembra un evento devastante e insormontabile.

Il ruolo che alcune persone giocano nella nostra vita è così importante che, quando quella persona speciale esce di scena o il suo ruolo cambia, mettiamo in discussione la nostra identità, le nostre scelte e i nostri progetti futuri. E andare oltre diventa necessario per ritrovare la libertà emotiva e tornare a sentire la propria essenza.


Motivazioni e possibili esempi

Una delle motivazioni più comuni per cui si cerca di dimenticare qualcuno è il bisogno di lasciar andare una relazione amorosa conclusa. Oggi, quasi 4 persone su 10 non sposate hanno vissuto una rottura nell’ultimo anno e mezzo.

Si potrebbe voler dimenticare quella persona per la volontà di guarire da un legame tossico o doloroso, una dipendenza affettiva o una relazione conflittuale. Oppure la ragione potrebbe essere la voglia di aprirsi a nuove relazioni, o semplicemente il desiderio di vivere serenamente, senza il continuo ricordo di un passato che limita il presente.

Chi ha vissuto una rottura difficile potrebbe voler cancellare ogni ricordo per ridurre il dolore, mentre chi ha subito un tradimento potrebbe cercare di allontanarsi emotivamente per proteggersi da ulteriori ferite.

Anche in contesti familiari, lavorativi o scolastici, può capitare di voler dimenticare un ex amico, familiare, collega o compagno con cui si è avuta una brutta esperienza.

In tutti questi casi, il bisogno di “lasciare andare” è comprensibile, ma andrebbe affrontato in maniera consapevole, puntando più sull’elaborazione e sulla crescita personale che sull’oblio forzato.


Perché è difficile dimenticare una persona?

Dimenticare qualcuno sicuramente non è un’impresa facile, specialmente se il legame emotivo era forte.

Da un punto di vista biologico, questo accade perché l’amore attiva una serie di meccanismi che portano a generare attaccamento. Il nostro cervello processa i sentimenti amorosi come una questione di sopravvivenza: il sistema nervoso umano desidera connessione, familiarità e stabilità, e sviluppa una sorta di “dipendenza” verso chi ci aiuta a sostenere queste sensazioni.

Quando una fonte di intimità emotiva viene a mancare, sperimentiamo fisicamente e psicologicamente uno stato di astinenza, anche se la relazione veniva percepita come “sana”.

Infatti, da uno studio recente su persone che hanno sperimentato recentemente una rottura, è emerso che queste continuano a pensare al proprio ex per l’85% della giornata, escludendo le ore di sonno. I loro cervelli mostrano una iperattivazione nelle aree legate al controllo degli impulsi e alla dipendenza. Molti di loro hanno difficoltà nella gestione delle emozioni, cercano di contattare l’ex in modo inappropriato o si rifugiano nell’alcol.

Ci sono anche molte ragioni psicologiche per cui può risultare particolarmente difficile dimenticare qualcuno.

Innanzitutto, maggiore è il coinvolgimento emotivo, la durata della relazione o lo spazio che quella persona occupava nella vita quotidia, più forte sarà la scossa generata dalla separazione. Le persone con cui condividiamo diversi aspetti della nostra vita (non solo in quantità, ma anche in termini di spessore emotivo) lasciano una forte impronta nella nostra psiche. I sentimenti che proviamo verso qualcuno non spariscono da un giorno all’altro.

Se la rottura è stata brusca, inaspettata, particolarmente intensa emotivamente, o se non viene da una nostra decisione, il distacco di solito risulta ancora più difficile, o persino traumatico. Lo stesso se erano presenti dinamiche tossiche, come la dipendenza emotiva, o se quella persona ha in qualche modo ferito la nostra autostima e ci ha fatto sentire non degni di amore. Al contrario, se la rottura è stata consensuale, accordata o naturale, il processo di separazione potrebbe risultare più dolce e lasciare meno strascichi emotivi.

Un elemento che gioca un ruolo importante è la memoria. Sono diversi i fattori che influenzano questo aspetto. Sembra che donne tendono ad avere una memoria sviluppata per le esperienze emotive. Ma non è solo il genere ad avere un impatto sul potere dei ricordi. Anche altri fattori, come la presenza di progetti condivisi, la quantità di tempo spesa con quella persona, la tendenza a rimuginare o a idealizzare e la salute mentale possono rendere più o meno difficile al nostro cervello il compito di “dimenticare”.


L’effetto Zeigarnik e perché non riusciamo a “lasciare andare”

Questa difficoltà nel dimenticare qualcuno è spiegata dall’effetto Zeigarnik, un fenomeno psicologico secondo cui le attività interrotte o incompiute restano più vive e insistenti nella nostra memoria rispetto a quelle concluse e considerate “complete”.

È come se il cervello mantenesse “aperta” una finestra mentale finché non ottiene una chiusura, generando una tensione che ci spinge a tornare con il pensiero a ciò che è rimasto sospeso.

L’effetto Zeigarnik fu osservato per la prima volta in un affollato ristorante dalla psicologa Bluma Zeigarnik, la quale notò che un cameriere riusciva a ricordare facilmente un gran numero di ordinazioni ancora in sospeso, ma dimenticava quelle già servite. Gli esperimenti confermarono che i compiti incompleti creano una tensione mentale che li mantiene attivi nella memoria, mentre quelli conclusi vengono rapidamente “archiviati”.

Nelle relazioni, questo meccanismo può rendere difficile dimenticare una persona, soprattutto quando la storia si interrompe senza un vero chiarimento, ad esempio in caso di ghosting o di un addio improvviso e unilaterale. La mancanza di una conclusione chiara lascia la mente in uno stato di ricerca continua, alimentando ricordi, domande e rimuginio.

L’effetto Zeigarnik è lo stesso principio che fa restare in testa una canzone interrotta a metà o ci fa attendere con impazienza la puntata successiva di una serie lasciata sul momento di massima suspense. Nei rapporti personali, però, questo “sospeso” può pesare molto di più, influenzando l’autostima e spingendo a rivivere di continuo la storia nella speranza di trovare risposte.

La chiave, quindi, non è forzarsi a “non pensare”, ma cercare un modo per dare una chiusura interna alla vicenda: scrivere ciò che non si è potuto dire, accettare l’assenza di spiegazioni, o trasformare il significato di quella relazione nella propria storia personale. Solo così il cervello potrà “archiviare” davvero e fare spazio al nuovo.


L’importanza del dimenticare e possibili rischi

Studi in psicologia e neuroscienze mostrano che la capacità di lasciar andare è essenziale per vivere nel presente e aprirsi al futuro. Senza dimenticare, rischiamo di restare intrappolati nel passato, rivivendo continuamente emozioni e immagini che ci impediscono di crescere.

Gli studiosi distinguono varie forme di dimenticanza: quella “senza tracce”, rara e quasi impossibile; quella “archivistica”, in cui il ricordo resta ma viene riposto in un cassetto mentale meno accessibile; e quella “a compartimenti stagni”, che isola certi ricordi per evitare che interferiscano con la vita presente.

Gli ultimi due tipi sono quelli a cui dovremmo mirare: dimenticare non significa cancellare tutto, ma ridurre il peso emotivo di certi ricordi.

Questa capacità ha anche un valore sociale e morale: dimenticare errori e momenti dolorosi permette il perdono, protegge l’identità e salvaguarda le relazioni. Nelle relazioni intime, saper dimenticare piccoli torti o momenti di disarmonia è essenziale per mantenere un legame sano.

La ricerca mette però in guardia da un rischio moderno: nell’era digitale, la memoria di internet, costante e facilmente accessibile, minaccia la nostra naturale capacità di dimenticare. Foto, messaggi e tracce online possono riportarci indietro nel tempo, ostacolando la guarigione emotiva.

D’altro canto, dimenticare troppo in fretta o in modo forzato può avere l’effetto opposto: reprimere il dolore invece di elaborarlo rischia di bloccare le emozioni e alimentare ansia o malinconia. In alcuni casi può portare a comportamenti impulsivi, come buttarsi in relazioni affrettate, isolarsi dagli altri o rifugiarsi in sostanze, nel tentativo di “riempire” il vuoto.

La vera sfida non è cancellare, ma dare un nuovo posto al ricordo: uno spazio che non faccia più male, ma che non debba nemmeno sparire del tutto.


Si può realmente smettere di pensare ad una persona? Come fare?

Smettere di pensare a una persona amata è possibile. L’amore e i ricordi non svaniscono spontaneamente, ma con il tempo è possibile trasformare quella sofferenza in crescita personale e liberarsi dei pensieri intrusivi.

Andare oltre non significa letteralmente di cancellare ricordi e “scordare” qualcuno. Piuttosto, ciò che è importante è iniziare un processo interno di guarigione e di ricostruzione della propria vita, per trasformare i ricordi dolorosi in esperienze preziose, lezioni di vita che in qualche modo ci arricchiscono.

La psicologia ci insegna che dimenticare completamente non è un atto di volontà pura, ma possiamo influenzare e facilitare il distacco attraverso varie strategie pratiche.

Ad esempio, è fondamentale riconoscere e accettare la fine della relazione, permettendosi di sentire pienamente il dolore, senza negarlo o reprimerlo. Questo processo di accettazione comprende anche l’idea che ogni relazione ha una durata, e "doveva durare" esattamente per quel lasso di tempo, né un giorno in più né in meno. E soprattutto, che ogni esperienza lascia una lezione preziosa.

Per convincersi di questo distacco e rinforzarlo, è efficace sostituire le memorie dolorose con nuove esperienze positive negli stessi luoghi o situazioni, "ri-programmando" così il cervello.

Inoltre, praticare il "contatto zero", cioè, evitare comunicazioni, social media e qualsiasi stimolo che riattivi la memoria di quella persona, sono molto utili per rompere le associazioni mentali. A livello neurologico, questo riduce le "ricompense" emotive che mantengono vivi i ricordi.

Entrare in una routine fatta di attività fisica, hobby e interessi sociali permette alla mente di rimanere impegnata, favorendo l’attenuarsi dei pensieri intrusivi e creando nuove vie neurali di gratificazione.

Uscire dalla propria zona di comfort, provare cose nuove e dedicare tempo a sé stessi sono passi concreti per ricostruire la propria identità e riscoprire un senso di autonomia e benessere, elementi chiave per gestire il processo di dimenticanza in modo efficace e umano.

Infine, supporti terapeutici come la psicoterapia possono facilitare il superamento dei blocchi emotivi più profondi, aiutando a rielaborare la perdita.


Alcuni consigli per andare avanti più serenamente

Andare avanti dopo la fine di un legame con qualcuno richiede un lavoro integrato che coinvolge mente, corpo ed emozioni.

Prima di tutto, è cruciale fare pace con la realtà accettando la fine della relazione senza alimentare illusioni o attaccamenti irrealistici. Questa accettazione contribuisce a ridurre le emozioni negative e a focalizzarsi sull’adattamento al presente.

Permettersi di elaborare il lutto, vivendo e riconoscendo ogni fase emotiva, dalla negazione alla rabbia fino all’accettazione, è invece indispensabile per una guarigione autentica e duratura.

Il sostegno sociale svolge un ruolo chiave in questo percorso: amici, familiari o professionisti possono offrire ascolto, confronto e strumenti che agevolano la gestione emotiva. Coltivare una rete di supporto è quindi una risorsa preziosa per non rimanere isolati nel dolore e per trovare nuove prospettive.

Parallelamente, l’attività fisica regolare stimola la produzione di endorfine e aiuta a scaricare lo stress, mentre la pratica di hobby e interessi nuovi o riscoperti offre distrazione e piacere, creando nuovi ricordi positivi che rimpiazzano quelli legati alla persona perduta.

Creare e mantenere una routine quotidiana stabile, insieme all’adozione della mindfulness o altre tecniche di consapevolezza, aiuta a concentrarsi sul presente e a spezzare i cicli di rimuginio mentale.

Se si tratta di un ex, è importante definire confini chiari con l’ex, sia fisici che virtuali, in modo da impedire il riaccendersi di emozioni devastanti e favorire il distacco emotivo e cognitivo. È fondamentale, inoltre, rispettare i propri tempi, praticare gentilezza e compassione verso sé stessi, e non forzare un processo di guarigione che richiede tempo e pazienza.

Infine, trasformare questa esperienza dolorosa in occasione di crescita personale permette di scoprire nuovi aspetti di sé, di rafforzare l’autostima e di prepararsi a relazioni future più sane e consapevoli. Questo percorso di rinascita implica investire tempo ed energie su di sé, in modo da emergere dalla fine di una relazione non solo guariti, ma trasformati e arricchiti.


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